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fra Agostino di Francesco del Riccio da Firenze

 n. 1543, OP 7.IX.1558, † 18.XII.1598  ■

 

■ Questa pagina nasce a seguito d'una lettera di Antonio Bartelletti, 29.XI.2019, che mi chiedeva notizie di base su tale frate domenicano Agostino del Riccio:

«Buonasera, sono Antonio Bartelletti, di professione Direttore del Parco Regionale delle Alpi Apuane e, di tanto in tanto, storico della cultura del marmo. Sto concludendo un lavoro sui marmi apuani presenti nell'Istoria delle pietre di Agostino del Riccio (1597) e - navigando su internet - mi è capitato di leggere alcune notizie biografiche su questo autore. In particolare, mi ha colpito il fatto che lei computi al 1543 l'anno di nascita in luogo del 1541; data altrimenti e diffusamente conosciuta in letteratura. E' probabile che il 1541 sia una pedissequa riproposizione di una data non verificata. Sono altresì convinto che lei sia arrivato al 1543 attraverso un'attenta lettura dei documenti.

Le chiedo gentilmente se può confermarmi questo dato biografico, così come il nome secolare di "Piero di Francesco del Riccio", in luogo di "Francesco di Piero del Riccio", da alcuni indicato. Cordiali saluti. Antonio Bartelletti».

Gli risposi il giorno dopo. Quel che Bartelletti leggeva era il testo di Utzima Benzi: ..\hospes2\benzi.htm

Inviai al Bartelletti notizie di base a mia disposizione. Qui ora le raccolgo e le integro.

Emilio Panella OP

San Domenico di Fiesole, dicembre 2019

 

 

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L'indice di «Archivum Fratrum Praedicatorum» 354b rinvia a "Riccio Aug." in 41 (1971) p. 457 (unico rinvio, nei repertori di base OP) = Agostino Riccio da Voghera, 1650 (che non ha nulla a che fare col nostro Agostino del Riccio da Firenze).


Firenze 1543: anno di nascita di Piero di Francesco del Riccio da Firenze

Piero, figlio di Francesco del Riccio da Firenze, veste l'abito religioso il giorno 7 settembre 1558 all'età di anni 16, e prende il nome di fra Agostino (vedi testimonianza seguente). 1558 meno 16 = 1542. Ma a quel tempo, nel computare usavano contare anche l'unità di partenza; dunque - a mio giudizio - anno di nascita di Pietro è di certo il 1543.

Un esempio del loro computo? Convento San Marco: «Prior 51 frater Mattheus Matthei de Stroçis. Electus est prior huius conventus, et confirmatus per patentes literas reverendi provincialis die 10 iulii 1546» (Chronica conventus Sancti Marci de Florentia OP, Firenze, Bibl. Laurenziana, S. Marco 370, f. 75v). «Anno Domini M.D.xlviij, tempore ven.di patris fratris Matthęi Strozzę, prioris huius conventus, prioratus autem sui anno iij constructa fuit quędam porticus testudinata et quadrangularis...» (ibid., f. 34v). Matteo degli Strozzi nel 1546 eletto e confermato priore del convento fiorentino di San Marco; e il suo terzo anno di priorato (prioratus autem sui anno iij) era il 1548? Sì, perché usavano contare anche l'anno di partenza!

Firenze 7 settembre 1558: Piero sedicenne veste l'abito religioso domenicano e prende il nome di fra Agostino

Firenze, Biblioteca Moreniana, Ms. Palagi 78, Liber vestitionum et professionum A (1556-1713, convento Santa Maria Novella), f. 8v: «Frater Augustinus, Francisci de Riccio civis florentini filius, Petrus olim vocatus, annum agens sextum decimum, sub reverendissimo patre fratre Vincentio Iustiniano magistro Ordinis, a reverendo patre pratre Matteo Strozza clericorum accepit habitum die vija septembris 1558». Libro avviato nel 1556 da fra Modesto Biliotti da Firenze († 23.VIII.1607). Il frate cronista di turno redigeva in contemporanea gli eventi conventuali.

Da Utzima Benzi, «Arte della memoria locale» (1595) del domenicano fiorentino Agostino del Riccio (prima pag., nota 2): «Frater Augustinus Francisci de Riccio, civis florentinj filius, Petrus olim vocatus, annum agens septum decimum, sub reverendissimo patre pratre Vincentio Iustiniano magistro Ordinis, a reverendo patre fratre Matteo Strozza clericorum accepit habitum die vigesima [= septima?] septembris 1558, et completo probationis tempore solitam ab eodem priore habuit de profitendo protestationem die septima septembris 1589 [= 1559]. Ut infra.

