XXIV.11)  Accordi speciali con Società consorelle straniere

A seguito della visita già ricordata della delegazione inglese venuta ad analizzare il comportamento e le operazioni della SIAE, potei riprendere le discussioni con il Direttore della PRS di Londra a proposito dei rapporti reciproci, discussioni riavviate per iscritto e svolte attraverso la signora Nada Gianlorenzo, una simpatica signora neozelandese che aveva sposato un tecnico della Polizia scientifica italiana residente a Roma e che aveva da qualche anno l’incarico di gestire un ufficio di rappresentanza per l’Italia della Società consorella inglese. Sostenevo da tempo che la SIAE offriva agli autori inglesi una tutela assai più efficace di quella offerta dalla PRS agli autori italiani: l’eccessivo sbilancio tra le reciproche rimesse, con un grosso saldo a favore degli inglesi, dipendeva in gran parte dalla popolarità e fortuna del repertorio inglese, ma anche dal migliore trattamento fatto dalla SIAE in materia di tariffe e di sistemi di ripartizione. Proposi perciò al signor Freegard di stipulare uno speciale accordo in base al quale ciascuna delle due Società avrebbe operato sulle rimesse destinate all’altra una ritenuta aggiuntiva del 15%: la clausola, formalmente paritetica, permetteva alla SIAE di effettuare una forte deduzione a carico della PRS beneficiaria di grosse rimesse, a fronte di una ben più modesta deduzione a carico della SIAE. L’accordo fu rapidamente concluso e venne sottoscritto dopo qualche mese a Dakar in occasione di un Congresso CISAC (Confédération Internationale des Sociétés d'Auteurs et Compositeurs).

I rapporti fra la SIAE e la Società statunitense ASCAP erano inusuali, in ragione di una decisione paragiudiziaria (consent decree) che nel regime della legislazione antitrust americana la consorella di New York aveva dovuto accettare e che le inibiva di sottoscrivere i normali contratti di reciproca rappresentanza in esclusiva normalmente stipulati fra Società di autori. In via formale, le due Società potevano soltanto scambiarsi annualmente lettere unilaterali di mandato di rappresentanza senza esclusiva. Anche a causa di questo particolare regime, ogni anno lo scambio di mandati era preceduto da una visita a Roma del direttore per l’estero dell’ASCAP, il mio amico Arnold Gurwitch, che poi proseguiva per altre capitali europee. Arnold stava un paio di giorni a Roma, passati con me per fare una panoramica generale delle novità internazionali in materia di diritto di autore, compresi un po’ di pettegolezzi, per esaminare  vertenze complesse in sospeso fra gli uffici delle due Società e soprattutto per aggiornare i confronti fra i comportamenti giuridici, economici e tecnici  di SIAE ed ASCAP nell’interesse reciproco e dei rispettivi iscritti: su questo punto rimaneva sempre un sensibile scarto fra i due livelli di tutela e si finiva per ridefinire ogni volta uno speciale accordo che consentiva alla SIAE di dedurre un 10% supplementare sui diritti maturati a favore dell’ASCAP. Arnold Gurwitch, di origine tedesca, parlava abbastanza bene il francese per poter conversare diffusamente e simpaticamente fra noi. Negli ultimi anni, aveva acquistato una casa di vacanze in Spagna, molto comoda per sua moglie.

