precedente ] successiva ]

 Informazione religiosa e opinione pubblica,

«Vita sociale» 29 (1972) 337-341.

  premessa
#

riunione Firenze 24 settembre 1972

#

Testo di progettazione del convegno    |   ë

<Premessa>

Due incontri, a giugno e luglio scorsi [1972], hanno raccolto a Firenze pubblicisti, uomini della stampa e informatori religiosi di diversa estrazione culturale e politica, ma tutti dell'avviso che il fenomeno sociale dell'informazione religiosa meriti un esame più attento.

Se infatti gli anni '60 hanno prodotto il boom della letteratura religioso-teologica in Italia e all'estero, è pur vero che molti, pubblicisti e lettori, si sono trovati impreparati gli uni e frastornati gli altri di fronte ad un discorso religioso divenuto maggiorenne a tappe forzate negli anni del post-concilio. Un discorso che, come tale, oscillava tra provocazioni ed intemperanze proprie ad ogni maturazione repressa. Nuovi eventi, comunque, nella società e nella chiesa venivano a dar corpo alla pubblicistica religiosa: da una parte l'emergere di una coscienza cristiana che misura la sua fede sull'incidenza nella trasformazione dell'uomo e della società, dall'altra un nuovo modo d'essere e fare chiesa che, superando l'univocità chiesa-gerarchia, recupera la validità del contributo  -  liberamente elaborato  -  dell'elemento base della chiesa. Nell'una e nell'altra sfera, la voce di una nuova religiosità indotta nei tradizionali mezzi di comunicazione (TV, radio, stampa, ecc.) ha tentato di guadagnarsi diritto d'esistenza e spazio d'operazione verificando spesso la propria validità nel rischio della libertà evangelica. Tale voce è stata, di volta in volta, ora suggestione di rinnovamento sociale ed ecclesiale, ora denuncia d'ingiustizie e sfruttamenti, ora critica d'usurpazioni e connivenze.

Ma in una società costituita, qualunque essa sia, scattano automatismi di difesa intesi a coagulare lo status quo se attaccato da erosioni esterne. Quando e laddove una scoperta repressione  -  o rigetto  -  non pare possa sortire l'effetto, si opera un risucchio che tenta d'amalgamare la controparte dopo averla enervata con un trattamento di alchimia sociale. Ed è proprio qui che si annida il pericolo maggiore dell'ondata di ritorno: manipolazione e  -  in definitiva  -  strumentalizzazione che assicuri il perpetuarsi d'interessi.

Nel caso nostro tale considerazione ci porta non solo a rilevare un tentativo in atto, nella società e nella chiesa, di aggirare e forzare lo spazio di agibilità di una coscienza provocatoria e liberatoria, ma a denunciare anche un tentacolare risucchio di forze conservatrici che, manipolando la pubblicistica religiosa, ne fa uno strumento univoco di formazione di coscienza pubblica. Un'analisi, quindi, sia dei modi interni di fare informazione religiosa che delle sue eventuali strumentalizzazioni s'impone a chiunque abbia coscienza dell'enorme incidenza dei mass-media sulla nostra società.

L'iniziativa di un convegno di studi su tali problemi ha riscosso largo consenso tra riviste e uomini impegnati nella stampa e mezzi di comunicazione. Alla proposta iniziale delle riviste Testimonianze e IDOC hanno aderito, come promotrici e organizzatrici del convegno stesso, altre dieci testate: Il Regno, Il Foglio, COM, Il Gallo, La Rocca, Il Tetto, Il Bollettino di Collegamento, Nuovi Tempi, Settegiorni e Vita Sociale. Anche se con prospettive di dettaglio non perfettamente coincidenti, il convegno viene preparato e strutturato sulla comune piattaforma di una valutazione critica della presente fase dell'informazione religiosa, soprattutto in Italia.

* * *

<Firenze 24 settembre 1972>

Il giorno 24 settembre i rappresentanti delle dodici riviste in questione si riunirono a Firenze, presso la redazione di Testimonianze, per riprendere il discorso e stringere di più i termini del progettato convegno.

Come è facilmente intuibile, i compiti e le finalità del convegno polarizzarono la discussione. La vivacità degli interventi, pur evidenziando all'interno dello stesso gruppo promotore angolature divergenti sui modi di condurre il convegno, assicurò una piattaforma comune d'impostazione: una volontà d'analisi critica del problema dell'informazione religiosa nella società civile e nella comunità ecclesiale.

