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Quolibet I,2

Questione quodlibetale I,2

originale latino

volgarizzamento (2008) di EP

Articulus 2 - Utrum Spiritus sanctus distingueretur personaliter a Filio si non procederet ab eo[1]

Articolo 2Lo Spirito santo sarebbe persona distinta dal Figlio se da lui non procedesse?

Postea queritur de creatore quantum ad personas, utrum scilicet Spiritus sanctus distingueretur personaliter a Filio si non procederet ab eo.

È stata poi proposta una domanda su Dio creatore rispetto alle persone divine: lo Spirito santo sarebbe persona distinta dal Figlio se da lui non procedesse?

Quod sic, quia Augustinus in libro V De Trinitate dicit quod Filius procedit ut natus sed Spiritus sanctus procedit ut datus; sed dato quod unus non procederet ab alio |72va| adhuc esset talis modus procedendi in eis; ergo etc.[2]

Argomento per il sì. Agostino, Sulla Trinità V,14 (CCL 50, 222), asserisce che il Figlio procede come nato, ma lo Spirito santo procede come dato. Ma anche concesso che uno non proceda dall'altro, |72va| ancora sussisterebbe in essi tale tipo di processione. Dunque eccetera.

Contra. Secundum Anselmum in Monologio relationes opposite in divinis non sunt nisi relationes originis; ergo etc.

Argomento in contrario. Secondo Anselmo da Canterbury († 1109), Monologion c. 43, le relazioni opposte nelle persone divine non sono che relazioni di origine. Dunque eccetera.

Responsio. Circa hanc questionem est duo considerare, scilicet contrarietatem et quam extimo veritatem.
Aliqui
[3] enim dicunt, sequentes ut eis videtur Anselmum, quod esset personalis distinctio inter eos etiam si Spiritus sanctus non procederet a Filio. Dicit enim Anselmus in libro De processione Spiritus sancti: «Semper habet a Patre esse Filius, et semper habet esse a Patre Spiritus sanctus, alter nascendo et alter procedendo», et per hoc sunt alii, et si per aliud non essent, per hoc essent alii.

Risposta. Su questa questione vanno tenute presenti due cose, disaccordo e verità.
Alcuni, credendo di attenersi ad Anselmo, dicono che vi sarebbe distinzione delle persone anche se lo Spirito santo non procedesse dal Figlio. Scrive Anselmo, Della processione dello Spirito santo c. 4: «Sempre dal Padre ha l'essere il Figlio e sempre dal Padre ha l'essere lo Spirito santo, uno per nascita e l'altro per processione» (PL 158, 292 C), e dunque sono distinti; ché se non lo fossero per altra ragione, sarebbero distinti a motivo di ciò.

Moventur[4] etiam ad hoc ratione disparationis que esset inter eos, etiam esto quod unus ab alio non procederet, quia alter procedit per modum intellectus, alter autem per modum voluntatis. Et hoc dicunt sufficere ad personalem distinctionem ipsorum. Et exemplificant in creaturis tam in absolutis quam in relativis.

Sono indotti a tale posizione anche a motivo della distinzione che sussisterebbe tra le persone divine anche se una non procedesse dall'altra, visto che una procede a mo' d'intelletto e l'altra a mo' di volontà. Sufficiente - sostengono - a render ragione della distinzione delle persone. E portano esempio nelle creature sia in termini assoluti che in quelli relativi.

In absolutis quidem quia asinus et equus et album et dulce sunt realiter distincta, quamvis non sit distinctio per formas oppositas sed disparatas tantum. Et adducunt dictum Commentatoris[5] qui dicit quod mus generatus per putrefactionem et mus gen<er>atus per coitum differunt specie propter solam diversitatem modi procedendi in esse. Ergo et similiter erit in divinis.
Item exemplificant in relativis, quia equalitas et similitudo differunt specie quamvis non opponantur sed solam disparationem habeant.