Ego frater Matteus Strozza prior qui supra protestatus sum.

Frater Augustinus de Riccio.

Frater Cherubinus de Burgo Sancti Larentii supprior interfui.

Frater Paulinus Bernardinus magister Lucensis baccalaureus interfui.

Frater Zenobius Bonaccursius magister novitiorum interfui.

Deinde ipse frater Augustinus eodem sub generali expressam atque solennem edidit professionem die octava septembris 1559, quam sua manu ita subscripsit:

Ego frater Augustinus de’ Riccio qui supra fateor me voluntarie professum.

Professus est eidem reverendo patri priori fratri Matteo Strozzae; priusquam profiteretur fecit bonorum suorum renunciationem».

■ Agli studiosi che lavorano su fra Agostino del Riccio consiglierei di ricontrollare e ritracrivere questo testo dal manoscritto originale Biblioteca Moreniana (Firenze, Via Ginori 10), Ms. Palagi 78, f. 8v. Di certo qui vi sono sottoscrizioni autografe, inclusa quella di Agostino del Riccio; importante per chiunque lavori alla pubblicazione dei suoi scritti, anche laddove si dovesse concludere che non siano manoscritti dalla scrittura autografa dell'autore, o senza annotazioni marginali autografe.

Firenze 8 settembre 1559: fra Agostino del Riccio rinuncia ai propri beni ed emette professione solenne (ovvero di diritto pubblico)

Firenze, Biblioteca Moreniana, Ms. Palagi 78, Liber vestitionum et professionum A (1556-1713), f. 8v: «Deinde ipse frater Augustinus eodem sub generali expressam atque solennem edidit professionem die octava septembris 1559, quam sua manu ita subscripsit. (...) Professus est eidem reverendo patri priori fratri Matteo Strozzae; priusquam profiteretur fecit bonorum suorum renunciationem» (vedi item precedente).

eodem sub generali = Vincenzo Giustiniani, maestro generale OP (1558-1570); priori fratri Matteo Strozzae = Matteo di Matteo degli Strozzi da Firenze (OP 1529, † 1574).

1595: fra Agostino del Riccio, autore del trattato Arte della memoria locale

Utzima Benzi, «Arte della memoria locale» (1595) del domenicano fiorentino Agostino del Riccio. Contributo non stampato, ma elaborato dalla studentessa universitaria Benzi, che nei primi anni 2000 venne a far ricerche in Santa Maria Novella quando io ero archivista del convento.

..\hospes2\benzi.htm

Brano finale del trattato: «Ecco adumque, benigno lettore, che chi si exercita in questa memoria locale può mostrare a l’altre città le dignità, gl’honori che ha auto l’honorata città di Firenze. Se ti comincierai da’ sommi pontefici in fino a l’anno 1595, ne ha auti tre; d’essa ne è uscito quaranta dui cardinali. Non voglio nominare i gran patriarchi, arcivescovi, vescovi che sono usciti di questa nobilissima città andando per l’altre: con somma religiosità e divozione hanno retto i populi e governato con somma prudenza. Ma se vuoi, o benigno lettore, le dignità, gl’honori, i trofei che ha auto la tua città, leggi l’opera che ha fatto il molto reverendo padre monsignore Michele Poccianto, Fiorentino de l’Ordine de’ Servi [Catalogus scriptorum florentinorum omnis generis, Florentiae, apud Philippum Iuctam, 1589], e in quello vedrai scritto tutti i tuoi teologi fiorentini e tuoi scrittori, canonisti e filosofi, medici, dottori di legge (?), poetici, matematici, musici, dialetici, oratori, gramatici, comici, istoriografi et altri scrittori che, se per memoria locale tu gli saprai nominare a un proposito et ragionamento che fussi atto, mosterresti veramente d’essere universale et ogn’uno dependerebbe dalla tua bocca; stupore et maraviglia grande, ogn’un ne arebbe e in per te mosterresti le lodi grandi della tua città: il tutto farai se prenderai questa settima regola, detta da me «cibo», in dividere l’ore del giorno et in questo inparare come s’è detto di sopra».

La Benzi rinvia a: D. Heikamp, «Agostino del Riccio. Del giardino di un re», in Il giardino storico italiano. Problemi di indagine sulle fonti letterarie e storiche, Atti del convegno (Siena, 1978), a cura di G. Ragionieri, Firenze, Olschki, 1981. R. Gnoli, Introduzione ad A. del Riccio, Istoria delle pietre, a cura di R. Gnoli e A. Sironi, Torino, Umberto Allemandi & C., 1996.

