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Aggiornamenti
Convento domenicano Santa Caterina di Pisa, cronica
e frati pisani 

- “predicò da.llato” che significa? Marina Sorianië

 

Abbreviazioni e sigle (oltre le comuni)

R. Barsotti, I manoscritti della «Cronica» e degli «Annales» del convento domenicano di S. Caterina di Pisa, MD 45 (1928) 211-19, 284-96, 368-74.

Ne esiste estratto, dall'identico testo ma con paginazione continua pp. 1-31 e aggiunta d'una pagina Addenda et corrigenda assente nell'originale del periodico. Esemplare in catalogo BiblDom ME.e.VIII (11).

F. Bonaini, Chronica antiqua conventus Sanctae Catharinae de Pisis, «Archivio storico italiano» I ser., tomo 6, parte II (1845) 399-593.

F. Bonaini, Excerpta Annalium conventus Sanctae Catharinae de Pisis, «Archivio storico italiano» I ser., 6/II (1845) 595-633.

BSP = «Bollettino storico pisano».

Cristiani, Nobiltà e popolo nel comune di Pisa. Dalle origini del podestariato alla signoria dei Donoratico, Napoli 1962.

T. Käppeli, La raccolta di discorsi e di atti scolastici di Simone da Cascina O.P. († ca. 1420), AFP 12 (1942) 185-246.

Nota cronologica. Date annuali di Cr Ps s'intendano in linea di principio in stile pisano: 25 marzo inizio dell'anno, anticipato di un'unità. Scritture tipo 16.VI.1378/7 convertono l'anno del documento in anno comune dopo la barra. Per la breve ripresa di Simone da Cascina, Cr Ps ff. 39r-40v, annotazione specifica nel capitolo sui "tempi del cronista Domenico da Peccioli".

Aggiornamento bibliografico

La Cronaca di Santa Caterina di Pisa usa lo stile pisano?, «Memorie domenicane» 16 (1985) 325-34. Oggi modificherei il titolo in La Cronaca di Santa Caterina di Pisa usa lo stile pisano. Senza punto interrogativo!

Giordano da Pisa, Sul terzo capitolo del Genesi, a c. di C. Marchioni, Firenze 1992, pp. XXII-314. Predicazione tenuta in Pisa, 1309, trasmessa da codice dalle carattetistche linguistiche pisane.

«Nell'ambito della tradizione giordaniana finora era nota soltanto la predicazione fiorentina, di cui si ha abbondanza di testimoni riguardanti i cicli tenuti dal 1303 al 1306, mentre, per quanto concerne la predicazione pisana, sembrava invece che, anche se esistevano testimonianze sull'esistenza di reportationes dei sermoni pronunciati da Giordano nella sua città, non fosse giunto nulla fino a noi. Ma il rinvenimento di un nuovo codice presso la Biblioteca Medicea-Laurenziana di Firenze (Fondo Certosa di Calci, cod. 21, siglato C), contenente tra l'altro il commento mutilo al secondo capitolo del Genesi, ha rivelato l'esistenza di un ciclo di predicazione triennale svolto a Pisa dal 1307 al 1309, di cui possediamo gli ultimi due anelli: lo stesso codice di Calci databile al 1308, con l'esegesi del secondo capitolo del Genesi, e il codice Acquisti e Doni 290, databile al 1309 (non al 1307, come si supponeva in un primo tempo) e qui pubblicato, con quella del terzo capitolo del Genesi stesso, mentre non è finora stato rintracciato il commento al primo capitolo, recitato nel 1307» (pp. 12-13).

«Si deve concludere, dunque, che Giordano ripeté nella sua città, a Pisa, l'esperienza del commento al Genesi, già iniziato una prima volta a Firenze nel 1305, perseguendolo questa seconda volta per tre anni successivi, dal 1307 al 1309. Il codice AD 290 conserva perciò il ciclo del 1309, dedicato all'esegesi del terzo capitolo del Genesi, come si legge nell'incipit del trattato; il codice C conserva invece il ciclo del 1308 sul secondo capitolo, mentre manca il commento al primo capitolo, che completerebbe il ciclo triennale, dedicato all'esegesi biblica e rivolto allo stesso pubblico pisano» (p. 250). 

