il Dante proibito ai frati domenicani, 1335

Andrea di Buonaiuto da Firenze, capitolo SMN_est (1365-67), chiesa e società. Il dettaglio rappresenta Dante Alighieri? o il simlolo di un funzionario civile?«poeticos libros sive libellos per illum qui Dante nominatur in vulgari compositos nec tenere vel in eis studere audeant» (Firenze 1335)

i frati non osino tenersi occupati
 con le opere poetiche e i trattati in lingua volgare
composti da quel tizio chiamato Dante!

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Dante († 1321) proibito, Firenze 1335

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Tradizione dantesca

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Legislazione domenicana

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Spunti bibliografici

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Dante proibito: quale Dante? quando e perché?

   
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Emilio Panella OP, Firenze febbr. 2007

1. Dante proibito

Firenze 1335, capitolo provinciale della provincia Romana (tutto il centro Italia, dalla Toscana al basso Lazio) dell’ordine domenicano, sezione delle ordinazioni e ammonizioni:

«Item ut fratres nostri ordinis theologie studio plus intendant, in hac parte nostris constitutionibus inherentes, prohibemus districte fratribus universis, iunioribus et antiquis, quatenus poeticos libros sive libellos per illum qui Dante nominatur in vulgari compositos nec tenere vel in eis studere audeant. Contrarium facientes, cum ad prelatos eorum pervenerit, volumus libris predictis ex vi presentis statuti privari, mandantes prelatis eisdem quod si qui ordinationis huiusmodi inventi fuerint transgressores, sine mora priori provinciali studeant nuntiare» (MOPH  XX, 286 rr. 10-17).

| = Affinché i nostri frati siano più intenti allo studio della teologia, e attenenendoci in ciò alle nostre costituzioni, proibiamo rigorosamente a tutti i frati - giovani e anziani - di tenere e intrattenersi alle opere poetiche e ai trattati in lingua volgare dell'autore chiamato Dante. In forza della presente deliberazione capitolare, ordiniamo: i trasgressori siano privati dei predetti libri non appena i loro superiori ne abbiano notizia; i medesimi superiori informino subito il priore provinciale degli eventuali trasgressori di tale ordinanza.

2. Legislazione domenicana

Constitutiones ordinis fratrum Predicatorum. Testo in vigore nel 1333-34 ca., con aggiornamenti fino a inizio Quattrocento, Siena, Bibl. comunale F.VI.3, ff. 127r-162r (xiv med):

dist. II, c. 14 (De studentibus), f. 158r-v: «Seculares scientias non addiscant nec artes quas liberales vocant, nisi aliquando circa aliquos magister ordinis vel capitulum |158v| generale vel prior provincialis vel capitulum provinciale voluerit aliter dispensare, sed tantum libros theologicos tam iuvenes quam alii legant. Ipsi vero in studio taliter sint intenti ut de die, de nocte, in domo, in itinere, legant aliquid vel meditentur, et quicquid poterunt retinere cordetenus nitantur».

| = (I frati studenti) non apprendano le scienze secolari né le cosiddette arti liberali, salva personale dispensa accordata dal maestro dell'ordine, capitoli generale e provinciale, priore provinciale. Attendano invece - giovani ed altri - ai soli libri di testo delle scuole di teologia. Tanto dediti allo studio che giorno e notte, in casa e in viaggio, sempre leggano o meditino qualcosa. E si sforzino di mandare a memoria quanto più possono.

3. Dante proibito: quale Dante? quando e perché?

Proviamo a definire significato ragioni e valenza giuridica di tale importante delibera.

■ Anzitutto: si tratta di delibera di un capitolo provinciale, che coinvolge soltanto i conventi della provincia romana (centro Italia, dalla Toscana al Lazio); più specificamente si tratta di una ordinatio/admonitio (MOPH  XX, 286 r. 3); la valenza temporale delle ammonizioni si prolunga fino al successivo capitolo provinciale, se questo non rinnova la delibera (era dibattuta la questione: una ammonizione capitolare resta in vigore fino al successivo capitolo provinciale, oppure finché non venga mutata o soppressa da altro capitolo provinciale? → Dibattito sulla durata legale delle Admonitiones..., «Archivum Fratrum Praedicatorum» 50 (1980) 85-101: ..\remigio\8011.htm). Nessuna altra menzione di Dante si fa nei successivi capitoli (cf. MOPH  XX, 402a, Index extraneorum).

■ L'ammonizione del capitolo Firenze 1335 convoca - e dunque applica al caso specifico - le costituzioni domenicane allora vigenti, dist. II, c. 14 De studentibus (non sorvolare, nel caso domenicano, la natura dinamica del testo costituzionale →..\governo\cop.htm). Queste esortavano i frati (= frati chierici) alla studio intenso e continuo (de die, de nocte, in domo, in itinere...) dei soli libri di materia teologica. Vietavano ai medesimi frati di dedicarsi alle scienze umane (sapere secolare) e alle arti liberali, a meno che le autorità dell'ordine secondo il caso non concedessero dispensa.

