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1307-1309

10 febbraio 1307: vedi scheda 10.II.1296.

18 giugno o del 1307 o del 1312    Sermone Eadem quippe mensura

Dominica IV post Trinitatem, sermo VI: Eadem quippe mensura qua mensi fueritis remetietur vobis (Luc. 6, 38; cod. G4 170vb-172ra): Exemplum de penitentia sancte Marine cuius festum est hodie (172ra).

Domenica IV dopo la Trinità (= V dopo Pent.), di cui Luc. 6, 36-42 è vangelo, concorre col 18 giugno, festa di santa Marina, negli anni 1307 e 1312 (Pasqua 26 marzo).

FI 29 luglio 1307    Esecuzione delle volontà testamentarie di Neri di Piero di Guardi; tra i testi anche Remigio

Alla presenza di fr. Pietro da Orvieto priore provinciale e di fr. Giovanni dei Tornaquinci priore di SMN, fr. Pace di Gualterone OP esegue disposizione testamentaria di Neri del fu Piero di Guardi relativa a un lascito da frutti d’un podere sito nel popolo SMN destinato a una pietanza per i frati del convento fiorentino nel giorno di san Pietro Martire. «Testes fuerunt ad hec vocati et rogati fr. Remigius magister ipsius ordinis Predicatorum et fr. Petrus et fr. Karus dicti ordinis Predicatorum» (ASF, SMN 29.VII.1307).

Per il provinciale Pietro di Bonaguida da Orvieto († 25.IV.1313) cf. Cr Ov 57.

Secondo il Liber recordationum novus (1365-1400 ca.) (= ASMn I.A.3) Neri di Piero di Guardi testò il 13.XI.1302 (Necr. I, 275). Il 23.IX.1303 fr. Pace dispone del lascito di Neri del fu Piero di Guardi del popolo San Pancrazio circa la pietanza nella festa di san Pietro Martire, «ita tamen quod dictum prandium in alium diem non possit transferri et non possit vendi vel alienari, et dicta pecunia in alium usum non possit deputari. Et si secus fieret, tunc et in eo casu dicti fratres careant dicto prandio, et decrevit quod dieta pecunia detur conventui fratrum Minorum de Florentia pro uno prandio faciendo in festo Pentecostes » (ASF, SMN 23.IX.1303). Vicende dei beni lasciati ai frati Predicatori da Guardina († 1325), figlia di Guardi di Rustichino e vedova di mr Cardinale dei Tornaquinci (costui morto nel 1287 ca.: ACP 82/10-11 da leggere «d. Cardinalis de Tornaquincis» ed inserire nell’index extraneorum di fine volume), e pervenutile dall’eredità di Neri di Piero di Guardi, in ASF, Conv. soppr. 102 n. 105 ff. 12r-15r; tra gli esecutori fr. Pace di Gualterone e Ghita figlia di Guardina e vedova di Branca degli Scali (v. anche ASF, S. Pancrazio 16.IV.1324). Altra figlia di Guardina è Cecca, moglie di Banco Passavanti e madre di fr. Iacopo Passavanti.

Sorelle di Neri e figlie di Piero di Guardi sono: Dina, Ricca, Ghilla, Labe e Giovanna. Labe è moglie di Ceffo di Boninsegna dei Becchenugi, il cui figlio Guccino perpetrò in novembre 1302 l’omicidio contestato ai mandanti Girolamo e Mompuccio dei Girolami (Tratt. pol. 73-74). Chiesa San Pier Scheraggio, 14.VI.1309: «d. Guardina vidua uxor olim d. Cardinalis de Tornaquincis et filia condam Guardi Rustichini, et d. Dina vidua uxor olim Lapi Soldanerii et d. Riccha vidua uxor olim Banchi Melglorelli sorores filie olim Pieri Guardi et sorores olim Nerii filii dicti Pieri Guardi condam», dall’eredità di Neri di Piero di Guardi spettante, dopo la morte avvenuta del figlio maschio Piero minorenne, ad Elisabetta, figlia anch’essa minorenne di Neri, a Ricca, a Dina, a Labe e a Ghilla, provvedono alla parte di Elisabetta, di cui sono tutori Ceffo del fu Boninsegna [dei Becchenugi], Benuccio del fu Senni del Bene e Guardino del fu Iacopo. Tutto ciò alla presenza «d. Albertini Musciacto de Padua honorabilis executoris ordinamentorum iustitie comunis et populi florentini» (ASF, Riformagioni 4.VI.1309).