Una Società consorella con la quale ho sempre avuto rapporti assai peculiari era la SADAIC di Buenos Aires. Essa non aveva vita facile, ed era stata per anni governata da Commissari (Interventores) governativi. Il primo di essi, un giovane professionista nominato per appoggi politici, si trovava a Roma nel momento di uno dei soliti rovesciamenti di governo e ricevette dall’Ambasciata argentina in Italia la notizia di essere stato destituito. In periodi successivi la Società aveva avuto altri due Commissari scelti nelle Forze Armate, uno dell’Aeronautica, il Commodoro Luchessi, e uno della Marina, il Commodoro Campodonico, ambedue di origini italiane, i quali asserivano di aver avuto come mandato di bloccare una certa allegra amministrazione dei Presidenti e Consiglieri democraticamente eletti. In qualche caso avevano ragione. Quando tornavano gli autori al governo della Società, essi – che mi consideravano di casa come marito di una argentina – mi ricercavano come loro protettore in Italia e in Europa. Venivano appena possibile in Italia, anche perché la SIAE talvolta era costretta a bloccare le rimesse dei diritti maturati a favore di SADAIC dato che dall’Argentina per anni ci arrivava poco o nulla. Ricordo che le rimesse annuali dall’Italia per la sola composizione La Cumparsita equivalevano a una decina di annate di rimesse dall’Argentina. Lo sblocco dei diritti veniva dalla SIAE condizionato anche in questo caso alla applicazione di una deduzione (per lo più del 20%) che i delegati SADAIC negoziavano con me raccomandandosi alla mia comprensione come loro quasi connazionale. Ricordo i loro Presidenti compositori Pansera, Stampone, Ariel Ramirez (notissimo compositore di opere di successo, come la famosa Missa Criolla) e  il noto direttore d’orchestrina Armando Pontier. Ariel, ogni volta che veniva in Italia (ci aveva studiato e anche lavorato in gioventù), passava una serata con Maria Rosa e con me come vecchi amici. Armando ha passato qualche giorno con noi a Copenhagen e un pomeriggio l’abbiamo portato a fare una gita nei dintorni: si è ritrovato senza preavviso a fare un giro in Svezia, da Malmö a Helsingborg, non avendo con sé il passaporto; era preoccupatissimo per eventuali controlli; dopo poco tempo si suicidò, con grande sorpresa della moglie Marta e di noi tutti.

XXIV.12)  Radio Vaticana

Un problema annoso e assai fastidioso per la SIAE era costituito dalla Radio Vaticana che utilizzava abbastanza spesso composizioni musicali nei suoi programmi internazionali a onde corte e che prese a trasmettere un programma di sola musica leggera con le migliori registrazioni stereo da una stazione a modulazione di frequenza  (Studio A) operante a Roma e dintorni. La stazione emittente è in zona extraterritoriale, ma ciò è assolutamente ininfluente in materia di diritti privati come sono i diritti di autore; tanto più che lo Stato della Città del Vaticano ha da molto tempo aderito alla Convenzione internazionale di Berna  in materia di proprietà letteraria e artistica.

La SIAE aveva per anni  visto la questione con un certo disinteresse, non sentendosi di affrontare una vertenza di scarsissimo valore economico (Radio Vaticana non ha introiti né per abbonamenti né per pubblicità).

Ma le tormentate vicende delle radio private che resistevano al pagamento dei diritti chiamando talvolta in causa anche l’emittente vaticana, l’entrata in attività di Studio A che utilizzava una enorme quantità di musica né sacra né seria e i sempre più pressanti reclami di Società consorelle, specie la tedesca GEMA, per l’utilizzo magari occasionale di musiche di loro soci in programmi diffusi in tutto il mondo imposero alla SIAE di cercare una soluzione al problema.

Qualche contatto stabilito in passato con il direttore di Radio Vaticana era stato sempre informato al reciproco rispetto, senza conseguenze concrete. A fine degli anni ’70 provai io a prendere contatti, ma fui subito dirottato verso l’Ufficio Legale dello Stato della Città del Vaticano, il cui titolare era l’avv. Vittorio Trocchi, figlio di un ex dipendente della SIAE (questa particolare circostanza mi dava fiducia di poter facilmente avviare una trattativa utile). L’avv. Trocchi mi assicurò che avrebbe studiato la questione con la massima attenzione, per poterne presto riparlare. Attesa invano una sua chiamata per alcune settimane, mi rifeci vivo per telefono ed egli ebbe la bontà di fissarmi un appuntamento a qualche settimana dopo. Il giorno prima mi telefonò per pregarmi di spostare l’appuntamento di alcuni giorni a causa di gravosi impegni sopraggiunti. Il giorno fissato, mi recai direttamente in Vaticano per incontrarlo nel suo ufficio nel palazzo del Governatorato. Un po’ di attesa, poi mi ricevette per farmi un complicato discorso: era necessario che chiarissimo bene tutti i termini giuridici del problema. Ero ovviamente pronto a chiarire seduta stante tutti gli aspetti che gli interessavano, ma lui mi chiese di dargli tempo di orientarsi meglio in materia per affrontare la discussione; mi avrebbe poi richiamato una volta pronto. Era evidente che le sue manovre dilatorie obbedivano ad ordini superiori; ciò fu chiaro quando, ottenuto dopo qualche mese un nuovo incontro, mise in ballo la questione dei diritti propri dell’impresa di radiodiffusione previsti e tutelati dalla Convenzione internazionale di Roma del 1961, questione che non interferiva minimamente con l’oggetto dei nostri incontri. Mi confessò allora che delle nostre conversazioni egli aveva dovuto riferire ad una speciale Commissione cardinalizia competente in materia di gestione degli affari economici del Vaticano, commissione che non si decideva a dargli un qualsiasi mandato per trattare con la SIAE.