In termini assoluti, perché asino, cavallo, bianco, dolce, sono sì  realmente distinti, ma non a motivo di forme opposte ma solo di forme disparate. E citano il commentatore Averroè laddove dice che il topo generato per putrefazione e il topo generato per coito differiscono di specie per la sola diversa procedura in messa in esistenza. E similmente nelle persone divine.
P
ortano inoltre esempio in termini relativi. Uguaglianza e similitudine differiscono di specie, sebbene non si oppongano ma siano soltanto disparati.

Quibus respondemus primo dicentes quod Anselmus intellexit in illis verbis quod Spiritus sanctus distingueretur personaliter a Filio in hoc quod origo unius distinguitur ab origine alterius vel processione. Sed ipsa differentia processionis est propter distinctionem procedentium, quia actiones speciem sortiuntur a terminis. Eo enim processio verbi et processio amoris realiter distinguntur in divinis quia verbum et amor realiter distinguntur.

Rispondiamo al primo punto. Le parole di Anselmo intendono dire che lo Spirito santo si distinguerebbe dalla persona del Figlio perché l'origine di uno è distinta dall'origine o processione dell'altro. Ma la stessa diversità della processione dipende dalla distinzione delle persone procedenti, visto che le azioni traggono specificità dai termini. Processione del verbo e processione dell'amore si distinguono realmente nelle persone divine perché verbo e amore sono realmente distinti.

|72vb| Quod autem sic intelligat, quamvis aliqui omnino asserant Anselmum[6] fuisse contrarie opinionis, potest accipi ex aliis verbis ipsius in eodem libro. Dicit enim in c. 5 dicti libri: «Aut Filius est de Spiritu sancto aut Spiritus sanctus de Filio; quoniam utrumque nequit esse verum vel falsum». Item c. 8: «Nulla relatio est Patris sine relatione Filii, sicut nichil est Filii relatio sine relatione Patris. Si ergo altera nichil est sine altera, non potest aliquid de relatione Patris esse sine relatione Filii. Quare sequitur Spiritum sanctum esse de utraque si est de una».

|72vb| Che poi questo sia il pensiero di Anselmo, sebbene alcuni sostengono che fosse di opinione contraria, lo si ricava da altri brani della medesima opera. Dice infatti, Della processione dello Spirito santo c. 5: «O il Figlio è dallo Spirito santo, o lo Spirito santo è dal Figlio. Non possono infatti esser veri o falsi entrambi gli asserti». In c. 8: «Nessuna relazione è del Padre senza relazione del Figlio, così come nulla è la relazione del Figlio senza relazione del Padre. Se dunque l'una delle due è nulla senza l'altra, è impossibile che qualcosa circa la relazione del Padre si dia a senza relazione del Figlio. Ne segue che lo Spirito santo pertiene ad entrambe le relazioni se è  di una».

Ad illud de absolutis dicimus quod in divinis nulla est realis distinctio sed absoluta. Dictum etiam Commentatoris est falsum, sicut patet per Augustinum in epistola Ad Deogratias qui dicit quod mus iste et ille sunt eiusdem speciei. Quod probatur ex hoc quia genitum est simile gignenti in specie. Mures autem generati per putrefactionem, per coitum generant murem.

All'argomento circa i termini assoluti. Nelle persone divine non si dà alcuna distinzione reale, bensì assoluta. Falso è l'asserto di Averroè il commentatore, come risulta da Agostino; costui nella lettera Ad Deogratias (ep. 102 § 4: PL 33, 371-72) dice che l'uno e l'altro topo appartengono alla medesima specie. Il topo generato infatti è simile al generante nella specie. I topi generati per putrefazione, tramite coito generano un altro topo.

Ad illud vero de relativis dicimus quod ille due relationes disparate distinguntur specie, quia earum fundamenta specie distinguntur, scilicet quantitas et albedo, quod in divinis contingere non potest, quia omnium relationum divinarum est penitus idem fundamentum, scilicet divina essentia.