Cecca vedova di Banco Passavanti, Dina e Giovanna figlie del fu Piero di Guardi, tra le donne della Penitenza di san Domenico (ASF, NA 3143, f. 16r: 24.XII.1319).

albero genealogico (accoglie anche fr. Iacopo Passavanti, che a rigore dell'arbor consanguineitatis medievale dovrebbe comparire nella linea maschile di Banco Passavanti) in p. 249 di edizione a stampa. Iacopo Passavanti, Lo specchio della vera penitenzia [1355-57 ca.], ed. critica a c. di G. Auzzas, Firenze (Accademia della Crusca) 2014, pp. 612.

20 ag. o del 1307 o del 1312    Sermone Vade et tu fac similiter

De beato Bernardo, sermo II: Vade et tu fac similiter (Luc. 10, 37; cod. D 268va-269ra): Ultimum verbum est evangelii dominicalis prolatum a Domino nostro infra octavas Assumptionis Virginis gloriose et in festo beati Bernardi citharedi eius (268va).

Luc. 10, 23-37 è vangelo di domenica XIII dopo la Trinità (= XIV dopo Pent.) che concorre con la festività di san Bernardo, 20 agosto, entro l’ottava dell’Assunzione (15-22 agosto) negli anni 1307 e 1312 (Pasqua 26 marzo).

Foligno sett. 1307    fr. Angelo da Spoleto lettore sentenziarío in FI

CP Foligno, convocato per il 14 settembre (ACP 163/23-25): aveva provveduto alla nomina dei lettori ma i copisti accennano la lista e poi la troncano (166/11). «In conventu florentino leget Sententias fr. Angelus de Spoleto, ubi assignamus studentes fratres Petrum de Tructa etc.» (166, 14-15).

Angelo da Spoleto: lettore in Spoleto 1305 (ACP 154/30-31), nel 1329 privato della lettoria e punito con sei giorni a pane e acqua perché sottrattosi agli ordini del vicario del provinciale (250/25-28).

1° ott. o del 1307 o del 1312    Sermone Induite novum hominem

De beato Remigio, sermo III: Induite novum hominem... Eph. 4 [,24] in epistola dominicali. Possunt autem ista verba convenienter adaptari ad beatum Remigium archiepiscopum remensem cuius hodie agimus festum (cod. D 397ra-va).

Domenica XIX dopo la Trinità (= XX dopo Pent.), di cui Eph. 4, 23-28 è epistola, concorre con la festività di san Remigìo vescovo, 1° ottobre, negli anni 1307 e 1312 (Pasqua 26 marzo).

FI 8 ott. o del 1307 o del 1312    Sermone Paratum est cor meum

De beata Reparata, sermo II: Paratum est cor meum, Deus (Ps. 107, 2; cod. D 396rb-va): Istud verbum congruit beate Reparate et quantum ad ipsius vocabulum et quantum ad ipsius factum; congruit etiam evangelio dominice, in quo ter ponitur vocabulum parationis, scilicet «prandium meum paravi» [Mt. 22, 4], «et omnia parata sunt» [Mt. 22, 4] et iterum «nuptie quidem parate sunt» [Mt. 22, 8] (396rb).

Mt. 22, 1-14 è vangelo di dom. XX dopo la Trinità (= XXI dopo Pent.); tale domenica concorre con la festa di santa Reparata, 8 ottobre, negli anni 1307 e 1312 (Pasqua 26 marzo). La santa è della liturgia fiorentina e titolare della chiesa cattedrale.

29 ottobre o del 1307 o del 1312    Sermone Magister scimus quia verax es

Dominica XXIII, sermo VI: Magister, scimus quia verax es et viam Dei in veritate doces (Mt. 22, 16; cod. G4 233va-234va): Item exemplum de beato Narcisso episcopo ierosolimitano cuius festum est hodie, qui fuit etiam magister doctor et rector..., ut habetur in libro VI Ecclesiastice hystorie c. 9 (234va).

