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chiesa Santa Maria del Prato, San Casciano in Val di Pesa

San Casciano in Val di Pesa

■ un ospizio del convento domenicano Santa Maria Novella
per i frati peregrinanti

■  1300 - 1790 ■ 

 

Ospizio, non convento!, né suo sinomimo. L'ospizio apparteneva alla praedicatio, ovvero circoscrizione territoriale di competenza d'un convento domenicano. Entro la geografia di una praedicatio vi erano residenze denominate domus, locus, hospitium, hospitale e simili, dipendenti dal convento e ad esso inservienti. La domus oggi la si chiama "casa filiale". Testimonianza del convento orvietano: messer Domenico, fratello germano di fra Iacopo da Ficulle († 1330), «fecit etiam quodam mangne edificationis et pietatis opus videlicet in Ficullis ad consolationem et recreationem itinerantium fratrum, domum scilicet edificari tam de pecunia nostri conventus quam etiam sui fratris et de ea que sibi erat apropriata» (Cronica fratrum Sancti Dominici de Urbeveteri120, p. 72/105). Da articolare dunque, le caratteristiche di un ospizio, con quelle complementari - ma non identiche - di convento.

Molti gli ospizi del convento fiorentino di SMNovella (cf. Necr. II, 702a, voce "Ospizi"). La loro minuziosa ricostruzione permetterebbe di definire anche i percorsi viarii allora frequentati (cf. R. Stopani, Guida ai percorsi della via Francigena in Toscana, Firenze 1995), e le principali mete dei frati peregrinanti. Peregrinanti - certo - a motivo della precipua vocazione dell'ordine domenicano, ma peregrinanti anche per... giramondismo: «... cum per plures annos vagabundus extra ordinem mansisset» (1523)! Quanto qui raccolto infatti non illustra solo le funzioni complementari di due distinte istituzioni, l'affido della cura ad un frate del convento (tardivamente detto vicarius hospitii), ma in taluni casi fa intravedere anche i tratti temperamentali e le dissonanze comportamentali dei frati coinvolti. Ospizio: periferìa conventuale, senza articolata vita comunitaria.

■ Ma l'ospizio Santa Maria d'Acquacheta dov'era esattamente?

  Premessa
  Testimonianze per ordine cronologico, 2, 3

Emilio Panella, nov.-dic. 2013

 

carcere | Orvieto | Cortona | Foiano | Pitigliano

ë

Arezzo | Siena | Pisa | Pistoia

Distinguere di volta in volta i moltepli e insidiosi toponimi dell'area toscana (San Casciano / de Sancto Cassiano):

a) San Casciano in Val di Pesa (pr. Firenze). RD Tuscia I (1274-1280), 351a; II (1295-1304), 26 n° 501, 396b, e relativa cartina geografica: chiesa di San Casciano (in Val di Pesa), nel piviere di Sancta Cecilia a Decimo, dioc. Firenze. R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1972-78, vol. VIII, p. 277a-b.

b) San Casciano di Valdarno, dioc. Pisa; oggi frazione del comune di Càscina, prov. Pisa. ASF, Notar. antecos. 18418, ff. 151v-152v (19.VIII.1415/4) «Actum in comuni corporis plebis Sancti Cassiani vallis Arni olim comitatus Pisarum et nunc comitatus Florentie» (posteriormente alla sottomissione di Pisa 1406).

c) oppidum Sancti Casciani ad Balnea = San Casciano dei Bagni (pr. Siena), allora in dioc. di Chiusi. Cf. Cronica fratrum Sancti Dominici in Camporegio de Senis 344; RD Tuscia II, 164 n° 2770, 396b.

d) San Cassiano di Controni (Lucca).

e) San Cassiano a Vico (Lucca).