All'argomento circa i termini relativi. Quelle due relazioni disparate si distinguono per specie, cisto che i loro fondamenti sono distinti per specie, esempio quantità e bianchezza. Cosa che nelle persone divine non si dà, perché identico è il fondamento di tutte le relazioni divine, ossia la divina essenza.

Et ideo ista opinione relicta, contrarium tenendum est quintuplici ratione.

Et primo ratione sumpta ex parte personalis distinctionis in divinis. Talis enim distinctio non potest esse ex parte essentie, cum omnes persone in essentia sint penitus unum, cum essentia unissima sit. Ergo talis distinctio erit ex parte relationum, sed non relationum disparatarum tantum et non oppositarum, quia sic sequeretur quod Pater esset realiter due persone cum habeat in se duas relationes non oppositas, scilicet paternitatem et spirationem activam. Ergo oportet quod relationes distinguentes personas sint opposite. Sed inter divinas relationes nulla est oppositio nisi inter relationes originis, |73ra| secundum quam scilicet una persona est ex alia. Ergo oportet quod aut Filius sit a Spiritu sancto - quod nullus dicit - aut Spiritus sanctus sit a Filio[7].

Messa dunque da parte siffatta opinione, va sostenuta la posizione contraria. Cinque gli argomenti.

Argomento 1, dalla distinzione personale in Dio. Tale distinzione non può derivare   dall'essenza, perché tutte e tre le persone sono una in fatto di essenza, e l'essenza è unica. Dovrà dunque venire, tale distinzione,  da parte delle relazioni; relazioni tuttavia non semplicemente disparate e non opposte, come ad esempio paternità e spirazione attiva. È necessario allora che le relazioni che distinguono le persone siano opposte. Ma tra le relazioni divine non vi è alcun'altra opposizione se non quella tra le relazioni di origine, |73ra| in forza della quale una singola persona procede dall'altra. Necessaria conclusione: o il Figlio è dallo Spirito santo - cosa che nessuno sostiene - oppure lo Spirito santo è dal Figlio.

Sed huic rationi aliqui contrarie opinionis instant dicentes quod non oportet tantam distinctionem esse in principiis quanta est in principiatis, quia principiata debent esse subsistentia, non autem principia; sed sufficit quod sint in eodem perfecto ut diverse rationes agendi, sicut patet in artifice qui producit filium naturalem et suam ymaginem artificialem ut terminos in esse subsistentie ab invicem realiter distinctos; et tamen principia productionum istarum in uno subsistente coniunguntur.

A tale argomentazione, taluni della tesi contraria incalzano. Sostengono che non necessariamente tanta è la distinzione nei princìpi quanta nei principiati, perché i principiati devono esser sussistenti, non così i princìpi; è sufficiente che questi esistano nel medesimo soggetto come diversi modi di operare. Un artista, ad esempio, mette al mondo un figlio per via naturale e poi ne esegue un'immagine manufatta: due termini per sé sussistenti, ma l'uno dall'altro realmente distinti. Tuttavia i princìpi di tali prodotti si ricongiungono in un unico sussistente (ossia nell'artista).

Similiter idem patet de ydeis divinis que sunt ratio et principium producendi diversas res subsistentes; et tamen sola ratione differunt in uno simplici secundum essentiam et naturam, et tamen - ut videtur - est multo maior distinctio inter vim generativam et vim spirativam Patris quam inter plures ydeas. Ergo etiam in proposito, licet relationes disparate in Patre non faciant diversitatem personarum, tamen opposite eis in terminis productis facient diversitatem personarum.