Con pazienza e tenacia continuai la pressione sull’avv. Trocchi, finché un bel giorno egli mi chiamò per annunciarmi che la famosa Commissione aveva dato incarico al nuovo Direttore della Radio Vaticana di trattare direttamente con la SIAE con un mandato abbastanza ampio. Pochi giorni dopo ricevetti la visita del Direttore, padre Pasquale Borgomeo, un gesuita moderno di vivace ingegno, col quale, in una simpatica ampia conversazione, fu facile chiarire i termini del problema in modo da avviare rapidamente negoziati concreti. Egli si convinse facilmente della insostenibilità della situazione in cui si trovava da troppo tempo la Radio Vaticana utilizzando abusivamente le opere musicali protette dalla legge e dalle convenzioni  internazionali. Avemmo poi gli incontri necessari per definire le clausole dell’accordo, che risolse anche forfettariamente i sospesi per il passato. In occasione di uno degli incontri nella sede dell’emittente in Piazza Pia padre Borgomeo, che aveva in pratica allora anche la funzione di portavoce del Vaticano,  parlando di Papa Woitila, mi confidò la sua passione per la montagna, che soddisfaceva quando possibile con furtive puntate specie sui monti della Marsica e sul Gran Sasso; la  cosa  divenne poi di pubblico dominio.

Ultimate le trattative, padre Borgomeo mi comunicò che egli aveva ricevuto mandato pieno dai suoi superiori e che quindi si poteva procedere alla firma degli accordi. Io, a mia volta, avevo riferito verbalmente ai miei superiori delle conversazioni in corso, ma, come al solito, non avevo ricevuto nessuna indicazione sul merito dei negoziati, sicché il Presidente Conte e il Direttore Generale Capograssi, ben contenti del risultato, vennero al palazzo del Governatorato in Vaticano per sottoscrivere il testo, insieme con padre Borgomeo, in una semplice ma simpatica cerimonia. Il Presidente della GEMA doctor Schulze fu oltremodo soddisfatto delle intese raggiunte.

XXIV.13)  Repubblica di San Marino

A San Marino la SIAE aveva una Agenzia affidata ultimamente a una brava giovane signora, Gabriella Paltrinieri, che si occupava professionalmente di affari immobiliari. Questa Agenzia incontrava grandi difficoltà a far rispettare i diritti di autore, chiaramente disciplinati nel Trattato italo-sanmarinese, non per contestazioni o obiezioni di principio, ma soltanto perché gli esercenti pubblici recalcitravano ad accettare le modifiche del sistema tariffario della SIAE concordate in Italia con le organizzazioni di categoria interessate. La pretesa di negoziare anche loro queste modifiche o qualsiasi altra tabella di compensi introdotta in Italia era inaccettabile per la nostra Società in quanto apportatrice di disordini e confusioni nel sistema di tutela degli autori, ma d’altra parte ritardava ogni volta, anche di intere annate, l’incasso dei compensi, con la formazione di insostenibili arretrati e l’alimentazione di un clima di tensione. La nostra Sede regionale di Bologna, competente per giurisdizione, era disturbata da questi atteggiamenti che le imponevano continui e spesso infruttuosi interventi.