Integra ora con DANIELA FRANCESCHINI,  Le due redazioni delle prediche di Giordano da Pisa sul capitolo 1° del Genesi, MD 33 (2002) 131-74.

AA. VV., Libraria nostra communis. Manoscritti e incunaboli della Bibliotheca Cathariniana di Pisa, Pisa 1994, pp. 132.

Recensione in MD 27 (1996) 645: Frutto d'una mostra, molto di più d'una mostra. Un Comitato per la Biblioteca Cateriniana di Pisa, costituitosi nel 1987, si propone una migliore valorizzazione della storica biblioteca, originariamente del convento domenicano della città, passato all'arcidiocesi per la soppressione leopoldina del 1784, ora sede del Seminario. Primo impegno la catalogazione, affidata alla dott.ssa Anna Leuzzi Coviello.

Il volume è meritevole contributo dell'iniziativa. Presentazioni e qualificati scorci introduttivi: storia della biblioteca (O. Banti), scritture nella Pisa medievale (A. Petrucci), legature (F. Petrucci Nardelli), miniature (A. Caleca). Segue catalogo, suddiviso in 1) manoscritti, 2) mss liturgico-musicali, 3) incunaboli. Schede a cura di A. Abbate, R. Andreozzi, F. Cerù, N. Magnabosco, P. Raffaelli, S. Citi, A. Marseglia, M. Salvatori. Molte riproduzioni fotografiche, anche a colori.

AA. VV., I domenicani a Pisa, a cura di Fausta Vassallo, Pisa (Monastero San Domenico, Via della Faggiola 26) 1995, pp. 48. In pag. 1, in alto a destra, firma "P. Centi". Piccolo volume trovato casualmente nella biblioteca di San Domenico di Fiesole, maggio 2020! Contiene: O. BANTI, La biblioteca e il convento di S. Caterina in Pisa tra il XIII e il XIV secolo, attraverso la testimonianza della "Chronica antiqua", pp. 7-26; O. BANTI, La beata Chiara Gambacorti e la storia del monastero di San Domenico in Pisa, pp. 27-30; G. ALFANO, Politica e letteratura nei domenicani pisani del '300, pp. 31-35; ???, Alessandro della Spina domenicano di S. Caterina di Pisa nel sec. XIV, miniaturista e deuteroinventore degli occhiali da naso, pp. 36-41; P. SOLAINI, La storia degli occhiali sostenuti dal naso, pp. 43-47; APPENDICE, San Sisto e Pisa, p. 48. In pp. 38-41 riproduzione di talune carte della Chronica e degli Annales del convento pisano relative a frater Alexander de Spina.

Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis, Pisa, Biblioteca Cateriniana (Seminario Santa Caterina) 78, f. 16v: «Frater Alexander de Spina. Vir modestus et bonus. Que vidit oculis facta, scivit et facere; ocularia ab alio primo facta comunicare nolente, ipse fecit et omnibus comunicavit corde ylari et volente. Cantare scribere miniare et omnia scivit que manus mechanice valent. Ingeniosus in corporalibus, in domo Regis eterni fecit suo ingenio mansionem».

«Ingeniosus in corporalibus», non Ingeniosus in choralibus di ed. Bonaini; "Abile in arti meccaniche" (attività manuali, artigianali...); arti meccaniche distinte e complementari alle più comuni "arti liberali" del percorso formativo e della vita dei frati domenicani. Assente il nome di tale fra Alessandro negli Acta capitulorum provincialium provinciae Romanae (1243-1344), ed. Th. Kaeppeli, Roma (MOPH XX) 1941. Tempi del suo decesso anni 1312-1313, come suggeriscono le biografie immediatamente precedenti e susseguenti nella Cronica pisana. Quel che a metà Cinquecento racconteranno gli Annali del convento pisano su fra Alessandro della Spina, altro non è che rielaborazione di quanto testimoniato dalla Cronica.

Cf. E.P., Cronica di Santa Caterina in Pisa..., «Memorie domenicane» 27 (1996) p. 255 n. 225.

http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-della-spina_(Dizionario-Biografico)/

 

C. Delacroix-Besnier, Les dominicains et la chrétienté grecque aux XIVe et XVe siècles, Rome (École franç.) 1997, pp. XIV-478.

