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  4. Santa Maria Novella
(Gualtieri da Ganghereto 1321; Domenico "de Florentia" arcivescovo di Tolosa † 1422)

Torniamo al convento fiorentino. Che ne è - ci si chiedeva - dei frati della predicazione di Santa Maria Novella ignoti alla Cronaca conventuale? Contro la qualità di Cr SMN per il periodo qui preso in esame, vi è spazio per una sola risposta: non hanno perseverato nell’ordine. Nessuna sorpresa per i cronisti conventuali, i quali intenzionalmente si propongono di far memoria dei soli frati perseveranti. E nessuna sorpresa per noi, se solo consíderiamo le dimensioni del problema degli apostati e transfughi testimoniate dai capitoli generali e provinciali e dalle numerose bolle della cancelleria papale. Fonti esterne confermano il fenomeno. Del quale però è difficile, se non impossibile, fare una stima quantitativa che risulti significativa in rapporto alla demografia conventuale per la semplice ragione che nessuna fonte diretta si propone di redigere memoria dei frati non perseveranti. Di questi abbiamo notizia da documenti avventizi, relativi per lo più a negozi legali. Il loro numero pertanto è ben lungi dall’esser completo; né sappiamo, neppure approssimativamente, quanti manchino all’appello.

L’elenco qui elaborato per i frati della predicazione fiorentina accoglie in ordine alfabetico una venticinquina di nomi entro gli estremi 1280 e 1330 circa. Il primo immediato significato dell’elenco è che almeno 25 frati della predicazione fiorentina non sono registrati dai cronisti conventuali al lavoro sulle carte della Cronaca. L’appartenenza alla predicazione conventuale può sollevare, come già annotato, qualche difficoltà quando il documento non rilasci il toponimo d’origine o quando permanga incertezza sull’appartenenza dei territori periferici confinanti con più predicazioni conventuali. Molti nomi della primitiva bozza dello spoglio sono caduti per questa ragione. Qualche dubbio residuo è stato segnalato in calce alle schede. Ho escluso altresì nominativi appartenenti a casati certamente di ceppo fiorentino ma le cui vicende politiche o attività commercíali portarono a insediamenti fuori della repubblica fiorentina.

caso: fr. Gualtieri da Ganghereto ( 1321)

Non ho accolto nella lista il nome di fr. Gualtieri da Ganghereto - ignoto alla Cronaca di SMN - a motivo della frammentaria documentazione, sebbene il suo caso attivi per contrasto significative implicanze della cronica fratrum, anche laddove non fossimo capaci di ricostruire più articolate tappe della storia del personaggio.

MASETTI I, 277, riallaccia un «fr. Gualterius de Ubaldis Florentinus» agli spirituali, dei quali si occupano CG e CP nel secondo decennio del Trecento. Dal Masetti DAVIDSOHN VII, 70 e ID., Forschungem zur Geschichte von Florenz IV, Berlino 1908, 476, e letteratura sugli spirituali. Purtroppo il Masetti non fa cenno alcuno alla fonte da cui attinge (l'esemplare MASETTI in ASMN I.B.86, con note autografe dell'autore, niente contiene in I, 277 su fr. Gualtieri oltre quanto in stampa). Inoltre egli accosta a fr. Gualtieri e agli spirituali il caso del provinciale fr. Ugo dei Borgognoni da Lucca, di cui sappiamo solo quanto in CG 1303: «Super quibusdam falso impositis fratri Hugoni...» (MOPH III, 322), dove nessuna parola è fatta degli spirituali. Cautela su questa pagina del Masetti (I, 277), da cui ancora si attinge, aveva giustamente consigliato a suo tempo F. EHRLE, Die Spiritualen, ihr Verhältniss zum Franciscanerorden und zu den Fraticellen, «Archiv für Literatur- und Kirchengeschichte des Mittelalters» 3 (1887) 612-14.

Ignoriamo qui e gli spirituali e il de Ubaldis tramandato dal Masetti. Ecco invece le testimonianze dirette e attendibili a tutt'oggi disponibili:

1) Un «fr. Gualterius de Florentia ordinis Predicatorum doctor in utroque iure canonico et civili» vive in San Domenico di Bologna negli anni 1305-07, 1311; rilascia “consilia” giuridici ad istanza degl’inquisitori bolognesi: L. Paolini - R. Orioli, Acta S. Officii Bononie, Roma 1982, II, 616, 618, 623, 625, 666, 668; III, 151. ASV, Collect. 133, f. 165r (Bologna 1311). AFP 7 (1937) 100.

