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Tappe di transizione

E ancora in altri conventi della provincia: Cronica conventus Sancti Dominici de Fesulis (novembre 1516), Cronica conventus Sanctae Mariae super Saxum (Bibbiena, Arezzo, agosto 1517), entrambe avviate da Giovanmaria di ser Leonardo dei Tolosani da Colle di Val d'Elsa (OP 1487, † Siena 1549); Liber chronicorum conventus Sancti Romani de Luca (1525), ecc., e in monasteri d'ubbidienza domenicana (Di AGRESTI, Sviluppi...); sulla spinta d'una ordinazione 1516 della congregazione riformata Tosco-romana, che almeno in parte s'attaglia alla quadripartita:

Capitolo della congregazione Tosco-romana, Pisa 1516, tra le "ordinationes": «Item quod in quolibet conventu habeatur liber in quo acta conventus et nomina fratrum qui ad ordinem recipiuntur scribantur, aggravantes conscientias presidentium, nisi id intra duos menses fieri fecerint in suis conventibus»: AFP 40 (1970) 166. Non fa menzione del catalogo dei priori e dei frati defunti, rispettivamente parte II e IV delle quadripartite a piena configurazione nel primo modello di San Marco 1505-09.

Fiesole, Arch. conv. S. Domenico, Cronica conventus Sancti Dominici de Fesulis (1516). Quadripartita. Fol 1r: «Fideli igitur narratione distinguam volumen hoc in quatuor partes: I) in prima describentur acta et gesta conventus precipalia et notabilia, ff. 1r ss; II) in secunda priores qui in hoc conventu erunt pro tempore, ff. 49r ss; III) in tertia fratres recepti ad habitum et professionem, ff. 97r (fratres qui recepti sunt et recipientur ad probationem et professionem in conventu Sancti Dominici de Fesulis, qui sunt filii nativi dicti conventus) ss; IV) in quarta vero fratres huius conventus defuncti et mortui», ff. 145r ss. ..\cronica4\fsl011.htm

Bibbiena (pr. Arezzo) -. I.P. Grossi, Il "Necrologio" di S. Maria del Sasso presso Bibbiena, Firenze (Conv. S. Maria Novella, ciclostile) 1975, pp. I-II, brano tratto dal proemio: «Cum in conventu hoc Sanctae Mariae super Saxum ordinis Praedicatorum et congregationis Thusciae in agro casentinate prope Bibienam in diocesi aretina sito, usque ad presentem annum Domini 1517 nondum fuerit descripta cronica continens gesta et fratres eìusdem conventus, et ordinatum fuerit in capitulo dicte congregationis Pisis anno Domini 1516 quod in quolibet conventu sit liber in quo pertinentia ad conventum describantur, idcirco ego frater Ioannes Maria de Tolosanis de Colle, eiusdem conventus indignus prior, inveniens iam paratum librum nondum scriptum per priorem precedentem fratrem Iulianum de Mazeis, decrevi in eo hanc cronicam scribere, et initium sumpsi hac die 4a augusti 1517 in vigilia patris nostri sancti Dominici. Sed quum multa ad conventum pertinentia oblivioni sunt tradita, cum in scriptis non fuerint notata, non possum omnia describere. Aliqua tamen scribam que ex scripturis aliquibus capere potui, et aliqua que ex relatione quorundam fide dignorum didici. Ut ergo ordinate procedam, dividam hunc librum in quatuor partes: in prima describentur gesta conventus memoria digna; in secunda priores qui fuerunt et erunt in hoc conventu; in tertia fratres recepti ad habitum et professionem in hoc conventu; in quarta vero fratres defuncti pertinentes ad eundem conventum».
S.I. Camporeale, Giovanmaria dei Tolosani O.P.: 1530-1546. Umanesimo, Riforma e Teologia controversista, MD 17 (1986) 145-252.