C. Vasoli, Stefano da Codiponte: una breve vicenda savonaroliana, MD 29 (1998) 261-79; specie pp. 267-68, dove si accetta l'interpretazione cronografica (La Cronaca di Santa Caterina di Pisa usa lo stile pisano?) proposta per le testimonianze del periordo savonaroliano.

C. Iannella, Giordano da Pisa. Etica urbana e forme della società, Pisa (Ed. ETS) 1999, pp. 254. Dono dell'Autrice, luglio '99, grazie.

Pg. 7-8: «Contestualmente, negli ultimi due decenni, gli studi dedicati alla predicazione medievale e umanistica sono andati moltiplicandosi, confermandone il rilevante interesse documentario ed offrendo importanti contributi critici ispirati a prospettive, metodologie ed ambiti disciplinari assai diversi tra loro. Sullo sfondo di questo rinnovato e vario interesse storiografico si inserisce il presente lavoro che intende ricostruire solo alcuni aspetti dell'opera predicatoria di Giordano da Pisa. Di essa non sono state indagate le tematiche più propriamente linguistico-filologiche o retorico-letterarie che, tuttavia, in quanto elementi imprescindibili per una piena comprensione dei contenuti giordaniani, sono state tenute sempre presenti. Anche accogliendo l'esortazione dell'Ottokar l'attenzione è stata rivolta a questioni di ordine storico-sociale, rilevando – attraverso il significativo osservatorio gíordaníano – la specifica funzione di mediazione culturale che la predicazione, in quanto strumento di comunicazione, assume nei secoli più tardi del Medioevo. In tal senso, poiché come afferma lo stesso Giordano «ccíò ke·ssi predica non è se·nnon di due cose, cioè o di quello che noi dovem credere o di quello che noi dovem fare», la predicazione rivolta al popolo si presenta come una fonte privilegiata per analizzare le modalità con cui i Mendicanti attuano un programma di istruzione morale e religiosa che spesso allarga i propri confini per diventare sede di elaborazione e trasmissione di sistemi di valori e norme di comportamento. In considerazione della tradizione domenicana, della personalità di frate Giordano, del contesto in cui egli svolge la propria attività predicatoria, della tipologia dei sermoni conservati e della forma della loro redazione, si è tentato di ricostruire le modalità di rappresentazione della società cittadina, analizzando la realtà urbana ed il suo modello, i valori etici che presiedono alle associazioni umane, le categorie sociali oggetto di particolari attenzioni e, viceversa, quelle quasi dimenticate dal frate. «Storicamente e linguisticamente la predicazione di fra Giordano è di un interesse unico e irripetibile, in quanto rappresenta il primo esperimento documentato di congiunzione di due linguaggi e di due culture: cultura scolastica e cultura mercantile, latino e volgare. Tensioni, incomprensioni, censure si verificano proprio perché predicatore e pubblico hanno entrambi coscienza di essere latori di una loro precisa cultura». In questa direzione i sermoni giordaniani assumono le sembianze di speculum societatis che riflette, restituendole al presente, le immagini di una realtà insieme nitida e rarefatta, effettiva ed auspicata».

G. Albanese - S.  Marcucci, Tra Domenico da Peccioli e Gasparino Barzizza. Un nuovo codice del commento alle “Epistole ad Lucilium” di Seneca, in Gasparino Barzizza e la rinascita degli studi classici, «Annali dell’Istituto universitario orientale di Napoli», Sez. Filologico-Letteraria, 21 (1999) 9-151.

Giordano da Pisa, Prediche sul secondo capitolo del Genesi, a c. di S. Grattarola, Roma 1999, pp. 228. Predicazione tenuta in Pisa, verosimilmente nel 1308. Preziosa premessa: Profilo biografico di Giordano da Pisa (C. Delcorno), pp. 7-16.