Dom. XXIII dopo la Trinità (= XXIV dopo Pent.), di cui Mt. 22, 15‑21 è vangelo, concorre con la festa di san Narciso, 29 ottobre, negli anni 1307 e 1312 (Pasqua 26 marzo). «Et nota de beato Narcisso in VI libro Ecclesiastice hystorie, cuius festum est quarto kalendas novembris...» (cod. G4 228va). Il santo non era nel calendario domenicano.

Perugia giugno 1308    I baccellieri tengano lezione sul testo del Liber sententiarum di Pietro Lombardo non della Summa di Tommaso d’Aquino

CP Perugia, convocato per il 29 giugno (ACP 168/10-13): «Item volumus et ordinamus firmiter observari quod lectores et baccellarii legant de Sententiis [subintellige magistri Petri Lombardi] et non de Summa Thome (169/5-6). Item inhibemus districte ne aliquis secularis ad lectiones alias quam ad theologicas admittatur sine prioris provincialis licentia speciali» (169/14-15). Nella lista di nomina dei lettori non si provvede al lettorato fiorentino (170/15-16). «Assignamus studentes in studio florentino fratres Petrum de Piperno etc.» (170/17-18).

CG Padova, 2-8 giugno 1308: «Committimus reverendo patri magistro ordinis ordinacionem studii Parisiensis et aliorum studiorum generalium, quod ipse de magistris et bacallariis et lectoribus biblie ordinet et disponat, prout promocioni studiorum et utilitati studencium viderit expedire. Et quantum nostra interest, ordinamus quod magister dictam ordinacionem circa ipsos bacallaureos studeat, prout expediens viderit, prevenire» (ACG II, 37/11-16). Il CP 1308 fu certamente celebrato dopo il CG dello stesso anno perché alle deliberazioni di quest’ultimo fa esplicito rimando (ACP 169/20).

FI 26 ott. 1308    petizione di Filippo e riconosciuta innocenza del padre Girolamo di Salvi del Chiaro dei Girolami

Priori e gonfaloniere di giustizia della repubblica fiorentina presentano al consiglio dei cento, e ai consigli speciale e generale del capitano con partecipazione delle capitudini delle arti, la petizione di Filippo, figlio ed erede del fu Girolamo di Salvi del Chiaro dei Girolami. In essa Filippo chiede d’esser reintegrato nei beni paterni confiscati in seguito a condanna di Girolamo per presunto omicidio pronunciata in nov.-dic. 1302. I consigli riconoscono l’innocenza di Girolamo e approvano la petizione di Filippo (Tratt. pol. 71-84).

12 marzo 1309    Sermone Auferam cor lapideum

Dominica IV quadragesime, feria quarta, sermo VI: Auferam cor lapideum de carne vestra et dabo vobis cor carneum (Eçe. 36, 26; cod. G4 93rb-vb): Quarto quia habet duritiem. Fenum habet ariditatem sed non duritiem. Iob 41 [,15] «Cor eius indurabitur quasi lapis» (...). Sed beatus Gregorius in omnibus predictis fuit contrarius lapidi (93vb).

Se l’applicazione a san Gregorío implica, come sembra, la ricorrenza liturgica del santo, il sermone è del 1309, unico anno nella cronologia remigiana in cui mercoledì di dom. IV di quaresima cade il 12 marzo, festività dì san Gregorio Magno (Pasqua 30 marzo).

FI 23 apr. 1309    In morte di Lottieri d'Odaldo della Tosa vescovo fiorentino

De mortuis, De episcopo, sermo III: Pontifex ex hominibus assumptus (Hebr. 5, 1; cod. G4 384va-385va):

Circa reverendam personam d. Lotherii episcopi florentini quem Dominus hodie abstulit ab hominibus et ad se sumpsit per mortem, tria possunt notari in verbo proposito. Et primo eius status quia Pontifex, secundo eius cetus quia ex hominibus, tertio eius transitus quia assumptus. Et quidem eius status ostenditur fuisse prelate dignitatis quia Pontifex, sed eius |384vb| cetus ostenditur fuisse humane societatis quia ex hominibus, sed eius transitus ostenditur fuisse divine equitatis quia assumptus (384va-b). Ipse enim fuit Petrus quia fuit prelatus; fuit Iacobus quia secundum nomen suum fuit luctator, si nomen suum sit Lucterius secundum vulgare, quasi dictum a lucta (385rb).