San Casciano in Val di Pesa, comune italiano di 17.247 abitanti della provincia di Firenze, situato sulle colline che dividono le valli del fiume Pesa e del fiume Greve, attraversato dalla strada statale Cassia, a circa 15 km a sud di Firenze e a circa 45 km a nord di Siena; confina con i comuni di Greve in Chianti, Impruneta, Montespertoli, Scandicci e Tavarnelle Val di Pesa (un ospizio a Tavarnelle, 1340 ca.: CrSMN n° 366).

Il toponimo San Casciano non compare in: Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis; Chronica conventus Sancti Marci de Florentia; ma come si vedrà, soltano in quella fiorentina di Santa Maria Novella.

C. BECCHI, Un ospizio domenicano a San Casciano Val di Pesa, «Memorie domenicane» 11 (1909) pp. 203-207; cautela su quanto riferito da altra fonte circa il doc. 4.IV.1335 (pp. 204-05), visto che fra Albertino Mazzante era deceduto nel 1319 (Cr SMN  n° 219).

A. Zucchi, Gli Ospizi Domenicani in Toscana, Firenze 1946-47, pp. 38-42. E. Fiumi, Storia economica e sociale di San Gimignano, Firenze 1961, p. 351a.


■ ASF, Dipl. S. Maria Novella 28.VIII.1300. «Religiosa et honesta mulier domina Bruna, de sororibus ordinis Sancti Dominici, filia condam domini Morandi militis de Morandis de Florentia, et uxor condam Simonis domini Biliocti de Donatis de Florentia» fa testamento. Dispone, tra l'altro, la costruzione di un ospedale nel territorio di San Casciano Val di Pesa per i fratri Predicatori. Terre destinate ad hoc: un terreno in Santo Stefano da Ugnano, in luogo detto "Donicato", e un altro in località Varlungo; gli usufrutti vanno per l'ospedale e per i frati che l'accudiscono. Nel frattempo, prima della costruzione dell'ospedale, l'usufrutto va a suo figlio fra Iacopo OP, da distribuirsi per i poveri. Se entro tre anni  l'ospedale non sarà costruito, gli usufrutti andranno a beneficio dei frati malati di SMNovella di Firenze, secondo l'amministrazione del medesimo fra Iacopo e di fra Cambio di Guglielmo del Forese del medesimo ordine. Atto rogato nel popolo di SMNovella.

□ Pergamena consultata in maggio 1984! - interessato ad altri temi. Da trascriversi integralmente, da chi volesse ripercorrere le fonti dirette di questo ospizio domenicano. Fra Iacopo di  Simone dei Donati, OP 1295, 9.VI.1348: Cr SMN n° 356. Remigio dei Girolami, Dal bene comune al bene del comune. I trattati politici di Remigio dei Girolami († 1319) nella Firenze dei bianchi-neri, a cura di Emilio Panella, Firenze (Edizioni Nerbini) 2014, pp. 37-38.

 ■ Fra Piero di Galligaio dei Macci (OP 1260, 11.VII.1301): «Qui de superexcrescentibus possessionibus sepedicti hospitalis [= de Fighino], utpote "fidelis dispensator et prudens", territorium emit in Sancto Cassiano et locum pro fratribus simili modo recipiendis cepit edificare ibidem; quem morte preventus non potuit consumare» (Cr SMN n° 179).

«1301. Vanni del q(uondam) Ardimanno del popolo di San Pancratio ??? e baratta con fra Piero de' Macci dell'ordine de' Predicatori di Firenze, rettore dello spedale di San Domenico di Figline, due pezzi di terra posti nel popolo di San Casciano che confinano con la piazza del Mercatale, e ne riceve altri beni che non sono nominati» (ASMN I.A.14, Spogli (1625-1630 ca.) di Francesco da Radda, f. 14r, n° 97).

Fra Giovanni di Bencivenisti dei Carini (OP 1281, 30.VII.1301): «De parte sibi contingentis hereditatis, post mortem suam empta est una possessio apud Sanctum Cassianum et deputata hospitali fratrum nostrorum - iam edificato ibidem - pro fratribus nostris transeuntibus perpetuo recipiendis et recreandis» (Cr SMN n° 180).

