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Chiesa Santa Caterina di Pisa

Cronica di Santa Caterina in Pisa. 
Copisti autori modelli
,

«Memorie domenicane»
27 (1996) 211-291.

  Premessa | # nota cronologica
 #abbreviazioni bibliografiche
8 I primi tre cronisti: Bartolomeo da San Concordio († 1346), Ugolino di ser Nuovo dei Cavalosari († 1364), Domenico da Peccioli († 1408)
1 Brevemente sugli Annali: Pisa, Bibl. Cateriniana 42 9 I cronisti a lavoro  a b c d e f g h i j k l  m
2 La Cronica: Pisa, Bibl. Cateriniana 78 | Prologus 10 I tempi di Domenico da Peccioli  2 3 (1390-1406)
3 Autori e copisti 11 Simone di Filippo da Cascina b | di proprio pugno
4 Autografia di Domenico da Peccioli († 1408) 
 
libri | sottoscrizioni | ego
12

Cronaca pisana e riforma veneta

- giovani pisani a San Domenico di Castello 1394 | lettere di ser Nuccio da Pisa 1395, 31.X.1398, di Domenico da Peccioli 1395 | riformati in Pisa 1398 | Giovanni "Dominici" in Pisa quaresima 1399
| identificazione 
1 2 3 4 5-6 7 8 9 10  | ë

5 I copisti della Cronica pisana
6 Chiose tardive e giunte d'autore
7 Note linguistiche
 |
Bartolomeo da San Concordio: de accentu, de ortographya
 

13. Liste capitolari del convento pisano (1382-1440): da ASF, Notar. antecos.

 

25 ag. 1382

25 nov. 1382

5 ott. 1387

21 dic. 1398

1 nov. 1406

20 ott. 1408

 

18 apr. 1414

1 sett. 1414

13 apr. 1415

26 ag. 1416

6 febbr. 1417

5 nov. 1425

13 dic. 1440

 

..\cronica\index1.htm    usa stile pisano

 

ediz. 2005  ■  abbrev&aggiorn. bibliogr.

Premessa. Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis

Data alle stampe da Francesco Bonaini centocinquant'anni or sono, a tutt'oggi frequentemente letta e citata. Molteplici le confessioni d'insoddisfazione dell'edizione, diffusi i sospetti di lettura, frammentari gli emendamenti proposti. Unica rassegna paleografica del testo, e unico tentativo di metterne a fuoco i problemi critici, rimane il remoto contributo di Riccardo Barsotti (1928).

Ricerche in corso[1] sulle cronache due-trecentesche dei conventi domenicani dell'area umbro-toscana (cronica fratrum o cronica fratrum mortuorum, denominano se stesse) approdano a quella pisana. La meno ossequente al prototipo fiorentino, benché ne accolga il funzionamento di base; la più marcata d'individualità redazionale, la più carica d'intenti precettivi nell'atto d'elaborare l'esemplarità normativa degli elogia. Decisiva per seguire le sorti d'un genere di libro inventato sull'onda prorompente dei conventi mendicanti urbani (1280 data la prima cronaca della serie), e ora  -  ultimissimo Trecento  -  rilanciato all'incrocio col primitivo movimento di riforma interna. Quasi a medicare una frattura in atto. La dignitas conventus (dignus è un lessema di bandiera nel cronista Domenico da Peccioli) umiliata dal crollo demografico e compromessa da figli degeneri. In dolorosa simpatia con i tempi della città; all'estremo tratto della propria decadenza, abbandonata alla disgregazione interna e dunque più esposta ad appetiti esterni; desolata, «un'ombra dell'antica grandezza»[2]. Amata tuttavia. Ed esaltata dal rimpianto delle glorie antiche. «Ibi Comites, ibi Orlandi, ibi Verchionenses, ibi Lanfranchi et Cortinghi, Gualandi et Parlascinghi atque nobiles de Caprona et alii venerabiles cives quibus tunc civitas tota florebat» (n° 1 f. 2v).

La testimonianza della Cronica pisana è tuttora compromessa dalla precaria edizione corrente; avviluppata a sospette relazioni tra autenticità e redazione, tra autografia e copia; smarrita in indefinite regioni cronologiche. Un persistente malessere raffrena il lettore dall'appellare all'autorità della Cronica; perplesso circa lo strato semantico cui il cronista affida le propre intenzioni (l'autorità del fatto e suoi nessi, ad esempio, o piuttosto i modelli esemplari elaborati con l'incerta materia fattuale?). E lo storna dai forti propositi lanciati fin dal prologo; prologo di programma, intellettualmente armato, non più di legenda, com'era quello delle precedenti cronache sorelle. 

È giocoforza dunque sulle questioni critiche riprendere il via là dove s'era arrestato il Barsotti; e articolare distintamente passi e trapassi, anche a costo di scolastica austerità. Mentre i rarefatti sostegni fattuali (specie cronologici) della Cronica, quasi segno d'indifferenza dove non sussista l'attenuante della distanza, suscitano per opposizione un accanimento documentario; non per opporre un'istanza positivista, ma per recintare il testo e obbligarlo a svelare il registro della sua scrittura: i luoghi dei suoi intenti, il lessico dei suoi messaggi.

Così vuole lo stato delle cose.

Nota cronologica. Date annuali di Cr Ps s'intendano in linea di principio in stile pisano: 25 marzo inizio dell'anno, anticipato di un'unità. Scritture tipo 16.VI.1378/7 convertono l'anno del documento in anno comune dopo la barra. Cf. La Cronaca di Santa Caterina di Pisa usa lo stile pisano?, MD 16 (1985) 325-34. Uno sconosciuto capitolo elettivo in Siena 1312, MD 19 (1988) 400 n. 13.
Per la breve ripresa di Simone da Cascina, Cr Ps ff. 39r-40v, annotazione specifica nel capitolo sui "tempi del cronista Domenico da Peccioli".


[1] Quel che la cronaca..., MD 18 (1987) 227-325; Il "lector romanae curiae" ..., Turnhout 1992, 130-39; Autografi di Bartolomeo di Tebaldo da Orvieto, AFP 62 (1992) 135-74; Viterbo..., AFP 65 (1995) 185-233; Perugia, AFP 65 (1995) 235-303.

[2] O. Banti, Iacopo d'Appiano. Economia, società e politica del comune di Pisa al suo tramonto (1392-1399), Pisa 1971, 7. Libro di primaria importanza per il nostro periodo. Ne devo esemplare alla cortesia dell'A.


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