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San Domenico di Foligno

-  convento e città  -

■  appendice a Federico (o Frederico) di Frezzo da Foligno OP, † 1416 (non "Federico Frezzi da Foligno") 

 

1,   2,   3

Emilio Panella OP, 2012 ss

 

 Simone, Iacopo... | Foiano | Pitigliano

ë

Arezzo | Siena | Pistoia

Foligno (pr. Perugia). Fulgineum / folignate agg. etnico. Protettore San Feliciano. In ASV, Reg. Later. 112, f. 215r-v, si abbrevia l’aggettivo etnico sempre fulginat.; fulginas -atis in RD Umbria I, 323, 336 (che adotto in latino, 10/03/1997) contro il moderno fulginatensis.

Geografia politica del tempo: Patrimonium Sancti Petri in Tuscia: diocesi dell’alto Lazio (da Viterbo a Castro e Bagnoregio) e in Umbria (da Amelia Narni e Terni su a Città di Castello). Unità politico-amministrative: 1) Ducato spoletano (dioc. Spoleto, Foligno, Todi, Perugia, Assisi, Nocera Umbra) (Cr Ov 40 ed. 57 «in episcopum nucerinum ducatus»), Visso (pr. Macerata): RD Umbria I, 371); 2) Marchia Anconitana; 3) Romandiola; 4) Massa Trabaria, NE dell’Umbria, parte in territorio dioc. Città di Castello parte dioc. Moltefeltro, oggi in pr. Urbino (Marche). Curiosità terminologica nella cancelleria papale: ASV, Arm. XXXIX.45, ff. 42v-45r (5.IV.1525): «dilecti filii Philippi de Stroziis prioris provincialis provincie Romandiole OFP» = prov. Romama!

Geografia ecclesiastica della diocesi folignate: Decima dell'anno 1333 (RD Umbria I, 309-36); Decima dell'anno 1334 (RD Umbria I, 334-68). Apparentemente noioso!, ma permette di cogliere l'impasto trecentesco tra latino e volgare locale; di grande interesse filologico, specie per i toponimi e loro trasmissione. Utile cartina geografica della diocesi folignate in RD Umbria II; confina con le diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Spoleto.

Foligno rasa al suolo dai perugini nel 1281. Dal 1305 prevale fazione guelfa, signoria della famiglia Trinci (protettore del Frezzi: Ugolino di Trincio Trinci, signore di Foligno 1386-1415) fino al 1441: G. Rotondi, Federico Frezzi. La vita e l’opera, Todi 1921, 6-8: BiblDom IV.326; cart. FRIDER. FREZZI

Convento San Domenico, formalmente costituito nel 1286. MOPH XX, 71/22-26 (1285, ponimus locum, assegnazione di 9 frati con vicario), 77/27 (1287, Absolvimus... priorem Fulginatem), 78/2-3 (1287, curam conventus Fulginatis committimus fratri Iacobo lectori). EP, San Domenico d'Arezzo 1326..., AFP 64 (1994) 90-91. Cr Pg, f. 33v: «Frater Iohannes de Spello in sua iuvenili etate receptus est Perusii ad Ordinem; nondum enim Fulginei habebatur conventus»; f. 39r: «Frater Phylipputius de Spello..., quando receptus est ad Ordinem, et tum etiam quando obiit, conventus non erat receptus Fulginei». Che cosa intende dire il cronista perugino? Redige la cronaca negli anni 1327-31, e inserisce tra i filii del convento perugino i due frati originari di Spello, di cui non conosce l'anno di morte; deceduti però prima del 1286/87, anni d'istituzione del convento folignate, alla cui predicatio sarebbero appertenuti se fossero morti dopo tale data. Spello dunque sarà territorio della predicatio folignate! MOPH XIX, 266b (1380-1399).

