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Priori di SMN di Firenze 1221-1325 |

Aggiornamento bibliografico

Problema rapporti "Niccolò Trevet / Paolo dei Pilastri / Pisa / Firenze", e intenso scambio epistolare (1988 ss) col prof. Giuseppe Billanovich [† 2.II.2000]; prediligeva il cosiddetto "biglietto postale" (aerogramme, lo si chiamava in Pakistan, e ne ho fatto anch'io grande uso! esiste ancora?).

G. Billanovich, La tradizione del testo di Livio e le origini dell'Umanesimo I/1, Padova 1981, c. 2 (Niccolò Trevet e Paolo da Perugia), pp. 34-40; in pp. 35-38 ripubblica Epistola fratris magistri Nicolai comentatoris ad Paulum. Si propone d'identificare il destinatario "Paolo" della lettera del Trevet con un Paolo da Perugia. Presi conoscenza dell'importante volume solo nel 1988.

ID., Abbozzi e postille del Mussato nel Vaticano lat. 1769, «Italia medioevale e umanistica» 28 (1985) 7-35.  Sul Trevet: pp. 23-33.

ID., La biblioteca papale salvò le Storie di Livio, «Studi petrarcheschi» 3 (1986) 1-115. Dono dell'A., giugno '88. "Paolo" della lettera del Trevet = Paolo da Perugia (p. 27).

ID., Il testo di Livio. Da Roma a Padova, a Avignone, a Oxford, «Italia medioevale e umanistica» 32 (1989) 53-99, ricevuto in dono dall'A. in sett. '91; me ne aveva inviato bozza dattiloscritta in ag. '88, senza note. In pp. 87-93 fa riferimento a Priori di SMN e accoglie - sia pure con qualche riserva - l'identificazione "Paolo" = Paolo di Gualduccio dei Pilastri da Firenze OP (1314). Riferisce delle notizie archivistiche segnalategli su Simone d'Arezzo, notario del card. Niccolò da Prato.

M.L. Lord, Virgil's Eclogues, Nicholas Trevet, and the harmony of the spheres, «Mediaeval studies» 54 (1992) 186-273 [cart. "Nicola Trevet"]. In p. 260 e n. 198: «Trevet was well-traveled and is known to have spent some time in Italy. He made a stay of several months in Pisa and Florence before 1304. Ruth J. Dean has shown that he wrote bis Boethian commentary in Florence and has suggested that he may have attended a meeting of the general chapter at Padua in 1308». In nota: «See R. J. Dean, "The Dedication of Nicholas Trevet's commentary on Boethius," Studies in Philology 63 (1966): 593-603. For the identification of the friend to whom Trevet wrote this dedicatory letter as Paul of Perugia, see Giuseppe Billanovich, La tradizione del testo di Livio..., Studi sul Petrarca 9 (Padua, 1981), chap. 2, "Niccolò Trevet e Paolo da Perugia," 34-40. For the suggestion concerning the meeting in Padua, see Dean, "Cultural Relations," 560». Valutazioni e identificazioni da rivedere. Nicola Trevet, Quodl. 11.q. 19: Utrum corpora celestia per suum motum causent aliquam armoniam, ed. pp. 267-73.

1993. SOPMÆ III, 187-196; IV, 213-215.

Giuseppina BRUNETTI - Sonia GENTILI, Una biblioteca nella Firenze di Dante: i manoscritti di Santa Croce, AA. VV., Su alcuni libri in biblioteche d'autore, Roma 2000, pp. 21-55. estratti alla voce "BRUNETTI", ricevuti in dono, giugno 2011. Grazie!

Prezioso censimento culturale nella Firenze due-trecentesca; coinvolge spesso anche SMN. Si accenna al domenicano inglese Nicola Trevet e al suo commento alla Philosophiae consolatio di Boezio, «che forse compì proprio in SMN nel 1300» (p. 48; in  BRUNETTI , Guinizzelli..., p. 167). Mi permetto di rinviare a quanto discusso in Priori di Santa Maria Novella di Firenze 1221-1325, MD 17 (1986), in particolare pp. 259-63 (dove tempi e lessico metaforico escludono la composizione in Firenze del commento alla Philosophiae consolatio), e a Carteggio Billanovich. «Ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti»: ..\nomen2\dante11.htm

G. BRUNETTI, Guinizzelli, il non più oscuro maestro Giandino e il Boezio di Dante, AA. VV., Intorno a Guido Guinizzelli, Alessandria (Ed. dell'Orso) 2002, pp. 155-191. Fa conoscere un ignoto commentatore di Boezio. Se maestro Giandino da Carmignano è «maestro di filosofia», la frequentazione con autori e testi filosofici menzionati in p. 171 la darei per scontata; gran parte di essi a quel tempo erano libri textus sui quali vertevano le lezioni nella facoltà delle arti.

