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San Casciano in Val di Pesa

■ un ospizio di Santa Maria Novella

 

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4.II.1541/2. «... proposuit eis si bonum esset et pro utilitate conventus concedere hospicium Sancti Cassiani fratri Felici Antonii...» (ASMN I.A.5, Libro de’ consigli A (1521-1549), f. 107r).

fra Felice di Pierantonio dei Brunaccini, † 10.III.1552/3 (Cr SMN n° 874).

18.IX.1547. «Ospizio di S. Casciano a·ddì 18 di settembre 1547 fu da' padri dato a·ffitto a f. Iacopo, il quale ne pagava al convento un tanto l'anno» (ASMN I.A.14, Spogli (1625-1630 ca.) di Francesco da Radda, f. 96v, n° 847).

«Frater Iacobus de Prato, filius adoptivus huius conventus, etate gravis [gravit ed.], moribus prestans, in confessionibus audiendis assiduus, amator religionis; nihil apud se huius seculi retinens sed totum pro bono communitatis exponere curavit, nam omnia hospitia huius conventus, videlicet Sancti Ioannis, Fighini et Sancti Cassiani, in quibus fuit hospitalarius ex elemosinis restauravit, nihil aliud amans quam honorifice recipere peregrinos fratres. Tandem cum fuerit prior in pluribus conventibus provincie, tum Aretii tum Eugubii, et Callii confessor monialium, senio confectus omnibus ecclesiasticis sacramentis munitus, diem suum clausit extremum die X ianuarii 1550» (CrSMN n° 869; testi in questa carta dell'inchiostro molto evanito).

1549. Sante di Antonio dei Marmocchini da San Casciano, OP 1490, prof. 1491 per San Domenico di Fiesole, † San Casciano 9.III.1548/9.

Chronica conventus Sancti Dominici de Fesulis, f. 153r: «Frater Sanctes de Marmochinis de Sancto Cassiano, sacerdos et filius huius conventus, simplex et bonus senex, per multos annos in observantia sanctae religionis perseveravit, sed lenitate et perturbatione anime ductus extra provinciam abiit; et dum esset in Gallia factus est magister in theologia, nescio quomodo licet inmeritus, nam vir erat non multum in doctrina sufficiens. Tandem obiit in hospitio ordinis nostri in Sancto Cassiano, die IX martii MDXLVIII, annis peractis in religione LIX. Cuius animae Deus misereatur».

A.F. Verde, La Congregazione di S. Marco..., MD 14 (1983) p. 211. MD  21 (1990) 618b (Lucca 1498-1518); MD 27 (1996) 663b: 591 (Lucca 1498, 1502), 592 (ib. 1503), 596 (1516), 596-97 (1516); MD 23 (1992) 825-26 (aa. 1500, Prato 1504, 1511; Pistoia 1505, San Gimignano 1522-23; Siena 1520; Pisa 1520): sempre frater, mai magister; MD  28 (1997) 562a: 43, 73, 130-31; 29 (1998) 375. C. Piana, La facoltà teologica di Firenze..., Grottaferrata 1977, 403-407, 454 (aa. 1542-45, è già magister, incorporato all'univ. fiorentina).

http://www.treccani.it/enciclopedia/santi-marmochino_(Dizionario-Biografico)/

■ 1552. «Beni venduti del ospizio di S. Casciano: un orto posto dentro nel castello, vicino al detto ospizio, si vendette a Francesco Borghi nel 1552. Et più il convento ve<n>dette una casa posta in detto castello» (ASMN I.A.14, Spogli (1625-1630 ca.) di Francesco da Radda, f. 89r, n° 731).

■ 15.I.1552/3. ASMN I.A.6Libro de’ consigli B (1549-1555), f. 40r.

■ 13.V.1553. Ospizio di San Casciano, affollato da sbirri e prostitute. Nessun frate vuol prenderne cura. Ne chiede l'affido "dominus Franciscus Borghinus", dottore e segretario degli Otto; il consiglio conventuale glielo concede per la durata di tre anni (ASMN I.A.6Libro de’ consigli B (1549-1555), f. 41v).

Molte altre notizie potrebbero esser raccolte proprio dagli altri libri dei capitoli e consigli conventuali di SMNovella: ASMN I.A.7Liber consiliorum A (1565-1710); I.A.8Libro di partiti A (1613-1715); I.A.19Liber consiliorum B (1710-1780); I.A.36Libro dei consigli C (1780-1838); I.A.45Libro dei consigli D (1838-1866, 1878-1966).