Decisi  di affrontare il problema cercando di trovare una soluzione una volta per tutte. Pregai così la nostra Agente di fissarmi un appuntamento con l’autorità competente di San Marino. Mi recai quindi a Bologna per incontrare nel pomeriggio il Direttore della Sede ed avere le sue osservazioni sull’argomento. La mattina successiva egli mi accompagnò in macchina a San Marino e con l’Agente fummo ricevuti dal Segretario di Stato agli Affari Interni. Costui (non ricordo il nome) era anche il Segretario del Partito Comunista Sanmarinese ed ebbe proprio in quell’epoca una breve celebrità internazionale quando, a seguito del famoso strappo di Berlinguer col Partito Comunista Sovietico, al successivo Congresso del PCUS a Mosca per la prima volta non partecipò il Segretario italiano, che solitamente presentava una relazione assai autorevole, ma appunto il Segretario del Partito Sanmarinese con una relazione che destò una certa curiosità. Il primo incontro col Segretario agli Interni servì più che altro alla impostazione della materia e al riconoscimento della necessità di una soluzione nuova. Ma egli mi si rivelò subito come un avversario più che come un negoziatore, con prese di posizione di ispirazione ideologica. Non mostrò vero interesse alla trattativa e infatti propose di incontrarci di nuovo dopo che egli avesse potuto ascoltare i rappresentanti degli esercizi sanmarinesi interessati. Venni via con l’amaro in bocca. Tornammo in macchina a Bologna appena in tempo per prendere un treno per Roma affollatissimo; feci in piedi tutto il viaggio e al mattino  successivo a Roma ebbi un collasso che spaventò Maria Rosa, ma fu rapidamente superato.

Tornai di nuovo a San Marino dopo qualche tempo e il solito Segretario agli Interni, con cui purtroppo ero costretto a trattare, si dimostrò particolarmente duro; mi parve privo di elasticità mentale e ossessionato dalla pretesa di scardinare .. l’odiato sistema dei privilegi degli autori sempre avidi del sangue dei lavoratori. Feci qualche passo facendogli accettare almeno la struttura dei possibili accordi, ma rimasi scoraggiato dal suo metodo di trattativa da mercato delle vacche. Al termine fui accompagnato a Rimini da un autista del Governo sanmarinese e scesi al Grand Hotel in uno stato d’animo piuttosto depresso, che inutilmente cercai di risollevare cenando tardi nella sala dello spettacolo di cabaret.

Successivo intenso scambio di telefonate con la nostra Agente mi portarono infine notizia di un miracolo. Un suo abile lavorio aveva ottenuto il trasferimento della competenza a trattare gli accordi con la SIAE dal Segretario agli Interni al Segretario agli Esteri, il quale era un navigato avvocato socialista brillante e simpatico. Mi precipitai da lui: egli capì subito i vantaggi che i sanmarinesi potevano trarre dall’accordo da me proposto, che comportava una automaticità di estensione alla piccola Repubblica delle tariffe SIAE per l’Italia, con l’intesa che gli esercizi pubblici avrebbero goduto del trattamento di maggior favore accordato in Italia agli aderenti di associazioni convenzionate, mentre gli eventuali spettacoli organizzati da enti pubblici sanmarinesi avrebbero beneficiato di una riduzione del 20% rispetto alle tariffe italiane. Dall’accordo doveva rimanere esclusa l’attività di radiodiffusione, mentre il Governo di San Marino doveva impegnarsi a collaborare con la SIAE nella repressione della pirateria fono e videografica. La piena intesa venne rapidamente raggiunta e si concordò di sottoscrivere il testo al più presto possibile.

Per questa cerimonia ci recammo in macchina da Roma a San Marino il Presidente, il Direttore Generale ed io. Dopo la firma in cerimonia solenne, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia, da parte di Conte e Capograssi e dei due Segretari di Stato, ci furono offerti astucci con la serie completa delle monete di San Marino e venimmo trattenuti a pranzo. A tavola io sedevo tra il Segretario agli Interni e il nostro Ambasciatore, il quale mi parlò a lungo del suo ultimo incarico come rappresentante a Tirana. Durante il pranzo, mi capitò di rovesciare un bicchiere di vino rosso che dilagò sull’abito del Sottosegretario agli Interni: costernato, chiesi mille scuse; ma ero intimamente fiero di aver saputo ripagare in qualche modo la villania di quell’individuo.