Lottieri di mr Odaldo della Tosa: canonico fiorentino già negli anni ’70 (ASF, NA 17563, f. 17r: 2.VII.1272; La pace 240); eletto nel 1286 vescovo fiorentino insieme con Schiatta degli Ubaldini da un capitolo canonicale discorde, declina ogni diritto d’elezione (ASV, Reg. Vat. 43, f. 133r: 28.V.1286). Vescovo di Faenza dal 1287 al 1302 (Il codice di Lottieri della Tosa, a c. di G. Lucchesi, Faenza 1979; in doc. 6 del 23.I.1289 è detto «filius olim d. Odaldi de la Tosa», p. 19). Trasferito alla sede fiorentina il 20.I.1302 (Reg. Bonif. VIII, n. 4308), ne prende possesso il 24 febbraio dello stesso anno (ASF, S. Pier Maggiore 24.II.1301). Muore il 23 aprile 1309 (Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, I.3.6, Obituario di Santa Reparata, f. 19v, sub viiii kal. maii: «1309. d. Locterius episcopus florentinus»). Prende intensamente parte alle lotte politiche della città, insieme con  -  talvolta contro  -  i propri consorti Tosinghi. ASF, NA 11484, protocollo del notaio vescovile Lapo di Gianni, ne dà molte notizie.

FI 11 luglio 1309    In morte di Rosso di Gottifredi della Tosa

De mortuis, De milite, sermo IV: Erat autem ruphus et pulcher aspectu (I Reg. 16, 12; cod. G4 393va.394rb):

Verba ista ad literam dicta sunt de David ungendo in regem temporalem et possunt intelligi de d. Rupho vel Rubeo per mortem corporalem ungendo, si Deo placuerit, in regem eternum (393va-b). Circa secundum nota quod rubedo accipitur in bonum et malum (393vb). Item color rubeus causatur ex verecundia. Et autem verecundia peccati verecundari de bono (...). Proprie enim loquendo solus rubeus color est medius inter album et nigrum per equidistantiam, unde pertinet ad virtutem, que sine igne caritatis esse non potest (...). Et iterum facit verecundarí de malo perpetrato et facere de eo penitentiam per contritionem per confessionem et per satisfactionem (393ra). Circa tertium nota quod fuit pulcher corpore..., item pulcher civilitate scilicet non mentiendo, non prodendo cives suos, iuxta illud Prov. 15 [, 26] «Purus sermo pulcherimus firmabitur». Pulcher non prodendo, pulcrior non mentiendo, sed pulcerimus non sibi acquirendo et ab aliis auferendo, quantumcumque esset magnus (394rb).

In morte di mr Rosso di mr Gottifredi della Tosa (Tratt. pol. 20-21 n. 41), casato dichiarato magnate nel 1293, personaggio eminente nella FI dei bianchi-neri; capeggiò la fazione nera rivale a quella di mr Corso dei Donati. Davidsohn IV, 544-45; Compagni III, 38, che dà il nome di due figli di Rosso: Simone e Gottifredi, i quali «dalla Parte durono fatti cavalieri»; anteriormente al 1316, perché Simone «filius condam d. Rossi de la Tosa» porta il titolo di dominus (ASF, NA 3142, ff. 12r-13v: 15.V.1316; 3143 (B 2129), f. 29v: 8.VI.1320); cf. G. Salvemini, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze e altri scritti, Milano 1972, 170-71. Villani vol. II, 840a.

da sett. 1309 a maggio 1311    priore provinciale

Provincialato di Remigio. Il CG Saragozza maggio 1309 assolve dalla carica il priore provinciale della provincia Romana fr. Pietro di Bonaguida da Orvieto (ACG II, 42/13; Cr Ro 118). Il CP Firenze 1309, convocato per il 14 settembre (ACP 171/28-29), ha il nuovo provinciale (175/30-31), che risulta essere fr. Remigio (Cr Ro 119: all’anno 1310), eletto dalla medesima assemblea capitolare di settembre 1309.