«Secondo il Delcorno questo inedito commento al secondo capitolo del Genesi si può collocare in un anno immediatamente precedente a quello in cui fra Giordano aveva spiegato il terzo capitolo, che ci è stato conservato dal codice Acquisti e Doni 290 (che sarà citato con la sigla AD) della Biblioteca Medicea Laurenziana, edito per cura di C. Marchioni. All'inizio di quest'ultimo commento vi è un chiaro riferimento ad un ciclo di prediche che proseguiva già da tre anni. Considerando che anche la silloge contenuta in AD pare rivolta ad un pubblico pisano e correggendo ipotesi formulate in un primo tempo, il Delcorno avanza l'ipotesi che Giordano, tornato a Pisa nel 1307, abbia iniziato il commento al Genesi e lo abbia continuato per tre anni: nel 1307, 1308, 1309. Se questa ipotesi fosse vera, i codici C e AD conserverebbero i cicli del 1308 e del 1309, dedicati al commento del secondo e del terzo capitolo del Genesi. È da credere che esistesse un ciclo di prediche sul primo capitolo, anch'esso tenuto a Pisa e che finora non è stato ritrovato [integra ora con D. FRANCESCHINI, Le due redazioni delle prediche di Giordano da Pisa sul capitolo 1° del Genesi, MD 33 (2002) 131-74].

Si comprende l'importanza del ritrovamento di questi sermoni che costituiscono l'ultimo ciclo della predicazione giordaniana, e che permettono di mutare ipotesi formulate in passato e di rivedere la cronologia degli ultimi anni della vita di Giordano da Pisa» (pp. 32-33).

C. Delcorno, Giordano da Pisa, DBI 55 (2000) 243-51.

S. Vecchio, Giovanni da San Gimignano, DBI 56 (2001) 206-10.

N. Bériou, Les  sermons et la visite pastorale de Federico Visconti archevêque de Pise (1253-1277), École française de Rome 2001, pp. 1188. Ne devo esemplare dall'editore per segnalazione dell'autrice; ricevuto in maggio 2001. Cf. pp. 1100b, 1109-10, 1153a "fratres predicatores".

Silvia Marcucci,  La scuola tra xiii e xv secolo. Figure esemplari di maestri, Pisa-Roma (Istituti editoriali e poligrafici internazionali) 2002174a: "Domenico da Peccioli".

Francesco Bruni, La città divisa. Le parti e il bene comune da Dante a Guicciardini, Bologna (il Mulino) 2003, pp. 16-40.

«Sensibile al richiamo dell'ascesi monastica e di una vita solitaria e contemplativa, e convinto della superiorità di quest'ultima, Giordano si impegna nella predicazione, intesa come scelta di vita attiva («la predica è parte di vita attiva») e dunque proiettata nell'ambiente urbano, pronto a ricevere inquinamento e a lasciar impolverare le proprie orecchie (e l'anima) dai tanti peccati della collettività urbana. Della vita cittadina, peraltro, è fervido ammiratore: predicatore colto e vigoroso, Giordano è affascinato dall'articolazione dei mestieri e delle professioni, dall'insieme di conoscenze, tecniche e abilità professionali che s'integrano armoniosamente, di modo che ogni cittadino si rende utile agli altri con il proprio sapere e saper fare, e a sua volta si avvale dei molteplici servizi, materiali, morali, spirituali, forniti dalla collettività di cui è membro: il calzolaio, l'uomo di chiesa e (cosa non ovvia) il mercante, tutti trovano la loro ragion d'essere in questo corpo sociale diversificato funzionalmente. Giordano è un entusiasta delle tecnologie, tanto da vantarsi di aver conosciuto a Parigi l'inventore di un ritrovato modernissimo, gli occhiali: non per nulla nella sala capitolare del convento domenicano di San Nicolò a Treviso, la galleria di dotti domenicaní affrescata da Tommaso da Modena include il cardinale Ugo di Provenza, che studia servendosi degli occhiali, e il cardinale Niccolò di Rouen, che si aiuta, per lo stesso scopo, con una lente. In quella galleria è raffigurato anche il trevigiano Nicola Boccasini, papa Benedetto XI, con cui, come vedremo (§§ 4 e 6), collaborò a Perugia (dove Benedetto XI sarà sepolto, in una bellissima tomba gotica ancor oggi nella chiesa di San Domenico), Remigio dei Girolami confratello di Giordano» (p. 40).

 Sardegna (convento cagliaritano - unico dell'isola fino al San Martino in Oristano 1570 - passa alla provincia Aragonie tra gli estremi massimi 1333 e 1338), e sintesi della sua storia politica del Trecento, in «Medioevo. Un passato da riscoprire» 9 (80) sett. 2003, pp. 20-49; in p. 25 importante cartina geopolitica "La Sardegna nel XIV secolo".

