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Cronica di Perugia  |  ë

Abbreviazioni e sigle (oltre le comuni)

AA. VV., Una santa = AA. VV., Una santa, una città (Atti Conv. storico nel V centen. della venuta a Perugia di Colomba da Rieti), a c. di G. Casagrande - E. Menestò, Perugia-Firenze 1990.

ASPg (Archivio di Stato di Perugia), Inventaria = ASPg, CRS, S. Domenico 59 (sec. xv): Inventaria bonorum conventus perusini ordinis Predicatorum; ed. parziale Kaeppeli, Inventari.

Bottoni, Annali = Timoteo Bottoni, Annali di San Domenico di Perugia (1577-78 ca.): Perugia, Biblioteca comunale Augusta 1150 (aa. 1200-1400) (I); 1151 (aa. 1401 ss) (II).

T. Kaeppeli, Inventari di libri di San Domenico di Perugia (1430-80), Roma 1962.

O. Marinelli, La compagnia di San Tommaso d'Aquino di Perugia, Roma 1960.

Aggiornamento bibliografico

G. Casagrande, Chiese e conventi degli ordini mendicanti in Umbria nei sec. XIII-XIV. Archivi ecclesiastici di Città dei Castello, Perugia 1989.

A. Maiarelli, La Cronaca di S. Domenico di Perugia, Spoleto 1995, pp. LXVI -158, 4 tav. fuori testo. Edizione testo (affidabile nell'insieme), sostanziosa introduzione, scarne o nulle le informazioni biografiche integrative al testo.

Recensione in MD 27 (1996) 646-47: Finalmente! Proprio così. Possiamo leggere l'accurata integrale edizione della Cronica fratrum Sancti Dominici de Perusio: Perugia, Bibl. comunale Augusta 1141 (xiv-xvi), ff. 81. Frutto di tesi di laurea, promossa dal prof. A. Bartoli Langeli. Tutta concentrata nel testo. E al testo e al codice mira l'introduzione; pensata in cordiale colloquio con La continuazione quattro-cinquecentesca..., AFP 65 (1995) 235­303, allora in anteprima. Se i neolaureati sottopongono alla stampa lavori così pregevoli, non disperiamo delle università italiane. C'è da rammaricarsi, semmai, che l'Istituzione che ne promuove il lavoro di ricerca, dirotti rapidamente il giovane ricercatore su altra materia, anziché fargli proseguire lo scavo di contesto per pervenire a un'interpretazione della Cronica all'interno della storia cittadina. Mortificante come qualcosa d'"interruptus".

Note di lettura, a continuazione dell'amicale dialogo col dott. Maiarelli.

(Pg XIX) Annali di Timoteo Bottoni OP († 1591) - Bottonio è latinizzazione - «alla metà del Cinquecento»? Suppongono anni 1577-78 ca., precisazione di qualche importanza per non cadere in concorrenza cronologica con la continuazione di Domenico di Francesco dei Baglioni 1550-53. «Mihi tunc conventus presidenti» (dic. 1527) non necessariamente «priore»; anche un vicario presiede. Infatti (28.XI.1527) «fr. Dominicus Ballonij constituitur in vicarium conventus perusini».

(XX, XXIII, XXXI) L'ultimo fascicolo caduto conteneva la continuazione Baglioni anche della sezione dei fratelli conversi? «La partizione fisica della cronica fratrum tra carte destinate ai chierici e quelle ai conversi è una novità propria del primo cronista trecentesco di Perugia. I continuatori non ne seguono l'esempio», avevo scritto in La continuazione..., AFP 65 (1995) 286-87. A ricontrollare la continuazione pervenuta, si constata che non vi compaiono frati qualificati conversi. Cosicché sussiste la possibilità, sostenuta dal Maiarelli, che il Baglioni abbia seguito il modello preesistente, trainato dalla partizione fisica del codice, diversamente dalla cronaca sorella d'Orvieto.

(XXV, XXX) La cronica fiorentina arriva fino al 1665. Ci si dimentica di specificare "primo volume"!

(XXXII) Non è Giovanni di Matteo Caccia «che nella c. 1 intesta a sé» la cronica d'Orvieto. Giovanni non si nomina mai. Le due attribuzioni, benché fededegne, sono tuttavia di mani posteriori: Autografi di Bartolomeo di Tebaldo da Orvieto, AFP 62 (1992) 154.

(XXXII - XLV) Il rapporto di dipendenza tra le nostre cronice fratrum e le cronice ordinis può esser utilmente dibattuto tramite collazione (sia pure selettiva e a tradizione regionalizzata) con le cronice ordinis e loro varietà testuale. Cosa che qui non si fa neppure con l'ausilio dei pochi esemplari disponibili in edizione.