Lucca -. A.F. Verde - D. Corsi, La «Cronaca» del convento domenicano di S. Romano di Lucca, MD 21 (1990). Riassunti i primi secoli del convento in parte I fino al 1498, anno d'adesione alla Congregazione di San Marco (ed. pp. 1-14), il cronista (1525) suddivide parte II: a) proemio circa vicende generali (pp. 15-18); b) priori (pp. 18-39); c) vestizioni e professioni (pp. 40-68, fino al 1612); d) frati defunti  (pp. 68-84; registrazione fino al 1605).

San Gimignano -. Notizie di una cronica quadripartita: A.F. Verde - E. Giaconi, Epistolario di fra Vincenzo Mainardi da San Gimignano domenicano 1481-1527, MD 23 (1992) 664-65, 667 primo §.

Cronache inedite cinquecentesche dei monasteri pratesi e lucchesi ampiamente utilizzate in D. Di Agresti, Sviluppi della riforma monastica savonaroliana, Firenze 1980, di notevole interesse storico; insufficiente - per il nostro soggetto  -  l'informazione su struttura, partizioni e tempi di redazione delle singole cronache. Segnalo il caso della cronaca del monastero San Domenico di Lucca (trasferitosi poi a Bibbiena): l'organica partizione (prevalentemente quadripartizione) è tale anche quando la progettazione a tempi lunghi e in comunità numerose predisponga libri fisicamente distinti; qui cronaca quadripartita distribuita in tre distinti volumi, a quanto si dice in p. 127 n. 32.
Ricordo: esemplare di Sviluppi dono dell'autore Di Agresti, e su sua richiesta ne feci recensione in «Archivio Storico Italiano» 140 (1982) 153; poi finito nella biblioteca personale di p. A. Verde (Pistoia)! Ecco ora (nov. 2011!) il testo della recensione, «Archivio Storico Italiano» 140 (1982) p. 153:

DomENico Di AGRESTI, Sviluppi della riforma monastica savonaroliana, Firenze, ed. Olschki 1980, pp. xxiv-238. - Che ne fu dell'eredità savonaroliana? Le vicende dei piagnoni sanmarchini hanno avuto i propri storici, il superamento politico del movimento savonaroliano è stato descritto, ma l'eredità spirituale del Savonarola è passata per lo più sotto silenzio. Di Agresti definisce i termini del proprio contributo: le vicende del movimento spirituale savonaroliano nella riforma conventuale dei monasteri femminili; più esattamente in quattro monasteri di domenicane: San Vincenzo e San Clemente in Prato, San Domenico e San Giorgio in Lucca. Fonti precipue, le Croniche dei rispettivi monasteri. Ricostruzione scrupolosa e accuratissima. Un contributo notevole alle vicende savonaroliane come movimento di riforma della vita religiosa. Lasciano perplessi la natura e l'ispirazione di tale riforma; i contenuti sono sfuggenti e generici e, dove affiorano, ambigui. La riforma all'insegna del rigorismo «nel cibo e nel vitto» (pp. 15-16) vive sulla falsariga di risse conventuali, di scissioni patrocinate da gruppi politici e consorterie di famiglie cui si ricorre dall'una parte e dall'altra, di conflitti giurisdizionali per la nomina del confessore, di pressioni di coscienza esercitate tramite i sacramenti (ma anche l'astensione dai sacramenti dà forma alla resistenza o alla ribellione!), d'uno «zelo per la clausura [che] malvolentieri concedeva alle inferme che si potessino confessare e comunicare» (p. 140), d'una sovreccitazione psicotica dell'espressioni della religiosità monacale femminile... La ricostruzione fattuale è accuratissima, il giudizio della 'riforma' della vita religiosa sulla spinta del savonarolismo (cui l'A. riserva talvolta aggettivazione commendatizia) potrebb'essere legittimamente diverso. Ma il lavoro del Di Agresti resta nell'insieme «un contributo importante» - come premette Roberto Ridolfi (p. viii). - E. Panella

L'intento primario dell'antica cronica fratrum sussiste ridistribuito tra la ferrea norma della filiatio in parte III (vestizione/professione) e la notizia biografia dei deceduti in parte IV; condiviso talvolta dalla bozza di ritratto dei priori in parte II. Parte IV al contrario tende ad accogliere ogni frate deceduto in loco, qualunque la filiazione conventuale; non senza esitazione (residuo del trapasso?), come svela la giunta emendatoria alla cronaca quercetana.