Similmente nelle idee divine, che sono ragione e principio produttivi delle diverse cose sussistenti. Ma differiscono per sola ragione in una singola realtà secondo essenza e natura; tuttavia, come sembra, tra la forza generativa e la forza spirativa del Padre vi è molto maggior distinzione che tra più idee. Sebbene dunque le relazioni disparate nel Padre non generano diversità di persone, tuttavia quelle opposte generano nei termini prodotti diversità di persone.

Ad quod respondendum est quod hoc non est simile propter duo. Primo quidem quia hoc habet veritatem in absolutis, cuiusmodi sunt exempla posita, sed non habet veritatem in relativis, cuiusmodi sunt persone divine. Nam si aliquod unum subiecto sit duplum ad aliquod subduplum per suam quantitatem et sit dissimile ad aliquod nigrum per suam albedinem, non maior debet poni ex hoc diversitas in dimidio et nigro quam in dublo et albo. Et esset simile magis si duplum causaret subduplum et album causaret nigrum, sicut contingit in personis divinis relativis.
Alio etiam modo impeditur, quia, quod non sit tanta distinctio in principio sicut in principiato, hoc contingit quia principiatum deficit a participatione perfections que est in principio, sicut apparet precipue in causis equivocis. Sed in divinis omnes persone sunt eiusdem perfectionis et essentie omnino univoce.

Risposta. La similitudine non tiene per due motivi. Primo, perché la cosa sarebbe vera in termini assoluti, tipo esempi addotti, ma non tiene nei relativi, come sono appunto le persone divine. Se, poniamo, una unità di soggetto sia doppia rispetto a realtà mediana in fatto di quantità, e sia dissimile rispetto a un oggetto nero a motivo di sua bianchezza, non per questo ne deriva maggior diversità nel mediano e nel nero anziché nel doppio e nel bianco. E ancor più così sarebbe se il doppio generasse il mediano e il bianco generasse il nero, come accade nelle persone divine relative.
Secondo motivo. Nel principio non esiste altrettanta distinzione come nel principiato, perché il principiato condivide minor perfezione di quanta ne esiste nel principio, come appare chiaro soprattutto nelle cause equivoche. Ma in Dio tutte le persone sono della medesima perfezione ed essenza rigorosamente univoca.

|73rb| Secundo[8] ratione sumpta ex parte personalis germanitatis. Summa enim germ<an>itas contingit personis divinis cum in summo sibi attineant, puta quia omnino sunt unum et unius nature. Si autem Spiritus sanctus non procederet a Filio non esset summa attinentia inter eos, quia scilicet non sibi attinerent nisi mediante Patre a quo ambo procederent. Sic enim Pater et Filius in creaturis magis sibi attinent quam duo fratres.

|73rb| Argomento 2, dalla fraternità delle persone. Somma fraternità è nelle persone divine poiché nella sommità convergono, essendo una cosa sola e di una medesima natura. Se lo Spirito santo non procedesse dal Figlio, non vi sarebbe somma convergenza tra di loro, ossia non convergerebbero senza la mediazione del Padre, dal quale entrambi procedono. Così Padre e Figlio convergono nelle creature più che due fratelli.

Tertio ratione sumpta ex parte personalis processionis. Dicimus enim quod in divinis personis Filius procedit per modum intellectus ut verbum; Spiritus autem sanctus per modum voluntatis ut amor. Necesse est autem quod amor a verbo procedat; non enim aliquid amamus nisi quod prius conceptione mentis apprehendimus.

Argomento 3, dalla processione delle persone. Noi diciamo che nelle persone divine il Figlio procede a mo' d'intelletto come parola; lo Spirito santo procede a mo' di volontà come amore. Ma è necessario che l'amore proceda dalla parola; non possiamo infatti amare alcunché se prima non ne prendiamo conoscenza nella mente.

