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Chiesa Santa Maria Novella di Firenze

Libri di ricordanze
di Santa Maria Novella in Firenze (xiv-xv sec.),

«Memorie domenicane» 26 (1995) 319-67.

sommario

1

Il codice del Liber recordationum novus, ASMN I.A.3:
confezione e struttura

7

La copia secentesca del Liber novus: ASMN I.A.12 | testo diffuso

2

I precedenti di Giovanni di Tuccio degl'Infangati (1342-47)

8

A mo' di conclusione

 - Bernardo dei Bernardoni: ASF, CRS 102 n° 444, ricordanze private

§ Libri di ricordanze:

ASF, CRS 102 n° 89: Ricordanze H (1507-1527);
- n° 1: Giornale e ricordanze A (1516-1522);
- n° 2: Giornale e ricordanze C (1526-1538)
- n°
90: Libro... bianco segnato A (1556-1763)
- 230: Giornale e ricordanze D (1586-1590)
- n° 114: Libro di oblighi (1613)
ASMN I.A.33: ... ricordanze del convento B (1763-95)
- I.A.44: ... ricordi <del convento> E (1815-1905)
- I.C.109: ... ricordanze della sagrestia D (1756-1810)

3

Liber novus in cantiere (1365-71): chi l’autore?
  | Zanobi dei Guasconi? (distingui da altri Zanobi OP) | autore
ignoto

4

Continuazione e abbandono (1400 ca.) del Liber novus

5

Libri conventuali e libri di ricordanze

6

Le ricordanze perdute di Bartolomeo di Lionardo da Monterappoli († 1449)

א

aggiornamento

ë

ricordanze di Foligno!

1. Il codice del Liber recordationum novus: confezione e struttura

ASMN <I.A.3>, Liber <recordationum> novus.

Membr., 260 x 193, ff. IV-99-IV', sec. XIV-XV. Legatura moderna frutto di restauro del 1958 (annotato a tergo di f. IV di guardia), che ha rinnovato la coperta in assi lignei con fermagli e sostegno dorsale in pelle. I primi 14 fogli, originariamente non foliati, portano recente numerazione a matita 1'-14'; la foliazione originale in numeri arabi, coeva alla confezione del codice, avvia la numerazione dal foglio quindicesimo (dopo il calendario d'avvio) e numera ff. 1-61; ff. 62-85 numerati recentemente a matita. Rimasti in bianco ff. 14r-v, 54v, 61r-78r. Fascicolazione: I6 (= ff. 1'-12'), II6 (ff. 13'-14', 1-10), III6, IV6, V6, VI6 (ff. 47-58), VII5 (ff. 59-69, essendo f. 68 un bifolio inserito nel fascicolo e resecato a un centimetro circa dal rientro di piega), VIII4 (ff. 70-77), IX4 (ff. 78-85). Membrana di mediocre qualità, dallo spessore e taglio irregolare, qua e là sembra di recupero; tipica dei "libri poveri" che non mirano al lusso, d'uso privato o domestico. Gran parte dei fogli del calendario iniziale si rivelano alla lampada di Wood dei palinsesti; visibile a occhio nudo il caso di f. 3’r, cui nel fascicolo risponde f. 10’v.

Scrittura a pieno rigo. Mani diverse al lavoro, da scrittura libraria tardogotica tipo rotunda (quella del secondo Trecento che avvia il codice e ne scrive la maggior parte) a minuscola corsiva documentaria. In talune carte l'inchiostro è molto evanito e il testo pressoché illeggibile; il fenomeno lo si constata con regolarità a lato carne della membrana, contro miglior tenuta a lato pelo, che a sua volta esibisce spiccato contrasto di colorazione scura. L'evanescenza del testo ha suggerito a lettori tardivi di rimediare in talune carte intervenendo con riscrittura. Dove necessario a decifrare i segni grafici, mi servo della lampada di Wood. Nessun elemento decorativo. «Pertinet ad Sanctam Mariam Novellam» e «Hic liber est conventus Sancte Marie Novelle» nel retro dell'ultima carta (f. 85v) di mani quattrocentesche. A inizio XX secolo, e già da tempo,  -  informa Innocenzo Taurisano OP (1877-1960)  -  il codice era depositato nell'Archivio generale dei domenicani in Roma (Il Capitolo di Santa Maria Novella in Firenze, MD 33 (1916) 27 n. 2, 219). Sul finire del Settecento non era disponibile allo storico conventuale Vincenzo Fineschi, che ne riportava frammenti del prologo da altra compilazione (Fineschi, Memorie istoriche xv-xvi, 253-54).