Fra Paparone da Roma OP. Predicatore generale 1251 (MOPH XX, 12/8); vescovo folignate (1265-85), poi spoletano (1285-90), † 1290. MOPH  XXII, 88. HC I, 256, 461. Cr Ov 37 (ed. 49). Importante documento in M. Sensi, I «Ricordi»..., «Bollettino storico della Città di Foligno» 12 (1988) pp. 202-04: breve di papa Onorio IV, Tivoli 13.VII.1285, indirizzato al provinciale della provincia Romana; il breve papale riporta lettera del vescovo di Foligno Paparone («nos frater Paparonus, miseratione divina episcopus Fulginas»), Perugia 24.IV.1285, circa istituzione d'un convento domencano in Foligno; stipulante, da parte dei frati, fra Ubertino da Laterina del contado d'Arezzo.


Letteratura in corso

- la devo in gran parte all'iniziativa o al dono della prof.ssa Elena Laureti. Grazie!

M. Sensi, I «Ricordi» del convento di S. Domenico in Foligno, «Bollettino storico della Città di Foligno» 12 (1988) 189-245; 13 (1989) 373-416.

«Libro generale delle memorie del convento di San Domenico di Foligno riordinato dal p. lettore fra Tommaso Maria Duranti, figlio, sindico e priore annuale del suddetto convento, l'anno 1754» («Bollettino...» 12 (1988) p. 201). Originale conservanto nell'Archivio dell'attuale convento San Domenico di Perugia. Integrale pubblicazione del Libro generale delle memorie in 12 (1988) 201-43; anni 1728-1859 in 13 (1989) 379-413. Informazioni storiche sugli inizi del convento, 12 (1988) pp. 189-92. Distingui tra domus e conventus (solo quest'ultimo indica esistenza di formale convento domenicano).

12 (1988) p. 190: «L'Archivio antico del convento era quasi inesistente quando il complesso conventuale di S. Domenico nel 1566 fu sottratto ai domenicani conventuali e fu assegnato ai frati della riforma di S. Pio V, della provincia romana: è quanto ci attesta fra Tommaso Duranti estensore dei Ricordi di cui appresso dove si raccontano, con finalità amministrative, le vicende del convento in età moderna. Lo spoglio del fondo notarile cittadino, alla sez. di Archivio di Stato di Foligno da me condotto, seppur in maniera non sistematica, ha dato larghe informazioni sulla vita economica del convento folignate, ma l'esito è stato negativo per quanto concerne le vicende artistiche di S. Domenico, fatta eccezione per alcuni lasciti testamentari relativi alla costruzione della tribuna, opera iniziata intorno al 1435 e per la quale, essendo rimasta incompiuta per mancanza di fondi, i padri domenicani nel 1457 ottennero dal Comune di Foligno di officiarne la cappella: fu questo il primo contributo economico dato dalla città per il completamento della tribuna di S. Domenico».

12 (1988) p. 193 n. 11: «In sintesi si ricava che nel 1799 i padri domenicani, dopo essere stati espulsi ripresero possesso del loro convento. Nel 1806 ci fu la seconda soppressione del convento, ridotto a «spedale de' francesi»; nel 1848, durante la terza soppressione del convento, la chiesa viene utilizzata come dormitorio per le truppe dirette a Roma; 1860 dicembre 14: chiesa e convento soggiacciono al decreto Pepoli e il 16 dicembre successivo, nella soppressa chiesa, la Guardia Nazionale presta giuramento di fedeltà; 1861 aprile 21, la chiesa di s. Domenico è adibita a stalla per i cavalli dell'esercito. E prima del 1864 «gli affreschi più notevoli della chiesa sono stati per cura del municipio distaccati dalle pareti, giovandosi dell'opera industre del camerinese Tito Buccolini, professor di disegno nelle scuole tecniche di Foligno e dello scultore folignate Ottaviano Ottaviani ed ora si trovano nella sala comunale». Ma lo scempio non era ancora finito: A. MANCINELLI, Principali monumenti antichi ed opere artistiche di Foligno e dintorni, Foligno 1904, p. 7, la ricorda come palestra ginnastica; e, ai nostri giorni, l'abbiamo vista adibita a legnaia e a fucina del Comune finché, da ultimo, si è preso coscienza della necessità di salvaguardare questa testimonianza di civiltà; ma i tempi del recupero e del riutilizzo del monumento sembrano ancora troppo lunghi».

