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Commentari biblici d’autori domenicani?,

«Angelicum» 61 (1984) 496-520.

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Commentari biblici di Remigio dei Girolami a Palermo?
  | Palermo, Bibl. Centrale della Regione Siciliana, ms IV. G. 4 |  # no, è commentario di Aimone d’Auxerre

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Le Distinzioni bibliche di Nicola da Gorran e di Remigio dei Girolami

  # Maurizio da Provins > Nicola da Gorran > Remigio

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Commentari biblici di Giovanni da Parigi?

  # BL, Conv. soppr. 363, f. 71v

4

Dalle Distinctiones di Nicola da Gorran
 | abstinendum | ambulare | angelos | angelorum

   

ë

 

1. Commentari biblici di Remigio dei Girolami a Palermo?

Nel censire le opere di Remigius Clari Ieronimi Florentinus ordinis Predicatorum o Remigio dei Girolami († 1319)[1] dovetti rinunciare a discutere la notizia data nel 1955 da Friedrich Stegmüller[2] nel Repertorium biblicum medii aevi V, n° 7249, 1-2:

Rom.: Firenze, Naz. G 4.936. Palermo, Naz. IV G 3.

I Cor. : Firenze, Naz. G 4.936. Palermo, Naz. IV G 3.

Dallo spoglio dei repertori bibliografici sottesa alla recensione critica delle opere del frate fiorentino risultava che soltanto lo Stegmüller segnalava, sotto il nome di Remigius de Florentia OP[3], commentari alle lettere paoline Rom. e I Cor. Il più recente supplemento allo Stegmüller curato da N. Reinhardt, Repert. bibl. IX (1977) p. 372, nulla aggiunge né corregge rispetto a quanto già scritto dallo Stegmüller. In verità era lecito avanzare qualche sospetto sull’attendibilità della segnalazione del Repert. bibl., visto che né i catalogisti dell’ex-biblioteca di Santa Maria Novella (dove furono conservati i codici remigiani fino alla soppressione napoleonica) né lo stesso Remigio (che pure fa frequentissimi rimandi alle proprie opere) mai menzionano tali commentari paolini. Ma è anche vero che il codice remigiano BNF, Conv. soppr. G 4.936 trasmette, nella sezione dei prologhi biblici e sentenziari, tre prologhi alla lettera ad Rom., uno ad I Cor., uno ad II Cor., uno ad Hebr. Il testo dei prologhi non lascia dubbi: Remigio ha commentato a scuola tali libri biblici[4]. Del resto le vicende dei fondi librari conventuali e gl’itinerari dei codici non finiscono di sorprendere. Chi può negare a priori, specie nella mobilissima “res publica” degli ordini mendicanti, emigrazioni di codici, trascrizione e diffusione di opere nelle regioni più remote dallo scrittoio che gli ha dato la nascita? Non restava che controllare la segnalazione.

Sfortunatamente la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana (già Biblioteca Nazionale) era inagibile da qualche anno a motivo di lavori di restauro, né esiste un catalogo moderno del fondo manoscritto. Tentativi epistolari presso la Biblioteca per acquisire prime informazioni non ebbero successo; né successo ha avuto la benevolenza d’un confratello palermitano prestatosi a consultare il codice dietro mia richiesta[5]. Ho interessato allora la dott. A. Morandini, direttrice della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, la quale (constatata l’impossibilità d’avere il codice in prestito) gentilissimamente ha richiesto il microfilm del ms palermitano e lo ha messo a mia disposizione nella biblioteca fiorentina. Prima sorpresa: il ms IV. G. 3 di Palermo non contiene commentari paolini ma un messale! Non si trattava di IV. G. 3 ma di IV. G. 4. In dicembre 1983 il microfilm di ms IV. G. 4 era finalmente a mia disposizione presso la Laurenziana di Firenze.

Dunque soltanto il microfilm, non il codice. Ma sufficiente per le informazioni che c’interessano.

Palermo, Bibl. Centrale della Regione Siciliana, ms IV. G. 4

mm 240 x 335 x 60 (dal primo fotogramma), ff. 219, scrittura a due colonne. Sul foglio di guardia, di mano sette-ottocentesca: «B. Remigii Florentini sub cujus nomine hoc opus editum fuit T. v. P. 3. Bibliot. SS. Patrum Espositiones in Epistola [sic] B. Pauli».

