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1968 (ag.-dic.: Murree, Kābul, Lyallpur, Lahore)

Murree, 5 agosto '68

|150| "Simbolismo" significa, per me, (forzare e) sottoporre la parola ad una funzione trasfigurativa per cui l'oggetto è visto non nel suo essere "assoluto" ma nella trasformazione (o maggiorazione!) della coscienza umana; la cosa cioè + l'addizione della realtà psichica dell'uomo, che si frappone tra il soggetto e l'oggetto e rende l'oggetto stesso possibile di un rapporto "umano".

I due elementi comunque non resterebbere "due" anche se comparati, non si scambierebbero attributi alla lontana, ma darebbero vita ad una nuova unità di risultanza: oggetto + emozione umana. La fusione renderebbe possibile la intersostituzione degli attributi e delle qualità; e qui, nel campo della mediazione della parola, scatta la molla della |151| emozione poetica.

A titolo d'esempio, cf. il tentativo che segue. Qui le due immagini in giuoco (cielo e donna) non sono più "due" elementi comparati, accostati e analogati (sarebbe ancora la poesia della "similitudine", "comparazione) a due colonne sinottiche; ma un "tertium quid" poetico che sussiste nella natura dei due, e "suppone" gli attributi dei due in una unità di essere autonomo.

L'emozione poetica è data dalla compresenza, scambio, aternarsi, sovrapporsi degli attributi originari delle due immagini nell'unità del "tertium quid".

I  immagine: Cielo

        - cielo, nubi, profondità

II immagine: Donna

        -  gesto, sfila di dosso, sari, denuda.

Murree, agosto '68

|152| La stagione dei monsoni

|153| Provare ad analizzare le teoria dei due assi del linguaggio (sintagma e sistema associativo) di Saussure, a questa poesia.

cf. R. BARTHES, Elementi di Semiologia, pp. 76-78


(ott. 1972)

sintagma I: cielo (si libera) delle nubi

II : donna si sfila di dosso il sari

Poesia della comparazione: cielo si libera dalle nubi come una donna si sfila...

Poesia "simbolica": questo cielo si sfila di dosso il sari...

<Kābul> 18-20 agosto '68

|154| Visita a Kābul, attraverso il Passo di Khaibar, con autobus da Peshawar.

Ricordo. Partenza mattina presto, autobus, "tribal area", sosta a Jalālabād, la sera a Kābul. Unico modo per vedere paesaggio, bellezza selvaggia della rimonta oltre il Khaibar (passò qui Alessandro Magno?), orizzonti di montagne desertiche, rari greggi di capre, abitazioni incassate, tende...

Incontro col P. De Beaur<e>cueil, di cui fui ospite insieme agli americani OP: fr. Paul, fr. Bertrand.

Serge de Beaurecueil OP (1917-2005), studioso di mistica islamica nell'IDEO (Cairo 1946-63), poi trasferitosi a Kābul. Concelebrammo nella sua cappella (foto nel suo Nous avons partagé le pain et le sel, Paris 1965, 80bis) messa in "rito siriaco" - disse; servita da ragazzi afghani orfani. Mi regalò copia di Prêtre des non-chrétiens (Paris 1968), + testo dattiloscritto di «Liturgie des douze apôtres».

22 <agosto '68>

Ritorno a Lyallpur.

<Lyallpur> 5 settembre '68

La vita religiosa non è un "legamento" al Signore ma una "unione".

<Lyallpur> 10 sett. '68

Unità dei X.ni "segno" della Missione della Ch. (che il Padre ha mandato il suo Figlio):

Giov. 17,20-21

<Lyallpur> 4 ott. 68

|155| "The body is like Mary and every one of us hath a Jesus within. If the pains (of love) arise in us, our Jesus will be born".

Jalāl-ul-Dīn Rūmī, in "Fīhi ma fīhi", 22.

(cf. Poesie di Rumi, p. 121)

"Nam corpus hoc animi pondus ac poena est,
premente illo urgetur, in vinculis est" (Seneca, Ep. 120,41)

Lahore, 15 ott. 68

Mi trasferisco a Lahore presso i PP. Gesuiti
         (Loyola Hall, 28 Warris Road).