12 (1988) p. 204: Ricordo II, Monache del Popolo. Lodovico Iacobilli nelle Vite de' santi e beati di Foligno stampate in Foligno 1628, alla pag. 400, così dice: «Vite di alcuni servi e serve di Dio. Nel 1302 Anna, nobile vergine di Foligno, abbandonando il mondo e quanto possedeva, delle proprie facoltà eresse il monastero di S. Maria del Popolo sotto l'ordine di S. Domenico e regola di S. Agostino, dove si rinchiuse in compagnia d'alcune altre vergini di Foligno dandoli l'abito mons. Bartolomeo Gaetano (signore del castello della Scurcola, diocese) d'Anagni, già abbate di Subiaco ed allora vescovo di Foligno; e quivi essa Anna visse e morì con gran fama. A queste monache papa Benedetto XI a dì 27 febbraro 1303 concesse tutte le indulgenze e grazie che gode e goderà l'ordine de' padri Predicatori. Fiorirono in questo monastero molte monache di gran bontà e fra l'altre: suor Lucrezia di Giacobaccio de' Trinci, la quale nel 1400 si vestì quivi monaca e fu per molt'anni priora, vivendo con grande osservanza e fama e morì il primo aprile 1454. Sor Serafina, figlia di Giovan Giacomo lacobilli, di straordinaria bontà che vi morì li 22 gennaio 1572, vedendosi sopra di lei uscire una candidissima colomba, simbolo della sua purità e semplicità. Poi suor Caterina, pur di Foligno, che fu veduta ed udita parlar cogl'angeli ed altre».

«papa Benedetto XI a dì 27 febbraro 1303 concesse...»: data cronologica in stile ab Incarnatione (febbraro 1303 = febbraio 1304) o papa Bonifacio VIII? Estremi cronologici del pontificato di Bonifacio VIII: 24.XII.1294 - 11.X.1303; di Benedetto XI: 22.X.1303 - 7.VII.1304.

Disastroso terremoto di gennaio 1832, in 13 (1989) pp. 408-09.

B. MARINELLI, Recuperati a Foligno libri di amministrazione di corporazioni religiose soppresse, «Bollettino storico della Città di Foligno» 20-21 (1996-1997) 849-862; in p. 854 quelli di San Domenico:

Convento di San Domenico

- Libro delle grasce (1778-1860)

- Libro del bestiame (1829-1859)

- Libro di entrata e uscita (1838-1860)

- Libro dei censi (1846-1860)

- Libro di spese diverse (1852-1860)

- Libro di entrata e uscita della sacrestia (1855-1860)

Lodovico Iacobilli, Vita di san Feliciano vescovo, protettore di Foligno e dei suoi successori, a c. di M. Sensi, Foligno 2002, p. 234.

Dalla Premessa: «Nel 1626 Lodovico Iacobilli (1598-1664), sacerdote della diocesi di Foligno, pubblicava, presso la stamperia di Agostino Alteri della sua città, la Vita di san Feliciano martire, vescovo e protettore della città di Foligno, insieme con le vite de' vescovi successori a esso santo e le fondationi della Catedrale, de' i conventi, monasteri e confraternite della medesima città; come anche il catalogo dei corpi santi & delle reliquie che sono in essa Catedrale, con altre cose notabili di Fuligno, dedicando l'opera al card. Giulio Savelli.