11.VIII.1301. Neri Berri del fu Giovanni, banchiere («campsor»), nominato a suo tempo esecutore testamentario insieme con fr. Giovanni OP fratello del testatore e nel frattempo deceduto [7.VII.1301: Cr SMN n° 180] dà corso alla volontà di Filippo detto Lippo del fu Cisti o Bencivenisti dei Carini del popolo Santa Trinita e compera due terreni siti nel popolo San Casciano, piviere di Decimo, per il convento domenicano di Firenze. Tra i testi «fr. Remigio Florentino de ordine Predicatorum florentini conventus, fr. Aliotto de Ubriachis dicti ordinis et conventus et fr. Albertino Mazzantis» (ASF, Dipl. S. Maria Novella 11.VIII.1301). In calce alla medesima pergamena, giunta del 14.VIII.1301: «fr. Bartolomeus de Luca ordinis fratrum Predicatorum necnon prior capituli et conventus fratrum Predicatorum de Florentia... et fr. Aliottus de Ubriachis dicti ordinis» attestano entrata in possesso.

□ Cf. V. Fineschi, Memorie istoriche che possono servire alle vite degli uomini illustri del convento di S. Maria Novella di Firenze, t. I, Firenze 1790, p. 256. A. Zucchi, Gli Ospizi Domenicani in Toscana, Firenze 1946-47, pp. 38-39.

■ ASF, Dipl. S. Maria Novella 30.VII.1302. Lettera del vescovo fiorentino (1302-09) Lottieri della Tosa: «Cum itaque ad perfectionem operis hospitalis Sancte Marie ad Mercatale de Sancto Cassiano, plebatus de Decimo dicte diocesis, et ad religiosos viros   .   .   .  priorem et fratres Predicatorum ordinis pertinentis necnon ad substentamentum predictorum fratrum pro tempore concurrentium ad hospitale prefatum», esorta a fedeli a concorrere con i loro beni al detto sostentamento. Concede a costoro indulgenza di 40 giorni, e pari indulgenza a quanti ascolteranno la predicazione dei frati in detto luogo.

□ Mercatale in Val di Pesa, frazione di San Casciano, entro il piviere di Decimo: RD Tuscia II, 25-26, 368a. Remigio dei Girolami, Dal bene comune al bene del comune. I trattati politici di Remigio dei Girolami († 1319)..., a cura di Emilio Panella, Firenze (Edizioni Nerbini) 2014, pp. 37-38.

■ ASF, Dipl. S. Maria Novella 10.IV.1304. Bolla del card. Niccolò da Prato che autorizza fra Albertino Mazzante di Cambio (Cr SMN  n° 219), converso di SMNovella, ad erigere - coi beni di suo fratello "magistri Benvenuti" - ospizio e chiesa a San Casciano (da Necr. I, 260; diploma originale non controllato).

20.VI.1310. Fra Giovanni da Petroio (OP 1293, 15.VII.1342), sindaco dell'ospizio San Casciano, prende possesso d'un terreno in Santo Stefano da Ugnano donato a suo tempo da donna Bruna: «intravit in corporalem possessionem eiusdem petie terre, segando granum existentem super ipsam cum cultello...» (V. Fineschi, Memorie istoriche..., t. I, Firenze 1790, p. 280).

novembre 1312 - marzo 1313. Giovanni Villani [† 1348], Nuova cronica X, 48, ed. G. Porta, Parma 1990-91, II, pp. 250-52, Come lo ’mperadore [= Enrico VII di Lussemburgo] si partì dall’asedio da San Salvi e andonne a San Casciano, e poi a Poggibonizzi:

