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(... II - Fortune e sfortune d’una famiglia del popolo grasso: i Girolami.
4. La degradazione del potere politico)

flos exfloritus est, Florentia mutata est in Flerentiam (De bono comuni c.13)Petizione di Filippo del fu Girolamo di Salvi del Chiaro dei Girolami e delibera della repubblica fiorentina (26.X.1308)

Do testo integrale di ASF, Archivi della repubblica, Provvisioni reg. XIV, ff. 32v-34r; rubrica d'altra mano, in f. 32v, marg. sin.: «Philippi Girolami Salvi del Chiaro ut restituantur sibi bona indebite confiscata». Aggiungo numerazione §, per facilitare citazioni e riconoscimento delle articolazioni: prologo §1, petizione di Filippo §§ 2-4, provvisione dei priori e gonfaloniere §5, ratifica del consiglio dei cento §6, arringa del consigliere Giovanni dei Siminetti §7, votazione consiliare §8.

C = ASF, Dipl. Coperta di libri 26.X.1308: segnalo talune varianti di qualche interesse.

Coperta di libri è identico a Provvisioni quanto a §§ 2-6 (salvo minute innovazioni di copia); chiude con «in predictis omnibus salvis et totaliter reservatis» fine §6. Inizia con più lungo prologo, indicazione di data, luogo («in ecclesia Sancti Petri Scheradii») e convocazione dei consigli opportuni: «Consilio centum virorum et etiam consilio speciali et generali d. capitanei et populi et capitudinum duodecim maiorum artium civitatis Florentie mandato magnifici viri Rimbaldi comitis de Corpingnano honorabilis capitanei et defensoris civitatis comunis et populi Florentie...»; più diffusa nella sussequente discussione di legittimità della delibera rispetto allo statuto del capitano, di cui cita otto rubriche; esempio: «non obstantibus infrascriptis capitulis constituti domini capitanei et populi, quorum primum positum est sub rubrica de electione et salario iuramento et sindicatu d. capitanei populi et comunis Florentie, et incipit “Ad statum et defensionem” etc.» (rinvia a Statuto del capitano del popolo I § 1, ed. cit., vol. I, 5). Parte del prologo di Coperta è premessa in Provvisioni alle altre delibere varate il medesimo giorno e che precedono petizione di Filippo.

Dopo §6, Coperta riporta attestazione d’autenticità dell'esemplato: «Ego Fulchus filius ser Antonii... notarius flor(entinus) et nunc ad scribendum consilia populi et comunis Florentie et pro ipso comuni electus et deputatus, infrascripta omnia et singula ex actis dicti comunis publice scriptis per ser Bonsegnorem olim Guerzii [= Guecçi], notarium mutinensem olim scribam consiliorum dicti populi et comunis, summatim et su<b> brevitate secundum modum predictum non mutata quoad effectum veritate vel negotii substantia...». Stefano del fu Grazia da Montaio, giudice e notaio, controfirma autenticità. Manca data di trascrizione; da collocare tra 1335 e 1345.

Coperta «serviva come copertina di libro e nel 1898 venne incorporato al Diplomatico, per consiglio» e merito di Davidsohn IV, 294 n. 4; oggi porta la segnatura ASF, Dipl. Coperta di libri 26.X.1308. Due vistose pieghe al centro e al margine destro mostrano usura della membrana in funzione di coperta di libro. Il testo è in buono stato.

Le Consulte registrano soltanto la rubrica: «Item provisionem factam in favorem Filippi olim Cirolami Salvi del Chiaro» (Consigli II, 408); in nota l’editore riporta breve brano da Provvisioni reg. XIV, ff. 32v-34r. Risultato della votazione: «placuit omnibus quasi» (Consigli II, 408).