1597: fra Agostino del Riccio, autore del trattato Istoria delle pietre

29.XI.2019, ricevo la seguente lettera: «Sono Antonio Bartelletti, di professione Direttore del Parco Regionale delle Alpi Apuane e, di tanto in tanto, storico della cultura del marmo. Sto concludendo un lavoro sui marmi apuani presenti nell'Istoria delle pietre di Agostino del Riccio (1597) e - navigando su internet - mi è capitato di leggere alcune notizie biografiche su questo autore».

https://it.wikipedia.org/wiki/Parco_naturale_regionale_delle_Alpi_Apuane

https://www.libreriauniversitaria.it/istoria-pietre-monaco-agostino-riccio/libro/9788842202981

http://www.memofonte.it/home/files/pdf/delriccio_istoria.pdf: testo del trattato. Brano conclusivo:

«AL BENIGNO LETTORE. Per levar ogni dubbio che potessi nascere nelle menti de’ lettori, devo avvertire che ho tenuto questo bell’ordine nel descrivere le pietre, che si trovano d’esse maggiori saldezze, come per esempio si posson far d’esse colonne, guglie, pili, statue ed altre memorie; posciaché l’utilità che se ne trarrà non sia piccola, oltre all’onor grande, come hanno ottenuto i Romani ed i regi d’Egitto. E prima scrivo le pietre pellegrine che i Romani hanno condotto in Italia; secondario, quelle che si cavano nella bella Italia; terzo, si ragiona delle pietre preziose e perle e, sebene non dico d’esse quello che si puote, poiché a me interviene com’a quel pittore che dipinge una città in piccola tela, pur talvolta son ricognosciuti i gran palazzi e casamenti in essa: così interverrà a chi leggerà ciascun capitolo: vi troverà gran sustanza sotto brevi parole. Ma chi vuoi veder il bell’ordine legga la tavola universale, che così si deve ridurre la presente opera se il Signore Iddio mi presterà vita».

Nel capitolo 127 fra Agostino racconta di fra Bastiano (= Sebastiano) da Alba OP († 24.IX.1594): «Qui mi sia concesso di raccontare come ho visto che si cavano le pietre dall’uomo. Ritrovandomi nel convento di Santa Maria Novella di Firenze, nel convento ci stava di famiglia [101r] il venerando padre fra’ Bastiano Rondinini della città d’Alba; sentendosi tormentare dalle pietre che aveva generato in sé, si risolse a cavarsele per non star in continuo tormento, così chiamò maestro Arcangelo, cerusico invero eccellente, che volessi quanto prima cavarli la pietra. (....). Pur, grazia del Signore, il cerusico cavò la seconda pietra e così comandò che il povero infermo ferito fusse sciolto e messo nel letto, così egli fermò di gridare; e, essendo nel letto come morto, subito per confortarlo gli dettono una zuppa che veniva esser fatta nel vin greco ed egli la prese e così si riposò; imperoché in pochi dì guarì e visse parecchi anni, così faceva tutto quello che voleva, cavalcava inverso San Casciano, poiché era vicario d’un ospizio del convento di Santa Maria Novella, che si addimandava Santa Maria in sul Prato, e così mangiava d’ogni cosa». Notizia biografica di fra Sebastiano nella Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, Arch. del Convento Santa Maria Novella, I.A.1, f. 91v (n° 975): «Frater Sebastianus de Alba, sacerdos, hospitii Sancti Cassiani vicarius, obiit in hoc conventus, omnibus sacramentis susceptis, anno 1594, die 24 septembris»; ed. P. Ricozzi, Necrologio di S. Maria Novella (1505-1665), «Memorie domenicane» 11 (1980) p. 260.

Firenze 18 dicembre 1598: decesso di fra Agostino del Riccio da Firenze

Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, Firenze, Arch. del Convento Santa Maria Novella, I.A.1, vol. I (1225-1666), f. 93v (n° 991):

«Frater Augustinus de Riccio Florentinus, sacerdos, cuius vera videtur effigies in maximo claustro ad obitum sancti Dominici, in fratre illo qui aquam benedictam aspergit. Obiit die XVIIIa decembris 1598»; ed. P. Ricozzi, Necrologio di S. Maria Novella (1505-1665), «Memorie domenicane» 11 (1980) p. 265.

Cf. AA. VV., Santa Maria Novella e i suoi chiostri monumentali, Firenze (Becocci Editore) 2004, pp. 70-74: Chiostro Grande. «La pareti furono tutte affrescate con episodi della vita di Cristo e di santi o beati domenicani, oltre che con i ritratti dei più importanti frati di Santa Maria Novella...» (p. 70b).

■ Chiostro grande di Santa Maria Novella ■

■ oggi ospita la Scuola Allievi Sottufficiali dei Carabinieri ■

 

 

finis!


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