(LXIII-LXVI) Bibliografia. I titoli Bremond, Bullarium; Kaeppeli O.P., Scriptores; Mortier, Histoire; Quétif-Echard: sono gravemente difettosi. Ma quale tesi di laurea, dopotutto, non esibisce titoli di opere mai consultate? Questa ne elenca una mai esistita: Reichert, Capitulum provinciale (da ridurre a Kaeppeli O.P., Acta Capitulorum di p. LXIV).

(p. 1) Chronica ordinis fratrum Predicato rum perusini conventus a titolazione maiuscola dell'edizione dell'intero testo. Formulazione che sembra contraddire le analisi dell'introduzione. Un unico codice raccoglie quella che per analogia può esser ragionevolmente denominata Cronica ordinis, e poi quella che chiama se stessa Cronica fratrum perusini conventus. Perché forzare le due a congiungersi sotto un'unica bandiera, loro malgrado?

Emilio Panella O.P.

Qualche emendamento:

pag

 testo edizione

correggi in

 22 Frater Simone de Fistoris Frater Dominicus de Ristoris
 " Michael de Pauli de Senis Michael Pauli de Senis
" Ludovicus de Pissino Ludovicus de Pissis (= Pisis)
108 in conventu nostro querquensi (n° 212) non convento di Cerqueto (p. 150) ma di Santa Maria della Quercia (o della Cerqua), da inserire alla voce "Viterbo" (p. 156), e da distinguere da quello dei Gradi
113 cistersensis cistersiensis
131 Bosiniensis (Bosnia) episcopus Bosinensis (Djakovo) episcopus
150 Querquensis (Cerqueto) conventus Querquensis (Santa Maria della Quercia di Viterbo) conventus
151 Rudensis conventus Budensis conventus
     

AA. VV., Il complesso di San Domenico a Perugia, Perugia (Centro culturale S. Tommaso d'Aquino) 1997. A pp. 11-15,  E. Panella, La "Cronica fratrum" di San Domenico di Perugia: convento e città (XIII-XV sec.), estrae e riadatta La continuazione... a breve conferenza tenuta in Perugia ott. 1995.

M. Tavuzzi, Gaspare di Baldassare da Perugia O.P. (1465-1531): A little-known adversary of Cajetan, «The Thomist» 60 (1996) 595-615.

C. Del Giudice - A.M. Sartore, La chiesa di San Domenico, in Un pittore e la sua città. Benedetto Bonfigli, Milano, Electa, 1996, 116-119.

C. Delacroix-Besnier, Les dominicains et la chrétienté grecque aux XIVe et XVe siècles, Rome (École franç.) 1997, pp. XIV-478.

A.M. Sartore, La fabbrica di San Domenico di Perugia, «Commentari d’arte» 9-11 (1998) 9-22.

AA. VV., Itinerari del sacro in Umbria, a c. di M. Sensi, Firenze-Perugia 1998, pp. 416.

C. Del Giudice – P. Monacchia, Le pergamene due-trecentesche del convento di S. Domenico e del monastero di S. Giuliana di Perugia, Perugia 2000.

AA. VV., Indulgenza, città, pellegrini. Il caso della perdonanza di San Domenico di Perugia, Perugia (Ministero Beni Culturali, Archivio di Stato di PG) 2001. In particolare: C. Del Giudice, Le vicende duecentesche del convento, pp. 15-24; I documenti, pp. 81-93; T. BIGANTI, Luoghi e oggetti della memoria di Benedetto XI nella chiesa "vecchia" di  San Domenico, pp. 39-51; A. Maiarelli, Le "cronache" del convento di San Domenico di Perugia, pp. 52-80.

J. benavent, Las biografias  antiguas..., e M. Bucuré, Camilla Battista Varano..., MD 32 (2001) 472a, 472b, 673a: voci Domenico Baglioni († 1568), Timoteo Bottoni (1531-91), Vincenzo Ercolani (1517-86), con importanti notizie biografico-letterarie su questi personaggi perugini.

Sebastiano Angeli O.P., Legenda volgare di Colomba da Rieti, ed. a c. di G. Casagrande, Spoleto 2002.

DHN 13 (2004) 61 n° 35.

Ch. BOHM, La Cronica del Convento di San Domenico di Perugia di fra Giacomo Gualtieri [1710-11], MD 35 (2004) 157-84.