Contenuto. I) Calendario ff. 1'v-13'r, in bianco ff. 13'v-14'v salva la giunta peregrina a f. 13'v di mano tardotrecentesca. I giorni di ciascun mese sono distribuiti a metà tra verso d'un foglio e recto del seguente, cosicché a libro aperto l'occhio abbraccia il mese intero. Oltre alla ricorrenza liturgica (richiamata dalla semplice notazione nominale, senza grado di celebrazione ecc.), il calendario porta notazioni delle ricorrenze degli obblighi annuali. A questo di fatto il calendario è propriamente destinato: promemoria delle scadenze d'obblighi perpetui sui giorni del mese e dell'anno. Ben diverso dal calendario a scopo liturgico. Esempio: «Nativitas Iohannis Baptiste. Pictantia et elemosyna domine Dyane .4. Item pictantia domini fratris Iohannis de P<o>lo .xj. Item pictantia fratris Uguiccionis ser Duccii et suorum .24. Anniversarium et pictantia Daviçi. 35.» (24 giugno f. 7'r). Che guida eccellentemente al corpo del libro.

II) Registrazioni (ff. 1r-60v) più o meno lunghe, dalle tre righe a un'intera carta, di diritti e obbligazioni, censi annui, donazioni, obblighi perpetui, anniversari ecc., attinenti al convento SMN dei frati Predicatori di Firenze, chiesa, chiostri, cappelle e sepolture padronali; disposte per ordine grosso modo cronologico dall'anno 1222 ai primi del Quattrocento (salve talune irregolari giunte tardoquattrocentesche in ff. 59r-60v, 78v-79r). Di gran lunga prevalente la figura contrattuale della pictantia o pi(e)tantia; dissociata alquanto dalla sua origine di frutto misericordioso di pietas (pietanza, appunto), gratuita sovvenzione ai poveri di Cristo. Non un libro di entrate/uscite, si badi bene. Tra le carte di questo corpo centrale del codice trova riscontro il rinvio numerale delle notazioni nei giorni del calendario.

■ S. Battaglia, Grande diz. della lingua ital. 13 (1986) 422-23. Boccaccio, Decameron VII, 1, dove Gianni Lotteringhi, capitano dei Laudesi di SMN, «molto spesso, sì come agiato uomo, dava di buone pietanze a' frati».

III) Tabula per lettere alfabetiche, ff. 79v-84v, prosopografica e tematica insieme. Censisce dettagliatamente l'intero contenuto delle registrazioni. Un numero a fine lemma rinvia alla debita carta del codice. Così sotto la lettera D: «Daviçus de Tosinghis dimisit quod fiat anniversarium et pictantiam annuatim pro anima sua per Laudenses. 35» (f. 80v); e sotto la lettera I: «fr. Iohannes de Polo archiepiscopus niccosiensis dimisit unam pictantiam capitulo provinciali et duas conventui. xj» (f. 81v). Lungo la guida di lettere capitali rubricate in margine, la tabula reca la sequenza alfabetica: A B C D E F G H I L M N O P R S T V. Con notevole attenzione alle opzioni di lemmatizzazione. Sotto la lettera O si legge: Ospitale, Require litera H (f. 83r), dove di fatto è trattato il lemma Hospitale (la mano di primo Quattrocento che aggiunge l'entrata 18.V.1428 preferisce il lessema Hospitium, f. 81v); Vestite de habitu fratrum Predicatorum benefaciunt nobis, Require .13. Bighine (f. 84v) guida a rintracciare tra le molteplici entrate di f. 13 quella rubricata Bighine. Le entrate magister Ghinus, frater Lucas, dominus frater Symon, domina Tessa ecc., compaiono sensatamente sotto le rispettive iniziali del prenome, G L S T, senza rinunciare alle informazioni del titolo sociale. I lemmi Infirmi, Iohannes, Iacobus, sotto la lettera I, tratteggiata a forma di J, in consolidata percezione d'identità alfabetica (rappresentativa d'unità grafo-fonetica?). Unico simbolo V accoglie il suono vocalico e l'ormai labiodentale: dominus Vgolinus, Vestite, domina Vaggia (f. 84v). L'ordinamento è dettato dalla sola prima lettera del lemma, indifferente pertanto alla successione di subordine. Attento però a tener insieme una lunga serie d'entrate sotto Sotietas, dove l'Item di capoverso economizza sulla reiterazione lemmatica (ff. 83v-84r). Presumo che uno Zenobius sarebbe stato censito Çenobius sotto la lettera C, conforme alla tradizione della disciplina grammaticale. La catena antroponimica è rigorosamente raccolta sotto il prenome. Quando opportuno, la materia affine viene censita sotto più lemmi: Sorores monasterii sancti Dominici… car. 2 della lettera S ricompare sotto M, Monasterium sancti Dominici…, dove si ha anche un caso di rinvio ad altra voce della tabula: Require supra fr. Franchus (f. 82r).

