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Riccoldo da Monte di Croce: BNF, CS, C 8.1173, f. 185rAbbreviazioni e sigle (oltre le comuni, e voce Riccoldo)

Mérigoux, L'ouvrage = J.-M. Mérigoux, L'ouvrage d'un frère Prêcheur florentin en orient à la fin du XIIIe siècle. Le «Contra legem Sarracenorum» de Riccoldo da Monte di Croce, MD 17 (1986) 1-144.

Castellani = A. Castellani, La prosa italiana delle origini I/1: Testi toscani di carattere pratico, Bologna 1982; ID., Nuovi testi fiorentini del Dugento, Firenze 1952.

In giugno 1996 entrai in contatto col prof. Arrigo Castellani tramite una sua alunna, la pistoiese G. Frosini. M'inviò degli estratti, con dedica autografa. Ne fui commosso. Mio carteggio 18.VI.1996; 6.IX.1996. Deceduto 10.VI.2004, 84enne. Avevo acquistato Nuovi testi fiorentini nel 1978, fatto grande uso.

■ Residenza in "Via di Barbacane 29", diceva il Castellani nella lettera 6.IX.1996, dopo la firma autografa. Oggi, 24.XI.2017, da San Domenico di Fiesole vo a Via di Barbacane; non riesco a scendere fino al n° 29, ma sale di molto sorpresa e commozione!

https://www.academia.edu/33244611/

Volgarizz. = Volgarizzamenti del Due e Trecento, a cura di C. Segre, Torino 1980. [Cesare Segre (Verzuolo, 4 aprile 1928): lo sento, non senza commozione, intervistato in Radio3, gg. 3-4.VII.2010!]

Aggiornamento bibliografico 1986-2002

S.I. Camporeale, Giovanmaria dei Tolosani o.p.: 1530-1546. Umanesimo, Riforma e Teologia controversista, MD 17 (1986) 225, 242. Il Tolosani († Siena 22.I.1548/9), Opusculum quintum (1540-48): «Et multos errores imitatur <scil. Mahumetus>, quos describit Ricoldus ordinis Predicatorum in libro qui dicitur Confutatio legis Maumethane» (p. 242 rr. 552-54).

Medesimi testi nella ristampa: S.I. Camporeale, Lorenzo Valla..., Roma 2002, 425, 448.

J.-M. Mérigoux, voce Riccoldo in «Dictionnaire de spiritualité» 13 (1987) coll. 554-556.

G. Zaganelli, La lettera di prete Gianni, Parma 1990, 28.

Raimundi Martini, Capistrum iudeorum [1267 ca.], ed. A. Robles Sierra, Würzburg-Altenberge 1990, 22, 25. Raimondo Martí, OP già nel 1250, † 1284-85.

Cecilia Manetti, lettera Firenze 18.XII.1990 (mia corrispondenza personale):

«Gentilissimo Padre Panella, le scrivo riguardo ai suoi recenti studi su Riccoldo da Monte Croce ai quali sono molto interessata. Mi sono infatti laureata in ottobre 1990 con il Prof. Franco Cardini della Facoltà di Magistero di Firenze con una tesi di storia medievale su Riccoldo da Monte Croce e particolarmente sui due volgarizzamenti fiorentini dell'Itinerarium. Nel corso dei miei studi mi sono stati di grandissimo aiuto i suoi lavori pubblicati su "Archivum Fratrum Praedicatorum" e su "Memorie Domenicane". Dato che continuo a lavorare con il Prof. Cardini su questo stesso argomento, che il professore ritiene di notevole interesse e purtroppo fino ad ora abbastanza trascurato come lei ben sa, sarei veramente interessata ad incontrarmi con lei per uno scambio di idee. Abbiamo in programma uno studio approfondito sulle Epistole di Riccoldo ed uno sui volgarizzamenti dell'Itinerarium, che ci auguriamo di poter presto pubblicare. Devo inoltre preparare una relazione dal titolo: "La caduta di Acri nella testimonianza di fra Riccoldo da Monte Croce" per un convegno che si terrà a Magione (PG) dal 18 al 20 maggio 1991 sulla caduta di Acri e la fine della presenza degli ordini militari in Terra Santa. Mi hanno gentilmente dato il suo indirizzo al Convento di Santa Maria Novella ed io sarei lieta di venire a Roma per incontrarmi con lei, sempre che la cosa la interessi; in questo caso le sarei grata se mi volesse rispondere altrimenti non la disturberò ulterriormente.
Augurandomi che la cosa la interessi le porgo i miei più distinti saluti. Cecilia Manetti».