Quarto ratione sumpta ex parte personalis ordinis. Nusquam enim invenimus quod ab uno procedant plura absque ordine nisi in illis solum que materialiter differunt, quod in divinis locum non habet, sicut unus faber producit multos martellos qui nullum ordinem habent ad invicim eo quod materialiter ab invicem distinguntur. In divinis autem non potest alius ordo assignari nisi ordo nature idest originis, quo scilicet alius est ex alio. Cum igitur Filius et Spiritus sanctus procedant a Patre, oportet quod ex vi ordinis Spiritus sanctus etiam procedat a Filio[9].

Argomento 4, dall'ordine delle persone. Da nessuna parte troviamo che da una sola cosa ne procedono molte senza ordine alcuno, salvo laddove ci sia sola differenza materiale, condizione che nelle persone divine non si dà. Un fabbro, ad esempio, produce molti martelli, e questi non hanno alcun ordine tra loro, visto che si diversificano soltanto materialmente o numericamente. Nelle persone divine non può esservi nessun ordine se non quello di natura ossia di origine, in forza del quale una procede dall'alta. Poiché dunque il Figlio e lo Spirito santo procedono dal Padre, ne segue in forza dell'ordine che lo Spirito santo proceda anche dal Figlio.

Quinto ratione sumpta ex parte personalis confessionis. Secundum enim veritatem irrefragabilem fidei catholice nos confitemur in Simbolo quod Spiritus sanctus procedit a Patre et Filio; et hoc ab eterno fuit; ergo necesse est ita esse. Nec valet instantia de creatione mundi dicendo: mundus secundum fidei veritatem habuit inicium durationis, et tamen - ut volunt prudentiores - potuit non habere.

Argomento 5, dalla confessione di fede. Inoppugnabile professione di fede cattolica è quanto proclamiamo nel Credo: lo Spirito santo procede dal Padre e dal Figlio. Così dall'eternità. E così dovrà essere. E non tiene l'obiezione desunta dalla creazione del mondo: secondo verità di fede, il mondo ha avuto inizio nel tempo, e tuttavia - a giudizio di saggi - poteva non averlo.

Et similiter si non habuisset potuit habere, quia creatio mundi dependet a voluntate divina ut voluntas est, iuxta illud Hyllarii in libro De synodis «Rebus creatis substantiam Dei voluntas attulit, Filio natura dedit», que quidem de se non est determinata ad unum; sed emanatio divinarum personarum pertinet ad naturam divinam que ad unum determinata est |73va| in quantum huiusmodi, quantumcumque dicatur quod Filius procedit per modum nature et Spiritus santus per modum voluntatis[10].

E se di fatto (l'inizio nel tempo) non l'avesse avuto, poteva averlo, poiché la creazione del mondo dipende dalla volontà divina in quanto volontà, secondo Ilario da Poitiers († 367), Dei sinodi (PL 10, 520 C): «Alle cose create, la sostanza gliela conferì la volontà di Dio, al Figlio la conferì la natura», che di suo non è determinata ad uno; mentre l'emanazione delle persone divine appartiene alla natura divina, |73va| che in quanto tale è determinata ad uno, benché si dica che il Figlio procede a mo' di natura e lo Spirito santo a mo' di volontà.

Non enim hoc dicitur quia voluntas divina sit principium alicuius persone divine, quia sic persona illa posset non esse, et sic Deus posset non esse, cum persona divina sit idem re quod Deus et divina essentia. Sed hoc dicitur quia Spiritus sanctus procedit per actum qui naturaliter est a voluntate, scilicet per hoc quod Pater amat Filium et e converso. «Ipse enim amor est Spiritus sanctus», ut dicit Gregorius[11].

E questo non lo si dice perché la volontà divina sia principio di qualcuna delle persone divine, ché allora quella persona poteva non essere, e di consequenza Dio poteva non essere, visto che la persona divina è stessa cosa che Dio e divina essenza. Lo si dice invece perché lo Spirito santo procede per un atto derivantte naturalmente dalla volontà, ossia per il fatto che il Padre ama il Figlio e viceversa. «L'amore infatti è lo Spirito santo», dice san Gregorio († 604) .