La cura prestata alla tabula e all'indicizzazione depone a favore dell'importanza del libro nella vita amministrativa del convento, della sua frequente e rapida consultazione. A dispetto della scarsa qualità del materiale di confezione.

<Prologus>. In isto libro qui est conventus Sancte Marie Novelle de Florentia fratrum ordinis Predicatorum scripte sunt pictantie et redditus annui sive elemosyne perpetue ac iura dicti conventus prout reperta et scripta sunt in alio libro conventus, qui fuit fr. Iohannis de Infangatis. Non tamen eo ordine quo ibi sunt scripta et notata. Et hoc ut pictantie et bona que predicto conventui relicta sunt, in isto libro facilius et ordinatius inveniantur, scilicet quoad tria: menses dies et annos. Nec etiam tamen ad plenum et sine defectu aliquali hoc bene potuit ordinari, cum in predicto libro de quibusdam pictantiis et quibusdam aliis bonis conventui predicto relictis, quo tempore anno mense vel die sunt relicta mentio nulla fiat. Est autem sciendum, et notum sit fratribus, quod multe carte sive multe memorie vel scripture notate sunt donationum emptionum diversis modis factarum, domorum scilicet et terrarum et aliarum rerum in libro conventus tabulato, in quo habentur multa memorialia [memoriaa cod.] que non sunt scripta in prefato libro conventus et fr. Iohannis de Infangatis, quia ipse fr. Iohannes non curavit ponere in suo libro nisi ea de quibus cartas publicas vel cedulas invenit, sicut apparet in predicto suo libro car. 76. Predictus autem liber tabulatus in conventu minime reperitur (f. 1r).

Nonostante l'apparente irregolarità della foliazione e degli ultimi fascicoli (settimo e ottavo, quinione e quaternione dopo una serie di sesterni, potrebbero essere stati aggiunti in un secondo tempo - il settimo anteriormente al 3.I.1410 di f. 59v - come insinuano le accentuate difformità fisiche), il libro manifesta consapevole progettazione e uniforme confezione, inservienti agl'intenti del compilatore. Il quale tace il proprio nome. È lui comunque che verga il prologo, il calendario d'apertura, la tabula di fine volume, e gran parte del corpo del libro, esattamente ff. 2'r-13'r, 1r-46r (ma altre mani s'intromettono a partire da f. 42r), 79v-84v. Scrive una libraria tardogotica del secondo Trecento, dai tratti regolari e tondeggianti, caratteristica dell'area medioitalica, di medio modulo, imperfettamente incolonnata a destra. Utilizza una precedente compilazione, a noi non pervenuta, dovuta a fra Giovanni di Tuccio degl'Infangati: fiorentino, in religione dal 1308, a lungo residente in SMN dopo il 1332. «Prudens in agendis et in pertractandis temporalibus pro utilitate ordinis assiduus procurator», asserisce la Cronica fratrum del medesimo convento, che redige brevi biografie dei singoli frati in occasione del loro decesso. Giovanni muore il 27 aprile 1348 al primo esplodere della grande peste, priore in carica nel convento di San Miniato. Dov'era presumibilmente da poco.