- Per quanto ricordo, comunicai alla Manetti ilmio interesse a incontrarla a Roma. Non ne seguì nulla. cecilia.manetti@unifi.it

G. Bartolini - F. Cardini, Nel nome di Dio facemmo vela, Bari (Laterza) 1991. Racconto del viaggio in Egitto e Terrasanta di Lionardo di Niccolò dei Frescobaldi 1384-85. Al Cardini si deve la prima parte del volume, Viaggiar nel Trecento, pp. 3-95. Ecco quanto dice di Riccoldo: «In Firenze era del resto viva la memoria di un domenicano di Santa Maria Novella, frate Ricoldo da Montecroce, il quale sia nell'Itinerarium scritto per narrare un suo viaggio nel Vicino Oriente iniziatosi nel 1228 [= 1288], sia nell'Improbatio Alcorani che è un'opera di tipo controversistico sul Corano e sull'Islam, legittima autorevolmente una posizione a dir poco sconcertante. Ricoldo non era né ingenuo né incompetente: vicino alla prestigiosa scuola degli islamisti domenicani spagnoli, conosceva bene la lingua araba e aveva soggiornato a lungo a Baghdad, dove aveva parlato di questioni religiose con gli ulama di prestigiose madrasah; avendo vissuto per molto tempo a contatto con i Musulmani, ne aveva apprezzato le doti di bontà, di generosità e di carità. Ma il quadro che egli fornisce dell'Islam, pur rifuggendo dalle volgari mistificazioni della letteratura propagandistica, è quello di una fede assurda ed empia: da qui il suo stupore che una religione tanto perversa possa venir praticata da gente tanto buona. Non è impossibile che Lionardo conoscesse qualcosa di Ricoldo, tanto più che l'Itinerarium aveva avuto vari volgarizzamenti» (p. 86).

Condivisibile, in linea di massima, il giudizio su Riccoldo. Anzi, per altri percorsi si constata che il fondamentalismo passionale di Riccoldo smonta la tenuta logico-argomentativa delle sue conclusioni. Peccato che il Cardini ignori ricerche ed edizioni recenti, 1986 ss, inclusa edizione critica del Contra legem Sarracenorum.
Vedi lettera Manetti,
18.XII.1990, a quel tempo alunna del Cardini.

Wilhelm von Tripolis, Notitia de Machometo [1271], De statu sarracenorum [1273], ed. P. Engels, Würzburg-Altenberge 1992, 14, 461a. Me ne inviò copia l'A., con dedica 3.XI.1992. Vedi  Ricerche §3 Riccoldo, Guglielmo da Tripoli...

Ricoldo da MonteCroce, I Saraceni, a c. di G. Rizzardi, Firenze (Nardini Ed.) 1992, pp. 190. [BiblDom XXXV.3.34 e 34bis, due esemplari]. Giuseppe Rizzardi, docente di islamologia alla Facoltà Teologica di Milano e di storia delle religioni all’Università Cattolica di Brescia, autore di saggi circa rapporti tra cristianesimo e islâm. Pregevole introduzione che mira a descrivere il valore e il metodo "teologico" dell'opera riccoldiana, perfino in rapporto a una teologia delle religioni e al dialogo islamo-cristiano odierno (pp. 7-47). Proprietà lessicale e conoscenza professionale della materia. In pp.  53-181 traduz. ital. del Contra legem Sarracenorum, sotto il titolo I Saraceni, da ed. J.-M. Mérigoux, «Memorie domenicane» 17 (1986) 60-142.