Unde in productione Spiritus sancti voluntas non accipitur ibi ut voluntas sed accipitur ibi voluntas ut natura qualis est respectu ultimi finis, respectu cuius voluntas est determinata ad unum. Finis enim simpliciter ultimus est ipse Deus et quelibet persona divina, quia omnes tres sunt unus finis sicut et sunt unus Deus. Deus igitur Pater naturaliter cognoscendo se naturaliter producit Verbum, et naturaliter volendo cognitum naturaliter producit Spiritum sanctum.

Nella produzione dunque dello Spirito santo la volontà non è intesa in quanto tale, bensì come natura così com'è rispetto al fine ultimo, in rapporto al quale la volontà è determinata ad uno. Il fine ultimo in assoluto è Dio stesso e ciascuna persona divina, perché tutte e tre sono unico fine, così come sono unico Dio. Dio Padre conoscendo naturalmente se stesso, produce naturalmente il Verbo; e volendo naturalmente il termine conosciuto, naturalmente produce lo Spirito santo.

Ad argumentum igitur in oppositum, dicendum quod diversi modi procedendi in divinis non sufficiunt ad distinctionem realem, ut apparet ex dictis, quia nec ipsi modi differunt nisi secundum rationem tantum.

Risposta all'argomento della tesi contraria. I differenti modi di procedere nelle persone divine non rendono ragione della distinzione reale, come risulta da quanto detto; i modi stessi infatti non si distinguono se non logicamente.


[1] Art 2 - Cf. TOMM., Summa theol. I, 36,2; De potentia X, aa. 4 e 5; In I Sent. d. 11, q. 1, a. 1. ROBERTO D'ORFORD, Reprobationes dictorum a fratre Egidio [Romano] in Primum Sententiarum [1288-91] d. 11, q. 39 (ed. P. Vella, Paris 1968, 106-07). GIOVANNI DA PARIGI, In I Sent. [1292-96] d. 11, q. 2 (ed. J.-P. Muller, Roma 1961, 160-62). TOMMASO DA SUTTON, Quaestiones oridinariae q. 9 (ed. J. Schneider, München 1977, 269-95). GIOVANNI DA NAPOLI, Quaestio disputata XIII: in M. SCHMAUS, Liber propugnatorius des Thomas Anglicus..., Miinster 1930, 128*-42* (tutto il volume importante per il tema). ERVEO NÉDELLEC, Quodl. VI, 7 (ed. Venetiis 1513, ff. 132v-133r).

[2] Cf. PIETRO LOMBARDO, Sententiae I, d. 13, c. 2. GIOVANNI DA PECKHAM, Quodl. II (1270), 5 (Utrum si [Spiritus sanctus] non procederet a Filio distingueretur ab ipso): «Responsio. Augustinus assignans differentiam originis Filii et Spiritus sancti dicit, De Trinitate V c. 17, quod Filius procedit quomodo natus, Spiritus sanctus quomodo datus...» (Firenze, Bibl. Naz., Conv. soppr. J.I.3, f. 50va; cf. Vatic. Borghes. 15, f. 49vb): su questo quodlibeto, incluso nella tradizione manoscritta tra i quodlibeti di Tommaso d'Aq., vedi J.-A. DESTREZ, Les disputes quodlibétiques de saint Thomas d'après la tradition manuscrite, «Mélanges Thomistes» (Bibl. thom. lll), Kain 1923, 49-106; A. DONDAINE, Le 'Quodlibet' de Jean Pecham 'De Natali' dans la tradition manuscrite thomiste, «Studies Honoring I. Ch. Brady», New York 1976, 199-218; qui, pp. 214-18, lista e numerazione degli articoli. Per la datazione dei quodlibeti: ETZKORN, art. cit. (sopra I, 1 nota 11).

[3] Cf. ENRICO DA GAND, Quodl. V (1280), 9 (ed. Venetiis 1613, ff. 248v-249v).

