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(... 5. Le liste... )

In assenza d’una Cronaca conventuale coeva che permetta la sicura individuazione della predicazione dei singoli frati, dalle liste capitolari d’altri conventi non è possibile offrire rigorose percentuali della composizione conventuale. Prevalgono certamente sempre i frati della predicazione locale. La percentuale riscontrata nel convento fiorentino, e nel caso lucchese ora menzionato, possono ragionevolmente costituire un indice medio significativo anche per le altre comunità conventuali a motivo della circolazione del personale tra tutti i conventi della provincia e perché le liste capitolari, come ampiamente documentato da quelle fiorentine, non sono selettive dei frati della predicazione locale.

L’ordine di comparizione dei frati nelle liste fiorentine non appare dettato da un preciso criterio. Prevale, ma irregolarmente, precedenza dei più anziani per professione. Nelle sezioni finali delle liste è dato riscontrare più frequentemente frati esterni o che dagli Atti dei capitoli risultano assegnati come studenti. E assegnazione per studio dovrebbe render ragione della presenza nel convento fiorentino di frati d’altre province. Capitoli generali e provinciali, della provincia Romana inclusi, assegnano frati quali studenti negli studia di altre province. Frati stranieri appaiono per la prima volta nelle liste del 1304. Ma assegnazioni allo studio fiorentino da altre province sono certamente anteriori.

Il capitolo provinciale di Barcellona 1299, provincia di Spagna (ancora unica della penisola iberica), assegna «conventui Portugalensi... fratrem Dominicum Bonum, et revocamus eum a studio Florentino, ubi fuerat per Acta precedentis capituli assignatum»: R. Hernández, Pergaminos de Actas de los Capitulos Provinciales del siglo XIII de la Provincia Dominicana de España, «Archivo dominicano» 4 (1983) 46. Medesimo capitolo: «Item revocamus a studio Florentino fratrem Alfonsum Cruniensem, et assignamus eurn conventui Tudensi ad legendum ibi de Sententiis aliquam leccionem» (ib. p. 65). «Item mittimus ad studiurn Florentinum fratrem Martinum Iohannis de conventu Ulisbonensi, fratrem Alfonsum de Villapando» (p. 66). Queste ultime due disposizioni sono nella rubrica della provvisione circa gli studenti della provincia di Spagna impegnati negli studi di Parigi, Bologna, Colonia, Firenze e Barcellona (pp. 65-66 par. 6). È un dato che potrebbe rivelarsi di notevole importanza nella controversa questione: di quanti anni possiamo anticipare rispetto al 1311 (prima attestazione formale dello studio generale nel convento fiorentino: ACP 181) l’istituzione d’uno studio generale in SMN?

Saltuaria la presenza del lettore o del baccelliere sia nelle liste fiorentine che in quelle d’altri conventi, anche quando da altre fonti conosciamo il personale insegnante. La materia dell’atto capitolare non chiama in causa il ruolo specifico del lettore, cosicché non lo si convoca per fare il quorum del capitolo. Saltuaria risulta parimenti in atti non capitolari ma concernenti transazioni della medesima natura. Nel caso del convento fiorentino non è dato imbattersi in un fr. Remigio dei Girolami che pure fu lettore in Firenze per moltissimi anni, né in un fr. Niccolò di Brunaccio da Perugia lettore fiorentino per tre anni, né in un fr. Giordano da Pisa lettore almeno dal 1303. Esito casuale della perdita capricciosa dei documenti?

 ser Uguccione di messer Ranieri di Bondone
notaio di SMN

segnatura attuale

già

 estremi

ASF, NA 3140  B 2126 ott. 1300 - nov. 1304
ASF, NA 3141 B 2127 nov. 1304 - genn. 1309
ASF, NA 3142  B 2128 nov. 1315 - nov. 1316
ASF, NA 3143 B 2129 sett. 1319 - apr. 1322

Oltre al ricco fondo diplomatico ci sono pervenuti i protocolli del notaio Uguccione di mr Ranieri di Bondone da Firenze (popolo Santa Maria Maggiore), degli anni 1300-1322; a motivo dei numerosissimi atti rogati per il convento, per i singoli frati e loro congiunti, per i due monasteri domenicani San Iacopo a Ripoli e San Domenico a Cafaggio, per l'ordine della Penitenza dei frati Predicatori, Uguccione va ritenuto notaio di fiducia del convento domenicano (come Opizzone da Pontremoli lo era per Santa Croce), e i suoi protocolli raccolgono sistematicamente i negozi legali del convento.