FI sett. 1309    Fr. Giordano da Pisa predica in piazza SMN all’apertura del capitolo provinciale

CP Firenze, convocato per il 14 settembre (ACP 171/28-29): «Assignamus studentes in theologia Florentie ubi assignamus studentes fratres etc. Item assignamus [studium?] theologie in conventu pisano ubi leget biblice fr. Iordanus cui assignamus etc.» (174, 3-6). Il CG 1308 aveva disposto «quod in singulis provinciis conventus aliquis seu aliqui statuantur, in quibus sola biblia legatur biblice, et ad illud studium fratres ydonei mittantur» (ACG II, 34/26-28).

Il 14 settembre 1309 fr. Giordano da Pisa predica nella piazza di SMN in occasione dell’apertura del CP (Prediche, ed. D. Moreni, Firenze 1831, II, 30-41).

Cr Ps 451 dice sì che Giordano fu «diffinitor capituli provincialis» ma non dà l’anno. Bisogna tener distinti due diversi titoli e fasi di partecipazione al capitolo: quella dei capitolari dell’assemblea generale (priori, predicatori generali e soci dei priori); quella dei quattro definitori, eletti dalla medesima assemblea, e che insieme col provinciale discutono le questioni ed emanano le deliberazioni capitolari (diffinitiones). Vi fa più volte esplicito riferimento lo stesso Remigio nella serie dei sermoni sui capitoli provinciali (cod. G4 255vb-268va). «Sicut vos scitis, nos sumus modo in capitulo congregati ut eligamus priorem provincialem et diffinitores capituli provincialis, et ideo verbum propositum [David elegit sibi quinque limpidissimos lapides de torrente: I Reg. 14, 40] non incongrue videtur assumtum; ex quo quidem verbo et in quo, circa imminentem electionem aliquid elicere possumus ex parte eligentium quia David elegit sibi, et aliquid ex parte eligendorum quia quinque limpidissimos lapides de torrente (...). Eorum ad quos spectat presens electio, alii cernuntur esse in gradu priorum, alii in gradu predicatorum generalium et alii in gradu sotiorum priorum» (cod. G4 258ra). Cf. Constitutiones OP  II, 3; II, 5; II, 7 (AFP 1948, 50, 53-54, 55-56).

Mi è nota una sola testimonianza circa i nomi dei definitori eletti dall’assemblea capitolare, ed è relativa al CP Viterbo 1296: provinciale fr. Giovanni da Poli, definitori ffrr. Trasmondo da Orvieto priore di Viterbo, Niccolò da Prato, Iacopo priore di Spoleto, Rainono da Viterbo (ASS, Spoglio Contratti dell’Arch. S. Domenico B 56 [XVII s.], ff. 95v-96r: lettera del provinciale fr. Giovanni, Viterbo 13.1X.[1296]; pergamena originale irreperibile).

sett. 1309-1319    Fr. Iacopo detto Avemaria, del popolo-parrocchia San Iacopo tra i Fossi (oggi Via dei Benci), assistente di Remigio

«Frater Iacobus conversus, populi Sancti Iacobi inter Foveas, dictus Avemaria eo quod beatam Mariam virginem frequenter salutaret, fuit vestiarius longo tempore, et servivit venerabili patri magistro R(emigi)o in provincialatu, postea usque ad finem vite dicti magistri R(emigii) adiuvans ipsum in horis canonicis et officio beate Virginis dicendis; perseverans autem in devotione usque ad terminum sui obìtus, die noctuque ruminando psalmos patienterque graves corporis infirmitates ferens. Vixit in ordine circa XLIII annos, obiit autem die XX iulii MCCCXXVII in festo Margarite» (Cr SMN n° 251).

ASF, SMN 2.II.1287 nell’atto del 2.II.1287/8 «fr. Borgense [Cr SMN n° 210] et fr. Iacobo conversis». ASF, Conv. soppr., S. Iacopo a Ripoli 1, n. 46 (7.IV.1289): Lotta di Girolamo di Biliotto dei Girolami lega «fr. Iacobo converso dicti ordinis s. 10 f. p.». ASF, NA 3142, ff. 16v-17r (9.V1.1316): testamento di Tavernaia, detta Naia, del fu Guccio di mr Iacopo dei Giudi e vedova di Pagno dell’Ischia «vestita de habitu fratrum Predicatorum»; tra i frati domenicani testi «fr. Iacobo dicto Avemaria».

