XXXV.4)  Il tempo che mi resta

Il  tempo che mi resta da vivere è altrettanto pieno di incognite come quello cui sono andato incontro finora, a cominciare dalla sua durata. Mi possono accadere tante cose diverse, belle e brutte. Sinora sono stato fortunato, ma so bene che la mia fortuna si è andata consumando e, se ne resta ancora, deve essere appena qualche avanzo. Per esempio, la salute: è certo che la vedrò peggiorare progressivamente, sino alla fine.

E allora tanto vale vivere alla giornata, considerando ogni giorno in più passato in discreta salute come un  regalo della sorte. Con questo spirito affronto i giorni che verranno, serenamente.

Ho la fortuna di poter contare su una compagna come Maria Rosa. Debbo dire che lei si rivela sempre più come una donna eccezionale, che sta confortando i miei anni senili. Mi stupiscono ancora la sua apertura mentale, l’animo intrepido, la tenacia con la quale affronta qualsiasi situazione, le sue incredibili capacità pratiche e nello stesso tempo i suoi sentiti interessi culturali. Ha una gran sete di approfondimento sui temi che volta a volta la interessano e per questo sfrutta sistematicamente i programmi culturali dei canali televisivi satellitari e la inesauribile disponibilità di dati raggiungibili via internet: Io non le faccio mai complimenti, per mia incapacità costituzionale, ma la ammiro sempre più. Lei certamente è una solida garanzia per la mia vita a venire, come è stata una compagna efficiente durante la mia carriera da dirigente nell’ambiente nazionale e internazionale. Esercita più che mai su di me una funzione di incoraggiamento e di stimolo.

Del resto, non mi manca materia per occupare il mio tempo. Sono, anzi, sempre inadempiente a fronte delle possibili cose da fare e sempre in arretrato sugli impegni in corso.

Spero soltanto di non dover dare troppi fastidi ai figli nel  mio prossimo decadimento, come io non ne ho praticamente avuti dai miei genitori. Mi piacerebbe che potessero pensare a me sempre con un sorriso sulle labbra, ricordando i momenti buoni che abbiamo vissuti insieme e l’affetto che ci ha legati nei momenti più difficili. E spero che la lettura di queste pagine li aiuti a compatirmi e a perdonare la scarsa attenzione che ho dedicato alla loro vita e ai loro sentimenti.


 

 

Riflessioni
A | B | C | D | E | F | G  | fine!

A – Non posso dare nessuna garanzia sulla attendibilità di questi ricordi, perché sono certo che la mia memoria ha selezionato i vari momenti evidenziando, magari con una precisione estrema, alcune circostanze della mia vita e trascurando o cancellandone altre. In generale, posso dire che mi sembrano più precisi i pochi ricordi dei tempi più lontani. Che cosa ha cancellato la memoria? Intanto, le cose che non mi interessavano e che quindi non valeva la pena di conservare; ma anche le cose più spiacevoli o dolorose, come le scomodità della vita della fanciullezza, le sofferenze della prigionia, le pene della malattia e della perdita di Maria. Mi domando se la memoria abbia cancellato anche fatti o comportamenti di cui potrei ora arrossire; mi sono talvolta interrogato sul mio passato dal punto di vista etico, ma ho finito sempre presuntuosamente per assolvermi; il fatto è che sono stato abbastanza fortunato nella vita, la quale mi ha perfino risparmiato al massimo i rischi di decisioni eticamente riprovevoli. I miei figli e mia moglie per primi possono rilevare lacune o distorsioni in queste memorie; le lacune sono in massima parte ovvie; le distorsioni sono in genere … i punti di vista personali. Ma non escludo che una qualche malizia più o meno inconscia abbia filtrato i ricordi eliminando scorie fastidiose. Comunque, ho trovato finalmente il coraggio di fare in queste pagine delle rivelazioni importanti e delicate che per la prima volta arrivano così ai miei figli.