Aveva lavorato, ser Uguccione, anche negli anni non coperti dagli attuali protocolli. ASF, SMN 23.X1.1318 fa riferimento al testamento di mr Vieri di Consiglio dei Cerchi (morto tra dic. 1313 e dic. 1314) di mano di ser Uguccione; cf. anche ASF, SMN 10.VI.1311 a quaderno, cc. 7v-8r (10.V.1311). Notaio dei priori cittadini in giugno-ag. 1303 (Stefani rubr. 241). Testamento di ser Uguccione in ASF, SMN 7.VI.1339.

Padre di ser Uguccione è «d. Ranerius Bondonis iudex». Compare in ASF, CRS, S. Iacopo a Ripoli 1 n° 39 (9.III.1284/5). Cione, altro figlio di mr Ranieri, è della Società delle Laudi di SMN (ASF, Dipl. Bigallo 5.VI.1250-29.V.1328 a quaderno, f. 8r: 18.IX.1305; S. ORLANDI, Il VII Centenario della predicazione e ricordi di S. Pietro Martire in Firenze, Firenze 1947, 96, 99, 102, 105, 108, 110, 112: aa. 1312-24).

Due figlie di mr Ranieri di Bondone, Pera e Nante, sono suore dell'ordine della Penitenza dei frati Predicatori (ASF, Notar. antecos. 3143, f. 16r: 24.XII.1319); Pera elegge sepoltura in SMN  (ib. f. 80v: 1.I.1321/2).

Frati lodati dalla Cronaca per sagacia «in temporalibus» invadono i registri d’Uguccione e le pergamene conventuali; penso ai ffrr. Caro di mr lacopo (Cr SMN n° 215), Giovanni di Falco d’Oltrarno (n° 224), Lotto da Settimello (n° 265), Aliotto degli Ubriachi (n° 275), Giovanni degl’Infangati (n° 330). Della vita intellettuale del convento nessuna traccia.

 La testimonianza delle liste capitolari in fatto di popolazione conventuale non è resa irrilevante dalla Cronaca fiorentina. Questa può rispondere alla domanda: quanti erano i frati della predicazione fiorentina in tale o talaltro anno?, ma non alla domanda: quanti frati vivevano in SMN in tale o talaltro anno? Le due fonti sono pertanto complementari. In marzo 1340, alla vigilia della morìa del medesimo anno, i frati della predicazione fiorentina sono 147, di cui 26 conversi (17,68 %).

Sono Cr SMN  nn. 285-311 [= 27, di cui nn. 291, 292, 306 conversi], 313, 314, 315, 316C [= converso], 317, 318C, 320-325, 326C, 328C, 329-332, 334, 335, 337, 339C, 340-345, 346C, 348, 349C, 350C, 352C, 354-357, 358C, 359, 360, 362, 364, 366C, 367, 368, 369C, 370-372, 373C, 374-377, 378C, 379, 382, 383, 385-389, 390C, 391C, 392-396, 398, 399C, 400-403, 404C, 405-411, 413-418, 420-422, 423C, 444, 445, 448, 451, 452, 454C, 455, 458, 462, 463C, 467C, 471, 472, 476, 477, 483, 489, 494, 496, (500,) 501C, 511, 520, 521, 523, 524, 528. Iacopo da Nipozzano (n° 423) era familiare del convento già in maggio 1316 (AFP 1984, 244-45). Non computo n° 443 il cui primo dato conosciuto è del 1341.

Il margine d’incertezza non va oltre qualche unità, per quei nominativi cioè di cui la Cronaca non dà gli anni di vita religiosa. Per taluni di costoro altre fonti soccorrono a documentare l’anno della loro prima comparizione come frati. In aprile 1348, alla vigilia della grande mortalità, i frati della predicazione fiorentina sono 136, di cui 27 conversi (19,85%). Tra aprile e settembre 1348 ne muoiono di peste 81, pari al 59,55%; degli 81 deceduti, 19 sono conversi (23,45%).