Poco sotto, d’altra mano sette-ottocentesca:

«Has Epistolarum B. Pauli Apostoli expositiones, quae B. Remigii nomen referunt, quaeque hodie T. v. Bibliothecae Veterum Patrum pag. 80 et sequ. S. Remigio Episc. Rhemensi tributae editae inveniuntur, Hay[monis] [Hal]berstatensis potius putandum invenies apud Bellarminum de Script. Eccles. verbo Rhemigius Rhemensis [?] pag. 303 et seq. to. 7. Operum edit. Venetae 1728».

Incipit: Expositiones epistolarum beati Pauli Apostoli edite per beatum Remigium.

Ab Achaya regione Grecorum scripsit Apostolus Paulus Romanis hanc epistolam, quos non ipse, non Petrus, non quilibet duodecim apostolorum primum instruxit set quidam Iudeorum credencium qui ab Ierosolimis Roman venientes, ubi princeps orbis residebat, cui erant ipsi subiecti, fidem quam apud Ierusolimam didicerant Romanis evangelizaverunt... (f. 1ra).

Il contenuto del codice palermitano è il commentario paolino di Aimone d’Auxerre edito in «Patrologia Latina» vol. 117. L’incipit surriportato lo si legge in PL 117, 361. L’ultimo fotogramma ritrae la costola del codice portante l’iscrizione: «B. Remigii Florentini  /  In Epistolas B. Pauli».

Palermo, Bibl. Centrale
della Regione Siciliana, ms IV. G. 4

ff.

=

PL 117

1ra-52vb In Rom. 361-508
53ra-89va In I Cor. 507-606
89va-113vb In I I Cor. 605-668
113vb-120va In I et I I Thess. 765-784
120vb-130vb In I Tim. 783-798)
130vb-142ra In Gal. 669-700
142ra-154ra In Eph. 699-734
154ra-161vb In Philipp. 733-754
161vb-168rb In Coloss. 753-766
168rb>180vb In Tit. testo altro
180vb-182ra In Philem. testo altro
182ra-213vb In Hebr. 819-938

213vb-219va: Incipit prologus beati Bernardi abbatis de meditatione passionis Christí. Rogasti me dicendo hic frater ut aliquem modum contemplandi in passione Dei...; explicit (f. 219va): Et aliquantulum immoratus in illa claritate quantum tibi videbitur, postea ibis ad quiescendum cum domino tuo parvulo fatigato. Deo gratias.
Finito libro fiat laus et gloria Christo [fine codice].

Non v’è bisogno di commento alcuno. Palermo IV. G. 4 non ha nulla a che vedere con le opere di fr. Remigius Florentinus ordinis Predicatorum o Remigio dei Girolami. Lo Stegmüller molto verosimilmente non ha controllato di persona il contenuto del codice e ha fatto credito a qualche antico repertorio che riportava l’errata attribuzione «Remigius Florentinus»; ha aggiunto in proprio «O.P.».

Palermo IV. G. 4 (non IV. G. 3) va aggiunto ai mss che trasmettono i commentari paolini di Aimone d’Auxerre, che né lo Stegmüller né il supplemento del Reinhardt menzionano nella lista mss (Repert. bibl. III, 3101-3114; V, 7231-7245; IX, 3067-3122; IX, 7231-7246). Diffusissimo commentario composto in Francia tra 840 e 860, trasmesso e poi stampato ora sotto il nome di Remigio arcivescovo di Reims († 533) ora sotto quello di Remigio d’Auxerre († 908 ca.), infine sotto il nome di Aimone da Halberstadt OSB († 853) (Repert. bibl. III, p. 8). I moderni repertori lo censiscono sotto Ps.-Aimone da Halberstadt e lo attribuiscono con probabilità ad Aimone d’Auxerre (IX sec.): Repert. bibl. III, 3101-3114; cf. ib. III, 3071; P. Glorieux, Pour révaloriser Migne. Tables rectificatrives, Lille 1952, 57 lemma 117, 362-937.