Strati grafologici, tempi di notizia e tempi di redazione, copisti ed autori, autografia e copia, cronologie raccorciate ecc., giacciono ancora inesplorati; sorvolati dall'uso estenso di queste cronache, spesso agitate dall'ideale di fresco recupero. Dove più che altrove la semantica del testo appella alla ricostruzione del controtesto. Qui una sola domanda circa il processo genetico: la cronaca quadripartita è veramente invenzione dell'autore sammarchino? la sua compiuta fisionomia compare sulla scena del 1505 senza preannuncio alcuno?

Almeno tre piste si aprono a chi volesse ripercorrere passo passo la transizione dalla cronica fratrum alla quadripartita. Le introduco soltanto.

a) E la cronaca sammarchina e la fiesolana dichiarano che per la sezione antica hanno utilizzato, in parte incorporato, una chronica vetus del rispettivo convento; autore il fiorentino Giuliano di Filippo di Benedetto dei Lapaccini (OP 1433 ca., † 1458), nel primo caso (SOPMÆ III, 56-57; IV, 180). È possibile isolare frammenti che svelino la cornice redazionale di queste primitive cronache (medio '400 quella di Giuliano), sostituite dalla quadripartita?

b) Variante di San Domenico in Pistoia. Pistoia, Bibl. comunale Forteguerri B 76 (xv): libro cresciuto un po' disordinato (almeno ai nostri occhi!), a più riprese e sotto molteplici mani, in risposta a distinti bisogni documentari della comunità, lungo l'intero Quattrocento. Facile trapasso linguistico latino/volgare. Nessun prologo guida il lettore moderno. Eppure a ben guardare, nonostante dirottamenti in corso di crescita e mancati raccordi redazionali, i blocchi di scrittura si ordinano intorno a tipologie di libri conventuali dell'area, in parte collaudati in parte in via d'invenzione. Chiudo in parentesi acute la mia titolazione, mutuata da consimile produzione conventuale:

I) <Libro di ricordanze> ff. 1-22 (anni 1432-55; ed. P.O. Mascarucci, Economia ed ambiente del monastero di S. Lucia e del convento di S. Domenico di Pistoia nel sec. XV, «Bullettino storico pistoiese» n. s. 1 (1959) 41-68; g R. Morçay, Saint Antonin, Tours-Paris 1914, 57 n. 2 annotava: «(ce manuscrit) est autant un livre de Ricordanze qu'un nécrologe»): dagli incipit «Memoria quod», fa sommaria memoria d'atti amministrativi vari.

II) <Liber vestitionum et professionum> ff. 24-30 (1456-99; ed. P.O. Mascarucci, Un memoriale quattrocentesco in S. Domenico di Pistoia, MD 75 (1958) 136-47).

III) <Liber mortuorum> ff. 32-78 (1457-98), 85v-86 (1503-04; ff. 32-47 andati distrutti per l'alluvione 1966 quando il codice era sotto restauro fiorentino; inesistente riproduzione microfilmica anteriore, come da lettera dalla biblioteca 28.V.1990 in risposta a mia interpellazione; SOPMÆ IV, 120-21); avviato nel 1457, registra in successione cronologica di decesso laici e frati sepolti nei recinti conventuali. Talune giunte sopravvenute in carte ancora disponibili sviluppano la notizia obituaria dei frati verso l'elogium biografico della cronica fratrum, dagli esiti commisti, o - se si vuole - dagli equilibri incompiuti: «Ricordo come a dì 21 di mart(i)o 1493 ora 6 morì frate Giovanni da Pistoia, el quale fue egregio predicatore. Ne' dì sua non fue el simile a lui. Morì nell'età d'anni 60 o circha. Morì a Lucha, fue messo in diposito nella capella magiore di deto convento dalla mano sinistra. Avemone di suo più di 70 vilumi di libri e belli denari f(iorini), parte el convento nostro et par<t>e frate Nicolò dalla Petra, el quale fue gran tenpo conpang<n>io del sopradicto frate Giovanni. Et quando lui vene a morte, oraculo vive voci chosì lassò. Ancora el convento nostro, quando lui morì, li fue facto a.lLuca u.grande honore di cera et fuvi cannonici di Santo Martino et honni recola di frati furno invitati. La spesa facemo noi per ché qui el convento vi mandò frate Mato da Pistoia. Item poi noi qui li facemo uno bello uficio co.mmesse 30, e.ni<n>torno al coro tucte falcole» (f. 23v)[35]. Per Nicolò dalla Petra vedi La continuazione..., AFP 65 (1995) 269-70.