[4] Cf. ENRICO DA GAND, Quodl. V, 9 (ed. cit.); GIOVANNI DA PECKHAM, Quodl. II (1270), 5: «Et ostenditur quod sic [scil. quod distingueretur], quia realiter differunt processio per modum nature et voluntatis sive sint ab uno sive a pluribus» (BNF, Conv. soppr. J.1.3, f. 30rb; cf. Vatic. Borghes. 15, f. 49va). «Ad primum obiectum dicendum quod differentia per originem potest intelligi dupliciter, vel per disparationem, vel per oppositionem. Disparate sunt generatio et processio, opposite sunt spiratio activa et passiva; utraque autem istarum differentiarum sufficit ad distinctionem personalem» (cod. J.1.3, f. 50va; cf. Borghes. 13, f. 49vb); RUGGERO MARSTON, Quaestiones de emanatione aeterna q. 7 (ed. Quaracchi 1932, 139).

[5] AVERROÈ, In I De generat. animal. c. 1 (in ARIST., Opera cum Averrois commentariis, VI/2, ed. Venetiis 1574, f. 44v H-I).

[6] ANSELMO DA CANTERBURY, De processione Spiritus sancti cc. 4 e 7 (PL 158, 291 B, 298 A). Cf. TOMM., Summa theol. I, 36, 2 ob. 7. Anselmo è ripetutamente invocato, nella questione, dai sostenitori delle opposte tesi. Cf. GIOVANNI DUNS SCOTO, Ordinatio [1302-08] I, d. 11, q. 2 (Opera omnia V, Città del Vaticano 1959, 15). Per Giovanni la proposizione «Si Spiritus Sanctus non est a Filio, quod non distinguitur ab eo» segue non formalmente ma solo «concomitanter», in forza cioè della concorde «voluntas fecunda ad spirandum» del Padre e del Figlio (Lectura in I Sent. [1296-1302] d. 11, q. 2: Opera... XVII, p. 145).

[7] Cf. TOMM., Summa theol. I, 36, 2 § 1; GIOVANNI DA PARIGI, In I Sent. d. 11, q. 1, che contiene la distinzione tra relationes oppositae e relationes disparatae (ed. cit. p. 161). Ricordo che il cod. BNF, Conv. soppr. A 3.1153 contenente, oltre a questioni di Bernardo da Trilia († 1292), l'In I Sent. dist. 1-17 di Giovanni da Parigi († 1306) è stato posseduto da Remigio (vedi sopra Introduzione I).
«aliqui »: cf. EGIDIO ROMANO, In I Sent. d. 11, q. 1, a. 1, cui risponde anche ROBERTO D'ORFORD, Reprobationes... (ed. cit. pp. 106-07). Incerti auctoris impugnationes contra Aegidium Romanum contradicentem Thomae super primum Sententiarum: ed. G. Bruni, Roma 1942, 35.

[8] «Secundo... »: l'argomento della «summa germanitas», elaborato su Riccardo da San Vittore (De Trinitate VI, cc. 2 ss: PL 196, 968 ss), compare negli argomenti «ad oppositum» in RUGGERO MARSTON, Quaestiones de emanatione aeterna q. 7 (ed. Quaracchi 1932, 134).

[9] «Tertio..., Quarto...»: prestiti da TOMM., Summa theol. I, 36, 2 § 2; I, 36, 2 § 3.

[10] «Quinto...»: Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Bologna (Istit. Sc. Rel.) 1973, 24; Enchiridion Symbolorum, ed. A. Schönmetzer, Herder 1973, n° 150. Cf. PIETRO LOMBARDO, Sent. I, d. 31, c. 2.

[11] GREGORIO MAGNO, In Evang. hom. XXX § l (PL 76, 1220 B). Si leggeva nella prima lezione dell'Ufficio di Pentecoste.


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