Studi recenti confermano ad Aimone d’Auxerre la paternità dei commentari paolini editi sotto il nome di Aimone da Halberstadt in PL 117, 361-938: R. Quadri, Aimone di Auxerre alla luce dei «Collectanea» di Heiric di Auxerre, «Italia medioevale e umanistica» 6 (1963) 1-48. P. W. Tax, Remigius of Auxerre’s Psalm Commentary and the Mathew Commentary attributed to him, AA. VV., L’école carolingienne d’Auxerre, Paris 1991, 413-24.

■ Remigio dei Girolami nel de sanctis non solempnibus, primo sermone “De beato Remigio” (=  vescovo e confessore, festa 1 ottobre nel calendario OP = Remigio da Reims; a costui è dedicata l'omonima chiesa fiorentina in Piazza San Remigio), Intelliget servus meus et exaltabitur (Is. 52,13): «Beatus autem Remigius et vir philosophicus fuit et doctor theologie egregius fuit, dilucide exponendo profunda Apocalipsis, Psalterium, Matheum, Epistolas Pauli, multas omelias conficiendo et multa alia volumina faciendo» (BNF, Conv. soppr. D 1.937, f. 393ra).

Sotto il nome di «beatus Remigius» (= Remigio da Reims) il frate fiorentino cita i commentari al Salterio, a Matteo, all’Apocalisse. Possedeva in proprio l’attuale codice Bibl. Laurenziana, Conv. soppr. 277, contenente il Super Apoc. di «Remigius»: Cf. Per lo studio... 260; Pomaro, Censimento  I, 437.

Sotto il nome di «Haymo» utilizza i commentari paolini di cui ci occupiamo: «Circa quartum nota quod castra non sunt terribilia nisi sint per acies distincta. Etiam acies non est terribilis nisi sit ordinata; ista autem [scil. beata Maria Virgo] ascendens per aerem, qui inimicis humani generis plenus est ut spera solis pulvisculis - ut dicit Haymo -, hodierna die omnes exterruit et fugavit» (D 1.937, f. 265va-b). Contra falsos ecclesie professores 52, 17-20: «Unde Aymo dicit “Ut philosophi dixerunt et doctores nostri opinantur, aer iste ita est plenus demonibus et malignis spiritibus sicut radius solis minutissimis pulvisculis”» (ed. F. Tamburini, Roma 1981, 160); riscontro, non alla lettera, in Ps.-Aimone da Halberstadt (= Aimone d’Auxerre), In Philipp. c. 6 (PL 117, 732A); Hom. III in Ep. Pauli (PL 118, 809 B); nella forma citata da Remigio, lo si ritrova alla lettera in Giacomo da Varazze, Legenda aurea c. 145 (De s. Michaele Archangelo), e dunque sua fonte diretta: «Unde dicit Haymo “Ut philosophi dixerunt et doctores nostri opinantur, aer iste ita plenus est daemonibus et malignis spiritibus sicut radius solis minutissimis pulvisculis”» (ed. Th. Graesse, rist. Osnabrück 1969, p. 647).

2. Commentari biblici di Giovanni da Parigi?

In un articolo di qualche anno fa su Giovanni da Parigi OP († 1306) pubblicato su questa stessa rivista «Angelicum», Pattin segnalava cosi due codici provenienti dalla biblioteca di SMN, ora nella Laurenziana di Firenze:

«Enfin, nous avons découvert à Florence dans la Biblioteca Medicea Laurenziana deux commentaires bibliques, provenant du couvent des Dominicains “S. Maria Novella” de Florence et attribués à Jean de Paris»: A. Pattin, Jean de Paris († 1306) et son traité sur l’impanation, «Angelicum» 54 (1977) 188; tutto l’articolo pp. 184-206.

Segue breve descrizione del codice Laurenziano, Conv. sopp. 360, contenente commentari adespoti al vangelo di Luca (ff. 1r-128v) e a quello di Giovanni (132r-194r). Incollato all’interno del piatto posteriore un frammento pergamenaceo porta scritto di mano tre-quattrocentesca «Io. Parisiensis Postille in Lucam». A fine colonna b di f. 194r, dopo l’explicit del commento al vangelo di Giovanni, una mano diversa dal copista del testo aggiunge: «s(cilicet) postille magistri Iohannis Parisiensis». L’altro codice è Conv. soppr. 363; contiene il medesimo commentario al vangelo di Giovanni (ff. 1r-71r). Sul foglio di guardia, insieme a note di possesso di fine Trecento, si legge «Iohannis Parisiensis».

