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4. Episcopato fiorentino e decesso di fra Iacopo di Ranuccio 1286

Il 28 maggio 1286 Onorio IV nomina fr. Iacopo di Ranuccio vescovo di Firenze (doc. VII.1). Si tratta d’una nomina in senso stretto, non d’una conferma d’elezione. Perché il discorde capitolo canonicale aveva espresso due elezioni, una nella persona di Schiatta degli Ubaldini e l’altra nella persona di Lottieri della Tosa. Il primo, del potente casato ghibellino dalle antiche ascendenze feudali, figlio d’Ubaldino della Pila, nipote del cardinal Ottaviano vescovo di Bologna (1240-95) e fratello di Ruggeri arcivescovo di Pisa (1278 ss.); succederà allo zio nella sede bolognese (1295-99). Il secondo, figlio di messer Odaldo della Tosa, famiglia di recente estrazione urbana, preminente tra la borghesia fiorentina di fede guelfa, in primo piano nelle competizioni politiche cittadine, spesso intrigante e rissosa. Lottieri otterrà nel 1287 la sede di Faenza e a inizio 1302 sarà trasferito a quella di Firenze. La lunga vacanza della sede fiorentina e l’incapacità del capitolo canonicale di pervenire a un’intesa, riflettono le acute lotte intracittadine all’interno del gruppo dominante e il rafforzarsi in quei decenni del nuovo ceto mercantile che si emancipa dalla tutela a lungo esercitata in città e in contado dalle antiche signorie comitali.

L. Magna, Gli Ubaldini del Mugello: una signoria feudale nel contado fiorentino, in AA.VV., I ceti dirigenti dell’età comunale nei secoli XII e XIII, Pisa 1982, 13-65; Davidsohn III, 397-99, 432-33; AA.VV., Ghibellini, guelfì e popolo grasso. I dententori del potere politico a Firenze nella seconda metà del Dugento, Firenze 1978, 113, 12l. Il 26.II.1285 i consigli opportuni della repubblica fiorentina avevano approvato la proposta d’una ambasciata alla santa sede che sollecitasse la soluzione del problema del vescovo cittadino: «Item quod ambaxiatores mittantur pro episcopo habendo» (Le consulte della repubblica fiorentina I, ed. A. Gherardi, Firenze 1896, 170).

Deferita la causa a Roma, entrambi i candidati declinano ogni diritto che gli potesse venire dall’elezione. Il papa tronca la questione nominando una persona estranea alla concorrenza delle consorterie locali, fr. Iacopo. E mette fine nel contempo alla lunghissima vacanza episcopale che si trascinava del 31 dicembre 1274, data di morte del precedente vescovo fiorentino Giovanni dei Mangiadori. Dalla lettera di nomina si apprende che fr. Iacopo era priore in Santa Sabina quando nominato vescovo. La cancelleria papale redige sei lettere dal medesimo tenore, salve le congrue varianti previste dal formulario secondo i differenti destinatari. In quella del 9 giugno (doc. VII.6) il papa comunica al clero fiorentino che nel frattempo il vescovo neoeletto ha ricevuto la consacrazione episcopale dalle mani del cardinal Latino d’Angelo Malabranca OP. Della lettera papale del 28 maggio 1286 diretta al clero fiorentino (VII.3) è conservato il diploma originale in extenso nell’Archivio del Capitolo del Duomo di Firenze (doc. VIII).

In Firenze, l’8 giugno 1286 il priore conventuale di Santa Maria Novella fr. Ugo degli Ubertini, figlio nativo del convento d’Arezzo (verosimilmente lo stesso fr. Ugolino Aretino in Città di Castello nel 1274: doc. IV) (cf. Priori di SMN..., MD 17 (1986) 273-74), presenta la lettera papale (doc. VIII) al capitolo canonicale e al clero fiorentino convocati nel coro di Santa Reparata. Il proposto Iacopo ne dà pubblica lettura (doc. IX).