■ 1553. «Ospizio di S. Casciano, per un obligo che haveva Santa Maria Nuova al detto ospizio, riscoteva ogni anno stara dodici di grano; el convento e frati di SMNovella per levarsi di intorno tal bliga [= briga] et non havere tal pensiero, presaro y 350 da Santa Maria Nuova et così tal obligo diventò libero, et non hebero più tal briga quei nostri padri. Questo fu l'anno 1553» (ASMN I.A.14, Spogli (1625-1630 ca.) di Francesco da Radda, f. 89v, n° 739).

■ 13.VII.1567. «S. Casciano et ospizio per una scritta si vede che l'anno 1567 posedeva un campo da frate Stefano allora vicario... » (ASMN I.A.14, Spogli (1625-1630 ca.) di Francesco da Radda, f. 98r, n° 884). Cura dell'ospizio affidata a fra Stefano Benincasa il giorno 3.XI.1567 (ASMN I.A.7, Liber consiliorum A (1565-1710), f. 7v).

«Frater Stefanus Benincasa Florentinus, sacerdos venerabilis, in pueritia a conventualibus receptus, multos eorum in reformatione coenobii, anno 1556 facta [cf. MD 1988, 411-14], hinc abeuntes sequutus est; sed post paucos annos domum reversus, Sancti Cassiani hospitium annos fere XX incoluit, ubi septuagesimo octavo aetatis anno, post omnium sacramentorum perceptionem, die 30 decembris 1589 defunctus est atque sepultus eodem loco, quem multis in rebus instauraverat» (CrSMN n° 959).

■ luglio 1588, ASMN I.A.7, Liber consiliorum A (1565-1710), f. 27r-v. Insidioso sospetto! Circola la voce che «frater Stefanus Benincasa Florentinus, vicarius hospitii nostri Sanctę Marię de Mercatale ad Sanctum Cassianum», da tempo tiene con sé una donna, quantunque anziana («mulierem quandam admodum vetulam»). È convocato al consiglio conventuale. Rende ragione: "Io sono un settantenne, fragile e acciaccato; avevo assoluto bisogno dell'aiuto d'una domestica per poter gestire l'ospizio". Il convento rimette la causa alle superiori autorità ecclesiastiche. Decisione finale, 30.VII.1588, dopo congrua inchiesta: nessun motivo per inoltrare la causa alla curia romana; fra Stefano non è colpevole d'alcun crimine canonico, e non è soggetto a censura o scomunica. Il 31 luglio fra Stefano è autorizzato a tornare a San Casciano; unica condizione: dismettere l'attempata signora.

In somma: la signora era una perpetua manzoniana, non una compagna!

■ 16.I.1589/90. Deceduto fra Stefano Benincasa (30.XII. 1589), il consiglio conventuale nomina nuovo vicario di San Casciano fra Matteo Nardi (ASMN I.A.7, Liber consiliorum A (1565-1710), f. 28r). Cf. CrSMN n° 1070 († 1625).

Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, Arch. del Convento Santa Maria Novella, I.A.1, f. 91v (n° 975): «Frater Sebastianus de Alba, sacerdos, hospitii Sancti Cassiani vicarius, obiit in hoc conventus, omnibus sacramentis susceptis, anno 1594, die 24 septembris»; ed. P. Ricozzi, Necrologio di S. Maria Novella (1505-1665), «Memorie domenicane» 11 (1980) p. 260.

Agostino del Riccio OP, Istoria delle pietre (1597). Nel capitolo 127 fra Agostino racconta di fra Sebastiano da Alba OP († 24.IX.1594): «Qui mi sia concesso di raccontare come ho visto che si cavano le pietre dall’uomo. Ritrovandomi nel convento di Santa Maria Novella di Firenze, nel convento ci stava di famiglia [101r] il venerando padre fra’ Bastiano Rondinini della città d’Alba; sentendosi tormentare dalle pietre che aveva generato in sé, si risolse a cavarsele per non star in continuo tormento, così chiamò maestro Arcangelo, cerusico invero eccellente, che volessi quanto prima cavarli la pietra. (....). Pur, grazia del Signore, il cerusico cavò la seconda pietra e così comandò che il povero infermo ferito fusse sciolto e messo nel letto, così egli fermò di gridare; e, essendo nel letto come morto, subito per confortarlo gli dettono una zuppa che veniva esser fatta nel vin greco ed egli la prese e così si riposò; imperoché in pochi dì guarì e visse parecchi anni, così faceva tutto quello che voleva, cavalcava inverso San Casciano, poiché era vicario d’un ospizio del convento di Santa Maria Novella, che si addimandava Santa Maria in sul Prato, e così mangiava d’ogni cosa».

http://www.memofonte.it/home/files/pdf/delriccio_istoria.pdf: testo del trattato.