In questo scritto, di 192 pagine numerate, più l'indice, Lodovico Iacobilli, allievo di Cesare Baronio, dimostra capacità non comuni, grazie alle quali si affermerà, di certo in Umbria, come uno dei più eruditi del secolo. Era tuttavia pur sempre un lavoro giovanile: all'epoca, questo erudito prete, contava appena ventotto anni e le relative ricerche archivistiche e bibliografiche erano lungi dall'essere del tutto espletate. Da qui il progetto di provvedere a una seconda edizione dell'opera. A tal fine Lodovico Iacobilli utilizzò uno dei volumi a stampa per fare correzioni e aggiunte, senza tuttavia poter realizzare il progetto.

Nel 1989 pubblicai nel «Bollettino storico della città di Foligno» la prima parte. E ora, a distanza di tredici anni, licenzio la seconda parte dell'opera con la ristampa della prima parte. Nel Catalogo dei Vescovi, notevoli sono i cambiamenti e le aggiunte dello Iacobilli, per cui ritengo doveroso riferire i dettati della prima redazione in nota» (p. 7).

Carta dell'arte delli funari. Foligno 1385. Il passato al presente, ed. a c. di R. Marconi, Foligno (Associaz. Orfini) 2005, pp. 72.

Dall'anticopertina: «Fra gli statuti delle Arti e Corporazioni cittadine, quello dei Funari è, nelle sequenza ordinale, il primo dell'omonima serie dell'Archivio Priorale del Comune di Foligno. A testimonianza di una ben più consistente attività artigianale che così profondamente ha plasmato il tessuto della società medievale, di cui talvolta si è persa la memoria scritta, possiamo documentare oltre i funari, i giudici e notai, i tavernieri e albergatori, i salenari, i falegnami, i merciai e bambagiai. In simile contesto, l'arte dei funari è, in ordine di importanza, pari al ruolo che, in una società basata sull'agricoltura, riveste la canapa, pianta erbacea dalla fibra tessile, la cui coltivazione si estendeva in lungo e in largo su tutto il territorio folignate dalla pianura alla montagna.

Benché di solida struttura, il tempo e l'uso prolungato avevano ridotto il prezioso manoscritto in un precario stato di conservazione, al punto da richiederne un improrogabile intervento di restauro, pena la stessa fruibilità da parte degli studiosi.

L'iniziativa della Confartigianato Imprese Foligno di salvare un'opera d'arte di natura archivistica ha fatto tutt'uno con l'individuazione del pezzo. Per una associazione della storica e benemerita categoria degli artigiani non poteva esserci scelta più felice: con la canapa e con le funi s'intreccia tanta storia di Foligno».

S. NESSI, I Trinci signori di Foligno, Foligno (Associaz. Orfini) 2006, pp. 320.

Dalla Presentazione di Attilio Bartoli Langeli, p. 13: «Ecco dunque l'esito del suo "periodo folignate", non stanziale come quello assisano ma, al contrario, itinerante. Un libro, questo di Nessi sui Trinci, che evita l'ambizione del "grande affresco" per stare stretto a un andamento narrativo: si sviluppa secondo cronologia, racconta fatti, segue le persone. Fa chiarezza, nei limiti del possibile, sulle origini della schiatta e sulle sue iniziali prerogative pubbliche e comportamenti politici: servono qui le carte di Sassovivo, il thesaurus folignate - le più antiche, quelle dello scorcio dell'XI secolo, meriterebbero ancora approfondimenti, specie quanto alle datazioni - e i diplomatici di alcuni Comuni dell'Umbria. La dinastia signorile, il ramo di Trincia, si profila già alla metà del Duecento, ma si afferma in maniera sempre più percepibile a partire dall'inzio del secolo successivo. Gli sviluppi politici della dominazione si seguono ora attraverso i nomi dei Trinci principali: è il corpo centrale e più cospicuo del libro, scandito appunto dai nomi dei vari Trincia, Ugolino [† 1338] e Corrado [† 1343], fino all'ultimo Corrado, che incarna più e meglio degli altri il tipo del despota abile e violento. Con lui, con la sua sconfitta nel 1439 e decapitazione nel 1441, «miseramente se estinse la signoria, overo tirannia de' Trinci assieme con la prole», annota l'autore del cosiddetto Memoriale degli Unti. Il seguito è inglorioso, titola Nessi, salvo seguire l'ultima fiammella della stirpe nella sua Montefalco.