«Lo ’mperadore con sua oste si partì la notte vegnendo la Tusanti [= 1.XI.1312], ardendo il campo, valicò Arno per la via ond’era venuto, e acampossi nel piano d’Ema di lungi a la città da III miglia. Né già per sua levata i Fiorentini non uscirono la notte della città, ma sonarono le campane, e ogni gente fu ad arme; e per quello si seppe poi, la gente dello ’mperadore ebbono gran tema della levata, che la notte non fossono assaliti dinanzi o a la retroguardia da’ Fiorentini. La mattina vegnente una parte de’ Fiorentini andarono al poggio di Santa Margherita sopra il campo dello ’mperadore, e a modo di badalucchi più assalti gli feciono, de’ quali ebbono il peggiore: e con vergogna là dimorato III giorni, si partì, e andonne con sua oste in sul borgo di San Casciano presso a la città VIII miglia; per la qual cosa i Fiorentini feciono afossare il crescimento del sesto d’Oltrarno, ch’era fuori delle mura vecchie, in calen di dicembre MCCCXII. E stando lo ’mperadore a San Casciano, gli vennono in aiuto i Pisani ben Vc cavalieri e IIIm pedoni, e M balestrieri di Genova, e giunsono a dì XX di novembre. A San Casciano dimorò infino a dì VI di gennaio sanza fare a’ Fiorentini altro assalto se non di correrie e guasto e arsioni di case per lo contado, e prese più fortezze de la contrada; né perciò i Fiorentini non uscirono fuori a battaglia, se non in correrie e scheremugi, quando a danno dell’una parte e quando dell’altra, da non farne gran menzione, se non ch’a una avisaglia a Cerbaia di Valdipesa furono i nostri rotti da’ Tedeschi, e morì uno degli Spini, e uno de’ Bostichi, e uno de’ Guadagni per loro franchezza in questa stanza, ch’erano d’una compagnia di volontà a una insegna campo verde e banda rossa con capitano, e chiamavansi i cavalieri della Banda, de’ più pregiati donzelli di Firenze, e assai feciono d’arme. Ma in quella stanza i Fiorentini s’aleggiarono di gran parte di loro amistà, e dierono loro commiato, e allo ’mperadore medesimo mancò gente, e per lo suo lungo dimoro e per disagio di freddo si cominciò nel campo a San Casciano grande infermeria e mortalità di gente, la quale corruppe la contrada forte, e infino in Firenze seguì parte; per la qual cagione si partì lo ’mperadore con sua oste da San Casciano, e andonne a Poggibonizzi, e prese il castello di Barberino e di San Donato in Poggio, e più altre fortezze: a Poggibonizzi ripuose il castello in sul poggio, come solea essere anticamente, e puosegli nome Castello Imperiale. Là dimorò infino a dì VI di marzo, e gli fallò molto la vittuaglia, e soffersevi gran soffratta egli e tutta sua oste, che’ Sanesi dall’una parte e’ Fiorentini da l’altra gli aveano chiuse le strade, e IIIc soldati del re Ruberto erano in Colle di Valdelsa, che ’l guerreggiavano al continuo; e tornando da Casoli CC cavalieri dello ’mperadore, furono sconfitti da’ cavalieri del re ch’erano in Colle dì XIIII di febbraio MCCCXII. E d’altra parte il maliscalco co’ soldati de’ Fiorentini era a guerreggiarlo in San Gimignano, sì che lo stato dello ’mperadore scemò molto, sì che quasi non gli rimasono M uomini a cavallo, che messer Ruberto di Fiandra se ne partì con sua gente, e da’ Fiorentini fu combattuto di costa a Castello Fiorentino, e morta e presa di sua gente gran parte, e egli con pochi si fuggì, con tutto ch’assai tenne campo, e assai diè a·ffare a quella gente l’assaliro, ch’erano per uno quattro, ed ebbonne vergogna».