■ Per i canonici del tempo: S. Salvini, Catalogo cronologico de’ canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782. L’arciprete Lottieri è Lottieri della Tosa. Il proposto Iacopo, che secondo il Salvini è figlio di messer Abate di Rustico degli Abati, muore il 17.XII.1291 (Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, I.3.6, Obituario di Santa Reparata, f. 59v, sub xvi kal. ianuarii); messer Abate di Rustico degli Abati era morto il 3. IV.1283 (ib., f. 16v, sub iii nonas apr.); «d. Uguiccione de Malespinis canonicus florentinus» muore il 29.VI.1286 (ib., f. 31r, sub iii kal. iulii).

PAOLO ROSSO, Negli stalli del coro. I canonici del capitolo cattedrale di Torino (secoli XI-XV), Bologna (Ed. Il Mulino) 2014, pp. 700. Ricevuto in dono da Ed. Il Mulino, 14.VI.2014. Per quanto valutabile dall'indice (pp. 5-7), si tratta di articolata ricostruzione delle competenze del canonicato torinese; ma che potrebbe essere utile guida ad intendere funzioni e ruolo del canonciato anche di altre diocesi.
Riassunto in quarta pagina di copertina: «Il volume ricostruisce la composizione sociale e i percorsi di formazione culturale dei canonici del capitolo cattedrale di Torino, chiamati a compiti di assistenza del vescovo nella guida e nel disciplinamento dell'ampia diocesi, nella cura pastorale e nell'amministrazione temporale di un consistente complesso patrimoniale. Il prestigio e le rendite economiche connessi alla carica suscitarono l'interesse delle più influenti famiglie della città. L'accesso agli stalli capitolari era però anche un'opportunità di studio in ambiti utili sia alla carriera ecclesiastica che all'esercizio di attività intellettuali come la docenza nella scuola capitolare e presso la facoltà giuridica dello Studio torinese: tracce di questi habitus culturali emergono dalle biblioteche personali dei canonici, qui ricostruite attraverso l'analisi di una documentazione in massima parte inedita. Lo studio dei ceti di appartenenza dei canonici ha permesso di cogliere le dinamiche instaurate tra le oligarchie che occuparono i vertici della società cittadina e l'affermazione di nuovi gruppi: gli aspetti peculiari delle strettissime relazioni tra la comunità canonicale e la società urbana trovarono importanti punti di raccordo proprio nella composizione del capitolo e nello scambio, talvolta molto proficuo, di saperi e di uomini di cultura».

Bullettone (docc. X e XV) è detto un voluminoso codice dell’Archivio della Curia Arcivescovile di Firenze, principalmente registro dei beni immobili della diocesi. Le prime 282 carte (e i primi due paragragi.di f. 283r) sono scritte da un’unica mano. Dopo la morte del vescovo Antonio dell’Orso († 1321), i visdomini o guardiani dei beni della diocesi e amministratori dei medesimi in tempo di vacanza vescovile  -  Visdomini, Tosinghi e Aliotti  -  riordinano le carte amministrative e ne redigono il regesto, il Bullettone appunto. Trascrive il tutto il notaio Giovanni del fu Arrighetto nel 1322 al tempo di papa Giovanni XXII, com’egli stesso dichiara; il notaio Giovanni di Tieri da Castelfiorentino conferma e sottoscrive (ff. 281v-282r). Sempre il notaio Giovanni di Arrighetto trascrive poi a f. 282v la lista delle vacanze episcopali (doc. XV) dal tempo del vescovo Giovanni dei Mangiadori († 1274) a Francesco da Cingoli († 1341). In realtà nel prologo il compilatore dichiara l’intenzione di protrarre la lista fino al vescovo Antonio dell’Orso († 1321); di fatto il testo include anche Francesco da Cingoli. O che la lista, compilata poco dopo l’avvento di Francesco (1323; doc. XV.6), fosse trascritta nel Bullettone successivamente, o che l’articolo includente il 1341, anno di morte di Francesco (XV.7), venisse aggiunto posteriormente, la compilazione della lista delle vacanze suppone almeno il 1322. Ora questa pagina del Bullettone contiene gravi imprecisioni; nel caso di fr. Iacopo (XV.2) molti errori. Se l’anno di morte era digià stato corretto col ricorso ai registri papali, il giorno (da ritenersi errato, anch’esso) è ancora quello trasmesso ai moderni repertori.