Ricordo. Pregevole biblioteca. Padre Robert Bütler (svizzero) direttore della casa (1961-86), gentilissimo. Organizzava incontri culturali con amici musulmani, circolo colto. Una volta - raccomandando discrezione - proiettò il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), e mi pregò di farne presentazione; ricordo l'idea centrale: Pasolini "free-lance intellectual". Molto partecipata la discussione che seguì la proiezione.

Pratiche per iscrivermi alla "Panjabi University", facoltà di Filosofia.

18 ott. 68 - Lahore

|156| Inizio a frequentare i corsi all'Università di Lahore, Filosofia.

Prof. Qadir (Head of Department) parla del generale declino dei "paesi musulmani"; declino e inferiorità in tutti i settori; si domanda le cause; quale il posto dell'Islam nello stato di inferiorità dei paesi musulmani.

Ricordo. "University of the Punjab", sede Lahore. Lingua ufficiale della fac. Filosofia del nuovo campus era l'inglese; di fatto si faceva ampio uso dell'Urdu, spesso in un simpaticissimo impasto lessicale.

Dice che "Mr Emilio" deve essere molto interessato al problema.

Porta le cause del declino dell'Islam come sono usualmente assegnare dagli "western scholars". Mi pare che faccia il giuoco di chi lancia la pietra e tira indietro il braccio! Pigia sul fatto dell'Islam interpretato da correnti reazionarie e tra<di>zionaliste, Islam chiuso e antistorico; non riesce |157| a stare al passo coi tempi.

Gli studenti sono interessantissimi e intervengono con passione.

Lahore 20 ott. '68

Siamo al corso di Filosofia, ma l'Islam è sempre là, sulla bocca dei profess. e degli studenti. "La Filosofia, solvendo i dubbi e dando una giustificazione razionale a ciò che crediamo, ci fa diventare migliori musulmani" (Doct. Abd-ul-Khāliq).

Sono tutti molto gentili con me. Ma ai professori sembra molto strana la mia presenza; non la giustificano facilmente; un professore ospite (venuto per gli esami) accenna, ridendo, a miei "secondi fini"...

La cosa mi pare un problema di coscienza. Se Missione significa |158| affrontare il non-X.no e convertirlo al X.mo perché dovrei e potrei moralmente nascondere la mia qualifica di missionario?

La nascondo. Ma penso che il mio stare qui, ad ascoltarli, a sentire quel che pensano, quel che vogliono, come reagiscono, quel che credono, sia autentica Missione, senza doverla giustificare con "secondi fini...". È la fase dell'Incarnazione e Assunzione.

<Lahore> 23 ott. 68

Sto in biblioteca [della fac. Filosofia, New Campus]. Una ragazza del VI anno si siede vicino a me. Si dichiara atea. È molto sorpresa nel sentire che io "giovane e di un paese occidentale" credo ancora in Dio... Lunga chiacchierata. |159| Attacca ferocemente l'Islam e il "sistema d'ipocrisia" della società musulmana. Invidia i paesi occidentali; psicologicamente e nel subcon<s>cio ha identificato Occidente con libertà e Pakistan con schiavitù religiosa; alla ricerca della libertà, si sente di dover rigettare il sistema sociale e tutto ciò che lo regge e lo giustifica: religione, Dio, valori...

Dice che vuole continuare il dialogo con me.

<Lahore> 25 ott. 68

Doct. Sadiq ( ﺻ ﺎﺪﻖ ) parla della presente situazione di crisi religiosa in Pak(istan). I giovani non vanno più alla moschea; la religione è abbandonata; si odiano i "molvi" e gli "imam"; c'è qualcosa che |160| non va nella nostra società musulmana... Che cos'è?

La conversazione è interrotta dall'entrata del bidello!