Roma tra 1309 e 1311(?)    In morte di Margherita da Palombara monaca di San Sisto in Roma

De mortuis, De sorore, sermo III: Una pretiosa margarita (Mt. 13, 46; cod. G4 399ra-va):

Verba proposita satis bene conveniunt isti sancte sorori quam Dominus vocavit ad se, que vocata est Margarita, que fuit una in persona, pretiosa di valuta, e(t) margarita per nome e(t) per simigliança. Fuit una per puritatem, pretiosa per caritatem et margarita per humilitatem. Fuit una in vita, pretiosa in morte sed margarita post mortem.

Circa primum nota quod secundum Philosophum "Unum est indivisum in se et divisum ab aliis". Ita igitur habuit indivisionem carnis per puritatem virginitatis, ut posset dicere de ipsa Christus illud Cant. 6 [,8] «Una est columba mea», columba scilicet que fuit de Palombaria orta; que habuit planctum pro cantu, non planxit pro morte carnalium consanguineorum et amicorum nec pro dampno temporalium rerum sed pro peccatis suis et aliorum (399ra-b).

In morte di suor Margherita da Palombara (= Palombara Sabina, prov. Roma), monaca del monastero domenicano di San Sisto in Roma. Margherita appare la prima volta nella lista capitolare del monastero 20.IV.1273: «d. Margarita de Palumbar(a) » (BAV, Arch. del capitolo di S. Pietro, capsa 36, fasc. 144, e capsa 62, fasc. 394: ed. Le più antiche carte del convento di San Sisto in Roma, 905-1300, a c. di C. Carbonetti Vendittelli, Roma 1987, 311, 317, dove sono pubblicati integralmente anche i docc. fino al 1300 qui appresso segnalati). San Sisto, 19.VI.1300: atto di permuta fatta «domine sorori Iacobe priorisse monasterii Sancti Sixti de Urbe... necnon et religioso viro domino fr. Nicolao de Tuderto vicem gerenti prioris dicti monasterii»; prestano consenso «dicta domina priorissa et conventus eiusdem monasterii scilicet soror Constantia, soror Palmeria, soror Soffia, Medelea, Maria Bobonis, Mathea de Tineosís, Dominica, Andrea de Marmorata, Iordana, Marina, Margarita de Palommaria, Angela Bovaccian(is), Mabilia de Artioninis, Laurentia de Thedallinis et Andrea de Sancto Heustachio congregate ad sonum campagne in loco ubi congregari consueverunt, presentibus volentibus et consentientibus eisdem dicto domino fr. Nicolao, fr. Iohanne de Monte Catino, fr. Andrea de Monte Pulciano, fr. Angelo et fr. Andrea converso predicto» (AGOP XII.9000, n. 16). Medesimo luogo e giorno in transazione connessa con la precedente, con lista delle suore capitolari che prestano consenso, tra cui «Margarita de Palumbaria» (AGOP XII.9000, n. 17). «Nobilis vir Bertullus de Palommaria» oltreché fideiussore dà in mutuo al monastero 300 fiorini d’oro per acquistare un casale fuori Porta Maggiore e porta del Laterano da mr Riccardo di mr Mattia degli Annibaldi (ib. XII.9000, n. 18: 28.VI.1300); vende al monastero beni per il valore di 240 fiorini d’oro (ib. XII.9000, n. 19, una delle due pergamene sotto la stessa data 30.III.1305; nella lista capitolare compaiono «Andree Palommarie subpriorisse, Egidie de Palommaria»); dona terreni al monastero (ib. XII. 9001, n. 41: 24.I.1299). Sorta una lite tra monastero San Sisto e convento OP da una parte, e Matteo, Iacopo e Pandolfo fratelli figli del fu Giovanni di Matteo Novello dall’altra circa la proprietà d’un terreno fuori Porta Maggiore, e affidata la lite all’arbitraggio di Giovanni da Poli OP arcivescovo pisano, monastero e convento OP, rappresentati dal priore fr. Matteo da Viterbo, solvono 200 fiorini d’oro ai tre fratelli e riscattano il pieno diritto di proprietà sul terreno in questione (4.III.1310). Il giorno dopo «d. Perna uxor dicti d. Iacobi et filia olim Petri de Palommaria» dà il proprio consenso al negozio; tra i testi fr. Donato da Firenze OP [Cr SMN n° 198] (ib. XII.9001, n. 43: 4.III.1310). Suor Margherita da Palombara non compare più oltre l’anno 1300 né in questi fondi diplomatici relativi al monastero San Sisto né in ASV, Fondo S. Domenico e Sisto (pergamene provenienti dal monastero San Sisto). «Acta sunt hec omnia Tybure in palatio d. Ranaldi de Palommaria» (AGOP XI.2120: 20.XI.1263). Cf. E. Silvi, Il dominio dei conti di Palombara Sabina in una ricostruzione dall’XI al XIII secolo, «Atti e memorie della Società Tiburtina di storia e d’arte» 59 (1986) 47-68; W.J. Koudelka, Le «monasterium Tempuli» et la fondation dominicaine de San Sisto, AFP 31 (1961) 5-81; Il convento di S. Sisto a Roma O.P. negli anni 1369-81, ib. 46 (1976) 5-24.