B – Ho già detto di essere stato vegliato con una certa benevolenza dalla fortuna, la quale sin dall’inizio ha cominciato col farmi nascere in una famiglia eccellente, dove il sentimento rigoroso di giustizia e di austerità di mio padre e il carattere serenamente e religiosamente operoso di mia madre mi sono stati di viatico nella vita. Il non doversi mai in nessun modo vergognare dei propri genitori dà non soltanto fierezza, ma anche tranquillità nell’affrontare gli eventi della esistenza. La fortuna mi ha poi seguito sempre, prevenendo addirittura i miei bisogni; quando io ho provato a programmare la mia vita sono stato regolarmente smentito dalla sorte che invece mi ha portato sulla sua strada per non farmi incontrare cattive sorprese. Sono andato incontro alla guerra e la sorte mi ha fatto vivere una avventura straordinaria. Ho conosciuto per pura casualità le due mogli Maria e Maria Rosa, autentici doni del destino. E in tutta la carriera di lavoro ho sempre avuto incarichi gratificanti senza averli mai chiesti. Infine, nel mondo di oggi così problematico per i giovani, ho avuto due figli di cui posso essere fiero e una splendida nipotina. Dal punto di vista economico, senza essere ricco, ho avuto sempre il necessario per una vita scevra da preoccupazioni. In più occasioni ho potuto acquistare casa senza fare grandi sacrifici. Non so se in qualche modo ho collaborato con la mia benevola protettrice; ma sono stato sempre guidato dall’ottimismo, anche nelle situazioni apparentemente più difficili, lasciando così spazio alla sorte di operare senza metterle i bastoni fra le ruote.

C – In materia di religione, Maria Rosa ed io siamo ambedue di formazione cattolica, acquisita in seno alla famiglia d’origine, ma nessuno dei due è praticante. Rispettosi della fede altrui, abbiamo presto abbandonato le convinzioni ortodosse, pur ricorrendo alla Chiesa in certe circostanze, come il battesimo, il matrimonio, il funerale, quando cioè si ufficializzano davanti alla comunità i momenti capitali della nostra vita. Il matrimonio civile tra me e Maria Rosa, dovuto alla condizione di divorziata della sposa, non solo non è stato un trauma per nessuno, ma è stato più coerente con la nostra posizione di non praticanti. Questo non ci ha impedito di avere ottimi rapporti con vari membri del clero e con il nostro parroco di Luco; io ho anche avuto occasioni di contribuire con modeste offerte all’aggiornamento dell’arredo della chiesa parrocchiale in memoria degli anni della mia fanciullezza. Quando in rare occasioni mi capita di assistere alla messa (in genere per funerali), mi trovo in difficoltà a seguire la liturgia, ora in lingua italiana, mentre io ricordo abbastanza bene una certa parte del testo del messale in latino. Ma conservo una certa religiosità di fondo, non solo per simpatia con le tante persone che derivano dalla pratica religiosa un comportamento di onesta pietà, ma in particolare quando considero le nuove scoperte scientifiche relative al macrocosmo e al microcosmo, restando ammirato della straordinaria complessità dei fenomeni naturali; mi domando sempre più se sia proprio il caso che abbia dato origine al cervello di una formica, il quale è capace di acquisire e conservare regole di comportamento, capacità di orientamento, attitudine alla difesa, obblighi sociali e in genere quanto occorre per la conservazione della specie, qualità tutte ereditate attraverso  semplici (?) molecole embrionali. Una sorta di ingenuo panteismo si affaccia con insistenza nei miei pensieri.