IV) <Liber de sepulturis> ff. 80-85v, 96-100v (ed. S. Orlandi, I domenicani a Pistoia fino al sec. XV, Firenze 1957, 33-56); avvio 1457, ripresa e integrazione 1495; descrizione topografica dei sepolcri e tombe padronali in chiesa e chiostro; dall'incipit Hic inferius fiet memoria de omnibus sepulturis (80r).

Vedi ora E. GIACONI, L'aristocrazia della morte nella chiesa di San Domenico di Pistoia (secoli XV-XVIII), Firenze (Bibl. di Mem. Domenicane 4) 2010; testo pp. 87-194, I necrologi di San Domenico ..\convento\pistoia3.htm

C'è da allestire nel 1504 una continuazione, a partire dal preesistente. Che fare? Arch. Vescovile di Pistoia, II.A 12r.1: ff. 74, sec. XVI, Libro de' morti scritto in coperta da mano cinquecentesca, «segnato B»; B riscritto su A (nelle intenzioni, A era la precedente compilazione Forteguerriana). Angelo dei Perini descrive prima «tutte le sepulture della chiesa di Santo Domenico di Pistoia per ordine» topico (ff. 1r-2v), poi «le sepolture per casati e per alfabeto» (3r-v); apre quindi il corpo del libro (5v ss, 1504-1564) alla registrazione di tutti i defunti sepolti in chiesa e chiostri, frati e laici (ricongiunzione già decisa nel precedente libro), in successione fisica delle carte su successione cronica dei decessi. 

«Ego fr. Angelus Ioannis de Perinis de Florentia, nunc sacrista istius conventus pistoriensis, seguiterò di fare ricordo de' morti che si sotterreranno nella chiesa nostra tempo per tempo, come apparirà di sotto nel medesimo libro; et quegli che sono morti da dì 30 di luglio 1502 per insino a questo dì 19 di luglio 1504 sono stati scripti in più scartafacci di decta sagrestia et molto male per ordine, come appare in decti libelli» (f. 5v). «Memoriale come addì 17 di settembre <1507> morì el venerabile padre frate Alberto d'Antonio Ricardi etdebbe (= ed ebbe) tutti e sancti sacramenti et morì benissimo disposto et con buon fervore, et era vissuto nela religione circa di 45 anni et nel seculo circa di 62, etde (= ed è) sotterrato nella sepultura de' padri sacerdoti che hè nel mezzo delle sepulture de' frati» (f. 6v). «A dì 13 di febraio <1510> morì una figl<i>uola a Vincenti Politi da marito, la quale si sotterrò nella loro sepultura. Andoronvi tutti e frati» (f. 7r). MD 34 (2003) 27-28.

Diverso è il Libro delle sepolture, Arch. Vescovile di Pistoia II-A 12r. 2: cf. La Pietà di Sebastiano Vini..., «Memorie domenicane» 7 (1976) 359-65.