■ Tuccio, padre di Giovanni, già deceduto in giugno 1299, ASF, NA 19164 (S 733), f. 75r (30.VI.1299): «domina Lecta, uxor olim Tucci de Infangatis, populi Sancte Cecilie, cum consensu… ser Bindi olim Donati de Infangatis sui muldualdi» rilascia quietanza di riscossione del fitto d'una casa. Gl'Infangati nella lista delle famiglie magnatizie (1293-95): G. Salvemini, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, Firenze 1899, 376a. Necr. I, 68, 393-402; II, 642b. SOPMÆ IV, 172-73.

Neppure il liber tabulatus («in libro conventus in quo sunt inventaria librorum tabulato prenominato», così si legge nella prima entrata dopo il prologo, f. 1r; un regesto dei diplomi conventuali ordinato per tavola alfabetica?) ci è pervenuto, digià irreperibile al nostro compilatore. Per il resto l'organizzazione archivistica del convento aveva provveduto a selezionare le carte relative ai lasciti pii e obblighi annuali, a raccoglierle in apposito sacco, «in sacco cartarum pictantiarum», come si ricava da una corsiva annotazione inserita nell'entrata sulla normativa cittadina in materia:

Comune florentinum fecit statutum quod legata relicta piis locis et personis, potestas et iudices faciant solvi summarie sine litis contestatione et libelli oblatione, et non obstantibus feriis compellere cum effectu huiusmodi legatorum debitores ad solvendum. Et predictum statutum habemus apud nos in sacco cartarum pictantiarum scriptum per ser Iohannem condam ser Lapi Bonamichi sub anno Domini Mcccxvj. Et hoc continetur in supradicto libro <scil. fr. Iohannis de Infangatis> car. 12 (f. 9v).

■ Qualcosa di simile è a quant'oggi conservato in ASF, CRS 102 n° 105, ff. 1-249, dove prevalgono originali, o copie autenticate, del secondo Trecento. Parallelamente ad altri tipi d'inventari: fra Iacopo d'Andrea († 9.VIII.1369) aveva fatto eseguire un inventario delle reliquie, «fecit fieri… tabulam reliquiarum» (Necr. I, 111 n° 467, che però legge tabulasque reliquiarum).

Le registrazioni, contrassegnate da piè di mosca (nelle ultime carte compare esplicitamente l'incipit Memoria quod…), raccolgono la sostanza dell'atto legale, focalizzano l'elemento contrattuale obbligazione/diritto. Data cronica, notaio rogante, indicazione della fonte; all'occorrenza le sopravvenute vicende ereditarie e patrimoniali. È lo schema di base, su cui s'inseriscono le varianti del caso. «Sempre quando fai fare alchuna charta abi uno tuo libro, e scrivivi suso il dì che si fa e 'l notaio che la fa e' testimoni, e 'l perché e con chui la fai…», raccomandavano i libri di ricordanze di famiglia (F. Pezzarossa, Ugolino di Niccolò Martelli, Ricordanze dal 1433 al 1483, Roma 1989, 49 n. 141).Talvolta, specie nella sezione più recente del libro, viene riportato l'intero atto legale. Qualche esempio:

Comune Florentie ad instantiam fratrum fecit fieri plateam veterem et donavit eam conventui, et instrumentum super hoc fecit ser Attavianus Oliverii M°cc°xliiij°. De hoc require in predicto libro conventus qui fuit fr. Iohannis de Infangatis car. 76 (f. 1r).

Che noi possiamo leggere nell'originale tra il fondo diplomatico dei conventi soppressi, ASF, SMN 20.XII.1244 e 31.I.1244/5 (una delle due pergamene riposte sotto l'unica segnatura; qui e in seguito la prima data annuale è del documento, la seconda dopo la barra è la relativa del computo moderno). Ma che il compilatore raccoglieva da Giovanni degl'Infangati; e costui a sua volta, almeno per gli anni a lui remoti, dal precedente liber tabulatus. Lungo siffatto passamano la tenuta delle notizie regestate, dispositivi e date croniche, è esposta all'erosione.