L’entrata di fr. Iacopo a Firenze (30 giugno 1286) e la presa di possesso (1° luglio) sono anch’esse tramandate dal Bullettone (doc. X); qui però il Bullettone non compila in proprio ma trascrive l’atto originale rogato dal notaio vescovile ser Grazia di Arrigo, lo stesso che redige e sottoscrive doc. IX. Del compilatore del Bullettone è solo il cappello «Infrascriptus est modus... episcopi florentini» premesso a mo’ di rubrica e che riprende il protocollo del notaio ser Grazia. Il cerimoniale, ispirato alla metafora sponsale tra vescovo e sua chiesa, è noto agli studiosi di storia locale. Annoto soltanto che Porta San Pier Gattolino, all’estremo sud del sesto d’Oltrarno, dava accesso a chi provenisse dalla direttrice di Siena. Dei frati che a fine cerimonia porgono al vescovo il «mantellum sui habitus», fr. Iacopo da Monte Carelli OP (1264-89) è nativo del convento fiorentino; sconosciuto il converso fr. Angelo il Nero (Necr. I, 14 n. 144; lettore e predicatore generale è il viterbese fr. Angelo il Nero (ACP ad indicem) ma non può essere identificato con l’omonimo converso, supposto che costui fosse frate domenicano).

I guardiani della sede vacante hanno reso conto dell’amministrazione al nuovo vescovo. L’interessante documento volgare (doc. XI) non è un atto legale perché vi fanno difetto tutte le peculiarità diplomatiche dell’atto rogato da un pubblico ufficiale. Fa parte invece del genere dei Ricordi o Ricordanze, note e quaderni privati in cui i mercanti fiorentini tenevano memoria delle loro transazioni; e «ricordo» o «ricordanza» va sottinteso alla fine del primo paragrafo: «ricordanza chome i detti danari...». Il frammento d’amministrazione dev’essere stato scritto da un fratello di messer Lottieri del fu Rinuccino dei Visdomini (detto appunto «frate»)[17] non molto dopo il 30 luglio 1286 (giorno in cui Lottieri versa al vescovo Iacopo 496 lire di moneta argentea) e prima del 29 dicembre dello stesso anno (data di nomina del vescovo Andrea dei Mozzi): le residue 700 lire di spettanza episcopale prestate ai Visdomini della Corte furono anticipate al nuovo vescovo Antonio dallo stesso Lottieri di Rinuccino; ma il ricordo di questo versamento è stato aggiunto in secondo tempo, in scrittura di piccolo modulo che sfrutta lo spazio interlineare precedente l’ultimo paragrafo. Lira e soldi erano monete di conto; il versamento di somme di tale entità era pertanto effettuato in fiorini d’oro, salvo le rimanenze in denaro. Nel 1286 un fiorino d’oro scambiava con circa 36 soldi (= lira 1,8). Lire 496 erano pari a fiorni 275,5; lire 700 a fiorini 388,8. Testi nell’atto di mutuo ai Visdomini della Corte sono ser Grazia d’Arrigo notaio vescovile, che già conosciamo, Migliore di Michele e Chele di Corso (Bullettone f. 255v), rispettivamente camerario e familiare del vescovado, tutti presenti alla cerimonia d’accoglienza e presa di possesso del vescovo Iacopo. Messer Carmignano, altro mutuatario delle rendite dei beni diocesani, è della famiglia della Tosa o Tosinghi. Suo figlio Odaldo sarà familiare di Lottieri di Odaldo della Tosa durante l’episcopato faentino di costui; messer Carmignano risulta deceduto anteriormente al 16 febbraio 1291.