2) Firenze 27.IV.1315, missiva dei priori del comune fiorentino alle autorità di Bologna: «Inter ceteros cives nostros devotos sancte matris ecclesie atque guelfos in civitate Florentie bene meritos, vir religiosus et sapiens frater Gualterius de Gangareto de ordine Predicatorum [qui verosimilmente va appesa la giunta scritta in alto con segno di richiamo ./., non replicato nel testo: «cuius habitum sponte ut Deo serviret non in etate tenera sed sexagenarius sibi sumpsit»], dum seculariter se habebat, specialiter notabatur; et si ad opera fructuosa que ipse olim dominus Gualterius fecit in civitate Florentie respicere volumus, clarum et bonum de ipso possumus et debemus testimonium perhibere, ac constanter confidere ac sperare quod dum in sancta religione fuit Dei servitiis deputatus tanto magis electe se habuit ac honeste quanto religio requirebat. Et ideo cum ad nostrum venerit auditum quod ipse fr. Gualterius per generalem et fratres dicti ordinis convent(us) Bononie aliquo impedimento tenetur, in quo eidem compatimur, fraternitatem vestram affectuose precamur quatinus in favorem dicti fr. Gualterii velitis apud generalem magistrum et conventum predictos interponere partes vestras ita quod vestra intercessione ab omni impedimento et novitate nocua excludatur et in statu pristino reponatur nostri gratia et amore, quod reputamus gratiosum. Parati semper vobis et vestris pro viribus complacere. Data Florentie die xxvii aprelis, xiij indictione. Et in predictis velitis credere ser Arrigo Bocchi etc.» (ASF, Signori, Dieci di Balia, Otto di Pratica, Missive originali vol. 2, n° 50; giunta in calce, senza indicazione di richiami: «berlingherium generalem magistrum fratrum ord. Pred. et apud», verosimile frammento di bozza redazionale risultata erronea).

3) Firenze 30.XII.1321: il capitolo conventuale di SMN nomina procuratori quattro frati del medesimo convento; a nome del convento o dell'Opera della chiesa SMN o dell'ospizio di Figline o di quello di San Casciano, li deputa tra l’altro «ad introducendum et ad prendendum tenutam et possessionem cuiusdam casolaris olim domini Gualterii de Ganghereto», casolare spettante al detto convento; e poi a vendere il medesimo casolare (ASF, Notar. antecos. 3143, f. 78v).

Le informazioni complementari dei tre documenti vanno a favore di un'unica e identica persona: fr. Gualtieri da Ganghereto OP; detto anche fr. Gualtieri da Firenze OP dal suo convento d'origine, e del quale va ritenuto filius; Ganghereto (Terranuova Bracciolini, AR) nel distretto sud-orientale di Firenze confinante con quello aretino.

Giurista, messer Gualtieri; dottore in diritto canonico e civile, stimato personaggio della Firenze guelfa; si fa frate che è sessantenne (doc. 2). Da frate lo troviamo residente nel convento bolognese, qui detto "de Florentia" (doc. 1). Le autorità dell'ordine domenicano gli impongono delle restrizioni ("impedimentum"), non sappiamo quali e perché. Ha appoggi consortili o cittadini di rango, se a suo favore si muovono le massime autorità civili del comune fiorentino (doc. 2). Muore poco prima del 30.XII.1321 (doc. 3).

La cronaca fratrum di SMN, in anni di rigoroso funzionamento, non ne redige notizia biografica. Gualtieri ha ottenuto trasfiliazione? è deceduto non più frate? Il legame tuttavia col convento fiorentino lo ritroviamo riasserito quando SMN rivendica il possesso del casolare del fu messer Gualtieri da Ganghereto; detto dominus non frater (doc. 3).

caso: Domenico "de Florentia" arcivescovo di Tolosa († 17.III.1422)