Firenze, Chiesa San Pier Scheraggio, 26 ottobre 1308:
Provvisione della repubblica fiorentina
relativa alla petizione inoltrata da Filippo del fu Girolamo di Salvi dei Girolami
(ASF, Archivi della repubblica, Provvisioni reg. XIV, ff. 32v-34r)

originale latino

volgarizzamento (2008) di EP

§ 1. Item infrascripta petitio[1], super infrascriptis in ea plenius adnotatis, dictis dominis prioribus artium et vexillifero iustitie populi et comunis Florentie per infrascriptum Phylippum porrecta et facta, et etiam infrascripta provisio super ipsa petitione et contentis in ea per ipsos priores et vexilliferum cum diligenti examinatione et deliberatione eorum offitii auctoritate et vigore edita et facta, et infra in fine ipsius petitionis notata et scripta, et que in ipsis petitione et provisione continentur et scripta sunt per me B(onsegnorem) notarium subscriptum, in dictis consiliis - ut supra dicitur - congregatis lecte, et lecta fuerunt modo forma et sub tenore infra proxime et immediate adnotatis et scriptis.

§ 1. Petizione su materia più oltre annotata, presentata ai signori priori delle arti e al gonfaloniere della giustizia del popolo e comune di Firenze dal sottoscritto Filippo; relativa provvisione emessa e pubblicata dai medesimi priori e gonfaloniere dopo diligenete esame, in forza dell'autorità del loro ufficio, e trascritta qui sotto a seguito della petizione. Petizione e provvisione lette nei sopraddetti consigli da me B(onsignore di Guezzo da Modena) notaio sottoscritto, conforme a procedura e modo qui sotto annotati.

<Quorum add. C> quidem petitionis et provisionis tenor talis est:

Questo il testo della petizione e della relativa delibera priorale:

§ 2. Coram vobis dominis prioribus et vexillifero iustitie, positis super bono et pacifico statu civitatis et comitatus Florentie ac etiam super defensione et conservatione popularium civitatis et comitatus Florentie, lacrimabiliter exponitur per Phylippum filium et heredem Girolami [condam Ierolami C] Salvi del Chiaro, populi Sancti Pancratii, quod tempore adventus domini Karoli seu in temporibus subsequentibus, predictus Girolamus et Chiarus et Mompuccius, fratres et filii condam Salvi predicti, fuerunt confinati |33r| in ducatu spoletano. Et quod ipsi nolentes morari cum aliis confinatis se transtulerunt ad partes Venetiarum, et ibidem stabant et morabantur quiete et pacifice.

§ 2. Alla presenza dei signori priori e del gonfaloniere della giustizia, preposti al governo della città e contado di Firenze nonché a difesa dei cittadini popolani (cioè non insigniti del titolo cavalleresco, miles) della città e contado di Firenze, ecco quanto esposto con compianto da Filippo, figlio ed erede del fu Girolamo di Salvi del Chiaro (dei Girolami), del popolo San Pancrazio. Quando messer Carlo di Valois venne a Firenze (febbraio-aprile 1302) o subito dopo, il detto Girolamo, Chiaro e Mompuccio, fratelli e figli del fu Salvi del Chiaro, furono condannati al confino |33r| nel ducato di Spoleto. Non volendo associarsi con altri confinati, si trasferirono dalle parti di Venezia, e lì vivevano pacificamente.

Et quod eis sic morantibus, in civitate Florentie in millesimo ccc°ij° de mense novembris interfectus fuit Barone filius condam Baldi populi Sancti Michaelis per Guccinum filium Ceffi de Becchenugiis. Et quod ad instantiam nequissimi hominis Gherardi de Bordonis facta fuit inquisitio per dominum Gherardum de Gambera, tunc temporis potestatem Florentie, contra dictum Girolamum quod debuit fecisse fieri predictum homicidium, faciendo eum fieri capitaneum in faciendo fieri [in fieri faciendo C], et contra Mompuccium eius fratrem tanquam contra aiutatorem [contra coaiutatorem C] et consultorem.

Mentre loro risiedevano da quelle parti, in Firenze nel mese di novembre 1302 Barone del fu Baldo, del popolo San Michele, venne ucciso da Guccino di Ceffo dei Becchenugi. Ad istanza di quel pessimo personaggio che fu Gherardo (di Pagno) dei Bordoni, il podestà in carica messer Gherardo da Gambara mosse imputazione contro il detto Girolamo (di Salvi del Chiaro dei Girolami) quale committente dell'omicidio, e contro suo fratello Mompuccio quale complice.