Il Pattin si astiene da attribuzioni formali a Giovanni da Parigi e chiude il discorso su questi due codici, e altri prima recensiti, con le parole: «Il est difficile de savoir sur quelle base l’attribution à Jean de Paris a été faite et s’il s’agit bien de Jean Quidort de Paris» (Jean de Paris… p. 189).

Per i due codici Laurenziani non si tratta di nessuna scoperta. Essi trasmettono i commentari Super Iohannem e Super Lucam di san Bonaventura editi nell’Opera omnia di Quaracchi rispettivamente in vol. VI (1893) 259-530 e VII (1895) 3-604. Gli editori ottocenteschi conoscevano e utilizzarono i nostri codici Laurenziani (vol. VI, pp. xxii-xxiii; VII, p. x); cosi come li conosce e li recensisce alla voce Bonaventura il Repert. bibl. vol. II (1950) 1776, 1777, 1778; che annota anche la tardiva aggiunta della falsa attribuzione a Giovanni da Parigi (II, 1778). La dettagliata descrizione dei due codici la si legge nel recente lavoro di G. Pomaro sul fondo manoscritto della biblioteca di Santa Maria Novella.

Giovanni da Parigi: SOPMÆ II, 517-524; IV, 165-66. Repert. bibl. IX, 481 non modifica su Giovanni quanto già scritto dallo Stegmüller.

Descrizione dei codici, dal fondo manoscritto di SMN: Pomaro, Censimento   I, 442-43 (cod. 360), 445-46 (cod. 363), 450-52 (cod. 465). Il Super Iohannem dello Ps.-Giovanni da Parigi è registrato nell’inventario della biblioteca SMN redatto nel 1489 da fr. Tommaso di Matteo dei Sardi, n° 194: Pomaro, Censimento  II, 321; n° 199 in ed. S. Orlandi, La biblioteca di S. Maria Novella…, Firenze 1952, 35.

Ma il codice Laurenziano, Conv. soppr. 363, stimato del XIII-XIV secolo (Pomaro, Censimento  I, 437; «saec. xiii exeuntis» per gli editori di Bonaventura, Opera omnia VI, p. xxii b), riserva una sorpresa. Né il Pattin né la Pomaro segnalano quanto scritto da mano coeva al codice in f. 71v, che si rivela esser frammenti di distinctiones bibliche. Il codice si chiude con due bifolii; il secondo (ff. 72r-73r) contiene l’inizio del commento di Egidio Romano alle Sentenze e la tabula; il primo (ff. 70r-71v) porta a termine il Super Iohannem di Bonaventura a f. 71r, circa metà colonna b, lasciando in bianco il resto della colonna. Il verso della carta, f. 71v, risultato eccedente al commento bonaventuriano, è stato utilizzato per la trascrizione di frammenti di distinctiones bibliche. Queste riempiono coll. a e b, sono scritte con regolarità di ductus e d’incolonnamento, in grafia gotico-libraria rotunda, con graffe marginali indicanti i raggruppamenti delle divisioni dei lemmi e delle sue accezioni. I primi tre righi di col. a sono palesemente soltanto parte finale di una unità di distinzione; seguono altri lemmi di distinzioni raccolti in capitoli: c. v, c. vii (f. 71va), c. viii, c. viii (f. 71vb).

C’è qualche rapporto tra questi frammenti di distinzioni e il commentario Super Iohannem del medesimo codice? Se non col commentario, certamente col vangelo di Giovanni. Lo si deduce dal fatto che le citazioni bibliche concernenti il vangelo giovanneo sono introdotte da «supra» o «infra» rispetto al capitolo delle distinzioni in corso, e che là dove capitolo di quest’ultime e capitolo del vangelo di Giovanni coincidono, il riferimento è introdotto da «eodem capitulo» o « hic » (vedi sotto testo c. v). Sembrerebbe che le distinzioni siano state elaborate a partire dagli spunti offerti dal vangelo giovanneo, almeno per quanto la frammentarietà del testo permette di congetturare. La distinzione c. v «Christus testimonium habuit» ha un congruo riscontro con Io. c. 5 dove il lemma testimonium ricorre ben dieci volte; le distinzioni sul giudice («Cum iudice est») e conoscenza di Dio («Loquitur nobis»), ambedue sotto c. viii, raggiungono rispettivamente Io. 8,3-11.15.16 e Io. 8,27 ss.