Fatti noti e meno noti, ricostruiti con cura minuziosa e ferma. I documenti costituiscono la trama e il supporto della narrazione: molti quelli già editi, agli inediti è dedicata l'appendice in forma di Regesto cronologico, che conta 240 unità, distribuite tra il 1243 e il 1450. L'autore si nasconde dietro i documenti: che è professione di modestia, ma più dichiarazione di un senso alto di responsabilità. Nel consegnare il suo lavoro all'attenzione dei lettori, Silvestro Nessi sappia di aver esercitato egregiamente il mestiere dello storico; e stia certo della loro gratitudine».

■ Medesima storia la racconta, con parole e immagini, un vel DVDvideo "I Trinci di Foligno", donatomi (dic. 2010) dalla sig.ra E. Laureti.

ELENA LAURETI, Il Quadriregio di Federico Frezzi da Foligno. Un viaggio nei Quattro Regni, Foligno (Associaz. Orfini Numeister) 2007, pp. 592.

Introduzione, pp. 21-37.

pp. 28-30: «In conclusione: perché Federico Frezzi [n. 1353-56 ca., † 1416] avrebbe deciso di raccontare la sua vicenda umana e spirituale in prima persona? più o meno casuale scelta estetica? Nulla è casuale in letteratura, Federico ha assunto su di sé un ruolo multifunzionale: eroe-protagonista di un percorso esperenziale cui corrisponde a ogni grado, un'equivalente maturazione spirituale, sovente frutto di scelte dolorose, speranze tradite, imbrogli subiti, eventi, tutti, squisitamente umani, ove ognuno di noi si può riconoscere. Federico, a questo punto, assume su |p. 29| di sé altre responsabilità di ruolo: egli ha il dovere di testimoniare l'avventura esperita percorrendo i quattro regni (ed a chi nol puoi dir, fa che lo scrivi: II,18, v. 141), sia come narratore che come scrittore. In tal senso, innumerevoli sono i richiami più o meno espliciti che il protagonista-narratore rivolge al lettore, invitandolo a credere, a condividere, a giudicare che l'intera testimonianza riportata e scritta sia autentica perché "realmente" vissuta. (...).

Frezzi ha deciso di raccontare storia, eventi, incontri privilegiando il genere del poema didascalico-allegorico; in questa selezione tra i generi letterari a sua disposizione, Federico ha individuato quello che meglio corrispondeva al suo modello interpretativo della realtà sia sul piano tematico che formale; assumendo su di sé la responsabilità di una ricerca idonea e compiuta dello stile (nel suo più ampio |p. 30| significato), coerente alla scelta operata: di qui un procedimento stilistico e retorico, quasi ovunque molto curato. Federico si avvale di ogni settore di poetica, nella sua accezione greca arte di poetare; dalle figure di suono passa a quelle del ritmo, di metrica, di sintassi, di pensiero: splendide sono alcune figurazioni allegoriche o personificazioni di concetti astratti, metafore e similitudini, alcune delle quali esteticamente assai valide per la fusione di suoni, ritmo, messaggio; ogni ri-lettura conduce a scoperte più sottili e sorprendenti sulla perizia e sul linguaggio poetico di Federico.

