evelina Proia

In memoria di Checchino Proia
(t Luco dei Marsi, AQ, 6.VI.1944)

Luci Marsorum anulus floridus (km 3,3)

Copyleft © Emilioweb settembre 2010


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Evelina (1914-2005), figlia di Angeluccio Proia († 17.IV.1971) e di Colomba Panella († 19.X.1961), cittadini di Luco dei Marsi (AQ).

Fratelli di Evelina: Checchino (1918-1944), partigiano, il 6.VI.1944 vittima in Luco dei conflitti post-bellici tra partigiani e fascisti; Guerrino (1915-1966), stimatissimo professore di discipline letterarie. Le mie prime letture di Bertolt Brecht provengono - se ben ricordo - dalla sua biblioteca romana, ultimi anni della sua lunga malattia.

Sorelle: Concetta [† 13.IV.2014] ed Olimpia. Quest'ultima, apprezzata sarta, in agosto 2009 mi passò copia dattiloscritta (tra i miei documenti, alla data 25.X.2001) della pagina di Evelina qui riprodotta. Nel 2002, dopo quasi un sessantennio, Evelina riviveva nella memoria del proprio diario personale l'antico dramma dell'uccisione di suo fratello Checchino.

Di Evelina serbo anche lettera autografa (Avezzano 25.X.2001), speditami in occasione del decesso di mio fratello Angelo († Luco 6.IX.2001).

Emilio Panella
Firenze, settembre 2010


Evelina Proia

a Checchino

15 Settembre 1918 / 2002

Ore 16 - È l'ora della S. Messa che padre Cherubino celebrerà in memoria della tua nascita, amato Fratello.

Ricordo che venisti al mondo di pomeriggio, ma non il giorno.

Papà militare aveva avuto il permesso per il lieto evento. Era il periodo dell'epidemia chiamata la "spagnola"; ricordo ch'ero al balconcino e contavo le bare che sfilavano davanti i miei occhi. Erano tante.

Vidi papà che veniva frettoloso verso casa; disse poi che voleva evitare a mamma quella pietosa scena.

Comunque tu arrivasti, bello, rubicondo, allegro...

Abitavamo una parte della casa risparmiata dal terremoto, unica stanza funzionante da cucina, camera da letto ecc....

Che gioia ritrovarsi tutti uniti ed ognuno al suo letto.

Crescevi con la gioia nel cuore. La notte ti alzavi e incominciavi i tuoi giochi. La stagione invernale era la più propizia: trovavi il coppo della cenere, la rovesciavi, ti sedevi sopra aspettando che la pizza cocesse, mentre era il tuo culetto che diventava livido dal freddo.

E così, notte dopo notte, crescevi nella gioia e allegria.

Ti vidi crescere intelligente, ma il tuo comportamento troppo vivace, irresponsabile, ci creava preoccupazione.

Sto rivivendo i momenti più importanti della tua vita.

Ti diplomasti insegnante, ed io ti seguivo. La tua spensieratezza la temevo superficialità.

Venne la guerra ed andasti anche tu; da Gioia del Colle avevamo poche notizie. Da Eugenio Sandirocco che stava insieme a te ci disse: "Cecchino sta bene e si fa grande onore".

Un giorno del mese di Ottobre arrivasti a casa polveroso, i corti calzoncini a brandelli, ma gioioso di essere a casa; ma non eri più il nostro Cecchino. Un cambiamento profondo, radicale, era avvenuto in te. Esternavi preoccupazione ed ansia per migliorare la vita dei poveri, deboli, disastrati.

Tu non te ne rendevi conto, ma io ti seguivo, ed ogni giorno scoprivo piccoli gesti. Per quanto compiaciuta, Cecchino caro, cominciai a temere per te. I tuoi ideali politici ti stavano assorbendo; operavi e promettevi pace sempre ed ovunque.

La mattina stessa del tragico giorno, ad alcuni uomini radunati fuori casa, ti sentii usare parole aspre e dolci perché non portassero a termine atti di vendetta covata per anni nel cuore.

A fatica ci riuscisti, avevi vinto.

A pranzo tornasti a casa. Trovasti mamma che piangeva. Povera mamma, temeva per te, per tutti. Cercasti di rassicurarla che tutto procedeva in pace e per la pace. Intervenni anch'io con qualche parola.

Ti rivedo come allora; il collo della bianca camicia aperto, stavi tra la cucina e la saletta. Facesti un po' indietro, mi guardavi e dicesti: "È vero, Evelì".

Era l'ultima volta che ti vedevo.

Oggi ho sentito il desiderio di starti più vicina.

Cento e cento episodi potevo scrivere della tua vita vissuta, avevi conquistato vecchi e giovani. Eri soddisfatto. L'ardua battaglia era vinta. Tutto era pace... Credevi..., stavi per tornare a casa.

Ora la certezza che sei nella patria celeste, dove tutto è pace, quella pace che anelasti per il tuo popolo.

Oggi il Vangelo parla ampiamente del perdono, quello di dare ed avere.

Possa tu esserti addormentato nella pace del Signore.

La giornata volge al termine. Possa la notte portare pace, tranquillità ed un sonno sereno a tutti.

State insieme a noi; vegliate e pregate per noi.

Caro amato fratello sempre vivo nel nostro cuore.

Evelina nella gioia e nel dolore.


 

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