AA. VV., VII Centenario della morte del papa domenicano Benedetto XI. Seminario di studio, Perugia maggio-giugno 2004, «Rivista di ascetica e mistica» 31 (2006) 1-174.

AA. VV., Canto e colore. I corali di San Domenico di Perugia nella Bibl. comunale Augusta (XIII-XIV), Perugia (Volumnia Ed.) 2006. BiblDom XXXV.4.46. Pregevole frutto di contributi interdisciplinari. Colpisce una preziosa acquisizione metodologica: le miniature non vengono dissociate dalla parola, quasi estrapolate e contemplate nella loro solitudine estetica, ma tenute entro il tutto del prodotto "corale": parola suono immagine, loro rappresentazione e loro supporto materiale. Dei "corali" la miniatura è inscindibile frammento. A loro volta letti in continuo raffronto con la vita della comunità religiosa (qui il convento urbano dei frati domenicani di Perugia), che i corali costruisce e usa ("liturgia").

pp. 146-47: il capolettera della bella miniatura Ms 2785, f. 44v, non è A bensì M: «Mundum vocans ad agni nuptias», responsorio del 1° notturno, non "inno" A mundum vocans... (146b).

AA.VV., Il velo, la penna e la parola. Le domenicane: storia, istituzioni e scritture, Firenze (Bibl. di Mem. Domenicane, 1) 2009, 277a (Colomba da Rieti), 27ab (Angeli =>Sebastiano di Angelo da Perugia).

S. TUGWELL, Did Dominicans practise affiliation in the thirteenth century?, AFP 80 (2010) pp. 93-94.

AA.VV., Archivio di Stato di Perugia, e Sezioni di Assisi, Foligno, Gubbio e Spoleto (Ministero per i Beni e Attività Culturali, Archivi Italiani 32), a c. di P. Franzese, Viterbo (BetaGamma editrice) 2011, pp. 72.

Sede nell'antico convento domenicano di Perugia:

Chiostro dell'ex convento San Domenico di Perugia, ora Archivio di Stato. Vi lavorai in ottobre 1982 e in ottobre 1995!

Piccolo libro divulgativo, ottimo strumento di primo orientamento e conoscenza della ricchezza archivistica dell'Umbria. Storia, compiti e sedi, pp. 5-26.

Dall'indice dei "servizi al pubblico":

Le sale di studio, p. 27

Gli strumenti di ricerca, p. 27

Sito web e sistema informativo, p. 28 = http://www.archiviodistatoperugia.it/

La biblioteca, p. 29

La Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica, p. 30

L'Archivio fotografico, p. 32

La sezione didattica, p. 33

Volontariato, stage e tirocinio, p. 35

 L'Ufficio per le relazioni con il pubblico, p. 36.

«Le sedi. - Il convento di S. Domenico di Perugia

L'Archivio di Stato ha sede nell'edificio monumentale dell'ex convento di S. Domenico, struttura demaniale che ospita anche il Museo archeologico nazionale dell'Umbria.

L'imponente edificio domenicano rappresenta uno degli insediamenti religiosi di maggiore rilievo nella città e costituisce il risultato di ampliamenti strutturali e di successive e differenti modalità di utilizzo.