«L'islamologia di Ricoldo passa attraverso la sua esperienza missionaria; essa è sì il risultato della lettura diretta del Corano e dell'accostamento al kalâm islamico ed anche della convivenza con i Musulmani, ma è anche il risultato di una persecuzione subita in prima persona e allargata alla comunità cristiana di Acri, di un dialogo impossibile tra Cristiani e Musulmani, di un'umiliazione sofferta alla vista della profanazione delle chiese e delle suppellettili sacre. Ignorare questa esperienza ricoldiana nella valutazione del suo concetto e giudizio sull'Islâm, vorrebbe dire staccare il personaggio dal suo contesto storico ed assegnargli unicamente uno spazio nel processo storico delle idee, nella storia dell'islamologia cristiana» (p. 38). Preziosa annotazione. Che dovrebbe condurre non a isolare bensì a intrecciare la strumentazione apologetica del Contra legem con la dolorosa esperienza affidata alle Epistole ad ecclesiam triumphantem. Il che trascina con sé una ricaduta sulla teologia del dialogo interreligioso: nessuna rilevanza teologica del testo riccoldiano al dialogo interreligioso abbozzato dal Vaticano II; sua stretta confinazione cronologica entro il pensiero religioso del medioevo due-trecentesco. Mentre l'autore Rizzardi tende ad attualizzare "Riccoldo", anche laddove deve - ragionevolmente - criticarlo. Con conseguente rischio di de-storicizzare il Contra legem.

«ovvero Ricoldo Pennini, figlio di Pennini» (pp. 11, 48) = figlio di Pennino (Pennini è il genitivo latino!). «Si è preferito usare «Ricoldo» invece di «Riccoldo» comunemente usato per conservare la grafia medievale del nome. Le differenti scritture del nome sono dovute alla scelta degli autori citati» (p. 52). Monte di Croce, o Montedicroce (a monte di Pontassieve), non Montecroce.

«ha, forse, influsso su Dante» (p.  45, cf. pp. 25-26): l'autore non si sofferma a dare, sia pure un solo elemento testimoniale, dell'ipotetica conoscenza Riccoldo/Dante.

Titolo della traduzione I Saraceni: che di suo convoca in primo piano le persone; mentre lo specifico approccio riccoldiamo è dimostrare l'irrazionalità o confutare (genere del "Contra...") la lex Sarracenorum, che sta per "corano", come fa intendere il prologo.

J.-M. Fiey [† 10.XI.1995], Pour un Oriens christianus novus, Répertoire des diocèces syriaques orientaux et occidentaux, Beirut 1993. Me ne regalò esemplare lo stesso autore, frate domenicano, con dedica autografa, Roma agosto 1993. Repertorio utilissimo per muoversi tra le molteplici comunità cristiane siriache, loro differente confessione ed organizzazione territoriale. Altri suoi estratti, specie lettera autografa con note dattiloscritte (data Beyrouth 28.XI.1987) di commento alla mia trascrizione del Liber peregrinationis, conservati nella mia cartella "Riccoldo". Era stato di passaggio a Roma (Santa Sabina) ag. 1987.

Emilio Panella, SOPMÆ IV (1993), 262-65.

J. BALTRUŠAITIS, Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi nell’arte gotica, Milano 1993, 374b. Interessa il Liber peregrinationis. In pg 195 correggi anno di morte.