«Et sciendum ac diligenter notandum quod in dicta electione Martini V tria supposita istius conventus florentini insimul se reperierunt, scilicet magister Leonardus generalis, fr. Iohannes Dominici cardinalis et magister Dominicus archiepiscopus tolosanus» (Cr SM  f. 58v, dentro la biografia n° 606 Fr. Leonardus Statii de Datis, † Firenze 16.III.1425). Sezione nn. 528-623 (decessi 1393-1439) della Cr SM, che soffre di qualche ritardo nella redazione delle biografie. In n° 532 († 1393) il cronista menziona fr. Giovanni di Domenico che «postea fuit cardinalis»; scrive dunque dopo anno 1408. In n° 585 († 1418) il cronista rinvia "a quanto dirà", de quo infra dicetur, ossia a n° 606 († 1425); quest'ultimo a sua volta redatto almeno dopo il 1430, perché decessi di tale anno sono preposti a 606. Fascia dunque redazionale da usare con cautela. Tre domenicani fiorentini al concilio di Costanza in occasione dell'elezione di Martino V (11.XI.1417) prestano irresistibile lusinga al lustro conventuale; raccolta dall'autorevole Giovanni di Carlo (OP 1443 ca., † 1503) e rilanciata ai cronisti e compilatori conventuali successvivi. Fino ad oggi. E lo sarà ancora a lungo. Senza interruzioni e senza sospetti. Roberto Lunardi, Firenze capitale della cristianità, VV., L'uomo del Rinascimento. Leon Battista Alberti e le arti a Firenze tra ragione e bellezza, Firenze 2006, p. 97a: oltre a Giovanni Dominici, «a Costanza erano stati sempre presenti anche altri due fiorentini illustri figli si SMN: Domenico arcivescovo di Tolosa, e Leonardo Dati». Ripercorra, chi ne abbia voglia, le fonti suggerite dalla bibliografia di base:

Quétif-Échard, SOP I, 772. SOPMÆ I, 318-19 (provincia Provinciae alumnus; natif d'Aix en Provence). Hierarchia catholica medii aevi I, 81, 406, 488. AFP 51 (1981) 134a. Necr. I, 152 n° 606, 588 n. 3; II, 142n, 391 (Giovanni di Carlo), 670a. A. Edelheit, Humanism, Theology, and Spiritual Crisis in Renaissance Florence: Giovanni Caroli's "Liber dierum lucensium". A Critical Edition, English Translation, Commentary, and Introduction, Leiden|Boston 2018, pp. 152 § 31, 240.

Qui una secca nota entro i confini normativi della cronica fratrum.

Domenico, maestro in teologia (qualche anno dopo il 1369), vescovo di Albi 1379-, di Saint Pons de Tomières (suffr. di Narbonne) 1382-, arcivescovo di Toulouse 1410-22. Tempi di scisma, area d'obbedienza avignonese. Messun legame, di nessun genere, emerge dalle testimonianze coeve tra Domenico e convento domenicano di SMN. La Cr SMN ignora Domenico e non ne redige biografia all'atto di morte, benché personaggio eminente, maestro in teologia, vescovo e arcivescovo: fatto già sufficiente a sollevare almeno il dubbio della reale filiazione fiorentina di Domenico, visto che intento primario della cronica fratrum è stendere breve biografia dei figli del proprio convento in occasione del loro decesso. Ma formali sono gli atti del capitolo generale Bruges 1369: assegnano a leggere le Sentenze a Parigi in ordine al magistero «fratrem Dominicum de Florentia[?] de provincia Provinciae» (H.Ch. Scheeben, Handschriften IV, «Archiv der deutschen Dominikaner» 4 (1951) p. 164, § assignationes; punto interrogativo dopo Florentia è originale dell'edizione). Capitolo gen. 1363 (MOPH IV, 401/10-11, § assegnazioni relative al convento di Montpellier, prov. di Provence) assegna «ad legendum ibidem bibliam fr. Dominicum de Florentia» (lettore biblico, senza titolo di magister): medesimo "Domenicus de Florentia" del capitolo Bruges 1369, come suggerisce il coerente curriculum scolastico.

Silenzio biografico di Cr SMN, e attestazione capitolare 1369 d'appartenza di Domenico alla provincia di Provence, sono complementari. Concorrono e si rafforzano a vicenda. Domenico arcivescovo di Tolosa, lì deceduto nel 1422, non è figlio del convento fiorentino; e nessuna omissione è imputabile alla cronica fratrum di SMN. Agli storici di topografia del meridione francese individuare il toponimo d'area provenzale (Florence?, Florent?) latinizzato in "de Florentia", e all'origine dell'equivoco.

caso: fr. Zanobi di Ricco degli Albizzi da Firenze (ritrovamenti archivistici 1996!)