ID., Preliminari all'edizione del volgarizzamento della "Consolatio philosophiae" di Boezio attribuito al maestro Giandino da Carmignano, AA. VV., Studi su volgarizzamenti italiani due-trecenteschi, Roma (Viella) 2005, pp. 9-45. Articolato studio filologico nel descrivere e definire rapporti genetici di tre testimoni manoscritti (tutti fiorentini) del volgarizzamento.

Da provvisoria conclusione in p. 40: «L'ipotesi più economica da considerare, in base ai risultati diversi che si sono qui via via raccolti, mi pare quella che postula una primitiva, forse parziale, traduzione della Consolatio che nella memoria locale (francescana?) era attribuita ad un autore, maestro Giandino da Carmignano (è l'attribuzione trasmessa dall'eccellente copista di A); un autore cioè noto per altri testi scritti verosimilmente (a Firenze?) negli ultimi decenni del Duecento.

Successivamente il testo fu ampliato, condotto a compimento e probabilmente rivisto per la parte dei metri sulla fonte latina (come farebbero pensare i versi tradotti in B che non si ritrovano in A, ma che sono congruenti al modello). Tale operazione, che implicò evidentemente anche l'aggiornamento della veste linguistica - posta, mi pare, ma da rapidi sondaggi, l'assenza di pisanismi in A - dovette essere assai rapida giusta la datazione di B fra la fine del XIII e i primi del XIV secolo.

C invece, complessivamente più sciatto e meno attento di AB, parrebbe più prossimo ad A ma in qualche misura sembra collazionare più ampiamente i materiali volgari che assembla, commento compreso».

Scarsi o nulli i dati biografico-cronologici di maestro Giandino da Carmignano. Pg 19: «Questi versi sono volgarizati per questo modo per lo maestro Giandino da Carmignano, grande maestro in filosofia» (ms BMLaurenziana, Plut. XXIII dext. 11, c. 4r).

G. BRUNETTI, Nicolas Trevet, Niccolò da Prato: per le tragedie di Seneca e i libri dei classici, «Memorie domenicane» 44 (2013) 345-71. In particolare p. 355, sull'identificazione di Paolo:

«Anzitutto dunque: chi è Paolo? La Dean raccoglie convincenti indicazioni a favore di un frate domenicano ma lascia sospeso il problema dell'identificazione. Giuseppe Billanovich propone il secolare Paolo da Perugia. Solo il Kaeppeli, a quanto mi risulti, nella recensione delle opere di Nicola Trevet suggerisce il nome di frate Paolo dei Pilastri da Firenze OP. Il suggerimento merita di esser raccolto e la proposta di identificazione può produrre congruenze topiche e croniche di notevole importanza: Paolo di Gualduccio dei Pilastri, frate del convento fiorentino dal 1271, più volte sottopriore e priore, familiare del cardinale Niccolò da Prato dopo il trasferimento della curia papale ad Avignone, patriarca di Grado nel 1314, muore nello stesso anno quindici giorni dopo l'intronizzazione. Ora, frate Paolo dei Pilastri risulta priore di Santa Caterina di Pisa in settembre 1297 e verosimilmente lo è stato fino al capitolo provinciale (cui competeva l'absolutio dei priori) del 1298, convocato per il 14 settembre; non molto dopo il capitolo del 1298, Paolo viene eletto priore di Santa Maria Novella a Firenze e in tale carica rimane fino a settembre 1299. La visita di Nicola Trevet a Pisa trova eccellente congruenza tra la cronologia del domenicano inglese stabilita dalla Dean e la presenza di Paolo dei Pilastri in Pisa negli anni 1297 e 1298.

Personalmente ritengo convincente l'ipotesi di padre Panella e ricordo contestualmente...».

 




finis

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