La proibizione non fa menzione delle arti "meccaniche": arti e mestieri manuali, dalla cucina... all'architettura! Area di competenza e di lavoro prevalentemente dei frati conversi (ma non esclusivamente!).

■ Applicazione al caso Dante († Ravenna 31.IX.1321). Ne ricaviamo che i frati chierici erano affascinati dalla lettura dei testi danteschi, e di quelli in lingua volgare. Il latino lo si imparava a scuola e in tempi lunghi, e non tutti lo maneggiavano a sufficienza. È dunque il "Dante volgare" sotto l'attenzione dei capitolari, dalla Commedia ad altre composizioni in volgare; e non per nulla in un capitolo tenuto proprio in Firenze (anche le lingue volgari allora avevano i propri confini regionali!).

■ Le ragioni della proibizione del capitolo Firenze 1335, quanto al testo a noi pervenuto, non evocano dissidenze teologiche né discordanti schieramenti politici (affioriranno in altre occasioni!). Si restringono a motivazioni didattiche: i frati (giovani e vecchi, e specie quelli di lingua toscana!) non si facciano distrarre dalle piacevoli letture dantesche, ma si concentrino nello studio di testi del percorso scolastico, specie teologici!

■ Varianti fattuali ed evoluzioni storiche le si inseguono ed arrichiscono nel modo più pertinente tramite le cronache conventuali della medesima geografia; in particolare tramite la descrizione che il cronista di turno fa del sapere, studi, abilità e competenze liberali o artigianali (perfino ingegneristiche e architettoniche!) dei singoli frati.

4. Tradizione dantesca tra i domenicani

ORLANDI, Necr. II, 684a, voce "Dante". Alla lista si aggiunga: I, 162 r. 20, 189 rr. 24-25.

dante11.htm

F. Pasut, Codici miniati della Commedia a Firenze attorno al 1330, «Rivista di studi danteschi» 6 (2006) 379-409, specie pp. 398-99.

Temi danteschi nella cappella Strozzi di Mantova in SMN: nel decennio 1340-1350 venne costruita la cappella in onore di san Tommaso d’Aquino (canonizzazione 1323), per la munificenza degli Strozzi (Iacopo di Strozza di Rosso?; posteriormente detti di Mantova). Pareti affrescate dai fratelli Nardo e Andrea di Cione Orcagna: sulla parete destra sono rappresentati il Purgatorio (in alto) e l’Inferno (in basso); sulla parete sinistra il Paradiso; su quella di fondo il Giudizio universale.

Domenico da Peccioli (OP 1347, † 1408), Lectura epistularum Seneceed. a cura di Silvia Marcucci, Firenze (Ed. del Galluzzo) 2007, pp. 882. Sorprendente la presenza dell'Alighieri, vedi indici pp. 841b, 873a.

Federico di Federico (Frezzi ) da Foligno († 1416): Il Quadriregio.

Girolamo di Giovanni da Firenze, n. 1387, OP 1401, mgr 1418, † 1454. CrSMN n° 655: «legit [= commentò a scuola] multis annis Dantem; in qua lectura supra modum gratus erat toti populo florentino». ORLANDI, Necr. I, 162/20; I, 503; II, 224 § 2.

Domenico di Giovanni da Corella (com. Dicomano, pr. Firenze). mgr 1434, † 27.X.1483 80enne. CrSMN n° 711: «... et Dantem florentinum poetam legendo et huiuscemodi libros edendo plurimum profuisset». Necr. I, 189/24-26: Dantem.

Tommaso dei Sardi da Firenze († 27.X.1517). Cr SMN n° 776. C. NARDELLO, "Anima Peregrina". Il viaggio dantesco del domenicano Tommaso Sardi, «Miscellanea Marciana» 17 (2002) 119-76.

Fra Eustachio di Baldassarre da Firenze († 25.IX.1555, 83enne), converso: «egregius miniator, id quod inter alia ipsius opera, psalterii liber in dextera nostri chori parte locatus, facile attestatur. Tanta quoque, dum viveret, memorię tenacitate pollebat ut usque in senectam et senium rhythmos ac versus Dantis quamplurimos, quem sibi semper habuit familiarem, nullo labore - quum sese offerret occasio - recitaret» (Firenze, Bibl. Laurenziana, S. Marco 370, f. 179r).

5. Spunti bibliografici

Masetti, Monumenta I, 128.

I. Taurisano, Il culto di Dante nell’ordine domenicano, AA. VV., Per il settimo centenario dall’approvazione dell’ordine domenicano, Firenze 1916, 39-66.

