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1. Brevemente sugli Annali

Pisa, Biblioteca Cateriniana 42 (xvi med - xviii), cart., 266 x 210, pp. 273, intestazione originale Annales conventus Sanctę Catharinę de Pisis ordinis Prędicatorum. Da Proęmium (prime due pagine non numerate):

() Hanc ob rem conventus huius nostri pisani annales scribere adorior; ita enim appellare volo rerum hic gestarum compendiosam historiam, quę non continuo orationis stilo sed plurimis capitibus et concisis exarata erit… Rursum ignosci velim ac condonari si vocibus quibusdam minus latinis aut non latine utar, ut puta si cęnobii pręfectum priorem dixero, si ipsum cęnobium conventum appellavero et aliis huiuscemodi usus fuero, que delicatas quorundam aures et defecatis orationibus assuetas offendere solent. Sic mos voluit et fratrum usus evicit, cui contradicere nefas putamus. Sed iam propositum opus aggredior, in tres libellos secans. Causam autem divisionis secundi et tertii, initia declarabunt. Primus gesta omnia ab ipso conventus ortu usque ad annum dominicę incarnationis 1489 more pisano continet, quem in omnibus enumerandis annis servaturi sumus. Alter et tertius quę deinceps usque ad tempora nostra contiger(unt), enarrabunt. Ordinem vero in talibus consuetum servari libris, in primo huius tenere non potero quia gestarum rerum successio et series fere sunt ignotę. Nam Cronica antiqua, quę Dominicus Pecciolanus cognomine pisanus patria, et sequutus eum Simon a Cascina, ambo magistri nostri scripsere, nomina tantum et mores et studia fratrum defunctorum nobis manifestant. In cęteris varias sequi opus fuit coniecturas, ideoque multa remanserunt incognita. Finis proęmii.

Qui "cronica" plurale neutro, da "c(h)ronicon", come già invalso ai suoi tempi. Ma la forza attrattiva del nuovo genere degli annali contamina lessicalmente anche l'antica cronica fratrum, impropriamente denominata «annales conventus» (Barsotti, I manoscritti 296). Annales di Santa Caterina di Pisa suddivisi in tre libri, su appassionate ragioni ideali di periodizzare la storia conventuale; e definirne di conseguenza i valori. Lib. I (pp. 1-77) dalle origini all'anno 1488 (esattamente 29 agosto 1489 pisano); riassunta Cr Ps, di cui conosce tanto testo quanto a noi pervenuto, prosegue fino all'aggregazione del convento pisano alla congregazione riformata 29 agosto 1489/8. Lib. II (pp. 78 ss) dal 1488, «quia hoc anno nova in conventu nostro facies novusque vivendi modus apparuit», fino al 1510 (a p. 81 l'annalista attinge «in annalibus Sancti Marci Flor.» (cf. Bonaini, Excerpta Annalium 607), ovvero cronaca quadripartita del secondo convento fiorentino, Liber cronice conventus Sancti Marci de Florentia, avviato nel 1505-09, che chiama se stesso anche Annalia, al neutro: BL, S. Marco 370). Lib. III (pp. 95 ss) dal 1510, quando il convento fu «restitutus congregationi Sancti Marci», in poi. Libri II-III, dopo l'introduzione generale, ordinano il materiale in tre capi: priori del convento, frati ricevuti all'ordine in Pisa, frati deceduti nel medesimo convento; con debite pagine in bianco per accogliere la continuazione.

Ed. parziale Bonaini, Excerpta Annalium 595-633; che però né coglie né permette di cogliere le articolazioni interne dei libri e gl'intenti del progettatore. Per lib. III: a) priori (p. 97 da fr. Philippus Stroza); b) Fratres mortui in conventu pisano citra annum MDX (p. 189); c) Fratres recepti ad ordinem in conventu pisano ab anno MDX (p. 213). F. Bonaini, Prefazione [al volume di cronache pisane], «Archivio storico italiano» I ser., 6/II (1845) p. xiv: «Do per intiero l'Antica Cronaca…, ma degli Annali pubblico solo la parte che ad essa sta come séguito, affinché non si oda lamento che gli eruditi d'Italia non sanno esser sobrii al bisogno».