N. Daniel [† 11.VIII.1992], Islam et Occident, Paris (Éd. du Cerf) 1993, pp. 490; pp. 427, 478, voce "Riccoldo".

Pg. 7: «PRÉFACE. L'édition anglaise originale de cet ouvrage date de 1960, la troisième édition de 1966, réimprimée en 1980. Lorsque je lui avais soumis le projet de la traduction française de ce livre, Norman Daniel avait d'abord hésité, se demandant s'il aurait le courage de remettre à jour l'ensemble de son texte, seule condition, à son avis, pour que cette traduction fût valable, plus de vingt-cinq ans après la dernière édition anglaise. Il s'est ensuite mis très sérieusement au travail et a passé troia ans à revoir ce qui méritait de l'étre, éventuellement au fur et à mesure de la vérification de la traduction. Des mises à jour ont été faites ponctuellement tout au long de l'ouvrage, en fonction des parutions récentes, et le dixième chapitre, sur la période contemporaine, a été entièrement réécrit. Cette traduction présente donc une nouvelle édition, entièrement revue et corrigée, d'un ouvrage déjà considéré comme un classique de l'analyse du point de vue des intellectuels chrétiens vis-à-vis de l'islam au Moyen Âge. Norman Daniel se définissait lui-méme comme pur médiéviste, et, dans ce même domaine, le second volet de sa recherche avait porté sur l'aspect populaire du regard occidental sur les musulmans; la synthèse de son travail sur les Chansons de Geste est présentée dans son ouvrage Heroes and Saracens, paru en 1984, dont la traduction française est en préparation. Norman Daniel est mors subitemene, à 73 ans, le 11 août 1992 après avoir mis un point final à ses dernières corrections, mais sans avoir eu ni le tempa de faire la préface qu'il aurait aimé rédiger, ni le plaisir d'assister à la sortie de cette traduction dont il avait suivi avec passion le déroulement. Que cette édition soie reçue comme un hommage à sa mémoire.

Paris le 10 février 1993. Régis MORELON, Directeur de l'IDEO».

■ Incollata su prima pagina, lettera di Régis Morelon OP, Parigi, Couvent Saint-Jacques, 24.VI.1993:

«Cher Emilio, Je ne sais pas si tu connaissais le livre de Norman Daniel Islam and the West. C'est un livre que je crois important, et je l'ai fait traduire en français, il vient de paraître au Cerf, le texte ayant été entièrement revu par l'auteur avant la traduction. Je t'en ai fait envoyer directement un exemplaire à Ste Sabine, d'aurant plus que tu es dans l'index à propos de Riccoldo (avec une faute d'orthographe - PANELLE E. [p. 474] - hélas, mais je n'avais pas eu les épreuves des index à corriger). J'espère que tu le recevras assez rapidement.

Je le fais envoyer également au p. Bataillon et à Studi Medievali en espèrant aussi que le milieu médiéviste italien sera au courant par ceux que chacun des trois pourra toucher dans ce milieu. Si tu pouvais en faire une notice à faire paraître là où tu le juges le meilleur ce serait bien, d'autant plus que je crois que le contenu de l'ouvrage peut correspondre à l'un de tes intérêts.

Il y a longtemps que nous l'avons [sic] pas repris contact. Je suis toujours à cheval entre le Caire et Paris, avec une situation au Caire de plus en plus difficile étant donné le manque d'hommes, mais il faut continuer à travailler car on est quelques uns à y croire toujours... - Bon travail pour toi, je t'embrasse, ton frère Régis».

Breve recensione fatta, pubblicata in MD 26 (1995) 510:

N. Daniel, Islam et Occident, Paris (Éd. du Cerf) 1993, pp. 490. Non una semplice traduzione dall'originale inglese (Islam and the West, Edinburgh 1960, 3a ed. 1966 ristampata nel 1980). Ma in qualche modo una nuova edizione, per lo meno aggiornata, in occasione della versione francese; appena messa a punto dall'autore quando fu sorpreso dalla morte in agosto 1992. La presenta Régis Morelon, direttore dell'Institut Dominicain d'Études Orientales del Cairo, dove il Daniel ha trascorso i suoi ultimi anni.