E. SALVADORI, Fra Domenico Cavalca nelle fonti documentarie pisane del secolo XIV, MD 35 (2004) 101-35.

(2005) Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis

DHN 14 (2005) 164 § 710: M. Soriani Innocenti (2004).

Giordano da Pisa, Avventuale fiorentino 1304 [29.XI.1304 -7.II.1305], ed. a c. di Silvia Serventi, Bologna (il Mulino) 2006. Dalla premessa, pp. 11-12:

«Il ciclo di prediche tenuto da Giordano da Pisa a Firenze nel corso dell'Avvento del 1304 era sinora solo parzialmente noto nell'ormai rarissima e obsoleta edizione del Manni. Rispetto a quell'edizione, che ha un suo non trascurabile valore nella storia della filologia italiana, si dà ora un nuovo testo fondato sullo stesso manoscritto scelto dal Manni – il codice Riccardiano 1268 – ma integrato con dieci prediche trasmesse da un altro testimone: il Canoniciano It. 132 della Bodleian Library di Oxford. Il ciclo risulta così composto da quarantasei sermoni che il «lettore di S. Maria Novella» tenne a Firenze dal 29 novembre – prima domenica d'Avvento – al 7 febbraio – quinta domenica dopo l'Epifania – del 1304 (secondo lo stile ab incarnatione). Il testo è stabilito sul fondamento dell'intera tradizione manoscritta finora nota, che include oltre ai due testimoni maggiori altri tre codici: il manoscritto Ashburnham 532 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, testimone di dieci prediche dell'Avventuale, il Gaddiano 117 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze e il codice 1338 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, cíascuno dei quali trasmette una sola predica del presente ciclo. Come spesso accade nella trasmissione delle scritture religiose, il testo è sottoposto all'iniziativa di lettori e copisti, sicché anche in questo caso l'editore deve tenere conto di una tradizione dinamica attivissima, al punto da presentare una vera e propria doppia redazione della reportatio fissata da un unico ascoltatore delle parole pronunciate dal frate domenicano.

L'interesse e la ricchezza delle prediche di fra Giordano sono sempre meglio apprezzate, via via che si estendono e si approfondiscono gli studi sulla predicazione medievale, e in particolare sulla predicazione rivolta al pubblico delle città. Val la pena di ricordare, sia pur brevemente, l'impegno dottrinale del predicatore, che volgarizza ardui problemi della dottrina di s. Tommaso (quel «savio uomo», come lo definisce nella predica del 30 giugno 1303), e discute tutti i più vivi e spinosi problemi dell'etica, così come sono imposti dallo straordinario sviluppo sociale e culturale di Firenze. L'efficacia della predicazione gíordaniana è certo dovuta in gran parte all'abilità con la quale sa variare i contenuti dottrinali, suggeriti dalla liturgia, con le digressioni di costume, gli «esempi», le variazioni sui racconti biblici. Basti ricordare il problema degli influssi astrali sul destino dell'uomo trattato nelle due prediche per l'Epifania, la riflessione sulla corruzione delle Arti fiorentine, ed in particolare di quella della lana, gli accenni al «maestro di coraze» di Napoli o ai falconieri della Corsica e della Sardegna e le innumerevoli immagini utilizzate per descrivere la natura dell'anima, tra le quali la più efficace è senz'altro quella che l'accosta al camaleonte...».

Note di lettura, 1: Avventuale. Pg 11 n. 2: «Il termine "Avventuale" non è nei dizionari, ma è rifatto sul latino Adventuale (vd. D. Pacetti, De sancti Bernardini Senensis ratio criticae editionis, Ad Claras Aquas, Florentiae 1947, p. 8: Adventuale Ianuae) ed è il corrispettivo di "Quaresimale"». Preziosa (anche se un po' tardiva) testimonianza terminologica della Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia vol. I (1225-1665), ASMN I.A.1, f. 110r: Raffaello delle Colombe (OP 1557, † 7.IX.1627) «doctas namque ac non minus eruditas conciones, scilicet adventuarium, quadragesimale, sanctuarium, dominicale, de beatissima Virgine, omnes quinque tomis divisas quas et prelo imprimi procuravit»; nell'ed. P. Ricozzi, MD 11 (1980) p. 292 correggi adventarium in adventuarium.