Il codice di Lottieri della Tosa, a c. di G. Lucchesi, Faenza 1979, docc. 17, 41, 42, 68, 106, 108, 129, 218 (aa. 1288-92); in doc. 129 (16.II.1291) è detto per la prima volta «Odaldus quondam d. Carmingnani de la Tosa filius». Lo stesso registro vescovile attesta che il padre del vescovo Lottieri era un messer Odaldo, già deceduto: «d. Lotterius Dei gratia faventinus episcopus, filius olim d. Odaldi de la Tosa » (ib. p. 19: 23.I.1289); messer Odaldo di messer Marsoppino del nostro doc. X? Un messer Odaldo della Tosa, senza patronimico, appare nelle fonti fiorentine relative alla battaglia di Montaperti (1260) e tra i guelfi risarciti (1269) dei danni subìti durante il governo ghibellino. «Acçucçius filius condam d. Odaldi d. Marsoppini» e «d. Odaldus condam d. Carmingnani de la Tosa» compaiono il 6 e il 9.XII.1301 in atto di nomina del rettore della chiesa San Michele dei Visdomini di Firenze, in cui intervengono molti Visdomini, Tosinghi e Aliotti, titolari del patronato della chiesa (ASF, Riformagioni 6.XII.1301). Alla data 13 luglio, senz’indicazione di anno, Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, I.3.6, Obituario di Santa Reparata, f. 33r, sub iii idus iulii, registra la morte di «domina Cilia uxor olim d. Carmigniani de Tosinghis».

La lista delle vacanze episcopali del Bullettone, compilata dopo il 1322, fa morire il vescovo fr. Iacopo il 16 agosto 1287 dopo «quaranta giorni» d’episcopato (doc. XV.2). L’anno è stato rettificato, come detto, sui registri papali; per il giorno di morte si è ancora debitori del Bullettone:

J. Lami, Sanctae ecclesiae florentinae monumenta I, Firenze 1758, 81. HC I, 250. Davidsohn III, 402; VII, 20 n. 1.  S. de Salaniaco - B. Guidonis, De quatuor in quibus…, ed. Th. Kaeppeli, Roma (MOPH XXII) 1949, 88 n. I. C.C. Calzolai, La chiesa fiorentina, Firenze 1970, 20. Per la cronologia dei vescovi fiorentini, di cui si dirà qui appresso, i repertori più pertinenti risultano insoddisfacenti più d’una volta; qualche precisazione cronologica era stata già apportata da R. Davidsohn.

Che valore ha la lista?

Per la morte di Giovanni dei Mangiadori, 31 dicembre 1274 (XV.1), l’autore della lista deve aver avuto a sua disposizione una buona fonte; la data è confermata dal Necrologio della canonica fiorentina, o meglio Obituario di Santa Reparata (XIII-XIV s.), registro necrologico del duomo di Firenze, redatto a mo’ di calendario, su cui si venivano scrivendo man mano i nomi dei deceduti sepolti nei recinti del duomo o ai quali era annesso l’obbligo dei suffragi anniversari (Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, I.3.6, Obituario di Santa Reparata, f. 61v, sub ii kal. ianuarii: «1274. dominus Iohannes venerabilis pater episcopus florentinus»). Nel caso di fr. Iacopo (XV.2) l’anno 1287 non è un errore di copia ma d’informazione; si è veramente scritto quel che s’intendeva. Sia perché la durata della vacanza è computata in 12 anni e 6 mesi, sia perché si prosegue dicendo: «vacavit ecclesia florentina usque ad mensem martii eiusdem anni», cioè 1287 come voleva l’anno fiorentino, coincidente col 1288 dello stile comune fino al 24 marzo. Il che trascina l’avvento del vescovo Andrea dei Mozzi a più d’un anno di ritardo, contro la perentoria conferma papale del 29 dicembre 1286 (doc. XIV). Francesco dei Monaldeschi da Bagnoregio è confermato vescovo di Firenze il 13 settembre 1295, dopo che Andrea dei Mozzi era stato trasferito («nuper») alla sede vicentina (Les registres de Boniface VIII, ed. M. Faucon - G. Digard, I, Paris 1907, n. 438 (13.IX.1295); il trasferimento d’Andrea dei Mozzi alla sede vicentina porta la stessa data 13.IX.1295 (ib. n. 406). Il Bullettone (XV.4) non sarebbe vistosamente in errore se computasse l’inizio dell’episcopato dalla presa di possesso; cosa non inverosimile, se si tien conto della natura del codice. È certamente in errore nella data di morte; Francesco morì il 10 dicembre 1301:

Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, I.3.6, Obituario di Santa Reparata, f. 58r, sub iiii id. dec.: «1301. dominus Franciscus episcopus florentinus»; ASF, NA 2962 (già B 1948), f. 90r (10.XII.1301): «Certum est quod venerabilis condam pater d. Francischus... episcopus florentinus licentiam exhibuit et concessit (...), prout in publico instrumento inde fatto et scripto per Francischum Neri de Barberino notarium supradicti condam episcopi florentini sub annis et indietione predictis, die kalendarum decembris (...). Hodie vero, silicet die decimo mensis decembris proxime suprascripto...». Il 5.XI.1301 il vescovo è in vita: Villani  IX, 49, 40.

Lottieri della Tosa (XV.5) è trasferito dalla sede di Faenza a quella di Firenze il 20 gennaio 1302 (Les registres de Boniface VIII, vol. III n. 4308 (20.1.1302); prende possesso il 24 febbario 1302; muore il 23 aprile 1309:

ASF, S. Pier Maggiore 24.II.1301 «Existente venerabili patre dno Locterio... episcopo florentino ad prandium in domibus monasterii Sancti Petri Maioris florentini prima die qua ipse intravit civitatem Forentie quando rediit a romana curia causa sue promotionis, ut moris est... ». Atti episcopali di Lottieri in ASF, Riformagioni 1.IV.1302; Mercatanti 7.V.1302. Il 5.II.1302 si dice: «d. Iohannes thesaurarius florentinus, vicarius capituli Florentie, sede florentina vacante» (ASF, Riformagioni 6.XII.1301, giunta del 5.II.1301/2; quest’ultima cifra indica l’anno dello stile comune); la notizia non era ancora pervenuta a Firenze? i notai fiorentini consideravano vacante la sede fino alla presa di possesso?

■ Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, I.3.6, Obituario di Santa Reparata, f. 19v, sub viiii kal. maii: «1309. dominus Locterius episcopus florentinus ». È in vita secondo il notaio vescovile Lapo di Gianni: ASF, NA 11484 (L 76), f. 72r-v (7.II.1308/9), f. 73r (19.III.1308/9), f. 73r (25.III.1309); la sede è detta vacante il 4.V.1309 (f. 73v).

I registri papali non forniscono la data del trasferimento d’Antonio dell’Orso (XV.6) dalla sede di Fiesole a quella di Firenze; il 17 settembre 1309 la sede fiorentina è ancora vacante; Antonio risulta vescovo fiorentino già in febbraio 1310:

Vacante la sede fiorentina è detta in ASF, NA 11484 (L 76), f. 75v (13.VIII.1309); AVF, XIV.III.A.13, f. 8r (29.VIII.1309); Regestum Clementis papae V, Roma 1885, nn. 4576 (17.IX.1309), 5076 (1.VIII.1309), 5077 (3.VIII.1309).