■ ASMN I.A.7, ff. 33r (13.VI.1595), 34r (8.XI.1595).

■ 29.IV.1613. «Ospizio di S. Casciano con consenso del capitolo e convento di SMNovella dette a livello una casa posta nel detto castello vicino alla porta ??tina come al ??? delle allogagioni» (ASMN I.A.14, Spogli (1625-1630 ca.) di Francesco da Radda, f. 89v, n° 737).

■ 27.VI.1613. ASMN I.A.7, Liber consiliorum A (1565-1710), f. 52v, a fine carta.

1762-1790. ASMN I.C.110, Libro di sagrestia H: Entrata/uscita sagrestia San Casciano (1762-1790). «Questo libro è dell’ospizio della sagrestia di Santa Maria al Prato di San Casciano, e sarà segnata l’Entrata e Uscita tenuta da me fr. Giuseppe M.a Tommasini al presente custode, al tempo del M.R.P. maestro esprovinciale fr. Ancang<i>olo M.a Nardio vicario in capite del convento di SMN di Firenze, cominciato il dì 10 novembre l’anno 1762» (f. IIr). Note volanti sui risguardi. All’amministratore Tommasini 1762-84 († 17.I.1791 84enne: Cr SMN II, f. 147v) segue fr. Angiolo Vannini 1785-90 (ff. 131v, 121v). Cronologia a circumcisione (1 genn.).

Entrata ff. 1-31: «Entrate di limosine che si fanno da i benefattori nel anno per mantenimento della nostra chiesa», 10 nov. 1762 - 8 ott. 176. In bianco ff. 32-70. La chiesa è gestita dal canonico Giovanni Grassi "nostro cappellano" (f. 1r e ss.).

Uscita ff. 71-130: «Uscita di dan? contanti della sagrestia per mano di me fra Giuseppe M.a Tommasini al presente custode», 10 nov. 1762 - 1 genn. 1790. In bianco ff. 131-142.

3.II.1789. «Transazione collo Zecchi di San Casciano [in marg. sin.]. Ricordo come Giovanni Zecchi, avendo comprata dalla comunità della terra di San Casciano una torricina posta lungo le mura castellane, con scavare nel fondo e accanto alla medesima un piccolo quadrato di terra di braccia 13 per ogni lato di pertinenenza del nostro ospizio di detto luogo, ed a livello dell'orto annesso al medesimo, vendendosi con padrone arbitrariamente di detto terreno, con intenzione di fabbricarci una casa con sua cantina, fu fatto ricordo dal padre sindico fra Tommaso Palloni al tribunale dell'arbitrio preso dal detto Zecchi a danno del detto ospizio; essendo seguito per l'una e l'altra parte diversi atti ed istanze, quali volendole sostenere contro il detto Zecchi in una lite, le spese della quale sarebbero state superiori all'importare del fondo perduto. In veduta pertanto del piccolo oggetto e dell'incertezza d'un esito favorevole per ambe le parti, fu pensato - a scanso delle medesime de d'ogn'altra questione subalterna - che posteva promuoversi a difesa di detto Zecchi di venire per mezzo di amici comuni ad un accomodamenteo o sia transazione e amicabile stralcio, remittendo l'affare in mano di due periti, che per la parte nostra del signore Marco Grazini e per l'altra di Carlo Nozzoli. Quali stabilirono d'accordo che (...), come più e meglio nella scritta del dì 3 febbraio 1789 fatta dal signor dottore Giuseppe Spinetti, notaio pubblico fiorentino, esistente nella sind(icarì)a e nella filza vegliante(?) al numero 44, approvata in tutto dai padri del consiglio» (ASMN I.A.33Domenico Forzini da Firenze OP, Ricordanze del convento B (1774-1795), p. 316).

□ Cf. A. Zucchi, Gli Ospizi Domenicani in Toscana, Firenze 1946-47, pp. 39-40.