Il nucleo originario venne fondato nel 1234, per iniziativa di un podestà bolognese e con l'apporto del Comune, in prossimità di una delle vie regali e della pieve di S. Stefano del Castellare; l'ampliamento successivo veniva a seguito di una concessione pontificia del 1304, finalizzata alla costruzione della nuova grande chiesa e di ulteriori spazi conventuali. La prima chiesa dei frati Predicatori, di fondazione duecentesca, intitolata a S. Domenico, venne poi inglobata fra i due chiostri, nel corso dei secolari lavori di ampliamento del convento: attualmente essa, di cui è ancora ben riconoscibile la bella facciata in pietre bianche e rosse con portale gemino, ospita uno dei depositi dell'Archivio di Stato. Gli intenventi sulla fabbrica del convento e della grande chiesa si protrassero per secoli, sostenuti da lasciti cospicui. Fra il 1629 e il 1632 la chiesa maggiore, a seguito del crollo della volta e di alcune colonne, venne interamente ricostruita sotto la direzione dell'architetto Carlo Maderno. L'edificio perse pertanto gran parte delle caratteristiche gotiche per assumere l'aspetto attuale. Anche il complesso conventuale fu sottoposto nel tempo a numerosi interventi, per andare incontro all'esigenza di assecondare la crescita della comunità religiosa e di migliorare l'accoglienza di fedeli e pellegrini. Il programma di ampliamento del convento ebbe una forte spinta grazie alla figura di Leonardo Mansueti, perugino, maestro generale dell'ordine tra il 1474 e il 1480. Vennero così realizzati i nuovi dormitori, la grande sala destinata alla biblioteca, il grande chiostro con 40 colonne in travertino. La sala della biblioteca, oggi sala conferenze dell'Archivio di Stato, richiama da vicino la biblioteca fiorentina del convento domenicano di S. Marco a Firenze e la Biblioteca Malatestiana di Cesena. Dal 1957 essa è corredata da un pregevole affresco di scuola umbra del sec. XIV, raffigurante la Crocifissione e proveniente dal convento perugino di S. Maria di Monteluce. Con la soppressione postunitaria delle corporazioni religiose, il convento venne concesso al Comune, ma fu presto utilizzato come caserma, ospitando anche il 51° Reggimento fanteria della brigata Alpi. La destinazione a uso militare della prestigiosa struttura comportò modifiche funzionali alle esigenze di ricovero di soldati, carriaggi e animali. I lavori di restauro effettuati in previsione dell'insediamento dell'Istituto archivistico e la successiva, complessa azione di recupero hanno contribuito a ricondurre il monumento a forme più vicine a quelle originarie. L'Archivio di Stato occupa una vasta area dell'insediamento domenicano, oggi acquisito al Demanio: si accede dal chiostro rinascimentale, ora utilizzato dal Museo archeologico, e si prosegue nel più antico chiostro interno, lungo il loggiato che rasenta la parete della chiesa duecentesca detta di "S. Domenico vecchio". La sede dell'Archivio di Stato di Perugia comprende inoltre vasti locali di deposito del materiale documentario, dislocati nelle sale a piano terra del convento, nella chiesa di S. Domenico vecchio e nell'ex refettorio. Interventi recenti hanno permesso di riqualificare una vasta area seminterrata, oggi utilizzata come spazio espositivo. La maggior parte dei depositi dispone di nuove scaffalature ed è dotata di impianti di sicurezza e di climatizzazione a norma. L'Archivio dispone oggi di un'apposita aula per le attività didattiche, di una sala studio funzionale alle diverse esigenze di studio e di consultazione e che sta per essere intitolata alla memoria del prof. Roberto Abbondanza, già direttore dell'Istituto, di spazi autonomi per i servizi di biblioteca e per il laboratorio di restauro. Attualmente alcune parti dell'edificio, fra cui la bella sala del primo piano, sono interessate da movimenti strutturali che ne compromettono l'utilizzo e che comportano necessari e consistenti interventi di recupero da parte degli organi competenti» (pp. 20-22).

«Foligno. - L'Istituto, creato per iniziativa del Comune di Foligno nel 1957, fu attivato nel 1963. L'Amministrazione comunale mise a disposizione, in prossimità della locale biblioteca, gli ambienti necessari a ospitarla all'interno della prestigiosa residenza dei Trinci, antichi signori di Foligno, finché nel 1997 l'Istituto si è trasferito nella sede attuale di palazzo Deli.

L'edificio, del quale la Sezione occupa il terzo piano, con il mezzanino e il sottotetto, è situato in piazza del Grano, in prossimità degli istituti culturali cittadini (Biblioteca comunale Dante Alighieri, Museo di palazzo Trinci, Biblioteca Iacobilli, Archivio diocesano e capitolare). L'edificio, fatto costruire dalla famiglia folignate Nuti-Varini e poi passato alla famiglia Deli, costituisce un classico esempio di residenza gentilizia. Sul portale principale si trovano gli stemmi dei Varini e dei Nuti e lo stemma Nuti figura anche sul camino del salone principale al piano nobile.

Rimaste sostanzialmente immutate le strutture dell'edificio, hanno invece subito importanti modifiche, conseguenti a recenti interventi di restauro, l'interno (in particolare il loggiato del piano nobile e del secondo piano che si affaccia sulla corte interna) e la facciata esterna in piazza del Grano» (pp. 23-24).

«Spoleto. - La prima sede della Sezione fu collocata nel secentesco palazzo Mauri, dove essa occupava alcuni locali adibiti a deposito di materiale e uffici attigui alla Biblioteca comunale.