D – La mia giovanile vocazione per l’attività politica è svanita rapidamente alle prime prove. Io sono purtroppo un puro e quindi un ingenuo. La mia convinta adesione al Partito d’Azione, col sogno di rinnovamento dell’Italia, si è scontrata subito con la realtà nella quale due grandi partiti di massa, il democristiano e il comunista, si combattevano essenzialmente allo scopo di conquistare il potere, al governo o nelle amministrazioni locali, per poter gestire i fondi pubblici. I partiti minori hanno avuto qualche influenza per attenuare questo assalto ai soldi dello stato, cui del resto non potevano non partecipare anche loro, e le vere innovazioni positive sono intervenute per merito di essi, i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici, i socialisti: liberali e socialdemocratici si sono impegnati per introdurre in Italia il divorzio (i comunisti lo snobbavano all’inizio considerandolo un lusso da americani), i repubblicani hanno liberalizzato il commercio estero eliminando le licenze di importazione (ma i comunisti avevano in via di fatto l’esclusiva del commercio con l’URSS), i socialisti hanno abolito l’indennità di scala mobile sostenendo una dura battaglia con la estrema sinistra e con i sindacati; i socialisti hanno rotto il monopolio di stato sull’emittenza televisiva nazionale, primi in Europa, iniziando una era nuova nel campo dei mass-media, e per questo sono ancora additati al ludibrio dai comunisti. Mi sembra che il blocco di  sinistra non si sia mai preoccupato di ammodernare davvero il paese, ma soltanto di affinare sistemi per succhiare le risorse pubbliche. Le qualità di un politico erano valutate dall’elettorato in base alla sua capacità di ottenere fondi pubblici o incarichi o posti di lavoro a favore dei suoi elettori. I pochissimi politici che facevano eccezione venivano chiamati statisti ed erano i più lontani dalla gente. Così, l’Italia è stata abituata a consumare le risorse pubbliche come se fossero illimitate, fino al disastro attuale che non potrà essere superato senza lacrime e sangue. I sindacati sono stati in prima linea in questa spremitura delle risorse. L’adesione della gente a questo sistema, già tendenzialmente naturale, è stata indotta anche da una profonda e sistematica azione di educazione politica basata su un’idea di giustizia sociale consistente soprattutto nel prendere il più possibile dando il meno possibile, educazione che ha prodotto in tanta gente effetti irreversibili. Il fatto che in tutta la mia carriera alla SIAE i miei superiori non abbiano mai conosciuto con certezza il mio orientamento politico non era dovuto ad una mia necessità di nasconderlo, ma solo alla mia incapacità di schierarmi decisamente con un qualsiasi partito. Il partito fascista è nato da una costola del partito socialista italiano; il partito comunista italiano è nato da un’altra costola dello stesso partito socialista. Comunismo, fascismo e nazionalsocialismo sono tutte ideologie di sinistra  basate su uno statalismo spinto (e quindi illiberali) e tutte e tre hanno fallito miseramente i loro scopi dichiarati. Ora che in Italia i partiti di sinistra contano di poter governare il paese, sono cominciate le abiure e revisioni sempre più audaci per rifarsi la faccia e per imparare a respirare un’altra aria, sino ai pellegrinaggi in America,  ma uno zoccolo duro di estrema sinistra rende la vita difficile a chi voglia affrontare davvero i problemi di governo e di convivenza internazionale. Un tenace antiamericanismo condiziona gran parte degli elettori. Antiamericani per eccellenza sono i francesi: mi domando che ne sarebbe oggi della Francia  se, quando venne travolta dalle armate tedesche durante l’ultima guerra, non fossero intervenuti a salvare l’Europa dal nazismo gli Stati Uniti d’America con tutta la loro potenza e con il sacrificio di tantissimi soldati. Purtroppo, una efficace riorganizzazione del nostro sistema politico non è facile dal momento che l’odio è il principale regolatore della nostra vita pubblica. So bene di essere ormai un vecchio brontolone e di star  diventando sempre più grossolano e rozzo; ma credo sia questa la sorte della maggioranza dei vegliardi che in gioventù si erano illusi della possibilità della realizzazione di un mondo nuovo di vero progresso nello sviluppo.

E – So di avere un comportamento anomalo in fatto di amicizia. In genere, sono ritenuto persona aperta e cordiale e ho avuto molti amici, a cominciare dai compagni di prigionia, poi i colleghi di lavoro, diversi soci della SIAE, alcuni amici dei miei figli, molte persone ritrovate in Abruzzo o conosciute nelle frequentazioni della mia vita di pensionato. Ma, intanto, io non ho mai fatto vita di comitiva, salvo che con i coetanei del paesello sino alla fine del liceo e con i paesani viventi a Roma sino alla fine degli anni ’40. Ma anche allora, le serate passate in comitiva erano sporadiche e con persone messe insieme occasionalmente. Mi riusciva benissimo di fare vita da solo, ad esempio per andare al cinema o a teatro o per passeggiate istruttive o per viaggi. E appena creato un rapporto con una ragazza, facevo coppia chiusa trovando fastidiosa o importuna la presenza di terzi. Ma non ero veramente un orso e mi trovavo benissimo con i conoscenti più intimi; solo che non ero mai io a cercarli per combinare un appuntamento. Appena mi arrivava una proposta, aderivo prontamente e volentieri. Col mio più caro compagno di prigionia ci siamo visti spesso per anni ed anni, insieme alle rispettive famiglie, ma era sempre lui a farsi vivo e qualche volta me ne faceva un amichevole rimprovero; così con un socio illustre della SIAE che di tanto in tanto mi telefonava per concordare una cenetta, da me sempre gradita e immediatamente accettata. Anche Maria Rosa mi rimproverava la mia assoluta mancanza di iniziativa nell’incontrarmi con gli amici. Ma non ho mai perso un amico per questo motivo e anzi con l’andare del tempo mi sono trovato a dover cercare scuse per evitare amici troppo assillanti. Ho la sensazione di essere assalito da chi vuole limitare la mia libertà, tanto più che in definitiva io sono piuttosto debole nella difesa. Posso dire per questo di essere un misantropo? E per quale ragione lo sarei? Certo è che con la vecchiaia mi sento sempre più attratto dalla vita casalinga e nello stesso tempo trovo ancora interesse a vagabondare con Maria Rosa alla riscoperta di luoghi già conosciuti o alla esplorazione di nuovi ambienti. Arrischio una spiegazione: sto bene con mia moglie, la quale è anche una girandolona come me, e non mi occorre cercare altra compagnia.