Il luogo del sermone non può esser che Roma, e monastero San Sisto, poiché Margherita da Palombara era membro d’un monastero di clausura. San Sisto era sotto la giurisdizione della provincia Romana OP (Le più antiche carte..., cit., docc. 97: 3.II.1244; 99: 14.V.1244; 115: 26.IX.1252), e vi era annessa una comunità di frati addetti alla cura delle monache, come si ricava anche da ACP. Bisognerà ricondurre il sermone di Remigio agli anni del suo provincialato (sett. 1309 - maggio 1311), quando visitava conventi e monasteri «sub cura ordinis». Altrove Remigio ricorda che san Luca «depinxit ymaginem pulcherimam beate Virginis que est in Sancto Systo Rome» (cod. D 328rb) e nelle antifone su san Luca: «pictor et imaginis mire venustatis» (cod. G4 407va). Su tale immagine bizantina cf. C. Bertelli, L’immagine del «Monasterium Tempuli» dopo il restauro, AFP 31 (1961) 82-111; Koudelka, ib. p. 16. Presenza di Remigio in Roma è documentata nelle schede 14.II.1311, 24.II.1311.

https://www.academia.edu/1436608/Il_registro_di_entrate_e_uscite_del_convento_domenicano_di_San_Sisto (Cristina Carbonetti)

http://www.comune.palombarasabina.rm.it/zf/index.php/storia-comune

Appendice. In morte della fiorentina Gemma, ante 1314-15; nessuna attendibile identificazione e ravvicinata datazione.

De sorore, IV: Genmula carbunculi. Eccli. 32[,7] (cod. G 4.936, ff. 399va-400ra. Unica informazione biografica è il prenome Gemma, e che i suoi consanguinei erano stati «expulsi et destructi in personis et rebus». Nella Firenze del tempo il nome Gemma ricorre frequentissimamente, e senz'altri dati antroponimici risulta difficile riallacciare questa Gemma a una delle tante famiglie che in occasione dei molteplici capovolgimenti politici della città subirono bando nella persona e guasto dei beni, cui fa allusione il sermone. Questo è anteriore agli anni 1314-15 di composizione del codice.

Una Gemma vedova di Bonaiuto di Mergugliese, del popolo Sant'Iacopo d'Oltrarno, «vestita di S. Maria Novella», «donna di Penitenza di SMN»), donò il 1 gennaio 1297 all'Ordine della Penitenza d'abito nero (la frazione d'orientamento domenicano) lire 48 e soldi 10 di f. p., e il 13 agosto 1297 lire 50 di f. p. (Meersseman, Dossier 236 § 60, 237 § 64). Il 26 marzo 1297 Loso, figlio del fu Bonaiuto di Mergugliese, compromette con lo zio e figlio di costui nella divisione di case site in Sant'Iacopo d'Oltrarno (ASF, NA 4111 (già C 102), f. 183r-v).

Una Gemma, vedova di Ristoro di Bencivenni Baroncini, «domina Penitentie de habitu fratrum Predicatorum», testa il 6 aprile 1302, dove tra l'altro si fa lascito ai frati di SMN di soldi 40 f. p. (ASF, NA 13364 (già M 293, II), ff. 53v-54r). Altre Gemme in Donne dell'ordine della Penitenza dei frati Predicatori nel 1319.