L’onomastíca, che gioca tra fonetismo volgare e scrittura latina formalizzata, può presentare insidie nelle ricerche prosopografiche, creare addirittura fantasmi (ahi! ahi! l'Indice dei nomi propri nelle collettanee storiche!). Manovello, per aferesi ed epentesi consonantica, è esito volgare di Emanuel; in percorso inverso Recuperus latinizza il volgare Ricovero. Quiricus Chiricus Clericus Chirico Chierco possono denotare una medesima persona. Ubertus scambia con Albertus e Rub(p)ertus (anche sotto la penna del Villani II, 4, Uberto Cesare scambia con Ruberto Cesare), Egidius con Gilius. Iperetimologico biblico è Loth per Lottus Loctus Lotto Guidalotto. Ciapo è nomignolo di Iacopo. Il fr. Nanno del nostro elenco suona diminutivo, ma non mi pare riducibile a nessun antroponimo della Cronaca.

Dei frati del nostro elenco, di due è positivamente attestata l’espulsione (Gherardo, Zanobi degli Albizzi), di un altro il passaggio all’ordine benedettino (Iacopo da Calenzano). Nel caso di Niccolò dei Sigoli si è prossimi a sorprendere Cr SMN nell’atto della volontaria esclusione, come premesso nel prologo, di chi nell’ordine non ha perseverato. In occasione della morte (1300) di fr. Iacopo dei Sigoli il cronista scrive che con lui entrarono in religione due suoi figli; al decesso di fr. Giovanni di Iacopo il cronista ricorda che Giovanni era entrato in convento insieme col padre, ma non fa parola del fratello Niccolò, benché nelle altre notizie biografiche siano frequenti le annotazione sui fratelli o parenti frati. Nella scheda su Niccolò si troverà che costui nel 1308 era ancora nell’ordine (il cronista aveva redatto la notizia biografica del padre otto anni prima); non vi era più nel 1331, anno di morte di suo fratello Giovanni. Pace di Gualterone: lunga carriera conventuale, almeno dal 1282 al 1308, estremi documentati; muore prima di aprile 1319. La Cronaca lo ignora. Un’involontaria omissione? Se le lusinghe del mondo fanno valere i loro diritti sul ventenne fr. Niccolò Sozzi, sopra menzionato tra i frati senesi, non mancano ragioni alle crisi dei cinquantenni e sessantenni. Il primo della serie degli apostati evocati da Gerardo da Frachet era «antiquus in ordine», e l’ultimo era «grandevus, veneranda persona, litteratus, predicator bonus» (MOPH I, 290-91, 294-95).

La defezione dall’ordine per gli altri dell’elenco fiorentino è dedotta dal silenzio di Cr SMN. Certo, la defezione in se stessa non stupisce, vista la consistenza del fenomeno; ma si resta interdetti a dar nome e cognome a defezioni non direttamente testimoniate. La ricerca in verità è stata condotta con la persistente sensazione di muoversi su un terreno infido. Il fatto è macroscopico, ma lascia dietro di sé frammenti sparsi. Il furto è di enorme entità, ma del ladro non rimangono che evanite impronte di scarpe. La materia del caso e il controllo della sua notizia da parte dell’istituzione determinano la tipologia delle fonti residue: indirette e occasionali. Il rischio convive dunque con la ricerca, con l’interpretazione del documento e permane in parte con gli stessi risultati. Non dissuade tuttavia dall’impresa nel caso specifico. Cr SMN, e solo essa tra le Cronache conventuali, garantisce la conclusione per il periodo 1280-1330: i frati della predicazione fiorentina non registrati da Cr SMN non hanno perseverato nell’ordine. Di nuovo, non si può negare a priori che qualche dimenticanza possa essere occorsa anche nella registrazione coeva dei decessi. Ma a fronte della qualità redazionale di Cr SMN, tale involontaria omissione va provata non presunta. E presumere una venticinquina d’involontarie omissioni nel periodo qui considerato significa scaricare sospetti gravissimi sul lavoro dei cronisti, sospetti che le carte di Cr SMN respingono con eccezionali crediti di autorità.

caso: Guglielmo di Niccolò da Firenze o Vilielmus Nicolai Teuthonicus de Aquis, OP 1440 ca.

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