F – Il linguaggio è l’insieme dei sistemi che consentono ad un individuo di comunicare direttamente ad un altro pensieri, sentimenti, informazioni, ecc. Nell’ambito umano, il sistema specifico di comunicazione è la parola. Ma esistono diversi altri sistemi, fino al mutismo: il rifiutarsi decisamente di rispondere ad una domanda contiene esso stesso un messaggio. Ci sono i gesti, le espressioni del volto, i risolini, le inflessioni della voce; una carezza furtiva può essere un efficace modo di trasmissione di un messaggio. A me pare che, dopo il momento della Torre di Babele, la parola sia uno strumento per trasmettere, ma anche per camuffare e nascondere il pensiero, specie da parte di coloro che divengono maestri nel suo uso. I piazzisti, gli imbonitori non hanno lo scopo di trasmetterti informazioni, ma solo quello di convincerti ad acquistare i loro prodotti. Le ragioni di due parti in causa nei nostri dibattiti televisivi sono espresse con accaniti ragionamenti e poi  soprattutto alzando la voce e impedendo all’altro di farsi sentire. Una discussione serena è ipotizzabile solo tra due persone che non sono in nessun modo interessate direttamente all’argomento in esame. Io nutro quindi una sfiducia profonda nei riguardi della parola e per questo uso largamente il sistema dei paradossi: se voglio esprimere il mio apprezzamento per una bambina veramente bella, dico soltanto: “come si chiama questa bimba un po’ bruttina?”  La mamma della bambina e poi la bambina stessa comprendono facilmente il mio giudizio, anche dall’espressione del mio volto. Per questo, non ho mai detto né a Maria né a Maria Rosa “ti amo”, espressione che al limite potrebbe apparirmi quasi canzonatoria. Ma loro non hanno mai dubitato del mio amore, constatabile da mille altri segni. Per questo sento un fastidio enorme di fronte ai comizi elettorali di qualsiasi parte, così come davanti a qualsiasi persona che si affanna a perorare la sua causa, la quale d’altronde non si chiarisce neanche sentendo le ragioni della controparte. Questo mio modo di pensare mi tiene in uno stato di amaro disincanto, che cerco di attutire scherzando ogni volta che posso su qualsiasi argomento.

G – In queste pagine io ho dato uno spazio senz’altro eccessivo al racconto dei miei viaggi in Italia e all’estero. Debbo dire però che il vagabondare per conoscere altri paesi e altri ambienti, anche se solo superficialmente e di sfuggita, è la mia vera vocazione, che fa il paio con la curiosità analoga sentita da Maria Rosa. Mi piace non solo viaggiare, ma anche rivivere i viaggi nella memoria, da cui la ossessiva minuzia dei miei racconti. C’è chi si diletta a raccontare circostanziatamente le sue peripezie medico-sanitarie (e io faccio spesso la sciocchezza di chiedere a qualcuno della sua salute, per poi subire senza possibilità di difesa la cronistoria particolareggiata di una qualsiasi vicenda di visite mediche e di analisi e di consulti e di contrasti fra medici e di  cure e di ricoveri), mentre io non trovo mai il filo per abbozzare un racconto delle mie avventure ospedaliere e non imparo mai le nomenclature giuste e i nomi dei medicinali che ho presi;  evidentemente ciò fa parte della mia tendenza a cancellare i ricordi negativi. Ho invece una buona memoria delle località che mi è capitato di vedere e ho una discreta capacità di orientarmi in un luogo appena conosciuto. Nei tanti viaggi di lavoro che mi hanno portato in numerosi paesi ho sfruttato ogni ora libera per andare alla esplorazione dell’ambiente; e non tanto attraverso visite a musei e monumenti, quanto nel girovagare fra la gente, nell’osservare le attività commerciali, i sistemi di vita, l’ organizzazione urbana, nell’assaggiare – con una certa misura – i cibi locali, insomma nel conoscere uomini e cose di qualsiasi ambiente diverso dal mio. E’ come se ciò mi facesse allargare il respiro e superare qualsiasi rischio di chiusura in un  mondo ristretto. Mi sento cioè cittadino del mondo e, attraverso la conoscenza di altri paesi, tanto più italiano.


finis Archivio SMN, I.C.102 F, f. 11r: Peto Domine (resp., dom. III sett., Tobia senior)

 

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