Note di lettura, 2: predicò da.llato che significa? (cf. Avventuale fiorentino p. 42 n. 16: l'Autrice conviene con l'interpretazione a suo tempo da me proposta al prof. Delcorno, mio carteggio alla data 8.III.1998).

2 febbraio 1305, festa della Purificazione. Distinte quattro ragioni della perfezione della Vergine, Giordano annuncia e tiene quattro prediche nel medesimo giorno: 1a in SMNovella stamane, 2a in orto San Michele dopo desinare, 3a a nona in SMNovella, 4a dopo nona alle donne del Prato, in sul prato d'Ognessanti (Avventuale fiorentino 553-601). Tutte sul tema della liturgia del giono, Expleti sunt dies; tutte e quattro dette "da.llato, da lato, a.llato".

16 febbraio 1306 mercoledì delle ceneri. «Predicò frate Giordano... mercoledì matttina in SMNovella il primo dì di Quaresima» (GIORDANO DA PISA, Quaresimale fiorentino 1305-1306, ed. C. Delcorno, Firenze 1974, 3). «Predicò frate Giordano... questo dì da.llato ad locum intus» (Quaresimale 5).

28 febbraio 1306. «Predicò frate Giordano lunidì... la matttina ad locum in platea» (Quaresimale 129). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato in sero intus» (Quaresimale 136).

1 marzo 1306. «Predicò frate Giordano... martedì mattina ad locum intus» (Quaresimale 139). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato ad locum intus in sero» (Quaresimale 147).

2 aprile 1306. «Predicò frate Giordano... martidì santo seguente in platea ad locum in mane» (Quaresimale 383). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato la sera in SMNovella» (Quaresimale 390).

10 aprile 1306 domenica in Albis. «Predicò frate Giordano... domenica in mane ad locum intus, l'ottava di Risorressio» (Quaresimale 428). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato, dopo desinare, a le donne da San Gaggio al Poggio, ne l'erbaio» (Quaresimale 430).

“Predicò da.llato” delle rubriche incipitarie: che cosa intendono dire i raccoglitori laici delle prediche giordaniane? In «Grande dizionario della lingua italiana» non trovo soddisfacenti riscontri (Lato, Allato…). D'altra parte il significato topografico è assicurato dalle altre esplicite indicazioni circa il luogo dei sermoni: intus, ovvero dentro la chiesa (in fase di costruzione la sezione più meridionale); o fuori nella piazza, da intendere "vecchia" (oggi piazza dell'Unità Italiana), vista l'assenza di qualsiasi distinzione tra nuova e vecchia; sebbene la nuova fosse in fase di realizzazione: ASF, Notar. antecos. 3141 (già B 2127), f. 25v (Firenze 27.VI.1306): «Actum iuxta plateam novam ecclesie SMN...». Come nella tradizione: «nella piazza vecchia della detta chiesa, tutta coperta di pezze e con grandi pergami di legname...» (Giovanni Villani VIII, 56, 46-47: febbraio 1280).

▪ da.llato si accompagna ma si distingue da indicazione topografica (ad locum intus e simili)

▪ da.llato si accompagna ma si distingue da indicazioni croniche (questo dì, in sero, la sera)

▪ da.llato ricorre soltanto nelle prediche tenute nel pomeriggio

il versetto tematico delle prediche da.llato è sempre il medesimo della predica immediatamente precedente tenuta il mattino (in p. 5 di 6.II.306 è della medesima pericope Mt 6,16-21, vangelo di mercoledì delle ceneri). Difatto le prediche da.llato sono continuazione, o sviluppo dei membri di divisione, di quelle mattutine.

Proposta d’interpretazione. L’espressione da.llato qui usata troverebbe spiegazione nella prassi della predicazione tardomedievale. Sermone seròtino, più comunemente detto collazione, in ripresa del versetto tematico di quello mattutino: da.llato retroversione mentale di “predicavit a latere”, ovvero dopo e a complemento del sermone mattutino. Volgarizzamento (a quanto pare infrequente) di collatio in sero, di fatto prosecuzione complementare (abitualmente fatta dal baccelliere) del sermo matutinus (del magister). Diciamo insomma "sermone collaterale"!

2007 ...


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