Bibl. Laurenziana, Conv. soppr. 363, f. 71v

Trascrivo l’inizio di col. a: parte finale della distinzione incompleta, e c. v immediatamente successivo; da col. b la distinzione «Cum iudice est» e le ultime due unità («Loquitur nobis Dominus», «Est derelictio») a fine colonna b. Nelle autorità bibliche integro tra parentesi quadre il numero del versetto o, secondo il caso, del capitolo e versetto. Dove il nome del libro biblico non è dato, s’intenda Io.

/ fuit

- lux Dei Filius in eterna generatione, supra [1,34] «Ego vidi» etc.

- verbum in rerum creatione, Ps. [32,6] «Verbo Domini celi»; supra [1,3] «Omnia per ipsum».

- lux in mundi illuminatione, supra [1,9] «Erat lux vera».

c. v 

Christus testimonium habuit

a divinis personis:

- a persona Patris, eodem capitulo [5,37] «Et testimonium perhibet de me qui misit me Pater».

- a persona Filii, infra 8 [,14] «Ego sum qui testimonium perhibeo de me ipso».

- a persona Spiritus sancti, infra 15[,26] «Cum venerit ille Spiritus veritatis testimonium perhibebit de me».

- a tota Trinitate simul, I Io. ultimo [5,7] «Tres sunt qui testimonium» etc.

a scripturis:

- a scriptura mosayca, et de hac loquitur hic [5,39] «Scrutamini scripturas», et post [5,46] «De me scilicet ille Moyses scripsit».

- a scriptura prophetica, Act. 10[,43] «Huic omnes prophete testimonium perhibent accipere remissíonem».

- a scriptura evangelica, infra 19[,35] «Et qui vidit testimonium perhibuit», et ultimo [21,24] «Hic est discipulus ille».

a creaturis:

- a creatura intellectuali scilicet angelo qui perhibet testimonium obsequendo, supra 1[,51] «Videbitis angelos ascendentes».

- a creatura rationali scilicet homine, infra 12[,17] «Testimonium perhibebat illi turba quando Laçarum vocavit».

- a creatura insensibili obediente, Mt. 21[,19] maledixit ficulnee et continuo arefacta est (f.71va).

c. viii

Cum iudice est

- sapientia quantum ad intellectum. Hanc petebat Salomon ut iuste posset iudicare, III Reg. 3[,9] «Dabo servo tuo cor docile ut iudicare possit populum tuum», et ibidem [3,28] «Timuerunt regem videntes sapientiam Dei esse in eo ad faciendum iudicium».

- puritas quantum ad affectum. II Paral. 19[,6] «Iudicium Dei exercetis non iudicium hominum», et post [19,7] «Non est apud Deum iniquitas nec personarum acceptio nec cupido munerum». Eccli. 20[,31] «Exenia et dona excecant oculos iudicum».

- honestas quantum ad actum. Ad Rom. 2[,1] «Inexcusabilis es omnis homo qui iudicas; in quo alterum iudicas, te ipsum condempnas; eadem enim agis que iudicas». Mt. 7[,5] «Ypocrita, eice primum trabem de oculo tuo».

- auctoritas quantum ad effectum. Rom. 14[,4] «Tu autem quis es qui iudicas alienum servum?». Luc. 12[,4] dixit Dominus homini petenti ut iudicaret «Homo, quis te constituit iudicem super nos?».