Alla fine degli anni Ottanta, cominciò a porsi in maniera concreta, anche per le aumentate necessità di spazio, il problema di trasferire la Sezione in una sede più ampia. Essa fu individuata, anche con l'ausilio del Comune di Spoleto, nel complesso dell'antico ospedale di S. Matteo. Furono avviati i lavori per il recupero di parte del complesso, che si conclusero nell'anno 1990. L'ala est fu adibita ad alloggi di edilizia economica e popolare; il resto, compresa la chiesa, fu destinato a usi pubblici. Nel 1991 gran parte dell'edificio fu occupata, in affitto, dalla Sezione di Archivio di Stato di Spoleto. Un successivo intervento di risanamento ha consentito il recupero di altri spazi, i quali dopo essere stati adibiti a deposito del fondo antico della Biblioteca comunale, sono oggi a disposizione della Sezione, insieme al resto del complesso, acquistato nel 2006 dal Ministero per i beni e le attività culturali. La porzione della grande struttura non ancora adibita a sede della Sezione necessita invece di urgenti e consistenti interventi di consolidamento, restauro e riqualificazione» (p. 26).

30.VIII.2012. «Dominican history newsletter» 18-19 (2009-2010) p. 21 n° 47; p. 44 n° 31; pp. 103-04.

22.XII.2012. Comunicazione del padre provinciale fr. Daniele CARA:

«Giovedì 29 novembre u.s. si è tenuto il Consiglio di Provincia nel Convento di S. Domenico di Fiesole.

E’ stato deciso di fare dei lavori di ristrutturazione sia a Cagliari (cucina nuova sempre al pian terreno) e a Perugia (ristrutturazione della palazzina adiacente l’abside della chiesa, tornata in proprietà della Provincia dopo la transazione col Comune e inizio del restauro di parte dell’ex-Palazzo del S. Uffizio in nostra concessione)».

J. CANNON, Religious Poverty, Visual Riches. Art in the Dominican Churches of Central Italy in the Thirteenth and Fourteenth Centuries, Yale University Press, 2013, p. 440b.

Pp. 294-95: «The surviving decoration of the eastern chapels of S. Domenico in Perugia is of two kinds: coherent narrative cycles and assemblages of independent images. The frescoes in the Cappella di S. Caterina, located in the angle between the north transept and the north nave wall, now survive only as fragments, but in their original form they merited Vasari's attention (figs 261, 262). He attributed work in the chapel variously to Stefano Fiorentino, Buonamico Buffalmacco and Taddeo di Bartolo, but the paintings are now associateti with the Sienese artist Benedetto di Bindo, working (with locai assistance) in the early fifteenth century. The chapel, initially dedicated to St Catherine of Alexandria but by 1417 also to St Peter Martyr, was fully painted with a coherent schema. This comprised scenes from the stories of St Catherine and St Peter (whose canonisation ceremony was conducted in the Dominican church at Perugia in 1253), and the Annunciation, framed by the cardinal virtues and an extensive programme of evangelists, apostles and other saints. The chapel has two entrances: that on the south wall opening on to the north nave aisle, that on the east wall opening on to the north transept. Friars and laity both had an interest in the chapel. It is mentioned as the customary burial location for members of the Perugia convent, but also received endowements from he laity.

In 1417 a donation of two parcels of land secured burial rights within the chapel for the saddle-maker Menico di Marino and his family. Menico's arms are painted on the intrados of both entrante arches, implying payment for the frescoes and ownership of the chapel. The agreement of 8 August 1417 shows that by this date part (or all?) of the painting was complete, since Menico's donation is said to be made for the love and reverence of Christ and "all the male and female saints who are depicted in the said chapel". The painting of the coat of arms may therefore pre-date the granting of burial rights, primarily recording the sponsor of the frescoes. Decoration and burial rights may both have been shared. The use of the chapel for the interment of friars is described in the document of 1417 in the present tense and presumably continued after that date. The choice of fresco programme, with its celebration of two martyred preachers (probably originally concluding, in the lowest tier on both walls, with paintings of their funerals and/or shrines), may well have been promoted and guided by the friars to provide a suitable setting for the resting place of Order members, even if Menico's arms identified him as patron. Moreover, the hierarchically ordered depictions of the evangelista (in the vaults), apostles and doctors of the Church, and the inclusion of further Dominican saints accord with other works for the Dominicans, and are likely to have been planned under their supervision. As we shall see in the next chapter, the artist Benedetto di Bindo was not only employed in other work for the Dominicans of Perugia but actually resided in the convent around this time».

Pp. 306-11: impartanti notizie sull'attività del maestro dei vetri fra Bartolomeo di Pietro da Perugia OP (1411 ca.) e sulle vetrate della cappella maggiore.

17.VI.2014. DHN 20 (2011) p. 61 n° 234.

 

ASMN I.C.102 E 149Gaude felix parens Hyspania (ant. vespri s. Domenico)
finis

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