Paolo Palma
(1942-1995)

 RIFLESSIONI E POESIE

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"Danzatrice", ferro di Mauro Petricca

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autore e testo

Originario di Luco dei Marsi (AQ), n. 5.IX.1942, † 17.IX.1995.

Paolo Palma, Riflessioni e poesie, Dominici 1986, pp. IV-22 (Riflessioni ) + ff. 15 (Poesie).

Riproduco integralmente e fedelmente (inclusi accapo e capoversi) il testo di questo opuscolo, stampa familiare, dedicato "A mio fratello Corrado". Me ne diede una copia lo stesso Paolo, in occasione di una delle nostre lunghe conversazioni estive. E corversare voleva, con tenace sottigliezza; abile a sviare l'interlocutore con frammenti liberi. Quasi gratificante interstizio, la conversazione, tra l'interiore smarrimento del suoi ultimi anni.
Su Paolo m'intratteneva anche suo padre Giorgio Palma (1915-1998), con discrezione e sofferenza, quando ci trovammo entrambi ricoverati nell'ospedale d'Avezzano, gennaio 1992.

Qualità letteraria e abilità linguistica? Non credo che la "critica letteraria" sia la giusta chiave di lettura di queste Riflessioni e poesie. Qui la parola appare l'unica risorsa contro l'accerchiamento centripeto della solitudine e della noia; ultime tappe di antiche disavventure. Paolo ricorre sempre più alla parola man mano che gli vengono meno le ragioni di vita, e il senso delle relazioni interpersonali (regge quella materna?: Poesie n° 5). E alla parola riconosce l'unico fulcro interiore, a funzione terapeutica, per resistere al progressivo dissolvimento del proprio Io. Anche la parola tuttavia subisce il contagio della dissoluzione.

Emilio Panella
Firenze 5.IX.2005


PRESENTAZIONE (pp. III-IV)

Se con un colpo di taglio si dovessero separare in due gruppi i poeti, operando così una demarcazione approssimativa ma non del tutto arbitraria, da una parte starebbero i "grandi nomi", quelli che ingrossano i volumi delle storie letterarie, e, dall'altra, i compilatori domenicali di versi, i poeti a tempo perso. Quest'ultimo gruppo a sua volta potrebbe essere scomposto, sempre approssimativamente, in due sottogruppi. In uno vi si troverebbero i verseggiatori inconsapevoli dei propri limiti, gente sempre impegnata a far mostra di se stessa, ben conformata all'idea pragmatica per cui la pubblicità è l'anima di qualsivoglia commercio, anche di quello letterario. La provincia italiana è piena di figure appartenenti a questo sottogruppo. Tra i poeti della domenica ci sono poi quelli che affilano versi per puro diletto e che sono più o meno consapevoli della qualità delle loro opere. Si tratta in genere di soggetti timidi, restii a volte a far leggere i propri versi perfino all'amico più fidato, figurarsi poi a pubblicarle. Qui il dilettantismo è una vocazione, ma è certo che quasi tutti i grandi nomi hanno appartenuto all'inizio a questa categoria.

Il poeta viene avvertito dalla comunità come un diverso, quasi un apprendista stregone. Senz'altro ciò dipende dall'uso della lingua che egli fa. Le parole del poeta evocano effetti magici, aprono campi di senso che sbalordiscono il linguaggio comune, che lo mettono in condizione di produrre con notazioni impensate prima. Tutto ciò è il risultato di un lungo lavoro di meditazione e di pratica della scrittura baciate dall'imprescindibile ispirazione, elemento quest'ultimo che "segna" come diverso il poeta entro la comunità cui appartiene.

Paolo Palma va affilando man mano gli strumenti dello stregone-poeta. I versi che vengono presentati in questa pubblicazione testimoniano di un lungo lavorio di ricerca di stile, che certamente dovrà offrire ancora risultati più consistenti. Le sue "poesie" e le sue "riflessioni" vagano dai temi più abituali come l'amore, la natura, il rapporto con gli altri, fino a toccare, quasi a sorpresa, argomenti di impegno civile e morale. Il lettore potrà trovarvi gli stimoli propri che sanno dare i versi di un autentico poeta per diletto.

Antonello Dominici

 

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