Un testo classico. Quanto dell'islàm è filtrato nell'Europa medievale e cristiana, quanto dell'islàm i Latini hanno detto o creduto, fabulato o conosciuto, vi è raccontato con maestria e stupefacente controllo delle fonti, spesso manoscritte. Prevalentemente sulla falsariga delle «rappresentazioni» mentali; le cui ragioni e funzioni (dunque la loro finale esegesi?) potrebbero restar celate in strati più corposi del reale storico che ergeva i due mondi l'un contro l'altro. Affronto più che dialogo, scrutinio anziché riconoscimento; nei migliori dei casi conoscenza «dall'interno» destinata alla confutazione (letteratura Contra...). Speculare replica della parallela controversistica islamica (al-Radd...). Estremi cronologici: dal 1100 fino al 1350 circa. Prima che l'accerchiamento ottomano spezzasse i percorsi dello scambio e solidificasse barriere d'incomunicabilità tra i due confinanti.

Spiccano i nomi di tre frati domenicani: Guglielmo da Tripoli, il catalano Raimondo Martí e il fiorentino Riccoldo da Monte di Croce. Qualche notevole contributo critico e aggiornamenti bibliografici in Scriptores OP IV (1993), 108-09, 244-46 (per il canone dello opere di Raimondo, nel Daniel ancora fluttuante), 262-65. Su Riccoldo Islam et Occident ha ampiamente tratto profitto da quanto in «Memorie domenicane» 1986. Che il fiorentino però avesse attinto alla versione coranica di Marco da Toledo (1209-10) dovrà esser sottoposto a più stringente collazione testuale. Il discusso fatigate mulieres della traduzione riccoldiana di Corano 60,10, qui ancora persistente (p. 414), è di fatto futigate mulieres (cf. «Mem. dom.» 1986, xix, xxi; «Arch. Fratrum Praed.» 1989, 25).

Emilio Panella O.P.

G. Dahan, L’usage de la "ratio" dans la polémique contre les juifs, XIIe-XIVe siècles, AA.VV., Diálogo filosófico-religioso entre Cristianismo, Judaísmo e Islamismo, Brepols 1994, 289-307. G. Dahan, I. Rosier, L. Valente, L'arabe, le grec, l'hébreu et les vernaculaires, AA.VV., Sprachtheorien in Spätantike und Mittelalter, Tübingen (Geschichte der Sprachtheorie 3) 1995, 265-321 (mia cartella Dahan).

C. Delcorno, Nuovi studi sull’«exemplum». Rassegna, «Lettere italiane» 46(?) (1994) 459-97; in p. 484: «Gli esempi che riguardano Maometto e l'Islam, certo tra i più interessanti dell'antologia, andrebbero commentati tenendo presente le opere di Riccoldo da Monte di Croce, un missionario islamista rientrato a S. Maria Novella nel 1301, e vissuto accanto a fra Giordano per vari anni. Il disprezzo di Avicenna per la legge islamica, al quale si allude nell'esempio 139 (p. 286 = Racconti esemplari di predicatori del Due e Trecento, a cura di G. Varanini e G. Baldassarri, Roma, Salerno Editrice, 1993) è un ritornello delle opere di fra Riccoldo, soprattutto del Contra legem Sarracenorum e del Liber peregrinationis (Cfr. E. PANELLA, Ricerche su Riccoldo da Monte di Croce, «Archivum Fratrum Praedicatorum», LVIII, 1988, pp. 5-85, a p. 48). Quanto alle Diverse sette dell'India (n. 262), il commento più calzante va cercato nel Libellus ad nationes orientales, composto da Riccoldo nel 1300 e trascritto (Firenze BN Conv. Soppr. C 8.1173) da un copista che lavorò anche per Remigio dei Girolami. In questo «breviario delle religioni e confessioni orientali», composto «per i frati che intendono andare tra le nazioni d'Oriente» sono esposte le dottrine di «Iacobini et Nestorini orientales», che preoccupano anche fra Giordano» (Ivi, pp. 10-11, e 43).