XXIV.14)  L’emittenza televisiva nazionale

Il mercato televisivo italiano si stava assestando sul solido duopolio RAI-RTI (la RTI diventerà poi un società del Gruppo Fininvest).

Pressappoco negli stessi mesi la SIAE si trovò ad avviare le trattative con la RAI per il rinnovo degli accordi in scadenza e ad affrontare per la prima volta dei negoziati concreti con il Gruppo Berlusconi.

La RAI da tempo subiva la concorrenza televisiva sempre più pesante del nuovo polo privato, sopportata con difficoltà nonostante i redditivi inserimenti della pubblicità nei suoi programmi, anche per la necessità di  contendersi a prezzi crescenti i programmi di serials da acquistare all’estero e le scritture di artisti italiani. Le trattative vennero avviate per tempo attraverso il solito scambio di dati e di argomenti a sostegno delle rispettive tesi. Gli organi sociali della SIAE erano orientati a richiedere miglioramenti economici per il nuovo contratto. Io ero tutt’altro che convinto della opportunità di questa linea, anche se poi le argomentazioni formali inviate per iscritto alla RAI venivano in genere firmate proprio da me, almeno ma non solo per il repertorio musicale. Io ero assai perplesso avendo constatato da qualche anno fenomeni preoccupanti. Il compenso globale corrisposto dalla RAI per l’insieme della musica utilizzata in TV suddiviso fra tutti gli aventi diritto interessati era divenuto, a mio avviso, eccessivo, anche se differenziato in quote diverse per i diversi tipi di  programmi (concerti, varietà, sceneggiati, documentari, musica in sottofondo in genere). Era andata crescendo la quantità di musiche di fondo, inserita anche sotto il parlato di rubriche cronachistiche, magari a un livello appena percettibile e perciò fastidioso. Avevo potuto accertare con sicurezza che una buona parte dei diritti che la SIAE liquidava agli autori ed editori di quelle musiche tornava all’ambiente della RAI sotto forma di tangenti a favore di registi e programmatori e consulenti musicali. La Direzione Generale dell’ente radiotelevisivo non riusciva a contrastare questa tendenza, perché era tenuta a rispettare l’autonomia dei responsabili dei programmi. Il problema divenne improvvisamente serio quando ci accorgemmo che qualcuno aveva inserito, nei programmi dettagliati cronologici destinati alla SIAE, più musica di quella effettivamente trasmessa,  attraverso false compilazioni dei resoconti riguardanti alcune rubriche. Segnalata la cosa alla RAI, l’azienda provvide a rapide indagini, alla sospensione di alcuni elementi e anche al licenziamento di un addetto. Ma i fatti costrinsero la Sezione Musica a una serie di provvedimenti di carattere poliziesco. Questi fenomeni assai incresciosi non si sarebbero verificati se il compenso attribuito alle musiche trasmesse fosse stato meno attraente e più equo. Le trattative con la RAI per il rinnovo dei contratti risentirono di questo clima.