Sine auctoritate es<t> iudicium usurpatorium, sine honestate presumptuosum, sine puritate iniqum, sine sapientia temerarium. Ideo ista quatuor notantur, Exo. 18[,21] in illa auctoritate «Elige tibi viros» ecce auctoritas quantum ad officium, «sapientes» ecce sapientia quantum ad intellectum, «timentes Deum» ecce puritas quantum ad affectum, quia timor Dei expellit voluntatem peccandi, «in quibus sit veritas» etc. ecce honestas quantum ad actum. Eph. 4[,15] «Veritatem facite» (f. 71vb).

c. viii 

Loquitur nobis Dominus

- per ymaginationem nocturnam. Num. 12[,6] «Si quis fuerit inter vos propheta Domini in visione apparebo ei vel per sompnium» etc.

- per inspirationem ocultam de qua in Ps. David [84,9] «Audiam quid loquatur in me Dominus Deus», et Ose. 2[,14] «Abducam eam» etc.

- per miracula. Exo. 20[,18] «Cunctus populus videbat fulgura», et post [20,22] «Vos vidistis quod de celo locutus sum vobis».

- per documenta sive precepta. Exo. 20[,1-2] «Locutus est Dominus cunctos sermones hos: Ego sum Dominus» etc.

- per scripturas. Ierem. 36[,2] «Tolle volumen et scribes in eo omnia verba que locutus sum tibi adversus Israel et Iudam».

- per creaturas. Prov. 1[,20] «Sapientia foris predicat» quia in omnibus creaturis docet, etiam in formica, Prov. 6[,6] «Vade ad formicam» etc.

- per creaturam insensibilem sicut in columpna. Exo. 33[,9] «Ingresso Moise tabernaculum descendebat columpna nubis, loquebaturque cum Moise» etc.

- per creaturam spiritualem sicut per angelum. Zach. 1[,13] «Dixit angelus qui loquebatur in me verba bona» etc.

- per Spiritum sanctum. Mt. 10[,20] «Vos non estis qui loquimini sed Spiritus Patris vestri qui loquitur in vobis» etc.

- per Filium suum unigenitum. Hebr. 1[,1-2] «Multifarie multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis, novissime locutus est nobis in Filio».

Est derelictio

- dispensationis. Ps. [21,1] «Deus Deus meus ut».

- probationis. Ysa. 54[,7] «Ad punctum».

- permissionis. II Paral. 12.

- sempiterne dampnationis. Ierem. 16 (f.71vb).


[1] E. PANELLA,  Per lo studio di fra Remigio dei Girolami († 1319), Pistoia («Memorie Domenicane » 10) 1979, pp. 243-83: Appendice III: Le opere di fra Remigio dei Girolami.

[2] F. STEGMÜLLER, Repertorium biblicum medii aevi, voll. I-VII, Madrid 1950-1961; voll. VIII-XI, Madrid 1976-1980 a cura di N. REINHARDT. D'ora in poi semplicemente Repert. bibl. con rimando al volume e numero seriale.

[3] Remigius (Chari dei Girolami) de Florentia OP scrive erroneamente lo Stegmüller; Remigius Chiari dei Girolami de Florentia OP ha Reinhardt, contaminando latino e italiano, in Repert. bibl. IX, p. 372. Le forme onomastiche corrette, ben attestato dalle fonti coeve, sono Remigius Clari Ieronimi (Remigio figlio di Chiaro figlio di Girolamo) o Remigius de Ieronimis (Remigio dei Girolami) o Remigius Florentinus.

[4] Vedi brani dei prologhi trascritti in E. PANELLA, Il Repertorio dello Schneyer e i sermonari di Remigio dei Girolami, in «Memorie Domenicane» 11 (1980) pp. 639-40.

[5] Ringrazio vivamente A. Barilaro O.P. [Sorianello (CZ) 13.I.1914, † Palermo 1.VIII.1993] per l'interesse prestato alla mia richiesta. In data 30-6-1983 mi scriveva tra l'altro: «I lavori [di restauro] erano stati iniziati senza interrompere le consultazioni, ma il 19 ottobre 1979 sprofondò un pavimento uccidendo, tra l'altro, due operai. Allora fu presa la drastica decisione di chiudere del tutto la Biblioteca fino a restauri ultimati. L'edificio è tutto vistosamente ingabbiato con ponti di ferro, ma io non sono mai riuscito a vedere un solo operaio al lavoro di riparazione. Intanto sui battenti dei portoni ermeticamente chiusi campeggia un avviso di gentilissime scuse per l'involontario disagio recato agli studiosi. Tutto qui».


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