Et quod tandem Mompuccius predictus comparuit et absolutus fuit. Et quod etiam dictus Girolamus comparuit, sentiens se sine culpa; et dum esset in abbatia comunis Florentie causa eundi ad mandata, condempnatus fuit per ipsum dominum potestatem tanquam capitaneus dicti homicidii in faciendo fieri, et quod omnia bona eius destruerentur. Et quod bona eius fuerunt publicata et adiudicata medietas heredibus occisi et alia medietas comuni Florentie.

Mompuccio si presentò al processo, e fu assolto. Anche il detto Girolamo si presentò, sapendosi innocente; mentre si trovava nella Badia del comune fiorentino in ossequio alla convocazione, fu condannato (poco prima del 14 dicembre1302) dal podestà perché ritenuto mandante del detto omicidio, con la pena di distruzione o sequestro di tutti i suoi beni. Difatti i beni di costui furono per metà aggiudicati agli eredi di parte lesa, per metà incamerati dal comune di Firenze.

§ 3. Que condempnatio facta fuit contra Ordinamenta iustitie, cum dictus Girolamus esset infra tempus anni quo deponere debuit offitium prioratus; quod fieri non potuit, tum quia non fuit accusatus et inquiri non potuit contra eum nisi accusaretur, tum etiam, posito quod accusatus fuisset, non potuit puniri infra annum nisi de consensu dominorum priorum; qui consensus non intervenit. Et quod propter dictam condempnationem, que non tenuit ipso iure, Gerardus [Gherardus C] Bordonis bona dicti Girolami occupavit et occupata tenuit usque ad tempus sue mortis, posita in populo Sancti Stephani in Pane et in loco dicto Montalto, et alia bona ipsius Girolami.

§ 3. Siffatta condanna contrastava con le disposizioni degli Ordinamenti di giustizia (1295); il caso Girolamo infatti cadeva entro i tempi della sua carica priorale. Procedura illegale: per mancata imputazione contro di lui, cosicché non poteva esser perseguito; e perché, supposta pure l'imputazione, non poteva subire condanna entro l'anno se non col consenso dei priori cittadini, consenso che non ci fu. A seguito della condanna, giuridicamente infondata, Gherardo (di Pagno) dei Bordoni occupò e si tenne fino alla morte i beni di Girolamo, siti nel popolo Santo Stefano in Pane (a destra del torrente Terzolle, oggi zona Rifredi) e in località detta Montalto, e altri beni ancora.

Quod quomodo fuerit iustum et conveniens, vestra discretio potest rationabiliter adnimavertere [animavertere C], tum quia non est verisimile quod Girolamus existens Venetiis faceret interfici Baronem, non inimicum, per filium Ceffi de Becchenugiis qui erat maior eo, tum quia condempnatio predicta nulla fuit, ut dictum est. Et quod dictus Girolamus decessit, cui successit dictus Phylippus eius filius. Et quod etiam ipse Phylippus solvit quintam partem omnium librarum et prestantiarum factarum dicto Girolamo secundum formam ordinamentorum comunis Florentie.

Sta alla vostra discrezione valutare rigorosamente se tutto ciò sia stato giusto e adeguato. Non è verosimile che Girolamo, residente in Venezia, facesse uccidere Barone - che suo nemico non era - tramite il figlio di Ceffo dei Becchenugi, più grande di lui. Condanna, inoltre, giuridicamente nulla, come detto. Girolamo è ora deceduto, e gli è succeduto il figlio Filippo. Il detto Filippo ha versato la quinta parte di tutti i tributi deliberati per il detto Girolamo secondo il dettato degli ordinamenti del comune di Firenze.