Il suggerimento d'una presa di posizione iniziale che qualificasse specificamente il taglio politico del discorso da proporre, fu superato dalla maggioranza dei presenti a favore di un ventaglio più ampio di voci rappresentate nel convegno, dove il libero confronto di posizioni divergenti, e finanche opposte, non fosse condizionato da una scelta pregiudiziale del comitato organizzativo. Non si negava l'esigenza di una netta scelta di fondo  -  anzi di un rigoroso criterio sociologico di analisi del problema  - ma si preferiva, in fase organizzativa, adottare una metodologia dialettica, di non-apriorità politica, per l'impostazione e il modo stesso di condurre il convegno.

Un altro tema affiorò a più riprese dal dibattito, ma più come retroterra che come specifico soggetto: libertà dell'informazione religiosa extra-ufficiale all'interno della comunità ecclesiale. Era convinzione di tutti che dopo l'ondata liberalizzante sollevata dal Vaticano II fosse in atto un riflusso tendente a riguadagnare la forza autocratica preconciliare della gestione ecclesiastica. La stampa religiosa è stata la prima a risentire il contraccolpo e, sotto multiformi pressioni, sta tornando ad essere il canale unidirezionale e pastoralmente «trattato» con cui la ecclesia docens propina notizie a chi ne è eterno oggetto e consumatore, il popolo di Dio. Neppure questo fatto è parso possibile contestare. Ma si è giustamente insistito a ché il discorso non slittasse su intonazioni rivendicatorie intra-ecclesiali. Ciò avrebbe impaniato il discorso in un transfert emotivo di rivalsa di fronte alla recrudescenza di forme monocratiche di governo ecclesiastico; e avrebbe di conseguenza debilitato l'urgenza di un rovesciamento entro le strettoie del vittimismo e della frustrazione. Soprattutto avrebbe costretto il perimetro del confronto entro il recinto di «casa nostra », mentre la valenza del discorso porta di suo a confrontarsi su tutto l'arco della socialità, attraendo nel suo ambito problematiche specifiche della società civile, e provocando consensi ed interventi quanto più interconfessionali e interpolitici possibile.

Un'altra osservazione degna di nota, specie per i lettori della nostra rivista. Nell'abbozzo del programma si prevedeva una comunicazione su Informazione religiosa e problemi del Terzo Mondo. Nel corso della suddetta riunione fu proposto  -  per motivi pratici, invero  -  di cassarla dal programma. I rappresentanti di Vita Sociale fecero osservare che tale tema, a parte il crescente interesse che sta riscuotendo nella pubblicistica contemporanea, è proprio quello che per sua stessa natura potrebbe esorcizzare la tentazione parrocchialistica del convegno e aprire prospettive geograficamente e culturalmente ecumeniche. Si potrebbe inoltre notare che in nessun altro settore come in quello del sottosviluppo e sfruttamento del Terzo Mondo l'informazione religiosa, propinata secondo certi schemi, offra il fianco a mistificazioni, siano esse di copertura che di disinnesco del suo potenziale rivoluzionario. E' proprio qui che una critica serrata dei modi di condurre l'informazione religiosa potrebbe scoprire, privilegialmente raccolte in un sol nodo, le manipolazioni ora di un discorso emanante da un cristianesimo elemosinistico ora di gruppi di potere che, mimetizzando aiuti a livello internazionale, coprono in definitiva la longa manus di forze conservatrici, se non addirittura di sfruttamento perpetuato.

La comunicazione sui problemi del Terzo Mondo fu così confermata nel programma del convegno.

[NB/ Una sezione "Vangelo e Terzo Mondo" era stata avviata dalla nuova redazione di «Vita sociale», numero di genn.-febbr. 1971, pp. 69-71, con forte e consapevole motivazione]

Il programma prevede, in linea di massima, una prolusione il cui scopo è quello di schizzare, in chiave storico-problematica, il contenuto e le finalità del convegno; cinque comunicazioni (Qualificazione politica dell'informazione religiosa, Immagine della religione attraverso la grande stampa d'informazione quotidiana, La religiosità popolare in Italia, Il popolo di Dio come soggetto d'informazione, Informazione religiosa e problemi del Terzo Mondo); una tavola rotonda su Informazione religiosa e mass­media.

Il programma definitivo e la data esatta del convegno (previsto entro la fine di novembre [1972] o inizio di dicembre) saranno comunicati a suo tempo.

* * *

<Testo di progettazione del convegno>

Riproduciamo, per i nostri lettori, il documento iniziale della progettazione del convegno.