Da un pezzo io avevo da ridire anche sugli accordi con la RAI per il repertorio della Sezione DOR. In questo repertorio erano state comprese tutte le opere create appositamente per la radio e per la televisione, come radiodrammi, teledrammi, racconti sceneggiati, varietà televisivi, programmi di telequiz e diversi altri. Io ero del parere – e lo avevo sostenuto quando ero stato in servizio presso la Sezione DOR (Drammatica Operette e Riviste) – che la SIAE dovesse accettare in tutela soltanto dei “testi” di carattere drammatico, come drammi, commedie, scenette, sketch, dialoghi sceneggiati e simili: aveva prevalso invece il concetto di considerare come opera creativa tutelabile dalla SIAE anche lo schema di un programma, la scaletta, addirittura l’ideazione di una rubrica di spettacolo, in cui i testi erano magari le conversazioni improvvisate con un ospite. A suo tempo io avevo assorbito dall’avv. De Sanctis la teoria che il diritto di autore potesse avere per oggetto un’opera concretata in un testo, anche se orale, ma non una idea (tutelabile eventualmente sotto altro profilo giuridico); la legge sul diritto di autore protegge una arringa giudiziaria, ma non la tesi in essa sostenuta. La soluzione adottata ebbe invece per effetto che un programma come “Lascia o raddoppia” veniva tutelato dalla SIAE con la qualifica di “telequiz” come un programma di ideazione originale e quindi dava luogo alla percezione di diritti d’autore, pur se di entità limitata, per ciascuna delle sue trasmissioni, portate avanti per anni. Questa deviazione dai principi basilari era spinta da un gran numero di persone che avevano conquistato notorietà e autorevolezza nel mondo della TV come ad esempio i registi e i presentatori, ma che non erano autori veri e propri; essa era sostenuta soprattutto dalla RAI che aveva compreso come questo sistema le permettesse appunto di scaricare sulla voce “diritti di autore” il pagamento di compensi che avrebbe dovuto pagare separatamente agli interessati ad altro titolo. I beneficiari del sistema avevano poi la possibilità di ottenere la qualifica di “soci” effettivi della SIAE con il facile raggiungimento del minimo di incassi previsto per ottenere a suo tempo l’assegno vitalizio di professionalità (o pensione) corrisposto dal Fondo di Solidarietà della SIAE. A mio parere, questo sistema ha anche avuto l’effetto di impoverire la TV scacciandone gli autori veri, gli autori dei testi originali (come i tipici monologhi alla Walter Chiari), a profitto del chiacchiericcio dei presentatori che ha finito per dilagare sempre più. Altro motivo di disaccordo da parte mia era il regime che aveva finito per imporsi in materia di opere commissionate dalla RAI, la quale le considerava come opere di sua proprietà e però utilizzando la SIAE come un suo strumento per pagarne gli autori, attraverso un sistema - appunto per questo - illogico e contorto con pesanti conseguenze nella gestione dei conti.

Ma, di fronte agli interessi di tanti autori ed editori rappresentati nei nostri organi sociali e in grado di trarre vantaggi da questo sistema, non potei ottenere gran ché.

Il Gruppo Berlusconi, in risposta all’invito della SIAE ad avviare trattative per accordi analoghi a quelli stipulati con la RAI, aveva reagito in due modi: innanzitutto aveva contestato in giudizio le norme di legge che disciplinavano la posizione della SIAE come ente monopolista; aveva poi preso una decisa posizione nel marcare una netta differenza fra le sue caratteristiche e quelle della RAI.  La battaglia giudiziaria si trascinò naturalmente per anni complicandosi nel frattempo, finché si poté arrivare a sedersi al tavolo dei negoziati, preceduti da un colloquio tra il nostro Presidente Conte e Silvio Berlusconi. Le delegazioni si incontrarono nella nostra sede. Quella della RTI guidata dallo stesso Berlusconi comprendeva Adriano Galliani e gli avvocati Vittorio Dotti e Aldo Bonomo. La nota capacità dialettica del Cavaliere si esplicò a tutto campo, e fu sorprendente per me ascoltare argomenti esposti con estrema convinzione per chiedere la stipula di un primo contratto del tutto interlocutorio: il compenso avrebbe dovuto essere fissato per tre anni in cifre forfettarie, indipendentemente cioè dalla consistenza degli introiti pubblicitari del Gruppo. Noi degli uffici SIAE avevamo preparato una bozza di accordo che, tenuto conto, nelle dimensioni già rilevate, della minore incidenza del repertorio SIAE nei programmi dei tre canali RTI, prevedeva un compenso a percentuale sugli introiti in misura abbastanza più modesta di quella applicata alla RAI. Ma evidentemente Conte era già d’accordo sul forfait. Io allora riuscii a convincere l’avv. Bonomo a vederci subito separatamente per stendere una clausola che esplicitasse comunque l’aliquota percentuale dovuta e contestualmente prevedesse in via temporanea una stima forfettaria degli introiti sui quali applicarla: salvi così i forfaits voluti da Berlusconi, si sarebbe seminato per l’avvenire il criterio di calcolo del compenso e il valore percentuale dello stesso. Tornati in sala, la formula fu accettata e l’accordo si concluse con evidente soddisfazione di Berlusconi. Debbo dire che poi, in sede di applicazione degli accordi, potemmo constatare non solo la corretta loro applicazione, ma in particolare il più moderno ed efficiente sistema RTI di segnalazione dei programmi cronologici delle trasmissioni.


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