26 dic. 1309(?)    Napoleone degli Orsini cardinale legato papale

De allocutione vel receptione, De legato, sermo II: Melior est patiens viro forti qui dominatur animo suo expugnatore urbium. Prov. 16 [, 32]. Require in sermone de beato Stephano (cod. G4 349rb).

De beato Stephano, sermo IX: Melior est patiens viro forti (Prov. 16, 32; cod. D 51va-52vb): In verbo proposito duo possumus considerare, scilicet eius veritatem quantum ad dictum et eius congruitatem quantum ad propositum, sive adaptetur ad d. Neapuleonem legatum sive adaptetur ad beatum Stephanum. Quantum enim ad d. Neapoleonem congruit eius nomini et eius operi et eius fini. Nomini enim congruit quia Neapuleo potest dici a “neos” quod est novum et “purus” et “leo”, quasi scilicet novam puritatem habens et fortitudinem leoninam (...); vel “poliens novem” idest sex sextus civitatis, et comitatenses et vicinios et etiam clericos (51va). Secundo congruit eius operi quia ipse multa difficilia aggressus est et multa sustinuit gravia et iniuriosa. Tertio congruit eius fini. Finis enim eius est pax (...). Pervenit ad pacem temporalem per restitutionem possessionum et concordiam civium, et ad spiritualem per absolutionem excomunicatorum et interdictorum (51vb).

La legazione del cardinal Napoleone degli Orsini, iniziata in febbraio 1306, si conclude tra fine 1308 e inizio 1309; il legato mai entra a FI; si muove tra Romagna Arezzo e Casentino; a Roma in febbraio 1309 (C.A. Willemsen, Kardinal Napoleon Orsini, Berlin 1927, 26, 49, 204-05; Villani IX, 89). Clemente V rimuove ogni sentenza di scomunica, sospensione ed interdetto da FI, 11.IX.1309 (Reg. Clem. V, vol. IV n. 4600; anche da Lucca nel medesimo giorno, ib. n. 4735). La riconciliazione fu celebrata in FI nei mesi successivi (Davidsohn IV, 475-76: «alla vigilia di Natale»). Ma poiché il sermone sembra parlare di Napoleone ancora legato, non è da escludere che lo si debba anticipare di due anni (il 26 dicembre è festività di santo Stefano) in connessione con una prima provvisoria sospensione dell’interdetto del 1307 (Davidsohn IV, 474): «Eodem anno [1307] per legatum, videlicet Neapolionem, suspensum fuit interdictum in Tuscia ad divina celebranda, ut sic traheretur populus ad obediendum» (Vitae paparum avenionensium, ed. S. Baluze - G. Mollat, I, Paris 1916, 28); «a dì III di dicembre [1307] riebbono i fiorentini l’uficio» per opera del legato Napoleone (Cronichetta fiorentina, ed. P. Santini, Quesiti e ricerche di storiografia fiorentina, rist. Roma 1972, 129).  I «sei sesti» della città sono di FI.

Al seguito del cardinal legato sono fr. Filippo da Monte Vibiano OP (v. scheda Siena, luglio 1295) e fr. Oddorisio di Bertramo da Orvieto OP (Cr Ov 56-57). ASF, NA 17559, f. 13v (6.IX.1307); 8910 (G 167), ff. 26v (2.IX.1306; da Faenza 18.VIII.1306), 39v (5.VIII.1307), 45v (15.XII.1307: «fr. Ubertinus de Ianua OFM» delegato dal card. Napoleone in Toscana «ad paces faciendas et absolvendum omnes et singulos excomunicatos»; Ubertino da Casale o da Genova, toponimo della provincia religiosa: F. Callaey, étude sur Ubertin de Casale, Louvain 1911, 3, 7, 21 n. 1, 141). CP Foligno 1307 proibisce che i frati inoltrino petizioni al legato, se non tramite fr. Simone dei Salterelli (ACP 165-66); punisce due frati per aver sparlato del legato (167/17-22). CP Perugia 1308 rinnova la proibizione del capitolo precedente (168/25-28). CG Padova 1308: «Cum in observatia interdicti inter fratres et clericos nonnulla aliquando dissonancia oriatur, volumus et ordinamus quod fratres omnes, quantum secundum Deum poterunt, in hoc matrici ecclesie se conforment» (ACG II, 33/27-30).

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