Cr SMN  nn. 322-402 [= 81 deceduti nella peste 1348, di cui conversi nn. 326, 327, 328, 333, 339, 346, 347, 349, 350, 351, 352, 358, 366, 369, 373, 378, 390, 391, 399], 403, 404C, 405-409, 411, 413-418, 420-422, 423C, 443-445, 448, 450-453, 454C, 455, 456C, 458, 459, 462, 463C, 467C, 471, 472, 474, 475, 477, 483, 489, 494, 496, 497, 499, 500, 501C, 511, 517, 520, 521, 523, 524, 526C, 528. Per il n° 423 v. nota precedente. Non computo n° 433C di cui non conosciamo nessun dato anteriore alla morte, né n° 486 (già frate nel 1352) e n° 488 (già frate nel 1350).

I frati capitolari OFM di S. Croce di Firenze sono 80 (si noti 9 bis) in un atto del 21.VIII.1347; due dei capitolari sono tra i procuratori eletti; anche qui si dice che «sunt due partes et ultra de fratribus dicti corventus»: R. PIATTOLI, Codice diplomatico dantesco. Aggiunte, «Archivio storico italiano» 127 (1969) 106-07.

Mira a commuovere i suoi lettori Boccaccio, Decameron [1349-51], Intr. 56: «i frati di qua entro [= SMN], de’ quali il numero è quasi venuto al niente».

 La diligenza del cronista nel redigere i decessi del 1348 permette di computare almeno 20 frati deceduti fuori della predicazione fiorentina, che equivalgono al 24,69% del totale, 81, dei morti.

Cr SMN  nn. 330 (S. Miniato), 332 (bidem), 379 (Rieti), 381 (Siena), 382 (S. Gimignano), 383 (ibidem), 385 (Prato), 386 (ibidem), 389 (Arezzo), 390 (Città di Castello), 391 (Cortona), 393 (Arezzo), 394 (ibidem), 396 (Todi), 397 (Pistoia), 398-399 (Cortona), 400 (Terrasanta), 401 (Pera), 402 (Parigi). Necr. I, 442 calcola su differenti criteri topografici.

Le liste capitolari per contro testimoniamo i frati esterni assegnati al convento fiorentino, di cui la Cronaca non si occupa.

Un indice medio del rapporto quantitativo chierici/conversi, ricavabile dalla sola Cronaca fiorentina, permetterebbe di stimare approssimativamente il numero dei conversi, che le liste capitolari - almeno quelle fiorentine - non ammettono tra i capitolari, ma che pure erano presenti in convento. Ecco il rapporto chierici/conversi sul totale dei decessi dal 1280 al 1362. Gli anni della peste 1340 e 1348 sono stati isolati. Non computo Cr SMN  nn. 133, 196 e 203 perché interpolazioni tardive, di cui le due ultime relative a frati non della predicazione fiorentina.

 

Cr SMN  nn. tot.
decessi
conversi
1280-1289 125-144 19 1 (5,26%)
1290-1299 145-172 28 9 (32,14%)
1300-1309 173-194 22 7 (31,81%)
1310-1319 195-220 24 8 (33,33%)
1320-1329 221-257 37 10 (27,02%)
1330-1339 258-284 27 5 (18,51%)
1340 285-301 17 2 (11,76%)
1341-1347 302-321 19 3 (15,78%)
1348 322-402 81 19 (23,45%)
1349-1362 402-423 21 2 (9,52%)
       

Su 295 frati deceduti dal 1280 al 1362, 66 sono conversi; la percentuale media di quest’ultimi è 20,85%. La Cronaca perugina è l’unica a separare redazionalmente chierici e conversi; nella sezione dei chierici registra fino all’anno 1331 (Cr Pg ff. 25v-50r) 89 decessi; in quella dei conversi fino al medesimo anno (ff. 82r-89v) ne registra 47, pari al 34,55%. Cr Pg registra frati 275, dei quali 46 conversi, pari al 16,72%. «Religio nostra clericalis est», dicono le costituzioni domenicane.