Stesura nell'anno 1550 (ma preparata da lavoro di spoglio e documentazione: R. Paesani, L'archivio e il fondo pergamenaceo di S. Caterina in Pisa, BSP 42 (1973) 101-02): «eo anno quo hęc scribo 1550 hoc malum serpit» (p. 78); «Et licet ante 20 annos ipsius congregationis <Sancti Marci> nomen a Clemente 7 suppressum sit, res tamen…» (p. 95): soppressione del 1530 con incorporazione nella nuova provincia Romana riformata, ricordata anche a p. 102, che riporta lo scrivente al 1550; «et cum hęc scribo anno 1550 more romano, est <fr. Angelus Diaccetus Florentinus> Minervę prior» (p. 101); «et nunc quum hęc scribo, <fr. Maurus Arrighettus Florentinus> provincię nostrę pręest» (p. 105), provinciale 1550-52 (Masetti, Monumenta II, 53-54). Il testo implica l'anno 1556, esattamente luglio 1557/6 (p. 108); e a questi tempi si arresta il lavoro dell'iniziatore (p. 197, ott. 1556/5). La prima integrazione esplicita d'altra mano sembra quella datata «absolutus est in capitulo Romę celebrato 1558» (p. 109 rigo 17). Autore anonimo, redige gli Annales nel corso degli anni 1550-56. Testo trascritto in minuscola umanistica cinquecentesca, di modulo medio-grande, dalle forme professionalmente calligrafiche. Altre e svariate mani, dai tratti personalizzati, continuano irregolarmente ad aggiornare; lista dei priori protratta fino al 1773 (p. 126). Il convento fu soppresso dal granduca Pietro Leopoldo nel 1784 (R. Paesani, L'archivio e il fondo pergamenaceo di S. Caterina in Pisa, BSP 42 (1973) 73-110. F. Baggiani, Le confraternite del Rosario nella diocesi di Pisa, BSP 63 (1994) 167-200, soppressioni leopoldine pp. 184 ss.).

Degli Annali riferisce anche Riccardo Barsotti (Barsotti, I manoscritti 213-15, 293-96, 373-74); che così argomenta l'attribuzione a Ignazio di Giovanni Manardi da Ferrara (n. 1495, OP 1518 in San Marco di Firenze, savonaroliano, deceduto in Viterbo il 7 settembre 1557): medesima è la mano che scrive gli Annales pisani e il Liber chronicorum conventus Sancti Romani de Luca (1525) del Manardi; ovvero "Manardi copista dunque autore". Attribuzione controversa tra i due curatori (1990) del Liber chronicorum lucchese, e rimasta indefinita nella vasta inchiesta in corso sul Manardi: 

Barsotti, I manoscritti 293-95. Paternità entrata nella letteratura corrente: Simone da Cascina, Colloquio spirituale, a c. di F. Dalla Riva, Firenze 1982, 1 «Ignazio Manandro»; AA. VV., Libraria nostra communis. Manoscritti e incunaboli della Bibliotheca Cathariniana di Pisa, Pisa 1994, 42; in p. 84 n° 29 riproduzione della prima carta. Verde-Corsi XXXIII n. 7, LV-LVII, 561. Sul Manardi: A.F. Verde - E. Giaconi, Epistolario di fra Vincenzo Mainardi da San Gimignano domenicano 1481-1527, MD 23 (1992) 835b "Manardi Ignazio"; e più sistematicamente A.F. Verde, Il movimento spirituale savonaroliano, MD 25 (1994) 38-81, 156-60 cronologia della vita, 527b. Al 1557 è da rimettere anche la cronaca del convento viterbese dei Gradi, autore Ignazio Manardi, non pervenuta: AFP 65 (1995) 221-22, 225, 227, 232.

Sulla questione, qui soltanto una chiosa marginale. Autore non è issofatto anche copista-calligrafo. Manardi autore del Liber chronicorum lucchese, dunque anche copista  -  si è tacitamente assunto per certo; estendendo la grafia del Liber chronicorum a criterio identificativo dell'autografia del Manardi. Sul filo del circolo vizioso. Ho sott'occhio riproduzioni fotografiche di tre lettere d'Ignazio Manardi, datate Pistoia 7 gennaio 1547, Pisa 3 agosto 1547, Viterbo 15 marzo 1557[15]; sottoscritte «figliuolo e servitore (servo) fra Ignatio Manardi», tutte vergate da una medesima mano, su plico di missiva; con diritto di precedenza nella presunzione d'autografia; punto di partenza per muovere a stabilire gli autografi del Manardi al di sopra d'ogni esitazione. Ora dalla testimonianza paleografica, quasi riandando il percorso collativo, a mio giudizio risulta:

