Antonio Tantalo
(1924-2005)

VOGLIA DI TRAMANDARE

RACCOLTA DI POESIE ABRUZZESI

"Danzatrice", ferro di Mauro Petricca

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Copyleft © Emilioweb settembre 2005


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L'autore

Detto Antonio la Villa perché originario di Villavallelonga (L'Aquila), da giovane trasferitosi a Luco dei Marsi a trovar lavoro. Fa il camionista. Conosce e sposa Catina di Teresa di zia Savina (sorella maggiore, questa, di papà Emilio). Partono da zero, lavorano sodo, guadagnano, mettono da parte. Poi aprono e gestiscono il ristorante "OASI", apprezzato e di notevole valore.

Aggravatosi negli ultimi anni, Antonio è stato ricoverato a Pescina in luglio 2005, e lì muore il 25 del medesimo mese. Funerale a Luco. Sono stato contento d'avergli dato di persona l'ultimo saluto.

Una decina d'anni fa, venne a trovarmi alla nostra casa paterna (ero là in ferie), mi dette il suo opuscolo Voglia di tramandare, e me ne parlò con commozione.

"Titolo di studio: quinta elementare", confessa lui stesso (p. 5). Bell'esempio di poeta per connaturata inclinazione. Capace d'inventarsi lo strumento espressivo. E di convertirlo in scrittura, quando genesi e prodotto poetico sia sostanzialmente orale.

Riproduco fedelmente la grafia usata e in parte inventata da Antonio a proprio uso. Mi provo qua e là a riconvertire in lingua (colonna destra), a beneficio di più numerosi lettori. (Studio introduttivo alla linguistica locale: W. CIANCIUSI, Profilo di storia linguistica della Marsica, Avezzano 1988).

Il fonetismo della lingua parlata dètta i grafemi, unità pronunciate anziché identità grammaticali e funzioni sintattiche rappresentate. Esempio: la scrittura "me" contrae graficamente "m'ha" (me ditt i medich = mi ha detto il medico); "è" può rappresentare l'italiano "ha", con sua deformazione vocalica; "e" può stare per i verbi "è", "sei", nonché per la congiunzione "e"; eccetera eccetera. E le varianti grafiche fanno anche credere che nella parlata di Antonio l'originario idioma di Villavallelonga in parte sopravvivesse come sostrato al sopravvenuto luchese (vedi differenze, specie l'articolo, tra i due idiomi in CIANCIUSI, Profilo pp. 149, 198-99).

Consapevole tuttavia, Antonio, del difficile rapporto tra poesia recitata ai propri commensali e poesia scritta per la stampa; senza interferenze di norme editoriali altrui. Non può attingere, l'autore, ad avanzata formazione scolastica? Allora se le crea lui le norme. Ad esempio, rappresentazione degli indistinti fonemi delle vocali atone: «N.B. per facilitare la lettura e per evitare che risulti un'accozzaglia di consonanti, ho inserito delle vocali maiuscole che non vanno pronunciate» (p. 39). Di fatto nella maggior parte dei casi prevale o un apostrofo o nessun grafema.
Sente il bisogno talvolta, l'autore, d'aggiungere in parentesi il corrispondente in lingua (i suoi figli e nipoti erano già troppo distanti dall'antico dialetto?). Cosa che per l'inverso protegge il testo dialettale dall'ipercorrezione (tentazione estranea ad Antonio).

Ma la poeticità reale e istintiva emerge in compiaciute cadenze ritmiche, la sonorità trova echi in rime e assonanze coltivate nella frequentazione popolare.
Va da sé che Antonio intrattenga con versi gli ospiti del proprio ristorante "L'OASI"; ma se si abbandona ai sui antichi ricordi, sa creare preziosi impasti d'ironia e simpatia, come nel caso Peppone.
Il presunto limite scolastico sussurra addirittura un piccolo capolavoro poetico - così almeno alla mia sensibilità. La zia suora chiede una poesia in onore della Madonna? Vi si arrovella per tre mesi, Antonio la Villa. Poi si arrende. Non trova aggettivi all'altezza; la Madonna anzi è al di sopra d'ogni appellativo. Il tutto è messo in poesia, proprio mentre questa nega parole a se medesima. Afasìa poetica, apòfasi teologica (è necessario tutto negare, pervenire anzi all'assenza assoluta della parola per accedere alla penombra della conoscenza intuitiva del divino! - voleva Dionigi lo pseudo-Areopagita). Delusa la zia suora? Ma il poeta chiude:

M' ferm
M' ascit
M' stenn
M' arrenn
Na facc chiù na "mossa"
P' mi la "Majonna"
È "tropp grossa".
mi fermo
mi seggo
mi stendo
mi arrendo
non faccio più una mossa.
Per me la Madonna
è cosa troppo grossa.

Emilio Panella
Firenze 12.IX.2005


l'opuscolo

Antonio Tantalo, Voglia di tramandare. Raccolta di poesie abruzzesi, Avezzano (Centro Stampa) s. d., pp. 82.

 (p. 5) Biografia dell'Autore dei testi in seguito riportati

Antonio Tantalo
Nato a Villavallelonga (L'Aquila), il 17-12-1924
Titolo di studio: quinta elementare

Nelle mie composizioni traspare: l'ironia, la satira,
l'umorismo e la realtà, mescolati ad una buona dose
di fantasia, facendo sì che la narrativa scorra fluida
e mirata alla conclusione per cui è stata composta.
Prendo spunto da qualunque avvenimento quotidiano
che mi colpisce in modo particolare.

Riflessione: Quando nei pensieri sono immerso

Divento il cantastorie di me stesso.
[segue firma manuale]


(p. 7) PRESENTAZIONE

È con vero piacere che mi accingo a presentare questo lavoro del nostro concittadino Antonio Tantalo, il quale non ha mai dimenticato le sue origini di "Villacchiano" purosangue che con amore e tenacia da lunghi anni raccoglie e scrive dei fatti e dei personaggi della nostra più genuina tradizione.

In questa poesia, come per le altre, l'uso del dialetto, avvicina e coinvolge il lettore ed esalta con efficace nitidezza la figura del Servo di Dio Don Gaetano Tantalo, che ha in corso la causa di beatificazione ma, come ricorda l'autore, è comunque il Santo di Villavallelonga che ci guarda e ci guida ed al quale guardiamo e rivolgiamo le nostre più intime preghiere.

Con la speranza e l'auspicio che il nostro autore ci regali altri scritti, in quanto crediamo che ogni collettività, piccola o grande che sia, ha bisogno del culto delle proprie tradizioni, perché un popolo senza tradizioni è come un uomo senza memoria.

Il sindaco
[sigillo comunale]


(p. 9) DIOCESI DI AVEZZANO
CURIA VESCOVILE
67051 AVEZZANO

Nella poesia "Ricordo di Don Gaetano Tantalo" di Antonio Tantalo emerge l'attaccamento dell'autore e di tutta Villavallelonga al carissimo Don Gaetano.

Il "processo", che sembra avviato a felice conclusione, possa proporre alla venerazione e all'affetto del mondo intero il futuro Beato.

Mons. Domenico Ramelli
vicario generale
[timbro della curia e sottoscrizione autografa]

Avezzano, 5 febbraio 1994.

 

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