I capitolari del monastero di Vallombrosa in giugno 1281 sono 42, di cui 8 «domni», 6 «fratres», 28 (66,66%) «conversi» (ASF, Riformagioni 8.VI.1281); in agosto 1316 sono 38, di cui 3 «domni monachi presbiteri», 9 «fratres», 26 (68,42%) «conversi» (ASF, Passignano 15.VIII.1316). Nel monastero vallombrosano San Michele a Passignano in maggio 1318 i capitolari sono 9, di cui 5 «domni», 4 «fratres», e si dice «se esse duas partes et plures et quasi omnes» (ASF, Passignano 28.V.1318).

In Appendice II do talune liste capitolari dei due monasteri domenicani San Iacopo a Ripoli e San Domenico a Cafaggio; quest’ultimo si costituisce in settembre 1292 dalla divisione del primo, che sul finire del ’200 e inizio del nuovo secolo si trasferisce in città.

In maggio 1298 il monastero Sant'Iacopo è ancora in Pian di Ripoli: «soror Prima priora monasterii et conventus de Ripolis comitatus florentini» (ASF, SMN 31.V.1298, una delle due pergamene sotto la stessa data). Nel 1301-02 è in costruzione il nuovo monastero in città (ASF, Conv. soppr., S. Iacopo a Ripoli 1, n. 61), non lontano dal convento maschile di Santa Maria Novella: «Actum apud monasterium dominarum de Ripolis prope locum fratrum Predicatorum» (ASF, Notar. antecos. 3140 (già B 2126), f. 72r: 17.VIII.1302). Il nuovo monastero prese il titolo di S. Pietro Martire: « Item dominabus Sancti Dominici de Cafagio solidos 20 f.p. ( ... ). Item dominabus monasterii Sancti Petri Martiris que fuerunt de Ripolis s. 20 f.p. » (ib. c. 41r: 27.VIL1301). «Actum apud monasterium dominarum Sancti Petri Martiris que fuerunt de Ripolis» (ib. c. 79r: 17.VIII.1302). Lasciti: «monasterio dominarum Sancti Dominici de Cafagio... s. 6 f.p.;... monasterio dominarum Sancti Petri Marthiris de Florentia... s. 6 f.p.» (ASF, SMN 15.VI.1312). Ma il nuovo titolo non attecchì e si continuò a usare l'antico titolo di Sant'Iacopo a Ripoli. Nel 1340 «Item duobus monasteriis sororum de Florentia...» (AFP 1967, 238).

§ Monastero San Giuliano a Montaione (1365). Nel xv secolo sarà fondato un altro monastero col titolo di San Pietro Martire (Necr. II, 151-52).

Le liste sono più frequenti di quelle del convento maschile e permettono di seguire a distanze ravvicinate le curve demografiche. A proposito dei due monasteri Nicola Ottokar scriveva: «Donne di questa famiglia [Canigiani] si vedono fra le suore dell’aristocratico convento di San Jacopo di Ripoli, che accoglieva, come anche quello di San Domenico di Cafagio, solo rappresentanti delle più cospicue case di Firenze» (Il Comune di Firenze alla fine del Dugento, rist. Torino 1974, 50; anche p. 83 n. 4: «aristocratico convento di San Jacopo di Ripoli»). I medesimi fondi archivistici da cui son tratte le liste capitolari, ASF, S. Domenico del Maglio, S. Iacopo a Ripoli, Conv. soppr.-S. Iacopo a Ripoli 1, 2, 3 (grossi volumi in cui son rilegate le pergamene dell’omonimo monastero), registri notarili d’Uguccione di mr Ranieri di Bondone, contengono frequenti informazioni sulle relazioni parentali delle claustrali, e specie a partire dal terzo quarto del ’200 permettono d’abbozzare la tipologia dei ceppi familiari di quelle monache che nelle liste compaiono col solo prenome. Ai ricercatori di prosopografia fiorentina e agli studiosi del ceto dirigente della Firenze del tempo, la provenienza geografica e sociale delle monache dei due monasteri risulterà più variata di quanto stimasse l’Ottokar su insufficiente base documentaria.

In Appendice III è data la lista delle 145 suore dell’ordine della Penitenza dei frati Predicatori di dicembre 1319. Un’ampia fascia di gruppi familiari stringe contemporaneamente legami col convento maschile, coi monasteri e con l’ordine della Penitenza.

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