Ch.T. Davis , Dante's Italy and other essays, Philadelphia (University of Pennsylvania Press) 1984, pp. 342. Intensi e prolungati gli scambi storici col prof. Davis († apr. 1998). Recensione, MD 17 (1986) 311:

Il volume raccoglie studi monografici pubblicati tra 1960 e 1981 su cultura fiorentina e teoria politica in Toscana al tempo di Dante. Nuovi sono c. 1 (Dante's Italy) e l'Appendice su Recent Work on the Malispini Question. Gli altri saggi, di cui si indica l'anno della pubblicazione originale, Dante's Vision of History (1975), Poverty and Eschatology in the «Commedia» (1980), Il Buon Tempo Antico (1968), The Malispini Question (1970), Education in Dante's Florence (1965), Brunetto Latini and Dante (1967), An Early Florentine Political Theorist: Fra Remigio de' Girolami (1960), Roman Patriotism and Republican Propaganda: Ptolemy of Lucca and Pope Nicholas III (1975), Ptolemy of Lucca and the Roman Republic (1974). Una vera summa sulla cultura fiorentina del XIII e XIV secolo, che l'A. studia con vasta conoscenza delle fonti e penetrante capacità esegetica. L'intervento sulla questione della cronaca Malispiniana (anteriore a Giovanni Villani, che dal Malispini attinge, o al Villani posteriore e a lui debitore?) è un solido saggio di critica letteraria; la conclusione del Davis (Malispini dell'ultimo ventennio del '300 attinge dal Villani tramite un anonimo compendio) raccoglie a suo favore ragioni di notevole peso. I capitoli dedicati a Remigio dei Girolami sono stati aggiornati (per quanto permette la rielaborazione d'un testo preesistente) ai lavori apparsi in MD dal 1979 in poi. Quelli dedicati a Tolomeo da Lucca contengono fini analisi sulla complementarità in Tolomeo dello ierocratismo papale e del repubblicanesimo politico, dell'universalità della res publica christiana e del particolarismo delle realtà politiche comunali; sorprende che queste pagine (del 1974 e 1975) siano ignorate dall'estensore de Il pensiero politico della Scolastica, in AA.VV., Storia delle idee politiche economiche e sociali. Il medioevo II/II, Torino 1983, pp. 420-23 (su Tolomeo). Per taluni specifici contributi provocati dallo studio del volume del Davis si veda § 2 dell'introduzione a Priori di Santa Maria Novella di Firenze 1221-1325 in questo stesso volume (= MD 17 (1986) 259 ss).  -  E. P.

«Dante Studies» 125 (2007) "Dante and Islam".

Società Dantesca Italiana, via Arte della Lana 1, Firenze tel. 055/294580

Bibliografia/SDI/IT.SDI@dantesca.com

08/10/2007. Caro Padre, io stessa mi sono occupata del documento introducendo la mia tesi di dottorato, l'edizione del commento alla Commedia di Frate Stefano di ser Francesco da Firenze [=? Cr SMN n° 633?]. In un capitolo introduttivo tuttora inedito, che domani le manderò per e-mail, affrontavo il problema della fortuna di Dante nel mondo domenicano: mi sono letta tutti gli atti dei Capitoli provinciali di numerosi anni (fino agli inizi del quattrocento, anni in cui agisce il frate che ho studiato) e sono giunta alla conclusione che quella proibizione non ha alcun carattere teologico ma solo di norma di comportamento per cercare di comporre le numerose liti che scoppiavano fra i frati di un singolo convento in quel periodo: i problemi più importanti da dirimere riguardavano l'approvvigionamento economico e quindi il rapporto fra i frati più "dotati" a cui era concesso studiare e basta e quelli che dovevano invece "lavorare" e cercare fondi per mantenere gli altri; altro problema spinoso, che creava molte liti ed era legato al primo, era il possesso dei libri del convento, che i magistri più prestigiosi ritenevano quasi come un possesso personale (il mio Frate Stefano avrà una vasta querelle con il convento di S. M. Novella proprio a causa di ciò); per questo motivo io ritengo che la proibizione a leggere Dante mostri esattamente il contrario di quello che i dantisti hanno di solito rilevato, magari leggendo le parole della proibizione in modo superficiale e senza tenere conto del contesto: gli anni '30 del trecento sono quelli in cui esplode a Firenze il culto di Dante: verosimilmene questa passione coinvolge anche i giovani frati domenicani che preferiscono leggere Dante piuttosto che i testi teologici del loro "cursus studiorum" scatenando le ire di quei frati che li devono mantenere con il proprio lavoro o che si occupano della loro formazione; per tale motivo viene deciso che i frati devono occuparsi di teologia e non devono perdere tempo a leggere i versi di un poeta. Nel testo che le manderò domani potrà comunque trovare anche i riferimenti bibliografici per poter leggere ciò che è stato scritto sull'argomento, testi che potrà trovare nella Biblioteca della Società Dantesca Italiana, via Arte della Lana 1, Firenze tel. 055/294580 aperta dal Lunedì al Venerdì dalle 9,30 alle 13,30 e il giovedì anche dalle 14,30 alle 17,30.

Cordiali saluti

Giovanna Puletti, Società Dantesca Italiana

31.V.2010, bibl. della Società Dantesca: F. Santi, Mistica e crisi della teologia universitaria, AA. VV., Il "liber" di Angela di Foligno e la mistica dei secoli XIII-XIV, Spoleto 2009, 313-54; in pp. 345-54 § I domenicani vittime della crisi universitaria e il loro interesse per Dante. Menziona proibizione di Dante 1335. Nulla di speciale.

 


Andrea di Buonaiuto da Firenze, capitolo SMN_est (1365-67), chiesa e società. Il dettaglio rappresenta Dante Alighieri? o il simlolo di un funzionario civile?