AVF XIV.III.A.13, f. 3r (17.II.1309/10). Già in gennaio 1310?: cf. A. Sapori, Studi di storia economica, Firenze 1955, 883-84. In XIV.III.A.13 a f. 9r inizia il Registrum epistolarum d’Antonio vescovo fiorentino col protocollo: «anno 1309, indictione 8a, diebus et mensibus infrascriptis»; la prima data è 17.III.1309/10; l’avvio del registro è posteriore almeno al 24.IX.1309, giorno d’inizio della nuova indizione bedana in uso in Firenze.

Il credito a lungo dato alla lista delle vacanze episcopali del Bullettone è sproporzionato ai suoi meriti, specie per gli episcopati remoti dal tempo di composizione. Per fr. Iacopo una sola informazione risulta utile: che fosse originario «de Castrobono». Tra le nostre fonti il Bullettone è l’unico a testimoniarlo. Meno esposto delle date croniche all’errore, il toponimo potrebb’essere stato trasmesso al compilatore da fonti preesistenti su cui elabora la lista. Il riscontro è soddisfacente. Castelbuono, pieve con titolo di Santo Stefano, era nel territorio nord-occidentale della diocesi di Spoleto (RD Umbria II, 37b, e carta topografica annessa). Molto prossima a Bevagna; dove però il convento fu formalmente istituito solo nel 1310 (MOPH XX, 177/24-25; 179/19; semplice locus 1301, 1307: ib. XX, 141/30-31; 167/15). Nessuna incongruenza dunque che fra Iacopo lo si dicesse Perusinus, ossia figlio del convento perugino.

S. NESSI, I Trinci signori di Foligno, Foligno (Associaz. Orfini) 2006, 302: "Castelbuono", nel territorio politico della signoria dei Trinci (1305-1439).

Iacopo muore in Firenze il 13 agosto 1286 (doc. XIII). Né fa difficoltà[18] doc. XII del giorno precedente: la cancelleria vescovile ha rilasciato il diploma con qualche giorno di ritardo rispetto alle istruzioni del vescovo? Iacopo è morto improvvisamente?

Nominato vescovo da Onorio IV per sottrarre la sede fiorentina alle consorterie cittadine, Iacopo durò in carica 78 giorni, se computiamo dalla nomina (28 maggio); 44 giorni, se computiamo dalla presa di possesso (10 luglio). Non lasciò traccia nella vita civile ed ecclesiale della città.

■ Nella Cronichetta fiorentina (XIV s.) edita da P. Santini, Quesiti e ricerche di storiografia fiorentina, rist. Roma 1972, 119, si legge: «MCCLXXXVI fu chiamato veschovo in Firenze uno frate predichatore, ch’avea nome messer Iacopo da Perugia; e menò seco tutti gli stadichi [= ostaggi] de’ ghibellini, e rendegli tutti. Venne lo primo dì di luglio e vivette XL dì». Nulla in Giovanni Villani e nelle Consulte della repubblica fiorentina, ed. A. Gherardi, 2 voll., Firenze 1896, 1898.

Gli succedette un fiorentino, Andrea dei Mozzi (nominato 29.XII.1286), casato digià potente, dai vasti interessi commerciali e creditizi. Le fonti fiorentine gli rimproverano autoritarismo ed esosità.


[17] Duccio di Rinuccino dei Visdomini, che muore il 13.VIII.1300 (doc. XIII), è certamente un fratello di Lottieri di Rinuccino.

[18] Il Davidsohn, che conosce il doc. del 12.VIII.1286 (solo dal regesto dell’Inveniario del fondo diplomatico?) dice che in questo giorno Iacopo «officiava» in Santa Maria Novella (Storia di Firenze III, 402 n. 1); cosa che doc. XII non permette d’inferire.

Fineschi, Memorie istoriche 185 n. 1: Iacopo «fu sepolto nella Chiesa di Santa Maria Novella nella Cappella di S. Luca [= prima a destra dell’altar maggiore] in un Deposito di marmo, il quale fu tolto, quando nel 1505, dalla Famiglia de’ Gondi se ne acquistò il Dominio».


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