Il lessico, strumento "minimo" per trasmettere le proprie intenzioni comunicative, è di una sorprendente intelligibilità, vuoi perché riprende la lingua letteraria toscana, rarissime le infrazioni umbro-laziali (basciai, soppresce, arrosciò, `sciuccava), vuoi perché in fondo, l'italiano scritto non ha subito, nel corso dei secoli, stravolgimenti paragonabili, ad esempio, all'evoluzione del francese dalla lingua d'oïl; Frezzi usufruisce del vocabolario provenzale e francese (amanza, leanza, drudo, doneraggio, visaggio) e di quello latino che egli, in base alle necessità comunicative o stilistiche, italianizza di sua iniziativa (scelo, velle, lustro, advocò), alcuni latinismi li ritroviamo in Dante».

Meticolosa esposizione didattica del Quadriregio (composizione tra 1393 e 1403: cfr. pp. 507-08) del domenicano Federico o Frederico di Frezzo da Foligno (questi, a mio giudizio e secondo la rilettura critica delle testimonianze coeve, i suoi esatti elementi onomastici; e mai compare un cognome; cf. p. 521):

Libro I, Del regno d'amore, pp. 39-149.

Libro II: Del regno di Satanasso, pp. 151-266.

Libro III: Del regno de' vizi, pp. 267-357.

Libro IV: Del regno delle virtù, pp. 359-476.

Appendici, I: Il ciclo decorativo degli edifici trinciani e il Quadriregio, pp. 481-91.

II: Alcune problematiche critiche, pp. 493-509.

III: Federico Frezzi. Una rivisitazione biografica, pp. 511--57: utilizza anche la nostra Appendice, conosciuta tramite web! links da aggiornare:

https://www.e-theca.net/emiliopanella/index.html;

http://archivio.smn.it/emiliopanella/index.html

 p. 511: «Il poeta-protagonista allude nel Quadriregio ad una sua giovinezza scapestrata di eterno innamorato: Filena, Lisbena, Ilbina; ne segue un ripensamento; Ugolino Trinci, con l'autorevolezza a lui riconosciuta da Minerva e dallo stesso Federico, esorta con fermezza il giovane girovago d'amore affinché cambi rotta e morale e fisica. Il poeta racconta il suo faticoso, sofferto peregrinare alla conquista di una piena consapevolezza; lo studio, una ferrea, umile volontà di risorgere dalle eventuali cadute possono condurre l'uomo (e il poeta) alla sublime visione di mondi spirituali. Troviamo nel poema richiami ed allusioni alla vita di Frezzi che hanno un timbro suggestivo, ma il fascino e il limite dell'invenzione letteraria: dal che, tante incertezze che solo i documenti possono fugare».

pp. 529-530: ... quod possit sibi unum in collegium Bononia procurare pro magisterio consequendo; coreggere l'insidioso lapsus nella citazione in: «... quod possit sibi unum collegium in Bononia procurare pro magisterio consequendo» (MOPH XIX, 64 n° 34: 26.VIII.1386).

Bibliografia, pp. 559-573; glossario, pp. 575-580; indice dei nomi e dei luoghi, pp. 581-589.

La dott.ssa Laureti, folignate, viene a Firenze e me ne dà copia, ott. 2007, con bella dedica autografa. Siamo stati a lungo in contatto nella fase di rifinitura, specie su biografia di Frederico di Frezzo e regole di vita domenicana.

Più sintetica esposizione in MD 40 (2009) 35-67.

Mi fa dono anche dell'Inventario dell'Archivio del Duomo di Foligno, elaborazione informatica in CD (2006-07). Grazie di cuore.

http://www.centrostudifrezzi.it/index.asp

(2009) Simone di maestro Filippo da Càscina OP, Sermo licentie (et vesperie!) quam dedi magistro Federico Frezzi (Pisa 1390-1391 ca.).

L’edizione Arndes del Quadriregio di Federico Frezzi da Foligno (Perugia, 1481). Facsimile dell’incunabulo Inc. 1101 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia, a c. di E. Laureti, Perugia (Fabbri Editore) 2009. Me ne porta copia la sig.ra Laureti, Firenze 13.II.2010. Grazie di cuore!