(i) la mano che scrive e sottroscrive le lettere Manardi (LM) è altra da quella che avvia il Liber chronicorum (LC) di San Romano in Lucca[16]. Inclinazione a destra dell'asse scrittorio in LM, più estesi i legamenti tra lettere, aste verticali tagliate in alto (contro asse verticale della scrittura, aste terminanti a testina verso destra in LC), aste inferiori di s e f in leggera direzione sinistra e tagliate (verticali e terminate da curva tondeggiante a sinistra in LC), doppia ss (contro ß di LC); difforme -a finale, ecc.
(ii)   mano di LM è altra da quella che scrive gli Annales pisani (AP).
(iii)  mano di AP è altra da quella di LC lucchese, nonostante la condivisione di tratti comuni alla calligrafica umanistica cinquecentesca. Più corsiva e dai legami più sviluppati AP, più libraria LC; sistematicamente difformi la costruzione e il ductus di D, H, P, x, g con sviluppo esornativo sottorigo proprio di LC, cediglia di ę, tilde superiore, barra di abbreviazione che taglia le aste in sottorigo (con curva rimontante nella sezione sinistra in AP); peculiare di LC & per la congiunzione et.
(iv)  mano di LM è la medesima della silloge delle prediche lucchesi del Manardi trasmesse dal ms BL, Redi 78[17]. Sottopongo a collazione la dedica «Alle dilettissime in Christo figliuole monache di San Domenico di Lucca f. Ignatio Manardi Ferrarese…» (f. 2r), e il commiato «Alle ven. madri e in Christo figliuole…, In Prato a XXIX di Novembre MDXLIIII, F. Ignatio Manardi dell'ordine de' Predicatori». La coincidenza grafica tra epistole sottoscritte Manardi e questa peculiare silloge omiletica, stabilisce con certezza, a mio giudizio, l'autografia d'Ignazio di Giovanni Manardi (= M); che diventa pertanto discriminativa d'altre candidature.
(v)  mano M è altra da quella (= V) che scrive: «Vita del P. F. Girolamo Savonarola. Et prima della sua patria e parenti suoi. Fu Fra Girolamo Savonarola per natione…» di Bibl. Statale di Lucca 2620 (xvi)[18], f. 1r, e scrive i primi 14 fogli di Parma, Bibl. Palatina 259 (xvi)[19], trattati-prediche lucchesi d'Ignazio Manardi, «Predica prima de lo amore di Dio facta la decima octava domenica post Trinitatem 1523» (f. 3r) fino a «… produce lo amore di concupiscentia» (f. 14v), cui subentra seconda e diversa mano.
(vi)  mano di LC presenta sorprendenti affinità grafiche con mano V, apparentemente calligrafo operante in Lucca nel primo Cinquecento. Più esteso materiale collativo potrebbe confermare la possibile identità.
(vii)  In definitiva, nessun legame emerge tra il ferrarese Ignazio Manardi e gli Annales di Pisa. Né sarebbe sufficiente a riporre Annali lucchesi e pisani sotto un'unica paternità il fatto che libro II d'entrambi divida la materia con l'entrata nella riforma.

Gli Annales di Santa Caterina in Pisa rievocati qui principalmente per sottolinearne la radicale differenza dall'antica Cronica del medesimo convento; e dissuadere da un uso perequante delle due fonti. Tanto più che la loro prossimità topica insinua taciti trasferimenti d'autorità dalla cronaca agli annali, anche laddove questi o ripetono o compendiano quella. Distanti tra loro, Cr Ps e Annales, per tipologia di libro, per tecniche redazionali, per intenti. E per rispettiva autorevolezza. Gli Annales, sulla scia della cronaca quadripartita lanciata dal convento riformato San Marco di Firenze nel 1505-09, inaugurano ben distinto capitolo cinquecentesco della storiografia conventuale; superando la morfologia della cronica fratrum delle origini, rigidamente prosopografica per materia, monopartita per composizione, diacronica per sviluppo.

Della confusione antica tra Cr Ps e Annales riferisce Barsotti, I manoscritti 216n. 

Uso non sufficientemente distinto: J. Polzer, The "Triumph of Thomas" panel in Santa Caterina, Pisa. Meaning and date, «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz» 37 (1993) 63 n. 2. Chiederei credenziali a un annalista del 1550 che racconta cose del 1320-30 (p. 31, 63 n. 6). Tutto l'art., peraltro eccellente contributo alla storia artistica, pp. 29-70. A p. 31 bisognerà interpungere «sola tabula ibi fuisset, magna et nostri populi frequentia…», anziché «sola tabula ibi fuisset magna et nostri populi frequentia…», che genera «a large painted panel» (31), in cerca d'identificazione della «sola tabula magna» (32). Grande non la tavola ma la folla!


[15] Per gentilezza di p. A.F. Verde (gennaio 1996), che ne è editore in Il movimento…, MD 25 (1994) rispettivamente pp. 42-43, 43 (trascrizione «sull'originale autografo», si dice in nota a), 45-46. Lo stesso p. Verde mi ha sollecitato a intrattenermi sul caso, e messo a disposizione riproduzioni di talune carte o microfilms dei testi discussi in questa chiosa.

[16] Riproduzione in Verde-Corsi LXXXVII. Il proemio è detto, senza discussione, «autografo del Manardi» (ib. p. LV, § secondo).

[17] Verde, Il movimento…, MD 25 (1994) 113-23. Verde-Corsi 557-61.

[18] Verde, Il movimento…, MD 25 (1994) 14, 26: «La mano che scrive la Vita, da c. 1 a c. 120v, è quella del p. Manardi, e la scrittura presenta le caratteristiche di quella della Cronaca di San Romano [= Liber chronicorum di Lucca], che il Manardi cominciò a scrivere nel 1525».

[19] Verde, Il movimento…, MD 25 (1994) 123-24: «Il codice è autografo del p. fra Ignazio Manardi» (p. 123), senza distinguere pluralità di mani. Di mano del Manardi (= M) sembr'essere il frammento d'iscrizione, «Tratati del p. frate Ignatio Manardi», incollato all'interno del piatto superiore. Nessuna illustrazione fotografica accompagna il saggio Il movimento…, MD 25 (1994) 5-206, che pure coinvolge molteplici (e inconciliabili) chiamate d'autografia. La vasta documentazione dissepolta a nostro godimento dall'amico Verde non lascia tempo per soffermarsi a trarne l'intero profitto?


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