1312. ASF, Corporaz. relig. soppr. dal gov. fr. 102 n° 444, Liber recordationum fr. Bernardi Bernardonis OP, ovvero ricordanze personali di fra Bernardo di Neri dei Bernardoni da Firenze (OP 1310, 7.IV.1362: Cr SMN  n° 431), redatte non prima degli anni 1330-40. Deceduta sua madre ( 1312), fra Bernardo ne eredita diversi capi di biancheria ecc., li vende a fra Albertino Mazzante (Cr SMN n° 219, 1319) per l'ospizio di San Casciano; tra l'altro, quattro tovaglie e tre mantelli. «Ista omnia predicta emit fr. Albertinus Mazzante, conversus fratrum ordinis Predicatorum de Florentia, a me fr. Bernardo pro hospitio fratrum Predicatorum scilicet pro hospitali Sancti Cassiani» (Liber recordationum fr. Bernardi, f. 21; da Necr. I, 516 n. 7, testo originale da ricontrollare).

□ E.P., Libri di ricordanze di Santa Maria Novella in Firenze (xiv-xv sec.), «Memorie domenicane» 26 (1995) p. 362.

30.XII.1321. Il capitolo conventuale di SMNovella (totale capitolari 70) nomina procuratori quattro frati del medesimo convento per mutuare, «et ex causa mutui a fratre Lapo de Prato de ordine Predicatorum vel alia persona», con promessa di restituzione, la somma di fiorini d'oro 500 (ASF, Notar. antecos. 3143 (già B 2129), ff. 76v-79r). Inoltre: «Item fecerunt sindicos et procuratores fratrem Nicholaum de Medicis, fratrem Ubertum de Barberino, fratrem Perum Tieri, presentes et recipientes, et fratrem Petrum Bontalenti licet absentem,... ad petendum exigendum et confitendum in iudicio... omne totum et quicquid dicti prior, fratres, capitulum et conventus seu aliquis eorum, seu ipsa ecclesia SMNovelle sive opus vel opera ipsius ecclesie vel hospitale de Fighino vel locus de Sancto Cassiano (...). Et ad introducendum et ad prendendum tenutam et possessionem cuiusdam casolaris olim domini Gualterii de Ganghereto», casolare spettante al detto convento; e poi a vendere il medesimo casolare, e a comporre la lite che convento od ospizio "vel locus" potrebbere avere con ser Lippo di Iacopo da Villamagna e con Taddeo del fu Tieri di Dietisalvi, e con qualsiasi altra persona o comunità (ibidem, f. 78r-v).

□ Quando trascrivevo questi atti notarili (anni '80 del secolo scorso!) ero concentrato sulle liste capitolari; a ricontrollare il testo, si potrebbero forse trovare più articolate notizie sui due ospizi menzionati.

gennaio-febbraio 1326. Giovanni Villani [† 1348], Nuova cronica X, 338, ed. II, p. 507, Come Castruccio arse San Casciano e venne infino a Peretola, e poi arse e abandonò Signa:

«Nel detto anno [1325], a dì XXX di gennaio, messer Piero di Narsi capitano di guerra in Firenze cavalcò a Signa con IIIIc cavalieri subitamente, e tornò la sera; poi per gelosia di perdere la fortezza vi venne Castruccio in persona a dì III di febbraio, e menonne presi VII conastaboli tra a cavallo e a piè. E per questa cagione de la cavalcata di messer Piero, e per dispetto di ciò, avendo i Fiorentini per niente, Castruccio tornò in Signa con VIIc cavalieri e IIm pedoni a dì XVIIII di febbraio, e cavalcò a Torri in Valdipesa, e guastò e arse tutta la villa levando gran preda; e poi a dì XXII di febbraio fece un’altra cavalcata infino a San Casciano, e arse il borgo e tutta la contrada, e la sera tornò in Signa. Il capitano de’ Fiorentini co’ cavalieri ch’avea cavalcò il dì in sul poggio di Campaio; ma se fossono iti a la Lastra per lo piano, e preso il passo, Castruccio e sua gente erano sconfitti: si tornarono straccati e male in ordine per l’affanno e lungo cammino ch’aveano fatto il giorno».

Breve menzione anche in Nuova cronica XIII, 8, 240 (1343), ed. III, p. 315; XIII, 20, 54 (1343), ed. III, p. 351.

■ → scascno2.htm

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