§ 4. Quare supplicando petit dictus Phylippus, cum dictus persecutor Gherardus decesserit et predicti alii de Bordonibus [de Bordonis C] sint rebelles comunis Florentie propter eorum superbiam, nolentes esse contenti suis finibus sed totam civitatem sub eorum dominio subiugare, et cum dictus Girolamus fuerit innocens de predictis de quibus condempnatus fuit, et cum dictus Phylippus solverit libras impositas et alias factiones, ut dictum est, quatenus placeat vobis per vos et opportuna consilia populi et comunis Florentie providere stantiare et firmare, et provideri stantiari et firmari facere quod omnia bona condam dicti Girolami, per quoscunque possessa vel occupata occasione supradicta vel alia quacunque, eidem Phylippo [Filippo C] restituantur et reddantur, et eidem intelligantur esse et sint totaliter restituta.

§ 4. Gherardo il vessatore è deceduto (6 ottobre 1308); quegli altri del ceppo Bordoni sono ora ribelli del comune fiorentino a causa della loro sfrontatezza, a suo tempo non contenti delle loro spettanze ma smaniosi di sottomettere l'intera città al loro potere; Girolamo risulta innocente quanto al capo d'accusa; suo figlio Filippo ha soddistatto a tutte le imposte e altri doveri, come detto. Supplica pertanto il detto Filippo che vogliate, voi e i consigli opportuni del popolo e comune di Firenze, deliberare e ordinare - e fare eseguire - che tutti i beni del fu Girolamo, da chiunque indebitamente posseduti in occasione del suddetto o di qualsiasi altro caso, siano integralmente restituiti a Filippo.

Et quod idem Phylippus [Filippus C] ex nunc restitutus reintegratus et repositus intelligatur esse et sit in omnibus et singulis suis bonis predictis. Et quod per populum et comune Florentie et per omnes et singulos rectores et officiales dicti populi et comunis Florentie presentes et futuros reponatur dictus Phylippus [Filippus C] in dictis bonis, et ipso iure intelligatur esse et sit repositus, et in eis deffendatur [defendatur C] manuteneatur et conservetur.

Filippo dunque sia reintegrato e riconosciuto legalmente titolare di tutti e singoli i beni di cui sopra. Popolo e comune di Firenze, nonché tutti e singoli rettori e ufficiali di detto popolo e comune, reintegrino Filippo nei detti beni, ne riconoscano la titolarità legale, la ratifichino e la garantiscano.

Et quod etiam provisiones ordinamenta et stantiamenta omnia et singula per Gherardum Pangni Bordonis eiusque sotios in offitio prioratus, quocumque tempore quo idem Gherardus in ipso offitio prioratus prefuit, quocumque modo causa iure auctoritate bailia [balia C] seu vigore edita provisa firmata et facta contra dictum Girolamum eiusque bona, et omnia et singula ex predictis quomodolibet subsecuta in preiuditium aut gravamen ipsius olim Girolami et bonorum suorum, cassentur et irritentur et totaliter ipso |33v| iure intelligantur esse et sint cassa irrita et nullius auctoritatis seu vigoris.

Inoltre, tutti e singoli i provvedimenti presi da Gherardo di Pagno dei Bordoni e dai suoi soci durante la loro carica priorale -  quale che siano state procedura ragioni diritto autorità e balìa (= potere, giurisdizione) - contro il detto Girolamo e suoi beni, e tutti i gravami che ne fossero seguiti, |33v| siano cassati rimosssi e dichiarati legalmente nulli.

Et predicta petit fieri dictus Phylippus ut omnipotens Deus populum et comune florentinum in pacifico et tranquillo statu augeat et conservet.

Tali provvedimenti chiede Filippo (figlio ed erede del fu Girolamo di Salvi del Chiaro dei Girolami) affinché Dio onnipotente preservi nella pace e accresca il popolo e il comune di Firenze.

→§ 5. ...

§ 5. ...

 


[1] Giordano da Pisa, Firenze 23.V.1305: «Orazione non si dee fare se non solamente a Dio. Credete voi forse che sia orazione quella che si fa a’ signori? No, anzi si chiaman petizioni, non orazioni» (C. Delcorno, Giordano da Pisa e l’antica predicazione volgare, Firenze 1975, 41).


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