Volume di presentazione ed introduttivo:

Maurizio Tarantino, Nodalità di un poema allegorico, pp. 17-18.

E. Laureti, Una scelta, le ragioni, pp. 19-21.

ID., Un poema, il poeta. Federico, poeta dei Quattro Regni: Regno d'Amore, Regno di Satanasso, Regno dei Vizi, Regno delle Virtù. Federico, un domenicano teologo e vescovo, pp. 23-67.

Piero Scapecchi, Un poema, uno stampatore, un incunabolo, pp. 69-75.

Riproduzione fotografica, sviluppata su carta, della stampa quattrocentesa del Quadriregio, foliazione moderna a matita ff. 83. «Finiscie el libro decto el Quatriregio del decursu della vita humana de messer Frederico. ia vescovo della cictà de Fuligni, maestro eximio in sacra theologia, fratre dell'ordine de sancto Dominico, cum summa diligentia emendato. Et impresso a Peruscia per maestro Steffano Arns almano nel M.cccc.lxxxi» (f. 82r; per almano intendi alemanno ovvero tedesco).

ELENA LAURETI, Un poema, il suo Autore,  MD 40 (2009) 35-67.

Sintetica esposizione del Quadriregio (composizione 1393-1403 ca.) e biografia (pp. 56-67) del suo autore Federico Frezzi OP († 1416).

p. 41: «Difficile individuare in un'opera letteraria gli elementi autobiografici dello scrittore, ma un cenno autobiografico, allora, io lo vedrei proprio nell'input di Ugolino di inserire, in una struttura letteraria più autorevole e politicamente forte, quella che, forse, nelle intenzioni dello scrittore, doveva essere inizialmente un'operetta a sé stante: un ninfale ambientato in un pagano, lussureggiante regno d'Amore. In tal modo si comprendono meglio certe disarmonie, soprattutto nei toni, tra il primo libro e i successivi. Difatti, benché ci siano anticipazioni sulla malignità di Cupido, fino al dodicesimo capitolo del primo libro, ambiente e vicenda sembrano appartenere al genere del ninfale; soltanto quando avviene l'incontro con Minerva, l'allegorica sapienza, tramite il suasorio invito rivolto al giovane a salire sul suo carro d'eccellenza, noi destinatari dell'opera veniamo, sinteticamente, a conoscere la struttura dell'intero poema. A questo punto, Frezzi evidenzia chiarezza di intenti per ogni settore complesso e coordinato che contribuisce all'ideazione-costruzione di un poema didascalico-allegorico, completo in ogni sua parte. Da qui, l'ideazione letteraria del Quadriregio è assolutamente definibile; dai luoghi poeticamente impalpabili del regno d'Amore, si passa a quelli infernali e terrestri nel regno di Satana, probabile metafora della corruzione ecclesiale, e nel regno dei Vizi: incontri spaventosi per il giovane, timoroso pellegrino, ma la dea della saggezza, Minerva, è un valido sostegno; raggiunto il paradiso terrestre, ha inizio l'ultima fase del viaggio del protagonista, senz'altro più maturo e consapevole dopo le difficili prove superate e l'acquisizione dei mali che deturpano la bellezza dello spirito umano. Il regno delle Virtù è distinto tra le quattro virtù cardinali, ancora in luoghi della Terra, e le virtù teologali, disposte nei cieli, mentre il purgatorio, luogo di speranzosa purificazione, si trova nella sfera del fuoco e nel reame della Speranza; il giovane riesce a percorrere questi luoghi sublimi, grazie all'aiuto di vicendevoli guide: Minerva, il cui distacco è avvenuto nel paradiso terrestre, sarà sempre un vivificante supporto memoriale. Il compimento del viaggio, e conclusione dell'opera tutta, è nella fugace, inesprimibile visione di Dio».

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