<Lahore> 26 ott. 68

Uno studente del VI anno mi intrattiene sul problema della onnipotenza di Dio e la libertà umana. Si dichiara insoddisfatto sia delle soluzioni x.ne che musulmane. Non conosce la soluzione tomista.

Parla della "charitas x.na" come pietà di Dio l'uomo che pecca...

<Lahore> 28 ott. 68

Esperienza di una "nuova e mai sperimentata" solitudine:

- essere solo a "credere" in mezzo ad un ambiente che |161| crede tutto ciò a cui io non credo e viceversa; e, più ancora, la fede diventa "speechless"; perde la parola, o la possibilità di una significazione attraverso la parola; tutto ciò che ci sembrava di valore apologetico effettivamente risulta come una costruzione che la fede stessa si forma e quindi invalido sul piano apologetico per una ovvia fallacia logica; tutto ciò che per noi è un "valore" o "supervalore" nel X.mo diventa motivo di "non-valore" o "infra-valore" per il musulmano. Ciò significa che la preferenza verso i valori è già un esercizio ed un allargamento della fede nel campo umano, filosofico...

Quanto della "charitas x.na", di cui al 26 ott. 68, avrei potuto dire che nel X.mo la caritas è un amore unitivo tra Dio e l'uomo. |162| Ma appunto questo, che per noi è un supra-valore del X.mo, sarebbe stato per l'altro un motivo di critica per l'"impurità" del X.mo che riduce Dio ad amico dell'uomo, cioè lo mette al suo stesso piano e lo tratta a pari a pari...

Avvertire che questo è un supravalore significa già essere sotto l'azione della fede; e perciò in campo apologetico la parola perde la sua forza probativa.

<Lahore> 30 ott. 68

Prof. Qādir [scritto in urdu], partendo dall'Esistenzialismo, accenna all'alienazione del soggetto a cui tocca vivere la vita di altri (voluta e organizzata della famiglia, società, religione...).

Situazione di soggezione della donna in Islam. Il "secondo sesso". La donna non è mai |163| prima in Pakistan... è sempre seconda...

Si accenna al problema Stato-Religione. Chiede il mio punto di vista. Espongo la distinzione tra  del X.mo e Stato. Possiamo parlare di "nazione x.na", come area di civilizzazione x.na, ma non si Stato x.no. Non pare che riescano ad afferrare la distinzione. Per loro essere Pakistani significa essere musulmani e viceversa.

Il Profess. pare che non sia molto favorevole alla fusione Stato-Religione in Pakistan...

<Lahore> 31 - ott - 68

 Doct. Sadiq  ﺻ ﺎﺪﻖ  entra di nuovo nel problema della crisi religiosa in paesi musulmani. Sec. lui sol<o> 1% frequenta la moschea |164| per la namāz. Dichiara meaningless preghiera come questa, messa sulla bocca del molvi: "Vittoria dell'Islam, sconfitta del nemico non musulmano".

Esecra le guerre dovute alle religioni.

Definisce la preghiera: "concentrazione e raccoglimento dell'uomo in sé stesso e nel suo più profondo circa l'oggetto di desiderio"; "travel to thyself" (Iqbal). Dio è incontrato nell'interno dell'uomo. Oggi atto, gesto, la scuola è preghiera. Dio di ha dato facoltà e capacità: dobbiamo metterle in atto. Si rifiuta la preghiera di petizione (che pare essere l'unica che si sottintende alla "preghiera musulmana").

Critica aspramente il sentimento di "pity" verso altri.

|165| Alla fine mi chiede se me la sento d'esporre il concetto e la natura della preghiera nel X.mo. Accetto. La conferenza sarà letta di fronte a tutti gli studenti della Facoltà di Filosofia!

Ricordo. La relazione di fatto non fu tenuta a motivo dei gravi disordini pubblici susseguiti, e conseguente chiusura dell'Università per quasi 5 mesi.

12 nov. 1968 - 10 febbr. 1969

Crisi del regime di Ayyūb Khān. Chiusura di tutte le scuole, Colleges e Università per disturbi politici in Pakistan. Torno a Lyallpur.


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