Le riviste «Testimonianze» e «IDOC-Internazionale» intendono farsi promotrici di un'analisi e di un dibattito sul problema del rapporto fra 'opinione pubblica' e 'fenomeno religioso'.

Onde chiarire subito il ruolo funzionale e non egemonico delle due riviste promotrici, intendiamo sottolineare che il tipo di analisi e di dibattito che si intende iniziare necessita in primo luogo di un approccio al problema che coinvolga in prima persona riviste, gruppi, persone che a diversi livelli sono interessati al problema dell'informazione di contenuto religioso, nell'ambito di una comunanza di intenti la cui consistenza è proprio uno dei primi elementi da verificare.

Lo scopo dell'iniziativa, infatti, non è solo quello di raggiungere una serie di risultati teorici e conoscitivi, ma è anche quello di creare un collegamento organico e forme articolate di aggregazione fra le attuali forze che si pongono su una linea di rinnovamento sostanziale della chiesa e della società italiana nel settore dell'informazione pubblica.

Il presente documento ha quindi solo uno scopo di proposta iniziale di una linea e di alcune scadenze della suddetta iniziativa.

In alcuni incontri fra elementi delle due redazioni sono emersi i seguenti punti:

1) l'opzione di fondo che stimola a questa analisi ed alle successive iniziative è quella dell'inserimento dell'informazione di contenuto religioso all'interno di un processo di liberazione che investe anche la società italiana;

2) parlando di pubblica opinione e fenomeno religioso non è giusto restringere il discorso, come potrebbe apparire in prima approssimazione, alla cosiddetta 'pubblica opinione ecclesiale';

a) il fenomeno religioso, sotto ogni profilo, interessa la pubblica opinione senza particolari distinzioni fra cattolici e laici, credenti e non credenti, e su di esso, di fatto, esiste un'informazione di massa le cui caratteristiche devono essere analizzate con gli strumenti dell'indagine sociologica, storica e politica, al fine di porre in evidenza la manipolazione che anche in questo campo avviene a livello di mezzi di comunicazione di massa;

b) sull'informazione religiosa grava la crisi generale del problema dell'informazione per il manifestarsi, anche a questo livello, delle contraddizioni del nostro sistema economico-politico;

c) l'analisi ed il dibattito sull'argomento devono essere quindi condotti con la partecipazione di persone ed organi di informazione anche non specificamente operanti nell'ambito delle comunità cristiane.

3) Esiste, però, anche un aspetto particolare dell'informazione religiosa. Occorre riscoprire e ripensare nel quadro delle nuove condizioni sociologiche e tecniche la funzione della comunità ecclesiale come soggetto di informazione e, in quanto tale, di elaborazione e discussione del senso della fede.

4) Si ritiene importante allargare l'orizzonte del problema a contesti storici e socio-culturali diversi dal mondo occidentale, tenendo conto che nell'ambito del cosiddetto 'Terzo Mondo', esistono già strumenti di coscientizzazione popolare che assumono, attraverso esperienze di lotta e di liberazione politica, i dati della coscienza religiosa di massa.

Da un primo dibattito sui punti suddetti è scaturita la proposta di preparare un convegno per il prossimo mese di ottobre allargato
a) a riviste e fogli di informazione religiosa che assumono una posizione critica nei confronti dell'establishement ecclesiastico e della struttura capitalistica della società;
b) persone rappresentative (anche se non ufficialmente) di organi di informazione che si muovono nell'ambito della sinistra anticapitalista italiana;
c) persone che, sulla stampa di ampia diffusione, affrontino abitualmente tematiche connesse col fenomeno religioso, e che si pongano in modo critico nei confronti dell'informazione pubblica.

Al fine di discutere la preparazione del convegno di ottobre ed anche di decidere la gestione di questa iniziativa, le due riviste, «Testimonianze» e « IDOC-internazionale», organizzano un primo incontro di lavoro per i giorni 24 e 25 giugno prossimo.

In tale incontro verranno introdotte brevemente le tematiche che potrebbero essere oggetto del convegno di ottobre secondo queste linee:

1. il problema dell'informazione di contenuto religioso nell'ambito della strategia della dialettica di classe della società italiana; analisi dell'atteggiamento della stampa di sinistra di fronte al problema;

2. analisi sociologica dei processi dell'informazione religiosa in Italia sulla base di riferimenti empirici;

3. il popolo di Dio come soggetto dell'informazione religiosa;

4. dimensioni internazionali del problema con particolare rilievo al rapporto tra manipolazione dell'informazione e sviluppo della coscienza critica delle masse nel Terzo Mondo.

finis

precedente ] successiva ]