C. Manetti, "Come Achab al calar del sole": un domenicano giudica i Templari. La caduta d'Acri nella testimonianza di fra Riccoldo da Monte Croce, AA. VV., Acri 1291. La fine della presenza degli ordini militari in Terra Santa e i nuovi orientamenti nel XIV secolo, Perugia (Qurattroemme) 1996, 171-80 (grazie all'A. che me ne ha inviato copia d'estratto, ag. 2005; nel contenitore "Riccoldo"). Nella pagina di copertina, antica mappa di Acri; in basso, sulla costa marina, il convento "fratres predicatores" ossia dei domenicani. Riccoldo: convento domenicano di Acri «qui iuxta mare erat» (Ep. IV, f. 263v; ed. 289).

Riccold de Monte Croce, Pérégrination en Terre Sainte et au Proche Orient, texte latin et traduction. Lettres sur la chute de Saint-Jean d'Acre, traduction. Par René Kappler, Paris (Champion Éditeur) 1997, pp. 280. Le Lettres (pp. 21, 207-52) tradotte da testo di edizone Röricht (1884) senza batter ciglia.

Recensione in «Memorie Domenicane» MD 28 (1997) 530:

Bell'esempio di alta divulgazione, di cui René Kappler aveva già dato prova con Guglielmo da Rubrouck (1985) in collaborazione con Claude Kappler. Mette a buon frutto i contributi sul domenicano Riccoldo (figlio di Pennino) da Monte di Croce, o da Firenze († 1320, questi gli esatti elementi antroponimici, contro le esitazioni delle intestazioni in frontespizio e in pp. 33, 207) apparsi in «Memorie Domenicane» 17 (1986) V-XL, 1-144. E ne apporta di propri, specie per il Liber peregrinationis. Perché, oltre alla traduzione francese, Kappler ne ripropone l'originale latino dal manoscritto di Berlino, codice d'autore, confezionato in Firenze sotto la sorveglianza di Riccoldo a inizio Trecento; postillato di suo pugno. Testimone che rende praticamente inservibili gli altri mss in fatto di restituzione, a meno che non si miri a dare uno scorcio della storia del testo.

Qualche minuto trascorso paleografico (saggiato tramite controllo di brani disparati di testo) non pregiudica il valore d'insieme del Liber peregrinationis messo a disposizione del lettore (tn compendiato con tilde è tamen non tantum).

Poco invece (non direi "nulla", p. 21) si può ancor fare per migliorare il testo latino delle Epistole, essendo le carte dell'unico codice devastate dall'infelice impasto d'inchiostro. Qualcosa è stato fatto in Preghiera e protesta. La prima lettera di Riccoldo, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 59 (1989) 17-88, che Kappler ignora. Cosicché leggiamo ancora: dans la plus grande partie du Circinus (= nom antique des montagnes voisines du Taurus, p. 213) a traduzione di quod ex magna Circini parte dell'edizione ottocentesca, in luogo di quod ex magna circuivi parte.

Di certo un prezioso contributo alla lettura del fiorentino Riccoldo, e un'ottima guida alle sue peregrinazioni.

Emilio Panella O.P.

A.F. Verde, Il breviario di frate Girolamo Savonarola, Firenze (Savonarola e la Toscana 6) 1999, 229-30. «Il Savonarola copia in modo frammentario dal Contra legem Sarracenorum di Riccoldo» (p. 229 n. 2).

Giordano da Pisa, Prediche sul secondo capitolo del Genesi, a c. di S. Grattarola, Roma 1999, 11-12. Pg. 11 n. 28: «Sull'influsso di Riccoldo nella cultura fiorentina del primo Trecento si veda anche C. Ossola, Introduzione a M. Asin Palacios, Dante e l'Islam, vol. I: L'escotologia islamica nella Divina Commedia, Parma 1994, pg. XVI».