1504: alla vigilia della prima cronaca quadripartita, a ridosso della compilatoria esperienza di casa. Il Perini risponde con diverso equilibrio distributivo ai bisogni documentari del convento, riordinando e rilanciando una tradizione tutta locale[48]; non disturbata dalla fortuna della quadripartita, sebbene il convento pistoiese entrasse presto nel circuito riformato: «d'oservanzia» già nel 1422 (O.P. Mascarucci, Ricordi pistoiesi inediti sul B. Lorenzo da Ripafratta, «Bullettino storico pistoiese» 59 (1957) 13-14 n. 1).

c) Cronica del sanctissimo monestier del Corpo di Cristo de Veniexia (1425-50 ca.) di suor Bartolomea Riccoboni, discepola del fiorentino Giovanni di Domenico OP († 1419) leader spirituale della riforma. Tarda e selettiva la trasmissione del testo, eminenti moderni editori. Ma rimossa la discrasia della coppia cronaca/necrologio, che insinua lo sdoppiamento dell'unico libro-cronaca, bisogna prender atto che nel primo Quattrocento il monastero domenicano del Corpus Domini praticava già una cronaca quadripartita. Intenzioni inequivoche proclamate in Qui comenza el prologo de una breve cronica: «Dirò a parte a parte..., in prima della edification del monestier, segondo del dì che le done intrà e come el fo serado, tertio de la communitade e fervor de le dite donne, quarto della gloriosa morte de molte»[51]. Che invita a ricomporre le membra disiecta della tradizione, passate in parte all'edizione; ché l'elogium biografico delle monache per ordine di decesso è parte quarta ed integrante della cronaca. In parte IV, ad avvio d'un articolo biografico si ricorda come «di sua conversion l'ò dito nel principio de questo libro» (ed. p. 328), ossia in parte I, p. 263.

Che cosa è intercorso tra questa prima bozza di cronaca quadripartita del monastero veneto e la versione maschile (ridefinizione della materia di parte II e III) della Cronica 1505-09 del San Marco fiorentino? Monastero dagli intensissimi scambi con i riformati umbro-toscani; al punto che un autorevole maestro in teologia, redattore di Cr Ps, dirotta giovani candidati pisani ai conventi veneti  (Cronica di Santa Caterina in Pisa, MD 27 (1996) 272-85). Molti trapassi tra cronica fratrum e quadripartita dei conventi della provincia Romana dei frati Predicatori restano e da scoprire e da descrivere.


[35] Per Giovanni da Pistoia (predica in Ripatransone anni 1461-62, a Tolentino nel 1465) cf. LETIZIA PELLEGRINI, Il convento di Ripatransone e l'apostolato di Giovanni da Pistoia: un saggio sulle Marche dei domenicani tra XIII e XV secolo, «Studia Picena» 72 (2007) 43-82.

[48] Tipo di libro conventuale continuato in loco con i medesimi criteri: Arch. Vescovile di Pistoia II.A 12r.2, Libro delle sepolture C (1564-1659); II.A 12r.3, Libro delle sepolture D (1659-1773). Tiene insieme  -  sembrerebbe  -  quanto altrove affidato a strumenti distinti (cronica fratrum, libro dei morti, libro delle sepolture).

[51] Ed. M.-T. Casella - G. Pozzi, B. Giovanni Dominici OP. Lettere spirituali, Friburgo 1969, 258-59; in pp. 18-26 descrizione dei due codici; testo editorialmente diviso in Cronaca (257-94) e Necrologio (295-330), distintamente censiti in Sommario p. v. Sulla scorta del prologo, l'originale quadripartizione dell'unico libro Cronica si ricosce in pp. 259-64 (I, Or comenza cronicha...), 265-66 (II), 266-94 (III), 295-330 (IV). P. Dobrowolski, Piety and Death in Venice. A Reading of the Fifteenth Century Chronicle and the Necrology of Corpus Domini, «Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo» 92 (1985-86) 295-324.

Preziose ma di diverso impianto le Vitae sororum delle monache domenicane di Unterlinden (Colmar, Alsazia). Opera d'innominata monaca, fine XIII e inizio XIV sec., senza originale iscrizione («libellum» nel prologo). Composta d'un prologo e 53 capitoli; cc. 1-8 su temi esemplari di vita monastica (c. 1 De perfecta conversione, c. 2 De scricta silencii observatione, ecc.); cc. 9-53 dedicati ciascuno alla biografia d'una monaca. J. Ancelet-Hustache, Les "Vitae sororum" d'Unterlinden. Édition critique du manuscrit 508 de la Bibliothèque de Colmar, «Archives d'histoire doctrinale et littéraire du moyen âge» 5 (1930) 317-509.


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