Comune florentinum ordinavit Mcclxxx quod conventus noster florentinus usque ad certum tempus deberet recipere de pecunia comunitatis annuatim pro opere ecclesie libras M et C modios calcis in duobus terminis. De hoc predicto libro car. 79 (f. 2r) 

così passato alla successiva annalistica conventuale. Sulla cui completa esattezza è lecito avanzare qualche sospetto, visto che le Consulte, pervenuteci pressoché integre dal 1280 in poi, registrano sì molte provvisioni per SMN al pari d'altri conventi e opere pie, ma non rilasciano delibere di riscontro al testo del Liber novus prima del 29 marzo 1294:

Consulte II, 400: «Item super libris ijm et ijc modiis calcine dandis, secundum formam statuti, fratribus Sancte Marie Novelle in subsidium dicte ecclesie, in termino duorum annorum…». In data 1.IV.1281 consiglio del comune e capitudini delle arti concedevano «libras Vc florenorum parvorum» a sovvenzione del futuro capitolo generale dell'ordine dei Predicatori convocato a Firenze (ib. I, 36-37).

Philippus vocatus Lippus, filius olim Cisti de Carinis, reliquit in testamento quod expenderentur sexcente libre in una prossessione cum domo ubi reciperentur fratres itinerantes, cuius redditus devenirent ad fr. Iohannem de Carinis germanum suum in vita sua, et post mortem eius devenirent ad fratres pro illo usu. Cartam fecit ser Iacobus olim Bartholi Mcclxxxj. De qua pecunia empte fuerunt quedam possessiones et date hospitali Sancti Cassiani. De hoc in libro predicto car. 76 (f. 2r).

Solo dal riscontro col diploma originale, ASF, SMN 12.II.1291/2 («Philippus, qui Lippus vocatur, filius olim Cisti de Carinis populi Sancte Trinitatis de Florentia…»), siamo avvertiti che la caduta di una x nella data cronica (errore neppure ipotizzabile per congettura) ha immesso nella tradizione conventuale un errore di dieci anni. «Anno Domini Mcclxxxxviij° fr. Ubertinus filius olim domini Ardinghi de Ardinghis, existens prior conventus florentini ordinis Predicatorum, vendidit de assensu conventus domine Belcolori sorori sue quandam domum positam in populo SMN cui a primo via… Postea vero eodem anno fr. Munio magister ordinis antedicti concessit domine Belcolori quod post mortem suam…» (f. 2v). Munio da Zamora fu maestro dell'ordine negli anni 1285-91!

■ Cf. Necr. II, 421, dove si corregga «MCCLXXXXVIIII» in «Mcclxxxxviij°», «ad habitandum» in «ad habendum», «vite sue ipsius» in «vite ipsius», «concessit huic Belcolori» in «concessit domine Belcolori», «magister ordinis septimus» in «magister ordinis sequens». A motivo della testimonianza incoerente, non ho accolto priorato 1298 d'Ubertino degli Ardinghi in Priori di SMN..., MD 17 (1986) 275.

Deceduto fra Giovanni di Cisti, o Bencivenisti, dei Carini il 7.VII.1301, si procedette ai susseguenti atti legali: ASF, SMN  11.VIII.1301 e 26.VII.1305.

Promemoria alle scadenze dei titoli di credito da esigere, in gran parte in forma di pictantia e censi annui disposti da legati testamentari. Che l'amministrazione conventuale di fatto curava. Con oculatezza; se bonus elemosynarius (procacciatore e riscotitore d'elemosine, dobbiamo intendere) è nella cronica fratrum ricorrente titolo d'elogio dei frati, e se il converso fra Matteo di Piero Cotenna da Campi († 1347) vien lodato da Cr SMN n° 318 per l'instancabile tenacia nell'esigere dai morosi le elargizioni dovute: «fuit etiam bonus procurator temporalium faciendo questas, et elemosinas conventui relictas indefesse a secularibus exigendo». Ma anche obbligazioni del convento: il priore pro tempore si rammenti che «habet dispensare pauperibus fructus et redditus quarundam petiarum terrarum et domorum sibi relictarum per diversas personas, ut inferius notabuntur, videlicet in primis unam petiam terre cultive cum duabus domibus et capanna in populo Sancte Marie de Cintoia, que est circa staiorum 28 ad cordam[1]…», con lunga lista dei censi da distribuire ai pauperes Christi (f. 11r).

Per il resto, una fonte di primaria importanza per inseguire la storia edilizia del complesso di SMN, che a metà Trecento definiva le sue forme e i suoi spazi. Al tempo appunto della redazione del Liber novus.


[1] Staiora 28 a corda in misure agrarie fiorentine del tempo (staioro 1 = m2 525) equivalgono a m2 14.700.


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