J.-M. Mérigoux, Va à Ninive! Un dialogue avec l'Irak, Paris (Éd. du Cerf) 2000, 38-40, 149-50, 374-409. ID., Les débuts de l'ordre dominicain et le monde musulman: Riccoldo da Monte di Croce, «Mémoire dominicaine» 15 (2001) 55-77: articolata sintesi su Riccoldo e suo ruolo di "primo" islamologo.

AA. VV., Giotto. La Croce di Santa Maria Novella, a c. di M. Ciatti e M. Seidel, Firenze 2001, 185b: «Quest'ultimo [= I. Tanaka, Oriental scripts in the paintings of Giotto's period, "Gazette des Baeaux-Arts" 113/1, 1989, 214-226] ventilava anche i nomi del frate domenicano Ricoldo da Montecroce come possibile consigliere del pittore, e quello di Riccuccio come commmittente dell'opera». Il titulus della croce (ib. pp. 191-99) è nelle lingue ebraica, greca e latina. Di certo c'è consulenza di chi maneggiava tali lingue, o almeno la loro grafia di base; ma nulla sembra convocare le specifiche competenze linguistiche di Riccoldo. Cf. Uguccione da Pisa [ 1210], Derivationes II, 604, § I 43 "Iesus".

(2001) http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-da-san-gimignano_(Dizionario-Biografico)/

S.I. Camporeale [† 17.XII.2002], Lorenzo Valla. Umanesimo, Riforma e Controriforma. Studi e Testi, Roma (Ed. di Storia e Letteratura) 2002, 425, 448. Medesimi testi dell'edizione originale 1986.

Franco Cardini, In Terrasanta. Pellegrini italiani tra Medioevo e prima età moderna, Bologna 2002, 516a voce "Ricoldo" (SMN-Campo 43.14). Ignora, o non fa parola di ricerche ed edizioni recenti, 1986 ss, inclusa edizione critica del Contra legem Sarracenorum (non Improbatio Alcorani). «Ricoldo non era né ingenuo né incompetente ...  praticata da gente tanto buona» (pp. 431-32), riprende alla lettera quanto scritto in Viaggiar nel Trecento (1991), p. 86.

7.III.2009, in occasione di "Sabato in Biblioteca SMN", do al Cardini un copia di Riccoldo, Contra legem Sarracenorum, a c. di J.-M. Mérigoux, con Presentazione di EP, estratto MD 17 (1986) V-XL, 1-144.

Notizia dal web (dic. 2009)! - An English translation [of Confutatio Alcorani] is available, called, Islam in the Crucible: Can it pass the test?, translated by Thomas C. Pfotenhauer and published in 2002 by Lutheran News, Inc.». Size 5 x 8 inches. Paperback. 180 pages.

Synopsis:

Ricoldo, a 14th century Dominican monk, studied the Qur'an in Arabic before refuting it. In 1542 Martin Luther translated the Confutatio Alcorani from Latin into German. In 2002 Thomas Pfotenhauer translated Luther's German version of Ricoldo's book and added copious notes.

Ricoldo went to Baghdad in order to present the case for Christianity to the Muslim intellectuals. Overwhelmed and depressed by the task, he wrote the Confutatio to persuade those misled by the Qur'an to return to the true God. Martin Luther shared Ricoldo's desire to recover the straying. Luther asked, "How is one to proceed in an attempt at converting these Muslims?" If Muslims could not be converted, Luther at least wanted Ricoldo's book to guard Christians against the teachings of Muhammad.

In seventeen chapters Ricoldo attacks the authenticity, accuracy, and ability of the Qur'an to reflect either the will or the gospel of God.

Pfotenhauer's notes balance some of the statements of Ricoldo and Luther with portions of the Qur'an and Hadith.

vulgo12.htm

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