■ 1789-1790. «Ospizio di San Casciano venduto [in marg. sin.]. Ricordo come essendo rimasto al convento il solo ospizio con la chiesa di San Casciano, in cui bisognava mantenerci un converso e provederlo anualmente, oltre rilasciargli le pigioni delle case di grano, vino e olio, fino dall'anno in cui furono proibite le questue, dalle quali prima ricavava il medesimo la sua provvisione annuale di tali generi per il vitto; così che oltre il non ritirare il convento utile alcuno dal detto stabile, ne risentiva più tosto dell'aggravio con dover pagare ogn'anno l'ufiziatura al cappellano di scudi 27 incirca, ed il vestiario al converso. Per questi motivi adunque, e per il pericolo che detto stabile potesse una volta o l'altra aver l'istesso fine che ebbe l'altro di Montelupo, in cui bisognò ceder gratis alla nova parrocchia da trasportarsi - in quella nostra chiesa - ospizio, orto, case, livelli e pezzi di terra, che formavano in tutto un'entrata di scudi 70 all'anno, pensarono i padri di chieder a S. A. R. la licenza di poterlo vendere con i suoi annessi e connessi, rilasciando la chiesa con un fondo di scudi 1000 per mantenimento dell'ufiziatura, consistente in obblighi di messe; tanto più che non essendo saltati(?) per i risarcimenti da farsi alle case conoliche, gli scudi 1961. 6. y 8 ritratti dalla vendita degl'argenti - come si disse in questo ca. 297 -, e volendocene altri 1000 secondo la perizia fatta fare dal padre priore in detto tempo e presentata a S. A. R., non difficoltò il sovrano ad accordar la richiesta grazia con suo benigno rescritto del dì 23 maggio 1789. In seguela di che, fu commissionato dai padri, per loro partito del dì 15 luglio 1789, il padre fra Tommaso Palloni sindico di agire presso il magistrato supremo per l'ultimazione dell'affare. In fatti il detto magistrato avendo approvato il tutto con suo decreto del dì 4 dicembre del detto anno, espose alla vendita con pubblico editto stampato del dì 10 dicembre dell'anno suddetto, il detto Ospizio e case al pubblico incanto nei giorni 6 e 9 gennaio 1790, per le stime fatte |p. 330| dal perito architetto signore Bernardo Fallani sotto dì 31 agosto dell'istesso anno, per rilasciarsi al maggior e miglior offerente a' pronti contanti, e a tutte spese e gabella del compratore; con che il prezzo di detto ospizio e case fino alla somma di scudi 1000 venisse pagato al patre fra Tommaso Palloni, sindico del convento, ed ogni restante dovesse depositarsi nella cassa del regio spedale di Santa Maria Nuova per rinverstirsi a foma degli ordini contenuti nel suddeto benigno rescritto del 23 maggio 1789» (ASMN I.A.33Domenico Forzini da Firenze OP, Ricordanze del convento B (1774-1795), pp. 329-30).

□ Cf. A. Zucchi, Gli Ospizi Domenicani in Toscana, Firenze 1946-47, pp. 41-42; pp. 40-41: 1892 ss.

■ Decisioni del consiglio conventuale di SMNovella circa la dismissione dell'ospizio di San Casciano e terreni annessi. ASMN I.A.36Libro dei consigli C (1780-1838), p. 58 (2.XII.1788); p. 64 (15.VII.1789); pp. 74-75 (20.XI.1790): «In terzo luogo fu esposto come in seguela del partito capitolare del 2 dicembre 1788 furono umiliate preci a S.M.I. per vendere l'ospizio e case del convento poste |p. 75| nel castello di San Casciano, e la medesima S.M.I. con benigno rescritto de 18 giugno 1789 concesse vendersi detti stabili, a condizione che il prezzo de' medesimi fosse rinvestito a frutto, ad eccezzione [sic] di scudi mille da erogarsi nel risarcimento delle case di campagna, conforme fu esposto nel partito capitolare de 15 luglio 1789. Della qual somma essendone già stati riscossi ed erogati per detto effeto scudi 500, come apparisce dal libro d'Entrata et Uscita di Fabbriche, restavano altri s(cudi) 500, da ritirarsi nel prossimo mese di dicembre. E ritrovandosi la nostra casa della fattoria delle Miccine in assai cattivo stato e molto angusta e insufficiente tanto per le grasce quanto per l'abitazione, si rendeva necessario farvi un granaio sopra alcuni fondamenti già fatti anni sono, e ridurre le stanze abitabili e in miglior grado; nel quale lavoro sarebbe occorsa la spesa di circa scudi ottocento, a forma delle relazioni date dal nostro agente. Si propose adunque che impiegato per detto effetto il suddetto residuo di scudi 500, per il rimanente si assumesse la detta fattoria l'incarico di comporlo e pagarlo a un tanto l'annno, in quella somma conveniente alle sue circostanze. E passato il partito, la proposizione restò approvata in tutte le sue parti».

fattoria delle Miccine (Prato): cf. ASMN I.A.159 ins. 3.

■ 30.VI.1792. ASMN I.A.36Libro dei consigli C, p. 86.


AddendA.

17.XII.2013. Dott.ssa Laura Saccardi e due signori della "Misericordia di San Casciano", che hanno la cura di Santa Maria al Prato, vengono all'Arch. di SMN, e fanno ricerche sul detto ospizio. Mi invieranno nota dei loro contributi - mi promettono.

 



finis

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